martedì 29 aprile 2008

La fiaccola sta per entrare in Cina, previste manifestazioni a Hong Kong

In onda su Radio Vaticana
Dopodomani la torcia sara’ a Hong Kong prima tappa in territorio cinese dove sono state annunciate numerose dimostrazioni di protesta. Le autorita’ cinesi hanno pero’ rafforzato i controlli all’aeroporto e avrebbero negato l’accesso ad alcuni esponenti di associazioni tibetane e anche attivisti stranieri, tra cui uno scultore danese. L’attrice Mia Farrow, che ha criticato Pechino per il genocidio in Suidan, ha annunciate un suo intervento in coincidenza con la staffetta.
Da Hong Kong la fiaccola si spostera’ a Macao , ex colonia portoghese, proiettata a diventare la Las Vegas cinese. Il conto alla rovescia per I Giochi che si apriranno il priossimo 8 agosto, tra meno di cento giorni e’ quindi iniziato. Oggi a Pechino si tiene una maratona che si concludera’ al villaggio olimpico vicino al nuovo stadio a nido d’uccello appena inaugurato. E’ previsto anche uno spettacolo in cui saranno scelti gli inni canori delle Olimpiadi tra quelli che hanno partecipato ad un concorso lanciato 4 anni fa.
Intanto ieri a Ho Ci Minh, in Vietman, ultima tappa del contestato tour mondiale, la staffetta si e’ svolta senza incidenti ed e’ stata salutata da centinia di sostenitori cinesi. Gruppi dissidenti vietnamiti hanno pero’ denunciato numerosi arresti preventivi soprattutto nella capitale Hanoi dove erano in programma manifestazioni anti cinesi.

lunedì 28 aprile 2008

Fiaccola olimpica oggi in Vietnam, ultima tappa tour mondiale

In onda su Radio Vaticana
La fiaccola olimpica è oggi a Ho Chi Min City per l’ultima tappa del suo controverso tour mondiale. Come misura di sicurezza gli organizzatori hanno tenuto segreto il percorso della staffetta che partirà dall’Opera House. Nella ex Saigon abita una grande comunità cinese. Un gruppo studenti vietnamiti nei giorni scorsi aveva annunciato proteste pacifiche, ma non si prevedono disordini come quelli di domenica a Seul che hanno spinto il governo sudcoreano a minacciare azioni legali e diplomatiche contro i responsabili dei tafferugli. Ieri la fiaccola è stata invece salutata da una folla festante a Pyongyang dove il regime comunista filocinese nordcoreano ha preparato una calorosa accoglienza.
Dopo il Vietnam la staffetta si sposterà nelle ex colonie di Hong Kong e Macau.
Intanto le autorità cinesi hanno annunciato la riapertura del monastero Sera, uno dei tre grandi monasteri di Lhasa, dopo che i monaci hanno seguito un corso di educazione patriottica.

domenica 27 aprile 2008

La fiaccola olimpica a Pyongyang, prima volta in una dittatura comunista

Su Radio Vaticana
Dopo i disordini e le drammatiche proteste a Seul, la staffetta olimpica è ripartita stamattina a Pyongyang tra due ali di pubblico festante, molti con bandierine cinesi. E’ la prima volta che la fiaccola fa tappa in una dittatura comunista come la Corea del Nord dove le manifestazioni di dissenso sono severamente punite. Il percorso di 20 chilometri si concluderà in uno stadio della capitale nord coreana. La celebrazione è presieduta dal presidente del parlamento Kim Yong Nam. La torcia sarà quindi domani in Vietman, ultima tappa del suo tour mondiale, prima di entrare in territorio tibetano dove nelle prossime settimane è prevista la controversa ascensione sul monte Everest. Il governo di Pechino, che sotto pressione della comunità internazionale sta tentando di aprire un canale diplomatico con il Dalai Lama, teme nuovi disordini nella regione che è stata chiusa ai visitatori stranieri dopo la rivolta del 14 marzo. Le autorità cinesi ieri hanno assicurato che il Tibet sarà di nuovo aperto al turismo quando la situazione ritornerà alla normalità.

Olimpiadi, continua l'odissea della fiaccola ora in Corea

In onda su Radio Vaticana
Tra un cordone di 8 mila agenti di polizia e centinaia di simpatizzanti cinesi, la fiaccola olimpica è transitata oggi su un percorso di 24 chilometri iniziato dal Parco Olimpico di Seul. Nonostante il massiccio dispiegamento di forze di sicurezza non sono mancati i disordini, in particolare tafferugli con manifestanti anti cinesi. La polizia ha fermato appena in tempo un dissidente nord coreano mentre cercava di darsi fuoco, mentre poco prima un altro aveva tentato di srotolare uno striscione in cui chiedeva il rispetto dei diritti per i nordcoreani che fuggono in Cina. Domani la staffetta sarà oltre confine a Pyongyang dove è stata preparata un’accoglienza in grande stile. E la prima volta che un Paese comunista ospita il passaggio della fiaccola.
Intanto un portavoce del Dalai Lama oggi ha ribadito la disponibilità al dialogo purché sia serio. “Abbiamo partecipato a sei round di colloqui - ha detto Tenzin Takla – e non è emerso nulla. Se questa volta la Cina fa davvero sul serio è positivo, se invece vuole solo mostrare al mondo che parliamo allora è inutile”. Mentre la staffetta sarà presto in Tibet per salire sull’Everest continuano anche le proteste degli esuli tibetani in Nepal e India. Oggi a Katmandu sono stati arrestati 150 dimostranti davanti all’ambasciata cinese: A Dharamsala, in India, invece è ripartita la marcia di 200 manifestanti di 5 associazioni tibetane verso il confine con il Tibet.

martedì 22 aprile 2008

Isro, lancio record di 10 satelliti in un giorno

Su Apcom
L’India ha intenzione di lanciare in orbita dieci satelliti dalla sua base spaziale di Sriharikota, sulla costa orientale. Il lancio è previsto per lunedì prossimo. Ad annunciarlo è la Indian Space Research Organisation (Isro), il rinomato centro di ricerche spaziale, che da oltre un anno ha iniziato a usare per scopi commerciali il potente razzo lanciatore Polar Satellite Launch Vehicle. Secondo gli scienziati indiani è la prima volta che un così alto numero di satelliti sono inviati in un’orbita prefissata in una sola missione. Tra questi c’è, in particolare, un mini satellite chiamato Third World Satellite (TWSat) dotato di una telecamera e in grado di inviare gratis immagini a università e centri di ricerca dei Paesi in Via di Sviluppo. Si tratta di un satellite “low cost” di meno di 100 chili che sarà controllato dalla sede Isro di Bangalore. “Per ricevere i dati basterà un’antenna parabolica di 3,7 metri, quindi non troppo costosa. Le immagini trasmesse serviranno per fare una mappatura delle coste, per la ricerca e per la gestione dei disastri naturali” ha spiegato D.V.A. Raghavamurty, il responsabile del progetto. Nei prossimi anni l’Isro ha intenzione di mettere in orbita delle “costellazioni” di mini satelliti da usare per monitorare le risorse agricole e gli oceani.
Tra i dieci satelliti ci sono anche Cartosat 2, un satellite radar ad alta risoluzione in grado di vedere oggetti fino ad un metro dalla superficie e otto “nano satelliti” di circa 6 chilogrammi ciascuno progettati da centri di ricerca universitari in Canada, Germania, Olanda e Indonesia.
L’Isro è attualmente impegnato in un ambizioso progetto di una missione lunare senza equipaggio. Oltre un anno fa il lanciatore a cinque stadi PSLV (che può portare un carico di 1500 chilogrammi in totale) aveva inviato in orbita, nel suo primo lancio a scopo commerciale, il mini satellite italiano Agile sviluppato dall’Agenzia Spaziale Italiana per catturare e studiare i raggi gamma. A gennaio scorso, sempre dalla base di Sriharikota, era stato lanciato un satellite spia militare israeliano utilizzato molto probabilmente per sorvegliare l’Iran e che aveva creato tensione nei rapporti tra Nuova Delhi e Teheran.

domenica 20 aprile 2008

Staffetta olimpica, il Nepal comincia a blindare l'Everest

In onda su Radio Svizzera Italiana
A due settimane circa dal passaggio della fiaccola olimpica sul monte Everest, sono già iniziati i preparativi per proteggere l’area da eventuali azioni di disturbo di dimostranti filo tibetani. Certo, blindare l’intero massiccio, che appartiene metà al Nepal e metà al Tibet, non è certo un’operazione facile come transennare le strade di New Delhi. Non si può neppure giocare a nascondino con i tedofori come avvenuto a San Francisco. Per via delle condizioni atmosferiche, la scalata della fiaccola sul tetto del mondo è prevista tra il primo e il 10 maggio. Per quel periodo sono state sospese tutte le spedizioni sia da nord che dal più facile versante sud, in territorio nepalese. Il governo di Katmandu, ora dominato dagli ex ribelli maoisti, ha deciso di venire in aiuto di Pechino e ha già dispiegato un primo squadra di una ventina di militari nel secondo campo base a 6500 metri di altitudine dove sono già accampate numerose spedizioni internazionali. Secondo le parole di un portavoce del ministro degli interni nepalese si tratta di personale addestrato e “pronto a usare la forza in caso di necessità”. Il timore è che ovviamente qualche team di scalatori filo tibetani cerchi di raggiungere la cima negli stessi giorni. La scorsa settimana Reinhold Messner aveva detto che l’iniziativa cinese era una farsa e che Pechino non aveva nessun diritto a innalzare la fiaccola olimpica sull’Everest.

venerdì 18 aprile 2008


Una Ferrari con un elefante stilizzato sul cofano che si fa largo tra i risciò a pedali di Chandni Chowk davanti al celebre Forte Rosso di Nuova Delhi. Non è fantacronaca, ma quello che è avvenuto oggi quando due bolidi da strada del cavallino rampante hanno fatto tappa nella capitale indiana nell’ambito del “Magic India Discovery Tour”.
Si tratta di un viaggio di 11 mila chilometri nel subcontinente indiano iniziato lo scorso 25 febbraio a Mumbai e che si conclude la prossima settimana. Protagoniste sono due Ferrari 612 Scaglietti, un modello a quattro posti, sopravissute alle famigerate strade indiane dall’estremità meridionale di Trivandrum alla metropoli di Calcutta e poi attraverso l’afosa pianura del Gange fino ad Amritsar, al confine con il Pakistan. Migliaia di chilometri, almeno finora, senza incidenti di rilievo “a parte qualche bucatura” precisa Davide Kluzer, il responsabile della stampa che accompagna il tour a cui hanno partecipato in totale 50 giornalisti italiani e stranieri e che segue un’analoga iniziativa organizzata in Cina nel 2005 su un percorso di 24 mila chilometri.
Per aumentare la resistenza a terreni sconnessi e buche, il telaio delle due autovetture è stato rialzato e rinforzato. Un veicolo degli otto al seguito è stato dedicato ai pezzi di ricambio. Dopo la tappa a Nuova Delhi, con sosta davanti ai monumenti più famosi, tra cui l’India Gate e il Forte Rosso, il tour prosegue domenica per Agra, la città del Taj Mahal, quindi Jaipur e Jodhpur in Rajasthan e poi il ritorno a Mumbai. Tra gli sponsor più importanti c’è il gruppo Tata, il partner indiano di Fiat Auto, che possiede anche la catena alberghiera dei Taj Hotels.
A dare il via al tour a febbraio era stato lo stesso Ratan Tata, un collezionista di Ferrari. In India attualmente ci sono una ventina di “rosse” acquistate dai concessionari di Singapore e Hong Kong, ma ci potrebbe essere in futuro una forte crescita della domanda da parte della nuova classe medio-alta. L’Asia rappresenta il 15% del fatturato della casa di Maranello che, secondo quanto riportato dal quotidiano “Economic Times” avrebbe intenzione di sbarcare sul mercato indiano entro il 2010 con una propria rete di vendita come è stato realizzato in Cina tre anni fa.

CORREZIONE-
FERRARI: “IN INDIA MA NON ENTRO IL 2010”
Il tour delle due 612 Scaglietti si conclude l’8 maggio a Mumbai

“E’ ancora prematuro indicare una data certa per il nostro sbarco in India”. Il responsabile della comunicazione di Ferrari, Davide Kluzer, che si trova a Nuova Delhi per una tappa del “Ferrari Magic India Discovery Tour” ha smentito che la casa di Maranello intende aprire una propria rete di vendita e marketing come riportato tempo fa dal quotidiano indiano “Economic Times”. “E’ sicuro che abbiamo intenzione di arrivare anche in India – precisa – ma non abbiamo definito né date né modalità”.
Il viaggio nel subcontinente indiano con due Ferrari 612 Scaglietti è iniziato lo scorso 25 febbraio a Mumbai e si concluderà sempre nella stessa metropoli il prossimo 8 maggio. Per affrontare meglio le asperità delle strade indiane, i tecnici della Ferrari hanno leggermente alzato il livello delle sospensioni e rinforzato il fondo dei due bolidi.

giovedì 17 aprile 2008

Olimpiadi, staffetta blindata a New Delhi

Su Apcom
E’ stata una giornata da incubo oggi a Nuova Delhi per le forze dell’ordine in stato di massima allerta, per i cittadini imprigionati per ore nel traffico e anche per i giornalisti costretti a seguire a centinaia di metri di distanza la corsa solitaria dei tedofori indiani. E’ la quarta volta che l’India ospita la staffetta olimpica, ma è la prima volta che il pubblico è escluso da un evento che celebra lo sport senza barriere.
Il governo di Nuova Delhi aveva promesso a Pechino di garantire un “safe passage” alla torcia - arrivata nottetempo da Islamabad e da stasera diretta a Bangkok – e ha mantenuto la sua parola. Ha predisposto un servizio di sicurezza “a tre strati” impiegando gli uomini migliori e studiando un percorso (più che dimezzato) a prova di qualsiasi infiltrazione. Il rettilineo Rajpath, la spianata dove si tiene la parata militare il 26 gennaio, è stato transennato fin dalla scorsa settimana e così anche il grande spiazzo erboso circolare di India Gate, dove si è svolta la cerimonia conclusiva. Una cerimonia per pochi intimi: il sindaco Sheila Dikshit, la settantina di atleti e personalità selezionate dal Comitato Olimpico Indiano, i funzionari cinesi, alcune scolaresche con le magliette rosse sponsorizzate da Coca Cola e quelle bianche di Lenovo, più un centinaio di impiegati di alcune aziende cinesi arrivati con bandiere, striscioni e cappellini per salutare la fiaccola. I giornalisti, pur essendo dotati di accredito stampa, sono stati esclusi dal tracciato e tenuti a debita distanza da un cordone di poliziotti in uno spazio ristretto di India Gate dove è stato possibile assistere solo all’ultima fase della staffetta quando la torcia è passata dalle mani della star di Bollywood Amir Khan a quelle del tennista Leander Paes e al suo compagno di doppio Mahesh Bhupati. C’è stata poi una ressa tra i cameraman e fotografi davanti al palco dove è stata preparata una grande fiaccola olimpica “protetta” dagli uomini della sicurezza cinese, riconoscibili per le tute bianco-blu e dei guantoni neri e da un servizio d’ordine privato di “gorilla” chiamato “Eagles Hunter”.
L’unica televisione ammessa a seguire l’evento è stata la TV di stato Doordarshan che aveva montato cinque telecamere lungo il tracciato di Rajpath e alcune su un camion che precedeva i tedofori.
Per un raggio di tre o quattro chilometri le strade erano deserte e presidiate da diversi reparti militari, tra cui anche la polizia a cavallo. Alcuni avevano preso posizione anche in cima all’India Gate, il monumentale arco con i nomi dei soldati caduti in guerra e che è il simbolo di Nuova Delhi. Partita con un’ora di ritardo, verso le sedici ora locale, la staffetta è durata circa 40 minuti. Oltre ad Amir Khan, c’era anche un altro divo di Bollywood, Saif Ali Khan. E poi i nomi più famosi dello sport indiano come la campionessa di salto in lungo Anju Bobby George e Randhir Singh, medaglia d’oro olimpica nel tiro con pistola e ora segretario del comitato olimpico indiano. Nei giorni scorsi avevano fatto discutere le defezioni del calciatore Baichung Bhutia, dell’ex superpoliziotta Kiran Bedi e dello star del cricket Sachin Tendulkar, assente giustificato perché reduce da un infortunio.
Ma il “torch day” di Nuova Delhi era in realtà iniziato al mattino davanti al Rajgath, il mausoleo del Mahatma Gandhi dove centinaia di manifestanti tibetani si erano raggruppati per una “contro staffetta” con una torcia dedicata al “Free Tibet”. La marcia si è snodata per 4 chilometri fino allo storico osservatorio astronomico del Jantar Mantar, dove da quasi un mese c’è un presidio permanente di esuli tibetani. Per l’occasione i manifestanti hanno trasformato la strada in una sorta di “mini Lhasa” con un fondale del palazzo Potala, un tempio improvvisato e centinaia di “prayer flags”, le bandierine colorate di preghiera. Sono stati molti i simpatizzanti indiani e anche stranieri a unirsi alla marcia che si è conclusa senza disordini, forse anche grazie all’appello alla non violenza lanciato in mattinata dal governo tibetano in esilio che ha sede a Dharamsala. A portare il sostegno ai tibetani è stato in particolare l’ex ministro della difesa George Fernandes, esponente del Bjp, il partito indù nazionalista che guida l’opposizione. Assente invece la scrittrice e pacifista Arundhati Roi che invece aveva annunciato la sua partecipazione alla protesta.

mercoledì 16 aprile 2008

Torcia-day a New Delhi, mentre i tibetani organizzano contro staffetta dal mausoleo del Mahatma

Su Radio Svizzera Italiana

Non sarà un evento pubblico la staffetta olimpica che si terrà oggi pomeriggio a New Delhi su un percorso ridotto di circa 2 chilometri dal Parlamento fino al monumentale arco di India Gate. Circa 15 mila poliziotti sono dispiegati nel centro di Delhi e in particolare davanti all’ambasciata cinese dove ieri i manifestanti tibetani hanno cercato di inscenare una dimostrazione. Ad assistere al passaggio della torcia sono ammessi solo gli atleti indiani, gli sponsor, le celebrità invitate dal Comitato olimpico indiano e un numero limitato di scolaresche. Tre sportivi, tra cui la star del cricket Sachin Tendulkar, hanno declinato l’invito a far parte dei gruppo di 40 tedofori.
Il percorso sarà inoltre protetto da forze speciali cinesi e indiane. Il governo di New Delhi intende evitare incidenti che potrebbero creare imbarazzi diplomatici con Pechino. Gli esuli tibetani, giunti in gran numero nella capitale, in questi giorni hanno intensificato le proteste. Una staffetta olimpica alternativa, a cui partecipano simpatizzanti filo tibetani tra cui la scrittrice Arundhati Roi, è partita stamattina dal mausoleo del Mahatma Gandhi, ma sarà una marcia pacifica. Alcuni esponenti radicali tibetani avevano annunciato ieri azioni spettacolari contro la torcia che è arrivata nella notte da Islamabad.

Intesa indo-italiana su macchine agricole

Su Apcom
L’Unacoma, l’associazione nazionale dei produttori di macchine agricole, va alla conquista dell’India. Un protocollo d’intesa per rafforzare la cooperazione nel settore della meccanizzazione agricola è stato firmato ieri a Nuova Delhi tra i rappresentanti delle aziende italiane e la Ficci, la Federazione Indiana delle Camere di Commercio. Tra le prime iniziative ci sarà l’organizzazione il prossimo anno di una fiera internazionale dedicata alle macchine e attrezzi agricoli che si terrà nel campus dell’Indian Agricoltural Research Institute a Nuova Delhi. Si tratta dell’università dove è nata la “green revolution” degli Anni Settanta che consentì all’India di diventare autosufficiente per il suo fabbisogno alimentare. Da qualche anno però l’agricoltura indiana, che occupa il 70 per cento della popolazione, non riesce più a soddisfare la domanda di cibo che è aumentata a causa dell’incremento demografico, di nuove abitudini alimentari e anche della richiesta di bio combustibili. “Il governo dovrà lanciare presto una nuova rivoluzione agricola per aumentare la produttività e l’unico modo possibile è attraverso lo sviluppo della meccanizzazione” spiega Marco Acerbi, responsabile degli eventi internazionali di Unacoma, associazione aderente a Confindustria che rappresenta un giro di affari di 12,5 miliardi di euro, di cui dal 70 all’80% proveniente dall’esportazione. L’Italia è il secondo produttore per volumi di macchine agroindustriali dopo gli Stati Uniti. “Le nostre aziende possono offrire una vasta gamma di macchinari che ben si adattano a tutti i climi e terreni indiani – aggiunge - Abbiamo una notevole esperienza maturata in America Latina e anche in Africa”.
In India sono già presenti alcuni grandi gruppi, tra cui la Same, Carraro, Case-New Holland e Lombardini.

Staffetta olimpica, 15 mila poliziotti a India Gate e all'ambasciata cinese

Su Apcom
Il centro di Nuova Delhi è già sotto il presidio delle forze dell’ordine per l’arrivo della fiaccola olimpica previsto per stasera da Islamabad. La staffetta si svolgerà domani pomeriggio su un percorso ridotto di 2 chilometri e mezzo lungo il rettilineo di Rajpath fino al monumentale arco di India Gate. Secondo quanto riferito dalle autorità, il livello della sicurezza sarà simile a quello della parata militare che si svolge in occasione della Giornata della Repubblica del 26 gennaio. Saranno schierate 15 mila forze dell’ordine. Per ragioni di sicurezza la “linea gialla” della metropolitana sarà sospesa per quattro ore. Il sindaco di Nuova Delhi, Sheila Dikshit, ha deciso di non permettere alle scolaresche di assistere all’evento.
Circa 5 mila poliziotti sono già presenti nella zona chiusa da barriere metalliche e un cordone di sicurezza è stato dispiegato davanti all’ambasciata cinese nell’area diplomatica di Chanakyapuri. Stamattina un gruppo di esuli tibetani, arrivati con un autobus, ha cercato di inscenare una manifestazione davanti alla sede diplomatica di Pechino. Una cinquantina di loro sono stati fermati dopo aver tentato di scrivere con lo spray sui muri scritte contro la staffetta olimpica. L’ambasciata cinese era stata presa d’assalto lo scorso 21 marzo creando un imbarazzo diplomatico per il governo di Nuova Delhi. L’ambasciatrice indiana a Pechino, Nirupama Rao, era stata “convocata” alle due di notte dalle autorità cinesi per ricevere una protesta formale.
I dimostranti tibetani guidati dal Tibetan Youth Congress hanno organizzato ieri una staffetta olimpica “alternativa” a Rajpath sorprendendo i poliziotti impegnati in un briefing. La fiaccola dedicata “all’indipendenza del Tibet” è stata spenta e sequestrata dalle autorità. I manifestanti e attivisti tibetani hanno annunciato che, in contemporanea con il passaggio della torcia olimpica di domani, organizzeranno un’analoga maratona. Hanno dato la loro adesione anche la scrittrice e pacifista Arundhaty Roi e alcuni leader del partito indù-nazionalista del Bjp, tra cui l’ex ministro degli esteri Jashwant Sinha e l’ex ministro della difesa George Fernandes. Centinaia di esuli tibetani sono arrivati in questi giorni da Dharamsala, sede del Dalai Lama e del suo governo in esilio. Secondo un canale televisivo indiano, la polizia da oggi impedirebbe ai tibetani di lasciare l’enclave di Majnu Katila, alla periferia nord di Nuova Delhi, dove vive la comunità di profughi.
Intanto continuano le defezioni di atleti indiani. Dopo il calciatore buddista Bhaichung Buthia e l’ex superpoliziotta Kiran Bedi, anche la star del cricket Sachin Tendulkar ha comunicato al Comitato Olimpico Indiano la sua assenza nella squadra dei tedofori. Tendulkar è uno dei campioni più popolari in India e la sua assenza farà sicuramente discutere.

martedì 15 aprile 2008

Priyanka Gandhi incontra in carcere complice killer del padre Rajiv

Su Apcom
“Ho voluto vedere in faccia gli assassini di mio padre. Ho bisogno di fare pace con me stessa per superare la violenza che è entrata nella mia vita”. Così Priyanka Gandhi, la figlia di Sonia, ha motivato il suo incontro con l’ergastolana Nalini Shriharan, una complice del commando suicida delle Tigri Tamil che nel 1991 uccise il padre Rajiv mentre si trovava in un comizio elettorale nello stato meridionale del Tamil Nadu. A quel tempo Priyanka aveva 19 anni e aveva ancora negli occhi l’assassinio della nonna Indira nel 1984.
“E’ stata una visita privata – ha detto a un canale televisivo privato indiano – di cui non voglio parlare”. Ma oggi il quotidiano “The Times of India” svelava alcuni particolari riportati dai due avvocati di Nalini che hanno organizzato l’incontro avvenuto lo scorso 19 marzo nella prigione di Vallore dove la militante tamil sta scontando l’ergastolo. Era stata condannata a morte, ma nel 1989 Sonia Gandhi chiese di commutare la pena capitale in carcere a vita su “basi umanitarie” considerato che Nalini era madre di una bambina di 5 anni nata in carcere. Secondo quanto riportato dal giornale, Priyanka avrebbe voluto conoscere come e perché è stato ucciso il padre. “Era una brava persona. Si poteva trovare una soluzione attraverso il dialogo – avrebbe detto a Nalini che all’epoca dell’attentato aveva 26 anni ed era la moglie di un ribelle delle Tigri Tamil. La coppia fu utilizzata come “copertura” dai quattro militanti responsabili dell’attacco che avvenne il 21 maggio 1991. A farsi esplodere davanti a Rajiv era stata una kamikaze, Dhanu, che si era inchinata davanti al leader del Congresso con un mazzo di fiori. Sosteneva di essere stata una vittima di atrocità commesse dall’esercito indiano inviato come forza di pace in Sri Lanka nel 1987 dallo stesso Gandhi per garantire il processo di pace tra governo cingalese e i ribelli tamil. La “mente” del commando, Sivarasan, e gli altri complici furono sorpresi qualche mese dopo nella città di Bangalore, ma si suicidarono con una capsula di cianuro per sfuggire alla cattura. Nalini e suo marito Murugan (anche lui condannato a morte) furono arrestati in una seconda operazione e sono oggi gli unici sopravissuti della cellula suicida.

lunedì 14 aprile 2008

Calcutta-Dacca, inaugurato collegamento ferroviario dopo 43 anni

Su Apcom
Ci sono voluti 43 anni e un cambio di guardia politico a Dacca, per ripristinare il treno tra la metropoli di Calcutta e l’altrettanto popolosa capitale del Bangladesh. Il collegamento, sospeso durante la guerra tra India e Pakistan, ha un forte valore simbolico. Innanzitutto perché riunifica la regione del Bengala, situata nel delta gangetico, separata su base religiosa nel 1947 quando il subcontinente indiano diventò indipendente dal dominio britannico. In secondo luogo rappresenta una distensione nei rapporti tra Dacca e New Delhi, non sempre idilliaci dopo alcuni attentati terroristici attribuiti dal governo indiano a gruppi integralisti islamici attivi in Bangladesh. Le relazioni sono però migliorante dopo il golpe militare di oltre un anno fa che ha esautorato i due partiti rivali delle prime donne Khaleda Zia e Sheik Hasina. Ma l’India è preoccupata dalla massiccia immigrazione clandestina che vorrebbe bloccare con una cortina di ferro già posato in parte lungo i 4000 chilometri del poroso confine.
Il treno, battezzato “Maitri Express”, in sanscrito “treno dell’amicizia”, e stato inaugurato stamattina dal ministro degli esteri indiano Pranab Mukerjee tra un cordone di sicurezza per paura di attentati dei radicali indù.

Così hanno votato gli italiani di Nuova Delhi

Su Apcom
Se non fosse per internet, sarebbe veramente difficile per i 200 connazionali ufficialmente residenti a Nuova Delhi avere qualche informazione sul voto in Italia. Da qualche anno il collegamento a banda larga è disponibile in tutti i quartieri del Sud di Delhi, dove vive la maggior parte degli stranieri e la comunità diplomatica. In mancanza di televisione e di giornali italiani, la rete rimane l’unico “cordone ombelicale” con quanto succede in patria. La ricezione di Rai International, dove da stasera è possibile seguire gli exit polls, è limitata ad alcuni quartieri della capitale. Nonostante le proteste della comunità italiana, solo alcuni dei “cable operators”, i distributori della tv via cavo, hanno inserito il canale italiano nei loro bouquet. Sfortunatamente poi l’India si trova in una zona d’ombra del segnale satellitare delle reti italiane .
Per quanto riguarda invece i quotidiani e settimanali non esiste una distribuzione ufficiale. Alcune vecchie copie, anche di una settimana, di solito provenienti dall’aeroporto, si trovavano in vendita sui marciapiedi di Connaught Place, la grande piazza circolare che è il cuore commerciale. Ma con la chiusura delle rotte Alitalia verso l’India il 30 marzo scorso anche questo privilegio è sfumato. Nella sala di lettura dell’Istituto di Cultura Italiano, adiacente all’ambasciata italiana, è però disponibile l’edizione cartacea di del Corriere e Repubblica. I giornali indiani, dal canto loro, hanno dedicato solo qualche trafiletto alle elezioni italiane ripreso di solito dalle agenzie internazionali. Nulla più. In questi giorni sono molto più attenti a seguire lo spoglio in corso nel vicino Nepal e ad analizzare il sorprendente successo dei maoisti.
Nonostante queste carenze, l’affluenza al voto si è mostrata abbastanza elevata. Nel collegio consolare di Nuova Delhi che comprende anche il nord-ovest dell’India, il 46,2% degli elettori hanno inviato le schede entro il limite del 10 aprile come era indicato sulle istruzioni ricevute via posta dagli uffici dell’ambasciata. Sono però molti i connazionali che si sono “dimenticati” di spedire in tempo le buste preaffrancate.
L’India appartiene alla maxi circoscrizione “Africa, Asia, Oceania e Antartide”. Per il Senato la scelta era tra cinque simboli, mentre per la Camera erano quattro. Tra i candidati non c’era nessun residente in India e non c’è stata praticamente campagna elettorale. “Purtroppo è stato difficile per avere notizie sui candidati da votare Ho ricevuto solo una lettera di un partito. Non leggo giornali italiani e non ricevo la Rai International. Ogni tanto guardo internet, ma è difficile farsi un’idea di cosa succede veramente” dice Concetta, scultrice, che ha lasciato l’Italia 36 anni dopo il matrimonio con un ufficiale dell’esercito indiano. “Visto che il voto all’estero l’ultima volta è stato determinante, mi aspettavo un po’ più di attenzione”.
Grazie alla legge Tremaglia del 2001, questa è la seconda volta che si vota per il parlamento nazionale e la macchina è già ben oliata. “Ho ricevuto in tempo le schede e le ho rispedite in tempo. Penso sia funzionato tutto bene – dice Giorgia Cantele, insegnante d’italiano all’Università Jawaharlal Nehru e all’Istituto Italiano di Cultura che aggiunge: “lavoro per il mio Paese e mi sembra giusto avere il diritto anche di partecipare alla vita politica nazionale”. Per il neolaureato Davide, 24 anni, bibliotecario all’Istituto di Cultura Italiano, è invece la prima volta che vota per corrispondenza e ha qualche perplessità. “Mi sarebbe piaciuto avere la stessa scelta di simboli dei miei connazionali in Italia – afferma – e poi mi sembra assurdo affidare la mia scheda alle poste soprattutto qui in India…”.

sabato 12 aprile 2008

Lunedì riparte il treno tra Calcutta e Dacca in Bangladesh

Su Apcom
Dopo 43 anni un treno attraverserà di nuovo la frontiera tra India e Bangladesh. E’ prevista per lunedì la riapertura del collegamento ferroviario tra il porto indiano di Calcutta, nel Bengala Occidentale e la capitale Dacca (ex Bengala Orientale). Il treno, chiamato Maitree Express, sarà inaugurato dal ministro degli esteri indiano Pranab Mukherjee e rappresenta una misura di distensione nelle tumultuose relazioni tra Nuova Delhi e il paese mussulmano diventato indipendente dopo nel 1971 dopo il conflitto indo-pachistano.
Il collegamento tra le due metropoli era stato sospeso nel 1965 durante la guerra quando il Bangladesh, allora Pakistan Orientale, era sotto il controllo di Islamabad. Simultaneamente un altro treno partirà da Dacca (il 14 aprile è il Capodanno bangladese) per percorrere i 345 chilometri fino a Calcutta in un tempo di percorrenza di 12 ore. Per ora la frequenza sarà limitata a un solo giorno della settimana e il prezzo del biglietto in classe economica è stato contenuto a 8 dollari.
In un comunicato del ministero degli esteri di Nuova Delhi si legge che “l’accordo rafforzerà le relazioni bilaterali e rappresenta un modo alternativo di trasporto per i passeggeri”. Dacca e Calcutta sono già collegate via aerea e da un servizio di autobus.
I negoziati per la ripresa del collegamento ferroviario risalgono a oltre sette anni fa, ma erano stati sospesi quando il Bangladesh Nationalist Party (BNP) dell’ex premier Khaleda Zia, era salito al potere. Dopo il golpe militare di un anno fa che ha esautorato i due principali partiti, il nuovo governo provvisorio ha deciso di riallacciare i rapporti con il gigante indiano. La decisione di ripristinare la ferrovia è stata presa durante una visita dello stesso Mukherjee nel febbraio 2007.
In passato più volte il governo di Nuova Delhi aveva accusato il Bangladesh di ospitare i campi di addestramento degli estremisti islamici legati ai servizi segreti pachistani e sospettati di gravi attentati terroristici a Mumbai e in altre città indiane. Con l’obiettivo di fermare l’infiltrazione di gruppi armati e soprattutto l’immigrazione clandestina, a partire dal 2001 l’India ha deciso di costruire una “cortina di ferro”, composta da reticolati e filo spinato, lungo il poroso confine di oltre 4000 chilometri.

giovedì 10 aprile 2008

Nepal, tre morti nella giornata elettorale. Alta l'affluenza alle urne

Sono state tre le vittime di violenze sporadiche scoppiate durante il voto che si è tenuto ieri in Nepal per la nomina di un’Assemblea Costituente che dovrà decidere le sorti della monarchia. Tra i morti, c’è anche un candidato indipendente ucciso davanti a un seggio elettorale nella fascia meridionale del Terai, dove sono attivi gruppi ribelli armati legati alla minoranza del Madeshi. Per via di scontri tra fazioni rivali 33 seggi elettorali sono stati chiusi su un totale di 8000. Tutto sommato però le elezioni, considerate cruciali anche per il processo di pace con i maoisti, si sono svolte regolarmente secondo i numerosi team di osservatori internazionali, dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite. L’affluenza alle urne è stata di circa il 60%, una percentuale più alta del precedente voto che risale a nove anni fa. Per lo spoglio definitivo ci vorranno tre settimane. I partiti favoriti sono il conservatore Congresso Nepalese del premier Girjia Prasad Koirala, considerato pro monarchico, il Partito comunista nepalese e gli ex ribelli maoisti che potrebbero diventare la terza forza nell’Assemblea Costituente formata da 601 rappresentanti.

Tibet, si prevedono nuove proteste anti-torcia a Buenos Aires

Arriverà tra poche ore a Buenos Aires la fiaccola olimpica per la sua unica sosta nel continente sudamericano. Dopo le turbolenti tappe di Parigi, Londra e San Francisco, nuove azioni di protesta sono attese anche in Argentina. La staffetta sarà sorvegliata da un cordone di 1200 poliziotti e 1500 agenti della prefettura navale dispiegati lungo i 14 chilometri del percorso. E’ in arrivo negli Stati Uniti, esattamente a Seattle, anche il Dalai Lama, per un seminario di cinque giorni. Si tratta di una visita “che non ha valenze politiche” secondo le parole del leader spirituale che dal Giappone ha ribadito il suo favore allo svolgimento dei Giochi di Pechino. Si moltiplicano però gli appelli a disertare la cerimonia di inaugurazione dell’8 agosto. Il Parlamento di Bruxelles, in una risoluzione approvata a larga maggioranza, ha chiesto ai governi europei di valutare un eventuale boicottaggio nel caso in cui Pechino non avvii subito un dialogo con il Dalai Lama.
Intanto la Cina ha annunciato di aver smantellato due organizzazioni terroristiche islamiche attive nella provincia dello Xinjiang, popolata dalla minoranza mussulmana degli uighuri. Le cellule erano pronte a organizzare attacchi suicidi a Pechino e Shangai durante le Olimpiadi. La scorsa settimana la polizia ha arrestato 35 presunti militanti con l’accusa di voler sequestrare atleti, giornalisti e spettatori dei Giochi.

Urne aperte in Nepal per 17 milioni di elettori

In onda su Radio Vaticana
Sono aperte da stamattina alle sette ora locale le urne per eleggere una assemblea costituente che dovrà trasformare il volto del Nepal, consolidare la pace con i maoisti e molto probabilmente anche abolire la secolare monarchia. Circa 17 milioni di elettori sono chiamati a scegliere 601 rappresentanti, di cui metà con il sistema proporzionale. I principali partiti in lizza sono tre: il conservatore e filo monarchico Congresso Nepalese dominato dalla dinastia politica dei Koiaral, il partito comunista nepalese e gli ex ribelli maoisti. Lo scorso dicembre queste tre forze più altri partiti minori avevano raggiunto un accordo per creare una repubblica federale democratica. Il monarca Gyanendra, spogliato di ogni potere dopo la rivolta di due anni fa, in un comunicato ieri ha rivolto un ultimo appello ai suoi sudditi. Negli ultimi due giorni si sono verificate numerose violenze in disordini e scontri tra fazioni rivali che hanno causato otto morti. Per ora non si segnalano incidenti di rilievo. Lo svolgimento del voto è controllato da osservatori delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea. Si prevede una partecipazione al voto del 60%.

mercoledì 9 aprile 2008

Nepal, appello di re Gyanendra: "andate a votare"

In onda su Radio Vaticana
Re Gyanendra ha rivolto un appello ai suoi sudditi perché partecipino alle elezioni che si tengono domani e che potrebbero essere il primo passo per l’abolizione della corona. In un comunicato che giunge abbastanza a sorpresa, il sovrano ha chiesto ai cittadini di “esercitare il loro diritto al voto in modo corretto e trasparente”. Dopo la rivolta di due anni fa, re Gyanendra era stato spogliato di ogni potere. Uno dei primi passi della futura Assemblea Costituente sarà di trasformare il Nepal in una repubblica federale democratica secondo quando deciso a dicembre dall’alleanza dei sette partiti conservatori più i maoisti che guida il governo di Kathmandu.
Se però gli ex ribelli non dovessero raggiungere sufficienti consensi nel voto di domani si potrebbe riaprire una grave crisi. Il leader Prachanda ha minacciato di riprendere le armi in caso di risultato sfavorevole. La tensione è alta. Negli ultimi due giorni in diversi scontri a fuoco con la polizia sono morte otto persone, tra cui sei maoisti. Nel remoto distretto di Surkhet, nel sud ovest, il voto è stato sospeso dopo disordini scoppiati dopo l’uccisione di un candidato comunista Alle urne andranno 17 milioni di elettori. Lo svolgimento del voto sarà sorvegliato da migliaia di osservatori locali e stranieri, tra cui l’ex presidente Jimmy Carter. Ma i risultati si sapranno solo tra una ventina di giorni.

India e Africa, è nato un nuovo asse per sicurezza alimentare e energia

Su Apcom
L’India si propone come “principale partner della rinascita dell’Africa” e promette misure economiche e commerciali per sostenere lo sviluppo dei paesi africani più poveri. E’ quanto è emerso al termine di due giorni di colloqui tra la leadership di Nuova Delhi e i rappresentanti di 14 Stati Africani. Il primo vertice tra India e Africa si è chiuso oggi con una dichiarazione congiunta in cui si afferma la volontà di cooperare per affrontare sfide come la sicurezza alimentare, il caro petrolio e il cambiamento del clima.
“Questo è un summit storico” - ha detto il premier indiano Manmohan Singh nella conferenza stampa al termine del vertice, aggiungendo che “la dichiarazione finale conclusiva costituisce la piattaforma per la collaborazione indo-africana nel 21esimo secolo”. L’India, in particolare, ha deciso di eliminare i dazi doganali e di garantire accesso preferenziale ai prodotti provenienti dai 50 Paesi Meno Sviluppati (LDC), di cui 34 sono in Africa. Il governo di Singh ha anche annunciato una linea di credito per 5,4 miliardi di dollari e l’espansione della spesa per la cooperazione tecnica allo sviluppo. L’India aumenterà inoltre il numero di borse di studio e faciliterà l’ingresso di studenti africani nelle sue università e scuole professionali.
Tra i punti dell’agenda politica più importanti, discussi nel “ritiro” in un hotel della capitale, ci sono la sicurezza alimentare e quella energetica, la riforma delle Nazioni Unite e il clima. “Abbiamo scoperto di avere molti tratti in comune nel modo in cui intendiamo affrontare queste sfide” ha detto Singh promettendo assistenza per lanciare una “rivoluzione verde” in Africa sul modello di quella avvenuta in India negli Anni Settanta e che le ha permesso di arrivare all’autosufficienza agricola. Altre iniziative riguardano lo scambio di artisti, una conferenza di responsabili dei mass media e un incontro tra le comunità d’affari.

In Nepal sale la tensione alla vigilia del voto

In onda su Radio Svizzera
E’ stato sospeso il voto nel remoto collegio elettorale di Surkhet, a sud ovest di Kathmandu, dove oggi è morto un manifestante in scontri con la polizia seguiti alla protesta per l’assassinio di un candidato comunista. In un altro incidente ieri sei attivisti del partito maoista sono stati uccisi in disordini scoppiati con esponenti del partito rivale del Congresso.
Alla vigilia del voto per l’Assemblea Costituente che dovrà riscrivere la costituzione e decidere le sorti della monarchia, la tensione è altissima. Migliaia di osservatori locali e stranieri, tra cui lo stesso ex presidente americano Jimmy Carter, sono stati dispiegati nella capitale e in tutti i distretti per sorvegliare le operazioni di voto che coinvolgono oltre 17 milioni di cittadini. La paura è che i maoisti - che secondo molte previsioni difficilmente riusciranno a prevalere sui due maggiori partiti conservatori pro monarchici - potrebbero tentare di manipolare lo spoglio. La missione dell’Onu, incaricata di monitorare il disarmo e il processo di pace, ha accusato gli ex ribelli di violenze durante la campagna elettorale. Il momento è delicato anche per le proteste degli esuli tibetani contro il passaggio della staffetta olimpica sull’Everest. La dura repressione da parte delle forze dell’ordine sarebbe la prova della crescente influenza del potente vicino cinese sul travagliato regno himalayano.

Rahul Gandhi non può fare il tedoforo il 17 aprile a Delhi

Su Apcom
Rahul Gandhi non potrà portare la torcia olimpica quando passerà a Nuova Delhi il prossimo 17 aprile. La speciale scorta personale avrebbe sconsigliato la sua partecipazione come tedoforo durante l’evento perché non sarebbe in grado di proteggere la sua incolumità. Secondo quanto ha riferito il canale privato IBN-TV, lo Special Protection Group (Spg), il commando di elite che protegge i vip indiani, non avrebbe dato il via libera.
Ieri l’India Olympic Association (IOA) aveva invitato il primogenito di Sonia Gandhi a prendere parte alla staffetta che si terrà nella scenica Raj Path, la strada che collega il monumento ai caduti di India Gate con il Rashtrapati Bawhan, il palazzo presidenziale e il parlamento. Secondo quanto scrive il quotidiano The Times of India “la partecipazione di Rahul avrebbe un rivolto politico per il Congresso perché significherebbe un riconoscimento implicito dell’importanza che Nuova Delhi da alle relazioni indo cinesi”. Rahul stesso aveva accompagnato la madre in uno dei suoi rari viaggi all’estero l’anno scorso ed era stato invitato dal Partito Comunista a commemorare il ventesimo anniversario della storica visita del padre Rajiv in Cina. Il presidente dell’IOA, Suresh Kamani, ha detto di aver invitato anche altri giovani leader politici del partito del Congresso, come Sachin Pilot e Jitin Prasada, i due neoministri nella coalizione di Manmohan Singh.
Sempre per motivi di sicurezza il percorso della fiaccola sarebbe stato accorciato da 9 a 3 chilometri. La giratoria intorno a India Gate e i marciapiedi di Raj Path sono già stati chiusi da una recinzione di ferro. “Vorremmo non seguire l’esempio di Parigi e di caricare la fiaccola su un bus. Cercheremo di isolare le dimostrazioni” ha aggiunto Kamani. La scorsa settimana il capitano della nazionale di calcio indiana Baichung Buthia, di fede buddista aveva deciso di boicottare la staffetta per solidarietà con i tibetani.
Intanto centinaia di tibetani starebbero arrivando nella capitale da Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio, per organizzare le dimostrazioni anticinesi. Il ministro degli interni indiano ha assicurato che applicherà all’evento il “massimo livello di sicurezza” equivalente a quello previsto per la scorta di personalità come Sonia Gandhi. Saranno impiegate, in particolare, le forze d’elite della National Security Guards per proteggere i tre chilometri di percorso sorvegliato dal cielo anche da una squadra di elicotteri. Il governo di Pechino aveva chiesto prima di inviare un commando della Guardia Rossa, ma Nuova Delhi aveva respinto l’offerta.

martedì 8 aprile 2008

Il Nepal domani va al voto tra violenze e uccisioni

In onda su Radio Vaticana
Domani si aprono le urne per l’elezione dell’Assemblea Costituente che dovrà riscrivere la costituzione del Nepal e - se i maoisti avranno sufficienti consensi - anche abolire la monarchia. Dopo due rinvii lo scorso anno, questo voto è visto come cruciale per la stabilità del paese himalayano, stretto tra India e Cina, dipendente in larga misura dal turismo e tormentato negli ultimi dieci anni dalla guerriglia maoista. In questi giorni c’è stata molta tensione. Alcuni violenti disordini sono scoppiati ieri nella parte occidentale tra gli ex ribelli maoisti ed esponenti del partito principale del Congresso nepalese, considerato pro monarchico. La polizia ha aperto il fuco e avrebbe ucciso sei maoisti, secondo un ufficiale locale. In un altro distretto un candidato è invece stato assassinato. Nei giorni scorsi anche la capitale Kathmandu è stata scossa da esplosioni e vari incidenti.
I risultati del voto, che sarà visionato da circa mille osservatori internazionali guidati dall’ex presidente Jimmy Carter, si conosceranno solo tra tre settimane. Secondo alcuni analisti è probabile che dopo lo spoglio si assista a un’escalation della violenza, soprattutto nel caso i due principali partiti conservatori riescano a prevalere sui maoisti guidati dal leader Prachanda.

La neonata con due facce e una testa è già un'attrazione per centinaia di fedeli induisti

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E’ esclusa almeno per ora un’operazione chirurgica per la neonata con due facce e una testa partorita tre settimane fa in un villaggio a 40 chilometri da Nuova Delhi. I genitori della piccola Lali, che sono “dalit” ovvero “intoccabili”, sarebbero contrari a sottoporre la figlia a esami medici che sono stati loro proposti gratuitamente. La bambina è diventata subito un’attrazione per centinaia di fedeli induisti che la credono un’incarnazione di Ganesh, il dio dalla testa di elefante. La sua casa, che si trova nel paese agricolo di Saini, vicino al polo industriale di Noida è diventata da alcuni giorni meta di pellegrinaggio di curiosi e giornalisti.
Nonostante la rara deformazione che fa sì che abbia due bocche, due nasi e quattro occhi, le sue condizioni di salute sono buone e per ora ha una normale vita da lattante. Partorita in una clinica privata di Noida, madre e piccola sono state dimesse il giorno dopo. Per il padre Vinod Singh, di 24 anni, e la madre Sushma, genitori per la prima volta, è stato uno shock “ma solo all’inizio”, mentre ora considerano la bambina “un dono divino”. In cambio della benedizione della dea-bambina dai quattro occhi molti fedeli lasciano un’offerta in denaro.
La rara deformazione, chiamata duplicazione cranio-facciale, è praticamente impossibile da correggere chirurgicamente.
L’anno scorso un team di chirurghi di Bangalore aveva operato con successo una bambina di due anni nata con quattro braccia e quattro gambe. Anche Laksmi (la dea della ricchezza che ha quattro braccia), nata da una povera famiglia dello stato del Bihar, era diventata una “divinità” da adorare. Tuttavia, secondo i medici, non sarebbe sopravissuta fino a dopo l’adolescenza a causa degli arti “parassiti”. L’intervento di separazione, condotto da un’equipe di 40 chirurghi, era stato il primo del genere in India e aveva suscitato l’attenzione della stampa mondiale.

lunedì 7 aprile 2008

Rahul Gandhi rifiuta incarico ministeriale nel governo "rimpastato"

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Sonia Gandhi avrebbe voluto un posto da ministro per suo figlio Rahul nel mini rimpasto di governo annunciato ieri e che ha visto l’ingresso per la prima volta della nuova generazione di politici under 40. Durante un incontro con i giornalisti dopo la cerimonia di giuramento al Rashtrapati Bawhan, il “Quirinale” indiano, la presidente del Congresso ha ammesso che il primogenito Rahul “ha rifiutato l’offerta di un incarico ministeriale perché preferisce dedicarsi alla riorganizzazione del partito”. Il trentasettenne Rahul è parlamentare dal 2004 e dall’anno scorso responsabile dell’ala giovanile dello storico partito della dinastia Nehru-Gandhi. Da alcuni mesi è impegnato in un tour “alla scoperta” dell’India e che avrà come prossima tappa gli stati tribali dei Chchattisgarh e Jharkhand dove è attiva la guerriglia maoista. Si tratta di una sorta di apprendistato politico che dovrebbe preparare il giovane Rahul a raccogliere l’eredità di sua madre alla guida del partito e forse anche a preparasi ad un incarico di prestigio nel futuro governo se il Congresso vincerà di nuovo le elezioni legislative che si terranno esattamente tra un anno. L’opposizione guidata dal partito di destra del Bjp, il Partito Popolare Indiano, ha già da tempo nominato un suo candidato al posto di primo ministro, l’ottantenne Lal Krishna Advani. Il Congresso per ora non si è ancora pronunciato e non è chiaro se Manmohan Singh, l’economista dal turbante azzurro scelto nel 2004 da Sonia per guidare il Paese, sarà disposto ad affrontare un nuovo mandato quinquennale.
Tra i nuovi sette ministri nominati ieri dalla presidente indiana Pratibha Patil (sei ministri sono stati rimossi per scarsi risultati) ci sono due giovani parlamentari, Jyotiraditya Scindia e Jitin Prasada, entrambi figli di noti esponenti politici del Congresso durante il governo di Rajiv Gandhi. La stampa indiana li ha battezzati i “giovani turchi” del partito che nei prossimi mesi sarà impegnato in alcune importanti elezioni a livello regionale, tra cui quelle dello stato meridionale del Karnataka.

sabato 5 aprile 2008

India, via a summit con 15 leader africani

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Il presidente sudafricano Thabo Mvuyelma Mbeki, il congolese Joseph Kabila, il primo ministro etiope Melesc Zenawi e il presidente ugandese Yowri kaguta Museveni saranno tra i 15 leader africani che parteciperanno al summit Africa-India che si apre la prossima settimana a Nuova Delhi. Due anni dopo un’analoga iniziativa promossa dalla Cina, anche il governo indiano intende rafforzare i suoi legami politici ed economici con il continente africano con cui ha già un legame storico fin dalla nascita del Movimento dei Non Allineati. In particolare l’India è interessata alle vaste risorse naturali africane per soddisfare il suo crescente fabbisogno energetico e la domanda di materie prime per sostenere la sua crescita industriale. L’Africa è anche vista come sbocco di mercato per prodotti indiani come tessuti, farmaci e macchinari. Negli ultimi cinque anni l’interscambio tra le due aree è raddoppiato. Attualmente è stimato intorno ai 25 miliardi di dollari.
La diplomazia indiana ha dedicato molti sforzi all’organizzazione del summit a cui sono stati invitati 14 Paesi selezionati dall’Unione Africana per rappresentare l’intero continente. Oltre il Sudafrica, Etiopia, Uganda e Repubblica Democratica del Congo gli altri sono Egitto, Libia, Burkina Faso, Nigeria, Zambia, Kenya, Senegal, Algeria, Tanzania e Ghana. Non potrà però passare inosservata l’assenza del presidente egiziano Hosni Mubarak e del libico Muammar Gheddafi, assenti eccellenti che rappresentano due Paesi con cui l’India ha dei forti legami. Una visita ufficiale di Mubarak a Delhi potrebbe tuttavia tenersi alla fine dell’anno.
Oltre alle riserve petrolifere (le compagnie petrolifere indiane sono già in Sudan, Nigeria, Costa d’Avorio, Gabon), ci sarebbe anche un interesse “strategico” come scrive il settimanale “India Today”. “Molti Paesi africani hanno delle grandi riserve di uranio – si legge – e l’India è già in trattativa con alcuni come il Gabon” una volta che avrà il diritto dal Nuclear Suppliers Group di importare combustibile atomico per le sue nuove centrali. Inoltre il governo di Delhi è particolarmente interessato ad avere il favore del blocco dei 54 Paesi africani per sostenere la sua candidatura a membro permanente nel futuro allargamento del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

giovedì 3 aprile 2008

Tra una settimana si vota in Nepal. Il destino di re Gyanendra

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Il governo di Kathmandu ha dichiarato 5 giornate festive la prossima settimana per permettere lo svolgimento delle cruciali elezioni, le prime dopo 9 anni, destinate a cambiare il volto politico del Nepal e molto probabilmente a chiudere il sipario su 238 anni di monarchia.
Isolato con la sua corte nel moderno palazzo di Varayanhity, il sessantenne re Gyanendra ha ormai le settimane contate sul suo trono. Spogliato di tutti i suoi poteri fin dal giugno del 2006, privato del comando dell’esercito e costretto anche a pagare le tasse come i suoi sudditi, questo controverso monarca con ambizioni assolutiste potrebbe essere l’ultimo di una stirpe divina che si ritiene discendere dal dio induista Vishnu. Dopo l’abdicazione volontaria del re del Bhutan a favore di un governo democratico eletto a marzo, è arrivato al capolinea anche l’ultimo esponente coronato del mitico regno himalayano di Shangri-La. Secondo quanto si racconta, il destino di re Gyanendra era già segnato fin dalla sua nascita. Quando fu partorito nel luglio del 1947 l’astrologo di corte proibì a suo padre Mahendra di guardare il bambino perché gli avrebbe portato sfortuna. Il piccolo fu quindi portato in un altro palazzo fuori Katmandu per vivere con i nonni. Come è noto la superstizione ha un posto molto importante in Nepal. Si crede anche che il massacro della famiglia reale di sette anni fa - a cui seguì l’ascesa al trono del superstite Gyanendra, fratello dell’allora sovrano Birendra– è frutto di un periodo di malasorte del regno causato dall’assenza della Kumari, la dea-bambina, tenuta reclusa nel centro storico di Katmandu.
In effetti il declino della monarchia nepalese è iniziato proprio da quel tragico Primo di Giugno del 2001 quando il principe ereditario Dipendra in circostanze ancora dubbie falcidiò a colpi di kalashnikov genitori e famigliari riuniti nella sala da pranzo del palazzo reale. Ancora oggi ci sono pochi nepalesi disposti a parlare della strage che alcuni ritengono orchestrata dallo stesso Gyanendra per sete di potere e di vendetta. Proprio per questo non è mai conquistato i cuori dei suoi cittadini e soprattutto non ha mai sostituito nei negozi e nelle case il ritratto dell’occhialuto e riverito Birendra.
La guerriglia maoista, guidata dall’ex insegnante Prachanda (nonostante abbia dismesso i panni di guerrigliero, conserva ancora il suo nome di battaglia che significa “Il Fiero”) ha lottato contro la monarchia fin dal 1994, ma senza l’insurrezione popolare dell’aprile 2006 non avrebbe mai raggiunto l’obiettivo di abolire la corona. E forse non avrebbe ottenuto neppure il consenso dei maggiori partiti nepalesi, come il Congresso del premier Girjia Prasad Koirala, che fa parte della più famosa dinastia politica, i “Kennedy” nepalesi. Dopo un lungo braccio di ferro con i maoisti e due rinvii del voto per l’Assemblea Costituente, il Congresso e l’alleanza dei partiti che avevano guidato il movimento antimonarchico, hanno raggiunto il 28 dicembre scorso un accordo di 23 punti. Uno di questi punti è la decisione di modificare la Costituzione per creare una “Repubblica federale democratica” appena l’Assemblea Costituente si riunirà, probabilmente tre settimane dopo il voto di giovedì.
Ma non sarà una strada in discesa. Il movimento maoista, nonostante la propaganda socialista, non è mai riuscito veramente a conquistare il consenso della popolazione nepalese che è profondamente religiosa e conservatrice. E’ quindi probabile che non raccolgano molti voti e che quindi il loro peso nella futura Assemblea Costituente sia minoritario rispetto ai partiti tradizionali. “Il periodo post elettorale potrebbe essere molto turbolento – avverte un rapporto pubblicato dal think tank International Crises Goup e intitolato “Nepal’s Elections and Beyond”. “Una volta che i risultati saranno noti – si legge – i partiti dovranno essere pronti ad affrontare un periodo difficile in cui dovranno accettare dei compromessi per far funzionare l’Assemblea Costituente, allargare la base politica del futuro governo e soprattutto affrontare i problemi della sicurezza e delle riforme che non sono stati toccati durante la campagna elettorale”. Secondo gli esperti, rimane ancora da risolvere il delicato problema del futuro dell’esercito regolare nepalese e della milizia maoista. Dopo il cessate il fuoco i soldati e guerriglieri, sotto la sorveglianza degli ispettori delle Nazioni Unite, avevano consegnato le armi e si erano ritirati nelle caserme.

mercoledì 2 aprile 2008

India e Birmania rafforzano la cooperazione economica durante visita numero due della giunta di Rangoon

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Il numero due della giunta birmana, il generale Maung Aye è da ieri a Nuova Delhi per una visita di quattro giorni dedicata a rafforzare la cooperazione in campo commerciale, dell’energia e della sicurezza. Nonostante la dura repressione delle proteste dei monaci da parte del regime di Yangoon, l’India ha mantenuto rapporti politici ed economici con la confinante Birmania in nome di un approccio pragmatico simile a quello seguito dalla Cina.
In particolare, l’India firmato un accordo per un investimento di 130 milioni di dollari per il potenziamento del porto di Sittwe che si affaccia sul Golfo del Bengala e che permetterà l’apertura di una nuova rotta commerciale marittima per gli stati indiani del Nord-Est. Sempre in tema di trasporti l’India è interessata ad aprire un valico stradale che collega lo stato del Manipur con la città birmana di Tamu. Lo scorso agosto, all’epoca delle proteste pro democratiche, il governo indiano aveva firmato un contratto per l’esplorazione metanifera del valore di 150 milioni di dollari.
D’altro canto la diplomazia di Nuova Delhi è anche attiva nel processo di democratizzazione avviato dalla giunta dopo le pressioni internazionali e le sanzioni dell’Occidente. In gennaio, in occasione della seconda visita dell’inviato speciale dell’Onu, Ibrahim Gambari, il governo indiano si era detto “preoccupato” per la mancanza di progressi nelle riforme democratiche. L’India, che condivide una frontiera di 1600 chilometri con la Birmania, è interessata ad avere rapporti di “buon vicinato” anche per arginare l’avanzata dei ribelli separatisti attivi nelle regioni del Nord Est.

martedì 1 aprile 2008

Da Italia un appello al recupero del sito archeologico di Arikamedu


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A quattro chilometri dall’ex colonia francese di Pondicherry, sulla costa orientale indiana, l’antico porto di Arikamedu o Podouke era uno dei più grandi centri commerciali dell’epoca imperiale romana in India. Secondo alcuni studiosi era anche l’avamposto più orientale per i mercanti di Roma che, sfruttando i venti monsonici dell’oceano Indiano, avevano aperto una fiorente rotta mercantile con l’India da cui importavano pietre preziose, spezie, legno di sandalo, seta e animali esotici, tra cui i pavoni, in cambio di anfore di vino, olio d’oliva e soprattutto monete d’oro e d’argento.
“Purtroppo oggi non rimane nulla di questo glorioso passato” spiega l’archeologo indiano Sethuraman Suresh, autore di uno studio “Arikamedu: Its Place in the Ancient Rome-India Contacts” pubblicato dall’Ufficio della Cooperazione Italiana di Nuova Delhi e presentato ieri all’Istituto Italiano di Cultura. I resti della città portuale, che sorgeva alla foce di un fiume, erano stati portati alla luce tra il 1940 e il 1950 dal famoso archeologo inglese Mortimer Wheeler e poi “riscavati” da un team americano all’inizio degli Anni Novanta. Successivamente le rovine erano state ricoperte dai proprietari terrieri e trasformate in piantagioni di manghi e riso. E’ solo nel 2003 che l’Asi, la Sopraintendenza Indiana, ha acquistato e recintato un appezzamento di 13 ettari “che rappresenta solo il 10% del vecchio porto che era uno dei più grandi in India come testimonia il ritrovamento di tantissime monete del periodo romano, anfore vinarie e ceramica di Arezzo” spiega Suresh. Podouku, come era conosciuta nel I secolo D.C. (nell’antico testo anonimo “Periplo del Mare d’Eritrea”) era una vera e propria città con mura, pozzi, vasche, fognature e soprattutto magazzini dove si raccoglievano gli oggetti preziosi destinati all’Urbe. “Coloro che si recano oggi a visitare Arikamedu purtroppo non vedono nulla se non un paesaggio bucolico con dei contadini al lavoro nelle risaie e tanti alberi di mango. Molti dei reperti, come frammenti di vasi, sono ancora in superficie e occasionalmente sono venduti ai visitatori”. Nei decenni una grande quantità di monete, vasellame e statuette sono finite nei musei e nelle collezioni private di tutto il mondo. “Speriamo che questa pubblicazione contribuisca allo studio più approfondito dei rapporti tra l’India e il Mediterraneo – ha detto Anna Maria Ceci, direttrice dell’Ufficio indiano della Cooperazione Italiana - e soprattutto serva a risvegliare l’attenzione sulla necessità di tutelare e valorizzare gli antichi siti romani come Arikamedu trasformandoli in risorse turistiche”.