lunedì 4 ottobre 2010

Giochi Commonwealth, l'India ce l'ha fatta

NEW DELHI – La stazione della metropolitana dello stadio Jawaharlal Nehru e’ stata aperta appena poche ora prima dell’inaugurazione dei Giochi del Commonwealth, le mini olimpiadi delle ex colonie britanniche che iniziano oggi a New Delhi. I corrimano delle scale sono ancora incellofanati e sporchi di calcestruzzo, ma sono avvolti da ghirlande di garofani arancioni. Sulla riuscita di questo evento sportivo internazionale, l’India si gioca la faccia e anche la reputazione di seconda potenza emergente dopo la Cina. Come per Pechino nel 2008, questa e’ per New Delhi l’occasione di mostrare al mondo la ‘’nuova India’’. Dopo tanti scandali, polemiche e emergenze per il terrorismo e per la febbre dengue (che c’e’ ancora), l’India ce l’ha fatta. Il megaspettacolo di ieri sera, realizzato in parte grazie a una coreografia made in Italy, ha messo a tacere ogni diatriba. ‘’Il sogno dell’India si e’ realizzato, e’ arrivato il nostro momento’’ ha detto il reponsabile dell’organizzazione Suresh Kalmadi, politico del partito del Congresso di Sonia Gandhi, che nei giorni scorsi era diventato il parafulmine di tutte le contestazioni.
Fino a due settimane fa, questi erano i ‘’giochi della vergogna’’ e sembrava addirittura che venissero sospesi causando una irrimediabile figuraccia per una nazione che ambisce a diventare una ‘’superpower’’. Alcune delle 71 nazioni partecipanti, tra cui Canada e Australia, avevano definito ‘’inabitabile’’ il villaggio dei 6.700 atleti costruito nei pressi dell’inquinatissimo fiume Yamuna. Erano circolate immagini di bagni ricoperti di sputi arancioni causati dal ‘’paan’’, di impronte di zampe di cani sui letti e di scantinati imputriditi dalle piogge monsoniche. Insomma un disastro. Come se non bastasse nello stesso giorno era crollata una passerella pedonale destinata a trasportare il pubblico dal parcheggio ferendo oltre 20 operai. E 24 ore dopo, era venuto giu’ parte del controsoffitto del centro dove si tengono le gare di sollevamento pesi. La stampa aveva accusato gli organizzatori di aver affidato i lavori a imprese corrotte e incapaci. Il mega maquillage della citta’, l’ammodernamento di strutture decrepite e le nuove strade e cavalcavia per decongestionare la metropoli di 16 milioni di abitanti, sono costate all’erario ben 17 miliardi di dollari, parecchie volte quanto preventivato. Negli ultimi due anni New Delhi e’ stata rivoltata come un calzino con enormi disagi per la popolazione e soprattutto per i poveracci spesso cacciati in malo modo insieme ai cani randagi, scimmie e vacche sacre ormai quasi scomparse, almeno nei quartieri abbienti. Tutto in nome dei Giochi del Commonwealth, diventati per il governo come una sorta di banco di prova per mostrare al mondo che l’India non era piu’ Terzo Mondo. Per questo, le ultime due settimane sono state insonni per molti, a partire dal primo ministro, l’anziano economista dal turbante blu Manmohan Singh, fino alla governatrice della citta’ Sheila Dikshit che ha reclutato un esercito di 1.500 addetti alle pulizie dagli hotel al cinque stelle per lustrare le stanze degli atleti. Come se non bastasse, all’elenco delle disgrazie si era aggiunta anche la febbre dengue, una malattia causata dalle zanzare e abbastanza frequente in India durante la stagione monsonica. Con le piogge eccezionali di quest’anno che hanno allagato parte della metropoli e’ scoppiata una vera e propria epidemia che e’ ancora in corso nonostante l’arrivo del bel tempo. Proprio ieri si e’ verificato il primo caso tra gli atleti del villaggio. Un giocatore della nazionale Indiana di bocce, Ruptu Gogoi, e’ stato contagiato e si teme che anche altri possano subire la stessa sorte. Evidentemente le frequenti disinfestazioni della zona non sono servite. Nei giorni scorsi diversi sportivi avevano annullato la propria partecipazione proprio per paura di malattie e anche di attentati. Lo scorso 17 settembre, due cittadini taiwanesi erano stati feriti in una sparatoria davanti alla moschea Jamaa Masjid, nel centro storico. L’azione era stata rivendicata da un gruppo estremista islamico legato ai jihadisti pachistani che minacciava attacchi contro gli stranieri durante i Giochi. Dopo le stragi di Mumbai del 2008, l’incubo del terrorismo non e’ mai svanito in India, anzi sembra essersi ingigantito dopo i disordini estivi nella regione del Kashmir indiano, eterno nodo irrisolto della tensione tra India e Pakistan. Il ministro P.K. Chidambaram non ha voluto correre rischi. A protezione di stadi e palazzetti dello sport, trasformati in fortezze con filo spinato, sono stati dispiegati circa 100 mila tra poliziotti e forze paramilitari. Da ieri fino alla fine delle gare, il 14 ottobre, New Delhi sara’ blindata.

sabato 2 ottobre 2010

Giochi Commonwealth, domani cerimonia con un tocco italiano

Dopo le polemiche sulla sporcizia, il crollo di una passerella pedonale, l'emergenza della febbre dengue e perfino quella dei serpenti cobra, i Giochi del Commonwealth si aprono domani a New Delhi tra un imponente e isterico servizio di sicurezza mobilitato per la paura di attentati terroristici. La capitale indiana, tirata a lucido e ''ripulita'' di mendicanti, cani randagi e perfino vacche sacre, e' pronta a dare il via alle gare che vedono coinvolti fino al 14 ottobre circa 6.700 atleti da 71 ex colonie britanniche in 17 discipline sportive. La cerimonia di inaugurazione di domani sera sara' coprodotta dalla societa' italiana K-Event con una coreografia da 6 milioni di euro, parte di un costo globale di 48 milioni di euro, che prevede un gigantesco pallone aerostatico sospeso sopra l'avveniristico stadio Jawaharlal Nehru. La spesa era stata contestata per essere un inutile spreco di denaro pubblico.
E ' la terza volta nella sua storia che l'India ospita un evento sportivo internazionale, dopo gli Asian Games del 1951 e del 1982, e questa 19esima edizione sara' ''la piu' imponente mai realizzata'' ha affermato oggi il segretario generale del Comitato organizzativo, Lalit Bhanot. Era stato proprio lui, la scorsa settimana, a essere al centro di una bufera mediatica per aver detto che ''gli standard d'igiene in India erano differenti da quelli richiesti dagli ospiti stranieri''. Diverse delegazioni straniere, tra cui australiani, canadesi, neozelandesi e britannici, avevano definito ''inabitabile'' il villaggio degli atleti costruito sulle rive dell'inquinatissimo fiume Yamuna e, come tutte le altre strutture sportive, consegnato con forte ritardo agli organizzatori. Le accuse di sporcizia e incuria sono pero' svanite dopo l'intervento di centinaia di addetti alle pulizie reclutati dagli alberghi a 5 stelle della capitale. Gli stessi atleti che minacciavano di non mettere piede a New Delhi adesso dicono di ''essere impressionati'' dalla struttura e anche dal cordone di protezione imposto dopo l'allarme scoppiato in seguito all'attacco a due taiwanesi lo scorso 19 settembre davanti alla moschea Jamaa Masjid. Perfino il direttore della Cia, Leon Panetta, che oggi si trova a New Delhi, ha discusso di sicurezza dei Giochi negli incontri con i responsabili indiani.
In coincidenza con l'arrivo del sole, dopo una interminabile stagione di piogge monsoniche, sono evaporate tutte le polemiche, oltre che le pozzanghere e gli acquitrini dove proliferavano le zanzare veicolo del dengue. Perfino la passerella pedonale, che collega un parcheggio allo stadio principale, crollata per un cedimento strutturale, e' stata ricostruita in soli cinque giorni grazie all'intervento dell'esercito.
Ad aprire la cerimonia nel nuovo stadio Jawaharlal Nehru, che non e' il ''nido di uccelli'' di Pechino, ma una replica di quello esistente a Foshan, Guangdong, sara' il principe Carlo gia' arrivato a New Delhi con la moglie Camilla, reduce da una cura di ringiovanimento in un centro salute di Bangalore. Sostituira' la regina a cui spettava il compito di aprire i Giochi ma che, a causa di altri impegni, aveva dato forfait. Saranno assenti anche molti campioni olimpici che hanno rinunciato alle gare perche', come hanno detto alcuni di loro, ''non volevano rischiare la vita''. Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e altri paesi occidentali avevano avvertito i propri connazionali su ''un alto rischio'' di attentati. L'avvertimento ha scoraggiato l'arrivo di turisti, da una parte, ma anche la partenza di molti abitanti della capitale che, approfittando delle scuole chiuse in anticipo, hanno scelto uno dei tanti ''pacchetti Giochi Commonwealth'' per andarsene in vacanza.
Le defezioni eccellenti potranno forse permettere all'India, un paese che non brilla per risultati sportivi ma che gareggia con un maxi contingente di 619 atleti, di raggiungere l'obiettivo prefissato di un terzo posto nel medagliere.

venerdì 1 ottobre 2010

Sri Lanka, Fonseka condannato a 2 anni e mezzo di carcere

Il presidente cingalese Mahinda Rajapaksa ha confermato la condanna a 30 mesi di carcere inflitta all'ex generale Sarath Fonseka, da una corte marziale. Lo riferiscono oggi i media locali precisando che l'ex capo di stato maggiore potrebbe perdere il posto da deputato nel parlamento di Colombo.
Fonseka, uno dei principali oppositori del governo nazionalista di Rajapaksa, era stato accusato di quattro casi di corruzione nell'ambito di forniture militare avvenute quando era capo di stato maggiore della difesa. Uno dei due tribunali militari che lo stanno giudicando lo aveva condannato lo scorso 17 settembre a tre anni di prigione, ma la sentenza doveva essere approvata da Rajapaksa, che e' comandante delle forze armate.
Secondo quanto riporta il quotidiano 'The Island'', il verdetto potrebbe essere ''rivisto'' qualora Fonseka ''presenti una richiesta di grazia direttamente al presidente''.

L'ex generale era stato arrestato lo scorso gennaio dopo la sua sconfitta nelle elezioni presidenziali e da allora era detenuto in una base militare a Colombo. Da ieri e' stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Welikada.

Ayodhya, bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Dopo 60 anni di battaglie legali e una lunga scia di violenze, un tribunale indiano ha scritto oggi, con una sentenza salomonica, l'ultimo capitolo della storia di Ayodhya, la citta' dello stato settentrionale dell'Uttar Pradesh, simbolo del nazionalismo indu' e fonte di sanguinosissimi scontri con la minoranza dei 130 milioni mussulmani. Per tutto il pomeriggio l'India ha aspettato con il fiato sospeso il verdetto dell'alta corte di Allahabad che si doveva pronunciare sulla proprieta' del luogo sacro dove i ''saffron'', i radicali indu', demolirono a mani nude una moschea del XVI secolo. C'era la paura che nel nome di Ayodhya di nuovo potessero scoppiare i pogrom come quelli del Gujarat nel 2005. Spesso nella storia dell'India e' bastata una scintilla per far esplodere tensioni interreligiose che covano sotto la cenere e che improvvisamente diventano incontrollabili.
La sentenza della corte (che non si e' pronunciata all'unanimita', ma con una maggioranza di due giudici su tre) prevede una formula di compromesso. Il terreno conteso, nel centro di Ayodhya, ''la citta' costruita dagli dei'' come recitano i libri vedici, sara' diviso in tre parti uguali: tra gli indu' che vogliono costruire un grande tempio dedicato al dio Rama, un'associazione induista e l'ente mussulmano che rivendicava la proprieta' del sito dove c'era la moschea del 1528 costruita dall'imperatore mughal Babar. In attesa di tracciare le divisioni, il tribunale ha ordinato una moratoria di tre mesi in cui dovra' essere mantenuto lo status quo. La soluzione riconosce quindi il diritto degli indu' a pregare nello storico luogo sacro e, nello stesso tempo, non ''estromette'' del tutto i mussulmani, che sono i legittimi proprietari. Reagendo al verdetto, il ''falco'' del partito indu nazionalista del Bjp (Partito popolare indiano), L.K. Advani, che partecipo' alla demolizione della moschea, ha espresso soddisfazione e ha anche proposto una riconciliazione tra le comunita' religiose. ''Si apre un nuovo capitolo per l'integrazione nazionale e una nuova era per pacifiche relazioni tra le comunita' religiose'' ha detto in un comunicato letto stasera davanti alle telecamere delle tv indiane. Advani ha poi sottolineato che la corte ''ha riconosciuto chiaramente l'esistenza di rovine induiste'' preislamiche, che era quello su cui si battevano gli estremisti della destra indu' dell'Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh), considerato un movimento con tendenze fasciste.
Meno contenti, ma non del tutto delusi, i responsabili dell'autorita' mussulmana sunnita Wafq, che probabilmente presenteranno ricorso presso la Corte Suprema. C'e' quindi ancora la possibilita' che il massimo organo giudiziario riapra l'annosa controversia.
Fin dalla scorsa settimana, quando la Corte Suprema ha dato il via libera alla sentenza di oggi, il governo ha cercato di giocare in anticipo con ripetuti appelli alla calma, detenzioni preventive di sospetti facinorosi, dispiegamento di truppe nei luoghi ''caldi'' dell'Uttar Pradesh e perfino con il blocco degli sms collettivi sui telefonini. In diverse citta', scuole e uffici sono stati chiusi in anticipo e molti mercati sono rimasti deserti. Tensione palpabile anche a New Delhi, dove domenica si aprono i Giochi dei Commonwealth e dove c'e' massima allerta per la paura di attentati terroristici