lunedì 31 agosto 2009

Sri Lanka, 20 anni di lavori forzati a giornalista tamil

Ha sollevato dure critiche, anche da parte della Casa Bianca, la condanna a 20 anni di lavori forzati inflitta al giornalista tamil Tissainayagam da un tribunale srilankese per violazione a mezzo stampa delle leggi antiterrorismo. In particolare, i giudici lo hanno accusato di aver alimentato l’odio razziale con articoli pubblicati nel 2006 su un settimanale diffuso nel nord est e di aver ricevuto denaro dalle Tigri Tamil per il suo sito internet. Tissainayagam era stato arrestato un anno e mezzo fa quando si era recato dalla polizia antiterrorismo per avere notizie su due colleghi scomparsi. Il suo caso era salito alla ribalta internazionale. Lo scorso primo maggio il presidente americano Barak Obama lo aveva citato come esempio di giornalista perseguitato in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa. Poche ore prima della sentenza, aveva ricevuto un premio dall’associazione francese Giornalisti Senza Frontiere.
La dura condanna non fa che confermare la politica di repressione della stampa seguita dal governo di Mahinda Rajapaksa anche ora dopo la vittoria sui ribelli tamil. Il direttore di una pubblicazione antigovernativa, Lasantha Wikrematunga, era stato assassinato a gennaio. Altri nove giornalisti sono stati uccisi negli ultimi tre anni, mentre numerosi sono stati i casi di aggressione e intimidazione. Continua anche la censura governativa sulla sorte dei 300 mila sfollati tamil rinchiusi nei campi di detenzione nel nord dell’isola .

domenica 30 agosto 2009

India, per le caramelle Perfetti non c’è crisi

Ogni giorno in India si mangiano 30 milioni di caramelle e gomme da masticare con il marchio Perfetti Van Melle. L’azienda fondata da Augusto Perfetti è una delle poche vere "success story" nel subcontinente indiano dove il settore del commercio al dettaglio è ancora chiuso agli stranieri. Paradossalmente le caramelle sono un prodotto "anticiclico" che non ha quindi risentito degli effetti della recessione globale. Secondo Stefano Pelle, manager della Perfetti e responsabile per l’Asia, "caramelle e gomme sono indulgenze a prezzi molto ragionevoli di cui difficilmente ci si priva, anche in tempi di crisi. Anzi, quando l'umore è mesto e si ha bisogno di regalarsi un attimo di rilassamento, una gomma, una caramella o un lollipop aiutano a ridurre la tensione e sono alla portata di tutte le tasche". Non stupisce quindi che nei Paesi emergenti, la Perfetti "ha continuato a registrare tassi di crescita delle vendite a due cifre".
Secondo Pelle i mercati emergenti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) hanno reagito in modo differente alla crisi: "Cina e l'India sono quelli che hanno sofferto di meno, seppure per motivazioni molto diverse. La prima, grande esportatrice nei paesi fortemente colpiti dalla crisi come gli Usa, ha inizialmente sofferto, ma nel giro di pochi mesi è riuscita a recuperare. Ha sostituito la domanda per l’export con la domanda interna e con esportazioni più a buon mercato in paesi meno ricchi. L'India invece, essendo solo marginalmente dipendente dalle esportazioni, ha sofferto per la mancanza di liquidità, soprattutto nel settore immobiliare e per la diminuzione degli investimenti stranieri. Tuttavia le misure prese dal governo hanno adeguatamente stimolato gli investimenti interni e i consumi riportando i tassi di crescita a un livello non lontano dal periodo pre-crisi. Il Brasile, partendo da tassi più modesti, ma contando anch'esso notevolmente su esportazioni, seppure più di commodoties che di prodotti finiti, ha comunque sofferto, ma non drammaticamente. Il Paese che ha maggiormente accusato il colpo è stato invece la Russia, particolarmente nel 2008 ed inizio 2009. Oltre all'effetto del calo dei prezzi e delle esportazioni di gas e petrolio, da cui l'economia del Paese dipende fortemente, l'alta svalutazione del Rublo ha provocato inflazione importata e ridotto notevolmente i redditi reali e consumi".
Pelle, autore di un libro sulle opportunità di investimento nei Paesi Bric ("Understanding Emerging Markets", Hoepli, 2007) è convinto che India e Cina rimangano "sicuramente appetibili". I tassi di crescita previsti, ben al di sopra del 5% "provano che questi Paesi hanno ancora potenziali di medio-lungo termine decisamente più attraenti rispetto ai paesi dell'Ovest Europeo e USA. Inoltre le loro borse sono drasticamente risalite durante il 2009, registrando eccellenti prestazioni ". In particolare l'India, conclude Pelle, "anche grazie al forte mandato ricevuto nelle recenti elezioni, ha enormi potenziali ed ha visto il proprio mercato azionario quasi raddoppiare il valore dal picco negativo raggiunto durante il 2008".

India, pmi italiane in difficoltà a causa della crisi

La recessione mondiale ha colpito in particolare le piccole medie imprese italiane che non hanno più la forza di investire nei mercati emergenti come l’India, dove la ripresa dei consumi è già partita e il mercato è ancora da conquistare. “Questo è un paese che ha bisogno di 100 milioni di paia di scarpe all’anno, miliardi di cioccolatini, di costruire case e infrastrutture” – dice Roney Simon, rappresentante in Italia della Ficci (Federation of India Chambers of Commerce and Industry) - Ci sono immense opportunità per le pmi italiane che possono vendere e guadagnare immediatamente dal loro know how, ma non hanno più la forza di gettare un ponte dall’Italia all’India”.
La recessione globale ha tarpato le ali alla piccola impresa che è sempre stata il motore del successo del Made in Italy. Mentre i grandi gruppi come Piaggio o Ferrero hanno la forza sufficiente e il sostegno del sistema creditizio di navigare nella bufera, i piccoli non ce la fanno e sono costretti ad abbandonare i progetti di internazionalizzazione. Jacob Rose è uno dei pionieri della consulenza aziendale per ditte italiane: “Purtroppo molte pmi dopo la crisi di ottobre hanno bloccato gli investimenti. Hanno subito un crollo di vendite in Italia, non hanno più liquidità e stanno concentrando i loro sforzi per sopravvivere sul mercato italiano. Non hanno avuto nessun sostegno statale come è avvenuto negli Stati Uniti”. Rose, che è a capo della società Italtec Consulting con sede a Noida, vicino a Nuova Delhi, cita due esempi: una ditta specializzata in paste abrasivi che voleva avviare la produzione in India, ma che ha bloccato i progetti e ha deciso per ora di importare i propri prodotti da Italia e Cina. E un secondo caso di un’azienda di sedie e poltrone che ha anch’essa rinunciato a insediarsi sul mercato indiano. “Le aziende italiane sono deluse dalla Cina, soprattutto per la protezione dei brevetti, e vorrebbero trasferirsi in India” dice Rose che “non vede nubi nere all’orizzonte della crescita indiana” soprattutto per le garanzie di continuità offerte dal governo bis di Manmohan Singh riconfermato a maggio.
Dello stesso avviso è Simon, secondo il quale “c’è una finestra da qui al 2012 per entrare sul mercato indiano e occupare gli spazi aperti. Le imprese italiane non devono perdere questo treno”.
C’è chi però ha dei dubbi sulla capacità di ripresa della locomotiva indiana: “da circa 3 mesi gli ordini sono ripresi, ma non sono tornati ai livelli precedenti – dice Gabriele Checchini, ceo di Itema India, colosso delle macchine tessili, che da due anni ha aperto un impianto a Coimbatore, nello stato meridionale del Tamil Nadu. Le previsioni per quest’anno dovranno essere riviste al ribasso per il 30 o 40%, ma l’India e anche la Cina sono “gli unici mercati possibili dove vendere”. “Siccome i nostri telai costano in media 150 mila euro – conclude - le aziende tessili indiane hanno bisogno dei prestiti delle banche e quindi è necessario che il governo lanci una nuova politica di finanziamento alle imprese”.

India, la ripresa è in anticipo di 4 mesi

Con una previsione di crescita di circa il 6% l’India continua a rimanere in mercato appetibile per il Made in Italy. Mentre Europa e Stati Uniti annaspano ancora nell’onda lunga della crisi finanziaria dello scorso ottobre, la locomotiva indiana ha ricominciato di nuovo a correre grazie alla ripresa della domanda interna e ai prestiti bancari agevolati. “L’India è in anticipo di 4 mesi rispetto alla ripresa degli altri Paesi – spiega Nicolò Tassoni, addetto commerciale della nostra ambasciata a Nuova Delhi – anche se ora sulle stime di crescita pesa l’incognita della produzione agricola seriamente compromessa dalle scarse piogge monsoniche di questa stagione”. Il settore dei beni durevoli, come auto e veicoli commerciali, che avevano patito di più la crisi dei consumi e la stretta creditizia, hanno cominciato a dare segnali di ripresa in primavera. Le grandi aziende italiane come Fiat, Piaggio, Carraro, New Holland hanno tirato un respiro di sollievo. L’inversione di tendenza è coincisa con le elezioni legislative che hanno dato ampio mandato al partito del Congresso e all’economista premier Mahmohan Singh escludendo dalla maggioranza le sinistre contrarie alle politiche di liberalizzazione economica. A luglio la produzione industriale ha registrato un aumento del 7% dopo un’accelerazione record di giugno del 7,8%. Il settore dell’informatica ha tenuto bene nonostante lo spauracchio di tagli dell’outsourcing americano.
In questo quadro l’ottimismo sull’India rimane intatto, anzi i mercati emergenti a Est sembrano essere sempre più l’unica ancora di salvezza per le nostre imprese “che anche nel picco della crisi hanno portato avanti i loro progetti” aggiunge Tassoni. Lo scorso aprile il gruppo Verlicchi, componentistica per moto, ha annunciato una joint venture con l’indiano Hema per realizzare uno stabilimento vicino a Bangalore. All’inizio dell’anno Bay Forge (gruppo Fomas) ha deciso di raddoppiare l’acciaieria a Chennai. Fiat ha lanciato a giugno la Grande Punto prodotta nel grande stabilimento congiunto con Tata Motors che sorge a Ranjangaon.
Gli indiani hanno ripreso a continuato a comprare il Made in Italy anche se c’è stato un quasi azzeramento delle esportazioni italiane in India tra dicembre e marzo che va a ridimensionare il boom del 2008.
Per quanto riguarda le firme della moda, da pochissimo presenti in India, il quadro ha molte luci e ombre. La “middle class” indiana ha ancora le gambe fragili ed è stata spaventata dalla crisi. Solo ora i nuovi centri commerciali cominciano di nuovo a riempirsi di acquirenti. “L’India è uno dei mercati più piccoli in tutta l’Asia per il lusso, ma con il tasso di crescita più elevata anche durante questo periodo di rallentamento della crescita – dicono da Luxottica, una realtà moto radicata in India, - Ciò significa che per un’azienda del lusso che viole entrare in India, ora ci vuole più tempo per raggiungere una massa critica e generare profitti visti gli investimenti iniziali molto elevati”.

Nuovo saggio dell'ambasciatore Toscano: “Il terrorismo non ha giustificazioni”


La premessa è che la società umana è dominata dal principio hobbesiano di “homo homini lupus” e che solo obbedendo alle regole di una “global governance” si possono vincere il terrorismo, il genocidio e la tortura, le tre forme di violenza che il mondo moderno dovrebbe assolutamente eliminare. Non ci sono giustificazioni ideologiche per chi ricorre alla violenza anche per una “giusta causa” secondo Roberto Toscano, ambasciatore italiano a Nuova Delhi e autore di un saggio intitolato “Between Terrorism and Global Governance” pubblicato dalla società di edizioni indiana Har-Anand Publications. Respingendo il presupposto dogmatico dello scontro di civiltà, il diplomatico italiano affronta i dilemmi del nuovo ordine mondiale post 11 settembre con un approccio estremamente pragmatico. “Se non è possibile vietare la guerra, allora introduciamo dei divieti nella guerra” dice citando il principio della Croce Rossa Internazionale. A questo proposito il ruolo del diritto internazionale è fondamentale e ne sa qualcosa Shashi Tharoor, ex funzionario delle Nazioni Unite, saggista e oggi sottosegretario indiano agli esteri, che è stato invitato a presentare il libro di Toscano ieri sera in un centro conferenze della capitale indiana. L’ambasciatore italiano, un esperto di diritto internazionale umanitario, è alla sua seconda pubblicazione da quando ha assunto servizio a Nuova Delhi un anno fa proveniente dalla sede diplomatica di Teheran. E’ dello scorso gennaio l’uscita del saggio “Beyond Violence. Principles for an Open Century” scritto insieme a Ramin Jahabengloo, l’intellettuale iraniano perseguitato dal regime di Teheran che vive in Canada.

martedì 25 agosto 2009

Pakistan, talebani annunciano morte di Baitullah Mehsud

Dopo la girandola di annunci e smentite durata una ventina di giorni, si è risolto ieri il giallo sulla morte di Baitullah Mehsud, il capo tribale Waziristan meridionale ritenuto responsabile delle più sanguinose stragi degli ultimi anni in Pakistan. Due suoi vicecomandanti hanno annunciato ieri con una telefonata all’agenzia di stampa AP che Mehsud è morto domenica scorsa in seguito alle ferite riportate nell’attacco missilistico americano del 5 agosto che ha colpito la casa del suocero in cui si trovava in compagnia della sua seconda moglie. La dichiarazione, che di sicuro è stata accolta con soddisfazione dal governo di Zardari, mette a tacere anche un'altra ridda di voci sulla lotta alla successione al vertice del movimento Tehrik e Taleban Pakistan, formato da gruppi estremisti del confine nord occidentale e da militanti Al Qaeda. La notizia del decesso di Mehsud è stata data congiuntamente dal suo giovane vice comandante e appartenente allo stesso gruppo tribale Hakimullah Mehsud, che avrebbe preso il suo posto e dal più anziano Waliur Rehman, che ora guida le milizie del Waziristan meridionale. Sono state cosi smentite le divergenze che sarebbero sorte tra i due candidati alla successione nel consiglio degli anziani convocato all’indomani del ferimento di Mehsud.

lunedì 24 agosto 2009

Pakistan, giornalista afghano ucciso e faide tra talebani

Un giornalista afghano freddato con quattro colpi di pistola, un attacco suicida a Peshawar contro un leader estremista e nuove voci contraddittorie sul successore del capo talebano Baitullah Mehsud. Se si mettono insieme queste notizie emerse negli ultimi due giorni in Pakistan, si potrebbe forse immaginare l’inizio di un nuovo scenario nella battaglia tra l’esercito e gli estremisti islamici. L’uccisione, smentita da alcuni capi talebani, del potente Mehsud, centrato da un missile della Cia il 5 agosto, avrebbe scatenato una faida all’interno del suo variegato gruppo che comprende capi tribali e militanti di Al Qaeda. L’attacco avvenuto domenica in un quartiere di Peshawar che ha ucciso tre passanti ne è un esempio. Un kamikaze si è fatto esplodere nella casa del fratello di Mubin Afridi, il portavoce di un gruppo islamico estremista ucciso il giorno prima da una bomba piazzata nella sua auto. Secondo alcuni analisti sarebbe in atto una sorta di guerra di mafia tra i vari capi tribali pashtun che lottano per la supremazia della regione e il controllo di diversi traffici illegali. Non è però chiaro se in questo quadro si possa collocare anche la bruta le esecuzione di Janullah Hashimzada, corrispondente dal Pakistan di una televisione afghana, avvenuta nel distretto di Kyber, mentre stava viaggiando a bordo di un pulmino.

domenica 9 agosto 2009

Pakistan, cristiani nel mirino degli estremisti

Su Famiglia Cristiana

Lahore
Gojra, nella provincia del Punjab, é il nuovo simbolo dell’intolleranza religiosa in Pakistan. In questa città a Sud di Lahore, vicino al confine con l’India, otto persone sono state bruciate vive da 3 mila fanatici musulmani che hanno assaltato il quartiere cristiano. Il rogo é avvenuto sotto lo sguardo complice della polizia e dopo che gli assalitori avevano bloccato strade e ferrovia. Tra i carbonizzati ci sono anche un bambino di sette anni e quattro donne. Cinquanta case sono state distrutte, centinaia di famiglie sono senza tetto e il villaggio é ora presidiato da reparti dell’esercito inviati dal presidente Asif Ali Zardari che è intervenuto subito, promettendo il pugno di ferro contro i responsabili. La polizia ha arrestato decine di persone incluso il leader del movimento clandestino Sipah-i-Sahaba, principale indiziato della strage.
Era una tragedia annunciata. Il giorno prima un gruppo di fanatici aveva distrutto e saccheggiato due chiese nel vicino villaggio di Korian. La rabbia anticristiana era esplosa in seguito a un presunto caso di profanazione da parte di tre cristiani che, durante una festa di nozze, il 29 luglio, avrebbero bruciato alcune pagine del Corano. A poco erano servite le smentite ufficiali («la storia della profanazione è falsa») e le richieste d’aiuto dei cristiani alle autoritá.
La scia di discriminazioni e violenze contro i circa 3 milioni di cristiani pachistani, la metá dei quali cattolici, inizia con l’introduzione della legge contro la blasfemia nel 1977, è cresciuta dopo l’11 settembre 2001, quando il Pakistan ha dichiarato guerra ai talebani e ad Al Qaeda, ed è ancora aumentata nell’aprile scorso, vista l’introduzione della sharia, la legge islamica, nella Swat Valley.
Monsignor Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pakistana, era intervenuto pubblicamente scrivendo che la sharia nella Swat Valley rappresentava «una totale mancanza di considerazione nei confronti delle minoranze e dei loro diritti», sanciti nel 1947, dall’Assemblea costituente. È un fatto che molti cristiani sono stati costretti a scappare dalle zone pashtun del Nordovest dove i non musulmani, per professare la loro fede, ora sono obbligati a pagare la jizya (la tassa imposta dai seguaci dell’Islam ai fedeli delle religioni del Libro, cristiani ed ebrei).
I cristiani, che appartengono agli strati sociali piú bassi, sono considerati come “intoccabili” dalla societá pachistana. Le donne sono associate al mestiere di swepeer, donne delle pulizie, e sono spesso umiliate oppure, peggio, vittime di molestie sessuali se non addirittura di stupri. A Islamabad migliaia di cristiani vivono da anni in baraccopoli, semi abusive, che la municipalitá demolisce di tanto in tanto. Nel centrale Sitara Market, oltre 500 persone da settimane bivaccano su uno spartitraffico, sotto striscioni in cui si appellano alle ambasciate straniere e al Vaticano
Maria Grazia Coggiola

Pakistan. si scatena lotta per successione di Baitullah Mehsud

Continua il giallo sulla morte del capo talebano Baitullah Mehsud e di altri leader del sud del Waziristan che sarebbero stati uccisi in seguito a un diverbio sulla successione. Il consigliere americano per la sicurezza nazionale James Jones ha detto in un’intervista di avere una certezza del 90 per cento che Mehsud sia stato ucciso nell’attacco di mercoledi notte quando un aereo drone della Cia ha distrutto la casa del suocero dove si trovava con la seconda moglie. Il governo pachistano ha riferito che presto sarà in grado di fornire prove scientifiche della sua eliminazione. Ma dal Sud del Waziristan, controllato dai talebani e off limits per giornalisti, emergono notizie confuse e contraddittorie. Si dice per esempio che il giovane vice comandante Hakimullah Mehsud, dello stesso gruppo tribale, sia morto in uno scontro a fuoco con il rivale Wali ur Rehman durante un vertice tribale che avrebbe dovuto eleggere il successore. Ma lo stesso Rehman ha smentito in una telefonata a un’agenzia di stampa l’esistenza di divergenze e ha detto che Hakimullah Mehsud convocherà presto i giornalisti.
Se sarà confermata, la morte di Baitullah Mehsud potrebbe essere un durissimo colpo per il suo gruppo Tehrik-e-Taleban Pakistan, un’alleanza di diversi capi tribu e di militanti di Al Qaeda, creato nel dicembre del 2007 per combattere il governo pachistano e imporre la legge coranica. Le divergenze che sarebbero già sorte tra i vari leader sono il segno che sarà difficile trovare un sostituto di Mehsud.

sabato 8 agosto 2009

Sri Lanka, oggi si vota a Jaffna e Vavunya

Non c’era solo la sua seconda moglie nell’edificio distrutto due giorni nel Waziristan meridionale fa da un aereo drone americano, ma anche il leader dei talebani pachistani, Baitullah Mehsud, che sarebbe stato ucciso nell’attacco notturno. Fonti di intelligence hanno confermato la sua morte, anche se nessuno ha visto il corpo. I portavoce dei talebani hanno riferito che si sono già tenuti i funerali e che oggi dopo la preghiera del venerdì si riunirà il consiglio locale, la shura, per scegliere un successore alla guida del gruppo Tehrik-e-Taleban che conta migliaia di combattenti, tra cui ex mujahiddin e militanti di Al Qaeda.
L’eliminazione del supericercato Mehsud è un successo significativo per l’esercito pachistano che da alcuni mesi è impegnato in una controversa offensiva militare nella valle di Swat e nel sud del Waziristan. E probabilmente metterà anche a tacere le critiche di Islamabad contro l’uso dei droni della Cia sul proprio territorio contro le basi della leadership talebana. Negli ultimi due anni Mehsud è emerso come un personaggio di primo piano come mandante di una lunga serie di stragi tese a destabilizzare il Paese. E’ ritenuto responsabile anche dell’uccisione dell’ex premier Benazir Bhutto nel dicembre del 2006, su cui ora sta indagando una commissione delle Nazioni Unite. Secondo alcuni esperti si tratta di un duro colpo per i vertici talebani ma non significa la sconfitta. Come avvenuto in passato, ci sono almeno altri tre capi tribali del sud del Waziristan pronti a prendere il suo posto.

venerdì 7 agosto 2009

Pakistan, ucciso da un missile americano il leader talebano Baitullah Mehsud

Non c’era solo la sua seconda moglie nell’edificio distrutto due giorni nel Waziristan meridionale fa da un aereo drone americano, ma anche il leader dei talebani pachistani, Baitullah Mehsud, che sarebbe stato ucciso nell’attacco notturno. Fonti di intelligence hanno confermato la sua morte, anche se nessuno ha visto il corpo. I portavoce dei talebani hanno riferito che si sono già tenuti i funerali e che oggi dopo la preghiera del venerdì si riunirà il consiglio locale, la shura, per scegliere un successore alla guida del gruppo Tehrik-e-Taleban che conta migliaia di combattenti, tra cui ex mujahiddin e militanti di Al Qaeda.
L’eliminazione del supericercato Mehsud è un successo significativo per l’esercito pachistano che da alcuni mesi è impegnato in una controversa offensiva militare nella valle di Swat e nel sud del Waziristan. E probabilmente metterà anche a tacere le critiche di Islamabad contro l’uso dei droni della Cia sul proprio territorio contro le basi della leadership talebana. Negli ultimi due anni Mehsud è emerso come un personaggio di primo piano come mandante di una lunga serie di stragi tese a destabilizzare il Paese. E’ ritenuto responsabile anche dell’uccisione dell’ex premier Benazir Bhutto nel dicembre del 2006, su cui ora sta indagando una commissione delle Nazioni Unite. Secondo alcuni esperti si tratta di un duro colpo per i vertici talebani ma non significa la sconfitta. Come avvenuto in passato, ci sono almeno altri tre capi tribali del sud del Waziristan pronti a prendere il suo posto.

giovedì 6 agosto 2009

Tre mussulmani condannati a morte per duplice strage a Mumbai nel 2003

“Questa sentenza è un forte segnale per tutti coloro che hanno compiuto atti di terrore a Mumbai”. Cosi i giudici del tribunale speciale sull’antiterrorismo hanno commentato le tre condanne a morte per il duplice attentato del 2003 costato la vita a oltre cinquanta persone. Tre mussulmani, tra cui una donna, sono stati ritenuti responsabili dell’esecuzione materiale della strage organizzata - secondo loro - per vendicare i pogrom contro i mussulmani del Gujarat nel 2002. Avrebbero preparato a casa le bombe e poi le avrebbero lasciate in due taxi parcheggiati in mezzo alla folla a Gateway of India, il simbolo di Mumbai e nel mercato dei gioielli di Zaveri. I tre hanno ammesso di essere stati indottrinati dalla Lashkar-e-Taiba, gruppo estremista pachistano, accusato di aver organizzato molti attentati in India, tra cui anche quello del novembre scorso agli hotel di Mumbai.
A nulla sono valse le preghiere della donna, Fehmida Syed, di 46 anni, che ha detto di aver obbedito agli ordini del marito Hanif. E’ la seconda donna a essere condannata alla pena capitale in India per terrorismo dopo Nalini, la complice nell’uccisione dell’ex statista Rajiv Gandhi, che si trova ancora nel braccio della morte. Le esecuzioni sono rare in India. L’ultimo a salire sul patibolo era stato uno stupratore nel 2004 dopo un intervallo di dieci anni.

Waziristan, uccisa la moglie di Baisullah Mehsud

Non é chiaro se l'obiettivo dell'attacco missilistico delal scorsa notte era Baitullah Mehsud, il leader talebano supericercato oppure suo suocero Maulana Ikram ud Din, un capo religioso locale che perio non ha nessun ruolo nel gruppo islamico estremista. Nel raid effettuato con un aereo drone sarebbe peró morta la seconda moglie di Mehsud che in quel momento si trovava nella casa del padre nel villaggio di Laddah, nel sud del waziristan, che é stata completamente distrutta. Almeno 4 bambini e alcune donne sarebbero ferite, secondo notizie che non sono peró state confermate. Nell'ultimo anno gli Stati Uniti con l'aiuto dei servizi segreti hanno lanciato una cinquantina di attacchi con aerei pilotati a distanza contro presunte basi dei talebani e di Al Qaeda nelle zone montagne al confine con l' Afghanistan. I raid che avrebbero ucciso 500 persone, tra cui molti civili,, sono fortemente criticati dal governo di Zardari contrario a interferenze americane dirette sul proprio territorio. Lo stesso esercito pachistano é impegnato da molte settimane in un'offensiva nel sud del waziristan diretta a eliminare l'ex mujahiddin Mehsud, ritenuto responsabile di molte stragi tra cui quella che ha ucciso l'ex premoere Benazir Bhutto.