sabato 25 febbraio 2012

Enrica Lexie, via a sequestro armi per perizia balistica

Una delegazione di otto italiani e una trentina di poliziotti indiani hanno iniziato stamattina una meticolosa perquisizione della petroliera Enrica Lexie, attraccata a un terminal del porto di Kochi, nel Kerala, dopo l'incidente che ha coinvolto i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati. Ipotesi di reato per il quale sta indagando anche la Procura di Roma che, come si appreso ieri in tarda serata, ha mutato in omicidio volontario l'intestazione del fascicolo affidato al sostituto Francesco Scavo e aperto in origine per tentato abbordaggio da parte di pirati. Durante il sopralluogo di oggi sulla Enrica Lexie sono state sequestrate le armi dei sei fucilieri del Battaglione San Marco che facevano parte della scorta anti pirateria della nave. La verifica, definita molto "complessa" dal commissario della polizia di Kochi, Ajit Kumar, è "conclusa nella sostanza" e manca soltanto "una parte inventoriale", secondo fonti della missione italiana che sta seguendo la vicenda, che si sono dette "soddisfatte" per "il clima di cooperazione" che si è creato con gli indiani: "Dopo tanti contatti ad alto livello, questo è il primo momento di cooperazione concreta con gli indiani", hanno fatto sapere le stesse fonti. Da indiscrezioni della stampa locale, gli investigatori "hanno sequestrato molte armi" che dovranno ora essere portate davanti al giudice di Kollam, che a sua volta ordinerà la perizia balistica, a questo punto cruciale per il destino dei due militari italiani. Potrebbero essere i fucili d'assalto Beretta in dotazione ai marò e altro materiale bellico. Come deciso dallo stesso tribunale competente per il caso, la confisca delle armi e il raffronto con i proiettili nel corpo dei pescatori e nella chiglia del peschereccio St. Anthony (ora sequestrato in porticciolo vicino a Kollam) dovranno avvenire alla presenza degli esperti italiani. A tale proposito sono arrivati da Roma due ufficiali dell'Arma dei Carabinieri, Paolo Fratini e Luca Flebus, giunti stamattina direttamente da Roma. L'esame balistico si dovrebbe tenere appena terminata la perlustrazione sulla nave, probabilmente già lunedì, in un laboratorio di Trivandrum. La giornata era iniziata prestissimo con l'arrivo dei due carabinieri che, appena giunti a Kochi, sono partiti subito verso il Commissariato della polizia con il console generale di Mumbai Giampaolo Cutillo e il team della Difesa che sta seguendo ormai da una settimana la delicata vicenda. Dribblando la solita ressa dei giornalisti e televisioni indiane, sono saliti su una vedetta che li ha portati al terminal petrolifero dove è attraccata la Enrica Lexie, a circa 300 metri da riva, a metà tra l'isola di Wellingdon, dove sono detenuti i due marò e il caotico sobborgo di Ernakulam, sulla terraferma. Dopo ben sette ore, il commissario Kumar, che guida lo speciale team investigativo per condurre le indagini sul duplice omicidio, è arrivato a terra per un briefing con i giornalisti e per una breve pausa. Precisando la complessità dell'operazione, l'ufficiale ha precisato "le ricerche sono partite dal luogo in cui sono detenute le armi" e che "é stato confiscato tutto quello che era necessario", senza tuttavia fornire ulteriori dettagli del sequestro. Presumibilmente l'arsenale della Lexie si trova nella stessa plancia di comando dove sono rimasti per quasi tutto il giorno gli investigatori indiani e quelli italiani. A bordo della petroliera, cinta da filo spinato a prua proprio per fronteggiare gli attacchi dei pirati, sono rimasti in tutti questi giorni il capitano Umberto Vitelli, cinque italiani, altri quattro fucilieri e 19 marinai di nazionalità indiana. E' probabile che siano interrogati nell'ambito delle indagini che sono condotte con la massima urgenza prima della scadenza dei sette giorni di fermo il prossimo mercoledì.

venerdì 24 febbraio 2012

Enrica Lexie, rinviato esame balistico, arrivano Carabinieri

Le ore scorrono pigre e lente nel bungalow della polizia dove sono detenuti i due maro' Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, proprio come le placide acque della laguna di Kochi solcate di continuo da battelli carichi di turisti stranieri. Ma al di fuori della loro ''prigione'', si e' consumata un'altra giornata frenetica tra indagini della polizia, battaglie legali e sforzi diplomatici a New Delhi. Non senza qualche attrito con gli italiani, poi per fortuna rientrato, quando gli investigatori hanno dovuto rimandare ancora di un giorno la perizia balistica a bordo della petroliera Enrica Lexie in attesa di due esperti in arrivo domani mattina direttamente da Roma. La prova sui fucili in dotazione ai maro', che si trovano a bordo della nave, e' ''fondamentale'' come ha ribadito il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura, tornato nella capitale indiana per fare un resoconto alla sua controparte, la signora M.G Anapathi, sulla missione lampo in Kerala. ''Dovrà dirci se l'errore è stato da parte delle autorità indiane che hanno accusato di omicidio i nostri militari o dei legali degli italiani che hanno sostenuto che gli spari sono stati di avvertimento" ha detto all'uscita dell'incontro smentendo quanto riportato da alcuni quotidiani indiani su una presunta ammissione di colpa. Il diplomatico ha anche annunciato che rimarra' in India fino a martedi' per aspettare il titolare della Farnesina Giulio Terzi. La giornata si era aperta con una querelle tra la delegazione italiana e il team investigativo speciale del commissario Ajit Kumar che voleva a tutti i costi procedere con la raccolta del reperti balistici a bordo della Lexie, che si trova da stamattina di nuovo attraccata al terminal petrolifero nella rada di Kochi. ''Per fortuna si sono poi convinti che era necessario l'arrivo di esperti per garantire l'efficacia della supervisione da parte italiana'', ha detto una fonte diplomatica. Saranno due ufficiali dell'Arma dei carabinieri a osservare quindi la regolarita' dell'operazione che consistera' nel reperire il materiale bellico, sigillarlo in un contenitore e portarlo dal giudice competente perche' disponga la perizia. ''Abbiamo accettato questa ulteriore richiesta - ha detto il commissario Kumar in un'intervista realizzata dall'ANSA nel suo ufficio - proprio perche' vogliamo che non ci siano ombre di dubbio sull'assoluta trasparenza delle indagini''. Intanto a bordo della Lexie oggi e' stata una giornata movimentata con un via vai continuo di poliziotti, di esperti forensi e perfino di ispettori della dogana. Su ordine dell'Alta Corte del Kerala, che si sta occupando delle cause di indennizzo intentate dai familiari dei due pescatori uccisi, la petroliera non potra' ripartire prima di lunedi' pomeriggio. Ribadendo la preoccupazione dell'Italia per le povere famiglie dei pescatori, De Mistura ha di nuovo accennato all'ipotesi di incontrare i parenti di Jalestine Valentine e di Ajesh Binki, che vivono in un villaggio vicino a Kollam. ''Hanno tutta la nostra solidarieta' e vorremmo anche riuscire a dimostrarla'', ha aggiunto il diplomatico convinto che Italia e l'India continueranno ad avere forti relazioni nonostante questo ''triste incidente''

giovedì 23 febbraio 2012

Pescatori uccisi in India, giudice proroga arresto maro'

Dopo quattro giorni di tensione, si é finalmente aperto uno spiraglio nello scontro diplomatico e legale tra India e Italia con la proroga di sette giorni del fermo di polizia per i due marò - che quindi evitano, per il momento, il carcere - e la decisione italiana di collaborare nelle indagini sull'uccisione di due pescatori lo scorso 15 febbraio al largo delle coste del Kerala. La sorte dei fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha assicurato oggi il premier Mario Monti, è al centro dell'attenzione del governo, che è "impegnato in tutte le sue articolazioni e in ogni minuto" per riportarli in Italia. Alla distensione ha contribuito l'azione diplomatica del sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, negoziatore di vasta esperienza, giunto ieri sera a Kochi per parlare con le autorità locali e per incontrare i due militari reclusi in una foresteria della polizia. In sintonia con le parole di Monti, ha detto che "l'Italia è con loro e che non saranno lasciati soli". Una dichiarazione importante per rassicurare le famiglie a casa con le quali ha "parlato a lungo", ricordando "la dignità e professionalità con cui stanno affrontando questo difficile periodo". La missione del sottosegretario era iniziata tra alcune nubi dopo un incontro a tarda serata con il chief minister del Kerala, Oomen Chandy, irremovibile nella sua posizione di mandare a processo i due marò e anche contrario all'ipotesi lanciata da De Mistura di incontrare le famiglie dei due pescatori per esprimere il cordoglio del governo italiana. Tra l'altro, sempre oggi, le sorelle di una delle due vittime, Ajesh Binki, si sono rivolte a un giudice per chiedere un indennizzo equivalente a 300 mila euro da ottenere, secondo loro, con il sequestro e la vendita all'asta della nave. Il primo raggio di sole è arrivato solo nel primo pomeriggio con la notizia dell'ammissione del ricorso presentato ieri all'Alta Corte del Kerala in cui l'Italia contesta la giurisdizione indiana sul tratto di mare in cui è avvenuto l'incidente. Il tribunale ha indetto una nuova udienza per martedì prossimo, chiedendo una contro memoria all'India e auspicando una "maggiore collaborazione" degli italiani con gli investigatori locali. Come ha osservato De Mistura, dopo aver incontrato i due marò insieme all'ambasciatore italiano a New Delhi, Giacomo Sanfelice, uno dei punti chiave di tutta la vicenda sarà l'esame balistico sui proiettili e il confronto con le armi usate dai marò. A questo proposito, il team diplomatico italiano è riuscito a imporre le proprie condizioni per la perquisizione e sequestro delle armi ordinata due giorni fa dal tribunale di Kollam. La richiesta principale era che la polizia fosse affiancata da osservatori italiani al momento dell'acquisizione degli indizi sulla petroliera. A questo scopo, la Enrica Lexie dovrà ritornare nella rada di Kochi, una manovra che si presenta complicata per la presenza di altre petroliere ancorate ai terminal del porto.

mercoledì 22 febbraio 2012

Pescatori uccisi in India, ore decisive per maro' a Kochi

L'Alta Corte del Kerala sorge in un impressionante palazzone rosa vicino al lungo mare di Ernaculam, la caotica gemella di Kochi, ma sulla terraferma. Nelle stanze si vedono gli impiegati chini dietro pile di faldoni, ma all'ingresso c'e' un chiosco elettronico 'touch screen' per il pubblico. E' qui che domani si decide la sorte della battaglia legale tra Italia e India sull' 'eccezione di giurisdizione', ovvero sull'applicabilita' del codice penale indiano per reati commessi ad oltre 12 miglia nautiche dalla costa, dove finisce la sovranita' territoriale. I legali di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno presentato oggi un ricorso in cui si contesta la legalita' della denuncia per duplice omicidio presentata dai familiari dei due pescatori uccisi il 15 febbraio. Il tribunale, che e' la massima istanza in Kerala, deve pronunciarsi sull'ammissibilita' del ricorso presentato dai due accusati e dalla Repubblica italiana. Dal suo studio ovattato in una stretta viuzza di Ernaculam, l'avvocato B.Raman Pillai e' abbastanza fiducioso. Se viene ammesso, ''la discussione non dovrebbe durare piu' di due settimane''. Ma la giornata di domani sara' anche decisiva per l'eventuale reclusione dei due fucilieri allo scadere dei tre giorni di fermo. Ci potrebbe essere anche l'ipotesi che la polizia chieda ancora un'estensione dei termini perche' la perquisizione della nave non e' ancora avvenuta. Intanto pero' si viene a sapere oggi dai giornalisti indiani che un diplomatico della Farnesina ha incontrato il capo del commissariato locale per chiedere ''una speciale sistemazione in carcere''. La difesa ha chiesto il trasferimento nella prigione centrale del capoluogo di Trivandrum, piu' al riparo dalle manifestazioni anti italiane che si sono viste martedi' a Kollam, dove vivevano i pescatori. Dopo il clamore mediatico dei giorni scorsi, le autorita' hanno chiuso il filo diretto con la stampa. Le bocche sono cucite davanti alla guest-house dove sono richiusi da domenica sera i maro', sulla lussureggiante isola di Wellingdon, dove sorge il porto di Kochi, tra cisterne di benzina, autoarticolati e hotel a cinque stelle. I poliziotti si rifiutano persino di dire che cosa mangiano i due italiani dopo che un giornale ha rivelato che il loro cibo viene portato direttamente dal vicino hotel Trident a un prezzo per pasto che e' equivalente a meta' salario di un povero pescatore. Inutile quindi chiedere a quale ora i due italiani potrebbero essere portati domani davanti al magistrato di Kollam, a 150 chilometri di distanza. Oggi c'e' stato anche un giallo a proposito di una presunta mediazione dell'influente Chiesa locale, che ha origine antichissime, risalenti addirittura all'apostolo San Tommaso. In una dichiarazione, rilasciata all'agenzia Fides, poi in parte smentita, il neo cardinale di Kochi, George Alencherry, si era offerto di fare da paciere dicendo di avere contattato anche i ministri cattolici del governo keralese. ''Non e' vero, ha soltanto auspicato che si trovi una giusta soluzione'', precisa Paul Thelakat, portavoce della chiesa di rito siro-malabarese, che dirige con le suore anche un bisettimanale e una grande tipografia. Un particolare non irrilevante, a questo proposito, e' che il 22% dei 32 milioni di keralesi e' cristiano, compresa una delle due vittime, e che proprio per questo era circolata la voce di un intervento del Vaticano.

lunedì 20 febbraio 2012

Pescatori uccisi, esplode rabbia in Kerala contro Italia



Il placido villaggio di Kollam, nel cuore dello stato indiano del Kerala, famoso per le ''backwaters'' e i massaggi ayurvedici, si e' trasformato oggi in un'arena violenta e carica di rancore contro gli italiani e contro l'Italia. I due maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone giunti qui da Kochi, a 150 chilometri piu' a nord, per l'avvio del procedimento giudiziario, sono stati accolti da una folla inferocita di militanti politici al suono di ''Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli'', ''giustizia per i nostri pescatori'' e ''massima pena per i marines italiani''. Una protesta trasversale visto che c'era sia il partito della destra indu', il Bharatya Janata Party o Bjp, che i comunisti indiani che hanno la loro seconda roccaforte proprio nel ''rosso''Kerala.

Quando sono arrivati gli italiani scortati da un convoglio di poliziotti e da un reparto di elite, hanno lanciato la carica. C'e' stato un tafferuglio, hanno preso a calci una jeep e sono volate ciabatte ovunque, ma poi per fortuna le forze dell'ordine sono riuscite a disperdere la folla con i bastoni di bambu' e a tenerla a debita distanza dall'abitazione del magistrato locale K.P Joy che, in realta', sorge a Karanagappally, uno dei tanti impronunciabili villaggi del sud dell'India, tutto palme da cocco e bananeti. L'''udienza'' si e' svolta direttamente nel salotto del giudice perche' oggi gli uffici sono chiusi per una feste religiosa induista. Da un campo vicino si poteva anche sbirciare attraverso una finestra e vedere l'anziano giudice chino ad un tavolo circondato dai due maro', dal traduttore (un prete cristiano), il pubblico ministero, l'avvocato indiano in abito nero che assiste gli italiani e i componenti della delegazione italiana, tra cui il console di Mumbai Gianpaolo Cutillo e l'addetto militare contrammiraglio Franco Favre, diventati, loro malgrado, popolari personaggi per i giornalisti locali.

Anche oggi i media indiani hanno dato una vasta copertura alla vicenda seguendo con massima attenzione ogni sviluppo. "Questo agitarsi fa parte del gioco politico dei partiti, ci siamo abituati qui in Kerala'' cerca di minimizzare un giornalista del quotidiano The Indian Express, ma poi ammette che ci sono ''forti sentimenti anti italiani'' e suggerisce anche di ''fare attenzione a non mostrarsi troppo''. Anche Raisan Verghese, che abita nella casa di fronte e in passato ha lavorato per l'azienda di ceramiche Sacmi di Sassuolo ammette ''che difficilmente li lasceranno andare via'' e indica anche una via di uscita. ''Potrebbe succedere che a un certo punto le famiglie dei pescatori, che sono molto povere, chiedano un risarcimento e che quindi ritirino la loro denuncia. Ma ho l'impressione che non saranno tempi brevi'' afferma.

Parole profetiche le sue perche', dopo due ore, il magistrato decide due settimane di arresto giudiziario, permettendo loro pero' per i primi tre giorni di ritornare nella guesthouse della polizia di Kochi a disposizione degli inquirenti, lo stesso posto dove hanno trascorso la prima notte. E' un bungalow di mattoni rossi con giardino all'interno del porto, con ''aria condizionata'' come hanno stamattina precisato i poliziotti di guardia aggiungendo con orgoglio ''che gli Italiani sono trattati come ospiti''.
Ma proprio domani la rabbia del Kerala si potrebbe spostare qui davanti. Questa volta sono le associazioni dei pescatori a essere sono sul piede di guerra e a voler mettere un atto la loro idea di circondare per protesta la ''Enrica Lexie'', che stamattina ha lasciato il terminal che occupava da quattro giorni e si e' spostata verso il largo ma sempre nella rada.

domenica 19 febbraio 2012

REPORTAGE- Pescatori uccisi, petroliera italiana bloccata a Kochi

La Enrica Lexie brilla nella rada di Kochi, o Cochin secondo il vecchio nome, una delle principali mete turistiche del ricco stato meridionale del Kerala, ma anche importante terminal petrolifero e cantiere navale. ''Ci vuole l'autorizzazione per andare a bordo'' dice uno dei due poliziotti di guardia all'imbarco da dove si puo' vedere la petroliera italiana e che viene usato anche dai turisti provenienti dall'isola di Fort Kochi che sorge di fronte. Il Cochin Port Trust, che da tre giorni ospita la nave delle polemiche, coinvolta nella morte di due pescatori indiani e che sta mettendo a dura prova i rapporti tra Italia e India, si trova sulla rigogliosa isola di Wellingdon, che ospita anche una base militare e i tre piu' lussuosi hotel. Oggi un centinaio di giornalisti, fotografi e cameramen hanno accolto con una ressa mediatica Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due maro' che sono scesi a terra insieme al capitano Umberto Vitelli, ai quattro ufficiali della Marina Italiana, al console di Mumbai Gianpaolo Cutillo e al contro ammiraglio Franco Favre, che hanno seguito passo dopo passo l'intera vicenda. E' proprio quest'ultimo a rassicurare sul loro fermo da parte delle autorita' indiane che in realta' e' ''una non reclusione'' in una guesthouse. ''Sono sereni e ovviamente sono un po' preoccupati per le famiglie che hanno potuto sentire. La professionalita' del Battaglione San Marco e' famosa in tutto il mondo e questi ragazzi sanno davvero come comportarsi in tutte le occasioni'' ha aggiunto. Ma la tensione a Kochi e nel Kerala, in generale, e' palpabile. Il caso della ''Italian ship'' e' sulla bocca di tutti. ''La gente qui e' molto arrabbiata, soprattutto i pescatori'' dice Sabtosh Kumar, un altro agente di sicurezza del porto dove e' attraccata una nave da crociera ''Amet Cruise''. ''Ma come si fa a confondere dei normali pescatori con dei pirati?'' aggiunge. Gia', proprio questa e' la domanda che tutti si fanno in questi giorni. Oggi a bordo della petroliera napoletana, che non ha attualmente carico, sono saliti diversi team investigativi della polizia indiana per condurre accertamenti e raccogliere indizi. Ma secondo fonti diplomatiche il punto principale sara' ora dimostrare che l'unita' si trovava in acque internazionali e che quindi l'India non ha giurisdizione. Intanto il Cochin Port Trust intende chiedere il pagamento dei costi di permanenza al terminal petrolifero che sono circa 300 mila rupie (6 mila dollari circa) al giorno per la stazza della Enrica Lexie (58 mila tonnellate). A cui si aggiungono anche - secondo quanto calcolava una fonte giornalistica locale - i danni causati dalla mancata attivita' della raffineria. Quando la nave e' stata portata mercoledi' notte nella rada, ha preso il posto di un'altra petroliera, Jag Prachi, che stava per iniziare le operazioni di pompaggio del greggio e che ha dovuto lasciare il posto. Ieri inoltre e' giunta un'altra nave e anch'essa e' in attesa che si liberi il terminal. Questi ritardi costano alle compagnie petrolifere circa 4 milioni di rupie (81 mila dollari) al giorno. ''Siccome non ci sono altre strutture disponibili, non resta altro che aspettare'' ha detto un responsabile del gruppo BPCL che gestisce la raffineria. Ad accollarsi i costi sara' pero' lo stesso porto, che e' di proprieta' governativa e in questo caso ''serve gli interessi della nazione'' come ha precisato il presidente Paul Antony. 

giovedì 16 febbraio 2012

Vertice tra Pakistan, Iran e Afghanistan a Islamabad


Il vertice trilaterale di oggi a Islamabad e' il terzo a essere tenuto dal 2009 ed e' diventato un importante forum di discussione sugli scottanti problemi della regione. In agenda dei colloqui tra i presidenti Karzai, Ahmadinejad e Zardari  c'e' al primo punto la stabilita' e il processo di pace in Afghanistan, giunto a una svolta cruciale con l'avvio di negoziati con i talebani confermati dallo stesso Karzai in un'intervista, ma smentiti dai fondamentalisti .   Ma i tre leader discuteranno anche di traffico di droga e di controllo dei confini.

Il momento e' delicato per i tre Paesi che sono al centro della politica estera degliStati Uniti L'Iran, in particolare, che due giorni fa ha mostrato al mondo i suoi programmi nucleari,  intende giocare un ruolo nel futuro dell'Afghanistan e ha rilanciato il progetto di gasdotto con Pakistan.

Lo stesso e' per Islamabad, che a novembre ha congelato le relazioni con Washington dopo il raid della Nato contro una postazione militare, e che si offre come mediatore per il dialogo con gli insorti islamici. La visita di Karzai segna tra l'altro la riappacificazione con il suo vicino dopo l'attentato all'ex presidente Rabbani,  ucciso a settembre  da un sospetto kamikaze  pachistano.

lunedì 13 febbraio 2012

Pakistan, Corte Suprema rinvia a giudizio premier Gilani

Il primo ministro pachistano Yousuf Raza Gilani e' stato rinviato oggi a giudizio dalla Corte
Suprema con l'accusa di non aver rispettato un ordine di riaprire vecchi casi di corruzione contro il presidente Asif Ali Zardari. Come avevano preannunciato la scorsa settimana, i giudici hanno incriminato il premier per ''oltraggio alla Corte'', un'offesa che prevede fino a sei mesi di carcere e il
divieto di rivestire cariche pubbliche. E' il primo capo di governo a essere processato dal massimo organo giudiziario. 
Ribadendo al sua posizione gia' assunta in una precedente convocazione, Gilani ha smentito le accuse e presentera' la sua difesa nei prossimi giorni. Il primo ministro sostiene di non aver potuto chiedere alle autorita' svizzere di investigare su sospetti conti segreti di Zardari in quanto quest'ultimo gode dell'immunita' di capo dello Stato.
La prossima udienza si terra' il 28 febbraio e Gilani non dovra' comparire di persona davanti ai giudici, ma sara' sufficiente la presenza dei legali. La data coincide con la vigilia delle elezioni del Senato pachistano previste il 2 marzo. Nel frattempo il premier intende continuare a svolgere le sue funzioni, comprese le visite all'estero, tra cui un viaggio privato a Londra.
La seduta di stamane e' durata meno di mezzora. Al termine il 59enne premier e' apparso sorridente e a salutato al folla. Alcuni analisti hanno detto che Gilani intende sfidare i giudici e anche un'eventuale sentenza di condanna. In un'intervista a una tv araba ieri ha dichiarato che "se fossi riconosciuto
colpevole abbandonerei l'incarico e lascerei il Parlamento" precisando ce "tutte le accuse rivolte a Zardari hanno una valenza politica".
Da ben due anni i giudici chiedono infatti a Gilani, politico del Partito popolare pachistano (Ppp) che presenti una richiesta scritta alle autorita' elvetiche per riaprire il fascicolo sul ''tesoro'' del vedovo di Benazir Bhutto, chiuso grazie a un'amnistia introdotta nel 2007 dal generale Pervez Musharraf, ma sospesa nel 2009 dalla Corte.
Secondo il calendario deciso dalla Corte, Gilani avra' tempo fino a giovedi' per presentare la sua difesa che la Corte esaminera' il 22 febbraio, mentre i suoi legali dovranno presentare documenti e testimoni entro il 27 febbraio.

lunedì 6 febbraio 2012

Pakistan-India: Kashmir, Gilani ''Non possiamo permetterci guerre''

Il primo ministro pachistano Yousuf Raza Gilani ha detto che la disputa con l'India sulla regione himalayana del Kashmir "va risolta con il dialogo" e che il suo Paese "non può affrontare guerre". Lo ha affermato in intervento ieri a Islamabad, come riporta l'agenzia App. Intervenendo a una cerimonia in occasione della Giornata di Solidarietà con il Kashmir, una festività pubblica che si celebra fin dal 1990, il premier ha ribadito la volontà di trovare una soluzione pacifica all'annosa contesa attraverso "il dialogo, la diplomazia, una politica prudente e il consenso nazionale". Dopo quattro guerre, la regione "rimane ancora una polveriera - ha aggiunto - ma nel 21/mo secolo non possiamo più permetterci di combattere delle guerre". Dallo scorso anno i due paesi, dotati di armi atomiche, hanno riavviato il processo di pace interrotto dopo la strage terroristica di Mumbai del novembre 2008. Il ghiaccio è stato rotto dallo stesso Gilani in un importante incontro con il primo ministro Manmohan Singh durante una partita di cricket delle due nazionali che si è tenuta nel nord dell'India.

sabato 4 febbraio 2012

Pakistan, Gilani va in Qatar per negoziati con talebani

Il primo ministro Syed Yusuf Raza Gilani si recherà in Qatar la prossima settimana per discutere dell'eventualità di un processo di pace con i talebani afghani che proprio a Doha hanno aperto una sede diplomatica. Lo ha detto il portavoce del ministero pachistano degli Esteri Abdul Basit parlando ai giornalisti locali a Islamabad. Commentando la missione prevista per lunedì, ha aggiunto che "il Pakistan intende appoggiare ogni sforzo che possa portare stabilità e pace all'Afghanistan". Ha poi precisato che "la rete Haqqani e alte fazioni devono prendere parte ai negoziati". Gilani sarà accompagnato dalla ministro degli Esteri Hina Rabbani Khar, reduce da una missione a Kabul dedicata a ricucire le relazioni tra i due Paesi dopo il raid della Nato contro un posto di blocco pachistano lo scorso 26 novembre.