venerdì 14 ottobre 2011

Bhutan, il principe azzurro dell'Himalaya si sposa

Come in una favola moderna, il giovane e aitante re del Bhutan, Jigme Khesar Namgyel Wangchuk, soprannominato ''il principe azzurro dell'Himalaya'', convolera' a nozze domani con una ragazza di origini borghesi rompendo una tradizione secolare del piccolo regno buddista incastonato tra Cina e India, uno degli ultimi incontaminati Shangri La' del mondo. La cerimonia, che durera' tre giorni, si svolgera' secondo una rigida tradizione in un castello a due ore dalla capitale Timphu dall'emblematico nome di ''Palazzo della Grande Felicita''' immerso in una vallata paradisiaca a 1.200 metri di altitudine. Non ci saranno ospiti dell'aristocrazia come all'incoronazione del giovane sovrano nel 2008, ma solo semplici cittadini e i rappresentanti di 25 Paesi, gli unici con cui il regno ha rapporti diplomatici, tra cui non c'e' l'Italia. La storia d'amore tra re Jigme e Jetsun Pema, studentessa universitaria di 21 anni con padre pilota d'aereo, e' stata resa nota lo scorso maggio al Parlamento. ''Ho pensato a lungo a questo passo e ora ho deciso'' aveva detto in quella occasione il sovrano che e', secondo il titolo ufficiale, il ''Quinto re del Dragone''. ''Anche se e' giovane, ha un cuore generoso e un dolce carattere. Queste qualita', unite all'esperienza che acquisira' con gli anni, ne faranno una brava regina'' aveva aggiunto per convincere i suoi sudditi. Da quando e' salito al trono dopo l'abdicazione del padre (che ha quattro mogli), il suo obiettivo e' stato prendere a picconate la monarchia assoluta e adeguarla ai tempi moderni. Fresco di studi a Oxford, ha introdotto le elezioni, la Costituzione, il Parlamento e si e' reso accessibile alla sua gente ''che spesso invita a prendere un te''' come scrivono i giornali locali. Durante il recente terremoto e' andato di persona, con un trekking, a ispezionare i villaggi danneggiati al confine con lo stato indiano del Sikkim. Questa sua semplicita' lo ha reso molto popolare tra i 700 mila cittadini che lo adorano. Sulla sua pagina di Facebook, dove ci sono le foto della coppia reale e i dettagli delle nozze, si legge che ''sua Maesta' e' un appassionato di arte e di fotografia. Gli piace viaggiare e imparare da differenti culture, la maggior parte dei suoi viaggi sono in Bhutan nei villaggi rurali''. Grazie all'aspetto da divo hollywoodiano e il fisico sportivo (e' giocatore di basket) e' diventato un idolo femminile in Thailandia dove si era recato per una visita. E' li' che lo hanno battezzato il ''principe azzurro dell'Himalaya''. Da settimane l'intero regno sta preparando le nozze che saranno seguite da 160 giornalisti, un record per un Paese che raramente finisce sui media, se non per curiosita' come quella del divieto di fumo su tutto il territorio nazionale e l'introduzione dell'Indice della Felicita' come indicatore economico. Strade e case sono stati tappezzati con le immagini della coppia, nei tipici costumi tradizionali e sono stati emessi dei francobolli celebrativi. La cerimonia di domani nell'antica capitale di Punakha sara' condotta da un monaco speciale chiamato Je Khenpo e seguita da gare di tiro con l'arco, lo sport nazionale bhutanese. Gli sposi hanno deciso di trascorrere la luna di miele nella vicina India dove li attende un treno a loro riservato che li portera' a vedere i palazzi dei maharaja e le tigri del Rajasthan, tanto per concludere la favola.

giovedì 13 ottobre 2011

Bhutan, nozze reali tra re Dragone e la studentessa

Il Bhutan, piccolo regno stretto tra i picchi himalayani di India e Cina, ha celebrato oggi le nozze del giovane re Jigme Khesar Namgyal Wangchuck con la ventunenne Jetsun Pema, una studentessa di origini non nobili e figlia di un pilota di aerei. Il monarca di 31 anni, definito dai giornali asiatici come il "principe azzurro dell'Himalaya" per la sua avvenenza, ha scelto una cerimonia semplice senza teste coronate o personaggi famosi, celebrata in diretta televisiva con un complessa liturgia officiata da cento monaci nello spettacolare monastero di Punakha, l'antica capitale del regno. Le nozze si sono svolte in un'atmosfera di altri tempi con un misto di tradizioni medioevali e rituali buddisti che sono ancora molto radicati nel "regno del Dragone tuonante" come è chiamato questo Paese, uno dei più affascinanti e esotici perché rimasto impermeabile alla modernità e al turismo di massa. Secondo il calendario astrologico della coppia, la celebrazione è iniziata esattamente alle 8.20 del mattino (ora locale) con l'arrivo del sovrano all'interno del principale cortile della fortezza del XVII secolo arroccata su un cucuzzolo con un panorama mozzafiato. Il sovrano, che nel 2008 è diventato il quinto "re del Dragone" dopo l'abdicazione del padre, vestiva un costume broccato a fiori con i simboli della monarchia, un lungo scialle giallo e la "corona del corvo" (uccello nazionale). Dopo poco tempo ha fatto ingresso anche la sposa vestita con un abito rosso ornato d'oro, tra rullio di tamburi e il suono delle lunghe trombe buddiste seguita da una processione di monaci, sbandieratori e anche un piccolo di elefante. A condurre l'elaborato rito è stato il capo spirituale del Bhutan detto Je Khempo dietro un enorme arazzo raffigurante re Zhabdrung, monaco guerriero fondatore del regno. Nella lunga serie di offerte propiziatorie, il re ha anche bevuto un calice di "ambrosia", un nettare simboleggiante la vita eterna, come quello della mitologia greca. Quindi re Jigme, scendendo da un trono sormontato da una statua dorata di Buddha, ha posto una corona di seta ricamata sul capo della emozionatissima e perfino spaventata fidanzata. Alla fine della cerimonia, gli sposi, visibilmente tesi, sono usciti per salutare parenti (il re ha quattro fratelli e cinque sorelle) e la piccola folla di sudditi che si era radunata fuori dal castello reale. Domani i festeggiamenti si sposteranno nella capitale di Thimpu, dove si terrà il banchetto ufficiale con i selezionati ospiti stranieri, tra cui anche Rahul e Priyanka Gandhi, i figli della presidente del partito indiano del Congresso Sonia Gandhi. La favola moderna del giovane "re Drago" che sposa la sua innamorata in un'atmosfera da fiaba ha catturato l'attenzione dei media mondiali. Il regno himalayano, famoso per aver sostituito l'indice economico del Prodotto nazionale lordo con la Felicità nazionale lorda, è spesso dipinto come uno Shangri Là incontaminato. Ma scavando dietro la facciata ci sono delle profonde crepe che sono riaffiorate pochi giorni prima delle nozze reali. Lo scorso 11 ottobre, due potenti esplosioni hanno scosso il mercato della città di Phuentsholing, sulla frontiera con l'India. Si sospettano guerriglieri comunisti che si battono per i diritti di decine di migliaia di rifugiati bhutanesi di etnia nepalese e religione indù esiliati al confine con il Nepal e l'India vittime di una "pulizia etnica" da parte della monarchia negli anni Novanta e che si trovano ora sotto la protezione delle Nazioni Unite.

sabato 8 ottobre 2011

Pakistan, ucciso giornalista a Lahore

Un giornalista pachistano e' stato ucciso in una casa di Lahore dove si era trasferito in seguito a minacce di morte. Lo riferiscono oggi i media locali. Faisal Qureshi, 28 anni, lavorava per un sito internet britannico e, secondo i familiari era di recente nel mirino di alcuni esponenti di un partito politico. La polizia ha trovato ieri il suo cadavere, riverso in una pozza di sangue, in un alloggio appartenente al fratello che dirige ''The London Post'', una pubblicazione on line dedicata agli affari pachistani che ha sede a Londra. Qureshi, che viveva da solo, aveva cambiato casa dopo le minacce ricevute in seguito alla pubblicazione di un articolo su un politico locale. Da una prima ricostruzione risulta che e' stato accoltellato giovedi' sera. Dalla sua stanza sono spariti anche il suo computer portatile e il telefonino. Lo scorso maggio il reporter e analista Syed Salim Shahzad, esperto di Al Qaida e responsabile di Asia Times Online, era stato sequestrato e ucciso dopo essere stato barbaramente torturato.

mercoledì 5 ottobre 2011

Presidente Karzai a Delhi: ''stop dialogo con talebani''

'Afghanistan chiude le porte al dialogo con i talebani, ma le apre al 'fratello gemello' Pakistan nonostante i sospetti di connivenza dei servizi di Islamabad con gruppi terroristi islamici che puntano sempre più in alto come dimostra la scoperta di un complotto per uccidere il presidente Hamid Karzai. Proprio dal capo dello stato afghano, che oggi ha concluso una visita di due giorni a New Delhi, è arrivata la conferma di un cambio di rotta nel tentativo di traghettare il Paese verso la normalità in vista del disimpegno americano. "Abbiamo deciso di non parlare più con i talebani perché non conosciamo più il loro indirizzo" ha detto alla platea di un think tank della capitale indiana dove ha tenuto una conferenza sul futuro della regione sud-asiatica. "I talebani hanno inviato un loro messaggero di pace che si è trasformato in un attentatore suicida", ha aggiunto riferendosi all'assassinio del 20 settembre dell'ex presidente Burhanuddin Rabbani che - secondo i servizi afghani - sarebbe stato ideato in Pakistan. Nella turbolenta regione di frontiera pachistana si erano addestrati alcuni militanti arrestati dagli afghani con l'accusa di volere assassinare Karzai attraverso il reclutamento di una sua guardia del corpo. A rivelarlo è stato oggi un portavoce del ministero dell'Interno di Kabul. Sei uomini, tra cui uno studente e un professore di medicina, connessi ad Al Qaida e al gruppo armato Haqqani sono stati catturati la scorsa settimana in un'operazione di intelligence. Il mancato attentato, di cui peraltro Karzai non ha fatto cenno, non fa che confermare il fallimento dell'approccio seguito finora per cercare un dialogo che adesso "sarà più incentrato sulle relazioni tra Paesi piuttosto che con individui che non possiamo trovare" ha detto. Nonostante le pesanti insinuazioni della scorsa settimana su sospette complicità del servizio segreto pachistano Isi nell'omicidio di Rabbani, il presidente afghano è convinto che il Pakistan sia un interlocutore privilegiato, se non obbligato, per riappacificare il Paese. A questo proposito ha voluto sgomberare il campo da ogni incomprensione a proposito di un importante accordo di partenariato siglato ieri con il premier indiano Manmohan Singh, che prevede, tra l'altro, l'addestramento delle forze armate da parte degli indiani, una iniziativa da tempo nel cassetto, ma sempre rimandata per non irritare Islamabad. "Questa intesa non é diretta contro nessun Paese" ha precisato. L'India "é un grande amico" e il Pakistan è un "fratello gemello". E "l'accordo che abbiamo fatto con il nostro amico, non intende danneggiare nostro fratello". Mentre Kabul interrompe i negoziati con i talebani, gli Usa sembrano però imboccare un'altra strada. Il Wall Street Journal ha rivelato oggi che incontri segreti con gli Haqqani sarebbero avvenuti la scorsa estate con l'obbiettivo di avviare negoziati. E' stata probabilmente una mossa di realpolitik voluta da Washington, ma che potrebbe essere ormai superata oggi dato che la temibile organizzazione è diventata il nemico numero uno. Proprio oggi la Nato ha annunciato di avere ucciso in un raid aereo un presunto comandante, noto come 'Dilawar', nella provincia di confine di Khost.

martedì 4 ottobre 2011

Dalai Lama senza visto rinuncia a visita in Sudafrica

Il Dalai Lama, il leader spirituale dei tibetani, ha cancellato una visita in Sudafrica in occasione degli 80 anni dell'arcivescovo Desmond Tutu a causa del mancato rilascio del visto di ingresso. Il governo di Pretoria ha detto che la pratica era stata presentata in ritardo, ma secondo i sostenitori dei tibetani si tratta di un cedimento alle pressioni di Pechino che ha degli stretti legami economici e commerciali con il paese africano. Il 76 enne Dalai Lama, che di recente si è dimesso da capo politico della diaspora tibetana lasciando l'incarico a un premier eletto democraticamente, avrebbe dovuto visitare il Sudafrica da giovedi fino al 14 ottobre su invito del centro per la pace Desmond Tutu. Nei prossimi giorni erano in programma diverse conferenze e celebrazioni del compleanno il 7 ottobre del famoso religioso anti apartheid insieme ad altre celebrità come il cantante Bono, l'ex presidente Usa Jimmy Carter e l'ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan. Il Dalai Lama avrebbe dovuto anche presentare una biografia dell'arcivescovo da lui spesso definito come "un fratello spirituale maggiore". Secondo un comunicato dell'ufficio del governo tibetano di New Delhi, la domanda per il visto era stata avviata a fine agosto e il passaporto era stato consegnato due settimane fa all'ambasciata del Sudafrica di New Delhi. Nonostante le sollecitazioni dello stesso Tutu e le proteste degli attivisti per il temporeggiamento del governo di Jacob Zuma, "il permesso non è arrivato in tempo". "Siamo convinti - prosegue la nota - che ci sia una ragione o delle ragioni che hanno spinto il governo sudafricano a non ritenere opportuno il rilascio". E' la seconda volta che il Premio Nobel per la Pace non ottiene il visto di ingresso nel Paese di Nelson Mandela. Già nel 2009 le autorità sudafricane avevano respinto una sua partecipazione a una conferenza insieme ad altri famosi pacifisti. Da allora la Cina, primo partner commerciale, avrebbe "ricompensato " il governo sudafricano con generosi investimenti. Durissima la reazione del centro per la pace Desmond Tutu che ha definito oggi "il giorno più nero" per la mancata visita del Dalai Lama a Città del Capo. "Non ho parole per spiegare quanto mi senta triste. E' il giorno più nero. Le nostre autorità non hanno neanche tentato di rispondere alla domanda" per il visto, ha detto la portavoce Nomfunda Wazala. Prevedendo un rifiuto, nei giorni scorsi diverse personalità di erano mobilitate per sostenere la richiesta del Dalai Lama, tra cui anche la dissidente birmana Aung San Suu Khy Da parte sua il portavoce del ministero degli esteri sudafricano, Clayson Monyela, ha dichiarato che "purtroppo il Dalai Lama ha deciso di annullare il viaggio. E' una sua decisione e ne prendiamo nota". Secondo Monyela, "l'originale del passaporto è stato presentato soltanto il 20 settembre, data facente testo per la domanda completa del viaggio". Il Dalai Lama avrebbe dovuto partecipare anche alla consegna di un premio dedicato al Mahatma Gandhi, l'apostolo della non violenza vissuto in Sudafrica prima di iniziare le sue battaglie contro il dominio britannico in India. Dopo aver ricordando che "Sua santità viaggia in tutto il mondo per promuovere valori universali, armonia religiosa, messaggi di pace e di tolleranza" il comunicato si conclude con una nota di rammarico "per il disturbo arrecato a coloro che lo dovevano ospitare e a un grande numero di sudafricani che avrebbero voluto sentire il suo messaggio''.