sabato 27 ottobre 2012

Formula Uno/ Tricolore su Ferrari per maro', disinnescata la crisi

Nel secondo giorno di prove al circuito Buddh di Greater Noida alla periferia di New Delhi, è evaporata la polemica sulla bandiera della Marina Militare disegnata sul telaio delle Ferrari in omaggio ai marò detenuti nel sud dell'India. La tensione, che rischiava di creare un nuovo incidente diplomatico tra Italia e India, è stata disinnescata da dichiarazioni distensive della Federazione automobilistica indiana e dello stesso patron della F1 Bernie Ecclestone. Il tricolore impresso sulle monoposto di Fernando Alonso e Felipe Massa non "costituisce una violazione del nostro regolamento" ha detto il presidente della Federation of Motor Sports Club of India (Fmsci) Vicky Chandhok. In un comunicato, il dirigente, che è uno degli artefici della pista dove domani si corre il secondo Gran Premio dell'India, ha rassicurato che la sua Federazione non permetterà una "politicizzazione dell'evento" o "tentativi che possano interferire con il corso della giustizia" riferendosi alla vicenda giudiziaria dei militari Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati dell'omicidio di due pescatori scambiati per pirati somali. Dopo aver alimentato la polemica ieri, anche Ecclestone, che domani compie 82 anni e che sta passando dei seri guai finanziari, ha smorzato i toni. Incontrato dall'ANSA nel paddock, il patron del Circus si è perfino stupito di tanto clamore. "E' una bella bandiera... - ha detto - Non penso ci sia nulla di male a esporre dei simboli nazionali, non hanno nessuna valenza politica". Insomma, alla fine, è prevalso il buon senso nell'interpretare correttamente il gesto della scuderia di Maranello che come è stato ripetuto fino alla nausea dal team principal Stefano Domenicali, è solo "un omaggio a una delle eccellenze italiane" e "non ha implicazioni politiche". Anche sulla stampa indiana la querelle ha trovato poca eco. In un editoriale oggi il quotidiano Times of India, uno dei più letti, critica l'intervento del governo indiano che ieri aveva denunciato come "non coerente con lo spirito sportivo" la decisione della Ferrari di correre con il simbolo della Marina Militare italiana. "La Ferrari non rappresenta l'Italia" e il governo indiano "farebbe meglio a tenersi fuori da queste polemiche".

domenica 21 ottobre 2012

Conferenza ONU su Biodiversita', raddoppiati i fondi nel 2015

Dopo una maratona notturna di negoziati, i Paesi partecipanti alla Conferenza dell'Onu sulla Biodiversità di Hyderabad, nell'India centrale, hanno deciso di raddoppiare i finanziamenti, portandoli a circa 12 miliardi di dollari l'anno entro il 2015, per proteggere gli animali e le piante del pianeta. Lo annuncia un comunicato ufficiale pubblicato sul sito della Convenzione sulla Diversità Biologica (Cbd). "I Paesi sviluppati si sono impegnati a raddoppiare i fondi per sostenere gli sforzi dei Paesi in via di Sviluppo nel raggiungere gli obiettivi stabiliti a livello internazionale" si legge. Si tratta degli obiettivi decisi nell'ultima conferenza di Nagoya, in Giappone, in cui è stato tracciato un piano strategico 2011-2020 che però doveva ancora essere finanziato. Secondo fonti di stampa, la decisione significa appunto mettere a disposizione una somma di circa 12 miliardi di dollari all'anno per la tutela di habitat naturali, contro i 6 miliardi di dollari annui spesi tra il 2006 e il 2010. In particolare, ad Hyderabad è stato deciso di concentrare l'attenzione sulla biodiversità marina e tutelare quindi aree come il Mar dei Sargassi, l'arcipelago di Tonga e alcuni siti corallini al largo della costa brasiliane. Negli ultimi due giorni di discussioni tra i delegati di circa 170 Paesi della conferenza, cominciata lo scorso 8 ottobre, erano emerse profonde divergenze sulla mobilitazione di risorse finanziarie da parte delle nazioni sviluppate, alle prese con la crisi globale e sembrava che l'undicesima Conferenza si concludesse con un fallimento. Secondo il Wwf, tuttavia, l'impegno finanziario promesso è ancora insufficiente ad attuare entro il 2020 i cosiddetti 20 "obiettivi di Aichi" fissati in Giappone due anni fa.

India, ministro Ramesh: ''niente gabinetto, niente sposa''

Deciso ad eliminare la diffusa pratica delle deiezioni all'aperto, il governo indiano ha consigliato alle aspiranti mogli del Paese di non sposarsi se nell'abitazione del futuro consorte mancano i servizi igienici. ''Non sposatevi se nella casa del vostro futuro marito non c'e' un gabinetto'', ha detto il ministro indiano dello Sviluppo Rurale Jairam Ramesh. E poi, davanti a una platea prevalentemente femminile, si e' spinto oltre, dicendo che ''chi fa i bisogni all'aperto dovrebbe essere arrestato''. ''Non dovete soltanto consultare la posizione dei pianeti per decidere il vostro matrimonio, ma anche verificare la presenza di servizi igienici nella casa del vostro sposo'', ha aggiunto il ministro, secondo quanto riferisce il Times of India. Il quale ha poi ricordato l'esempio di una giovane, Anita Narre, dello Stato centrale del Maharashtra, che e' scappata dal marito dopo la prima notte di nozze perche' non c'era un bagno in casa. La scorsa settimana Ramesh aveva gia' lanciato un'altra provocazione su questo tema dicendo che in ''India ci sono piu' templi che gabinetti'', con gravi conseguenze per la sanita' pubblica, l'igiene e anche la condizione delle donne. Il ministro e' impegnato in una campagna per costruire gabinetti in ogni casa entro i prossimi 10 anni. La sua missione e' iniziata un anno fa quando aveva detto che la ''open defecation'' (defecazione all'aperto) ''e' la piu' grave vergogna nello sviluppo dell'India'', ricordando che ben il 58% della popolazione mondiale che non ha un gabinetto vive in India.

giovedì 18 ottobre 2012

L’Indro: I senzaterra indiani sulle orme di Gandhi

Ambiente, veleni cangerogeni nelle acque del Gange

Decine di milioni di indiani che vivono lungo il fiume Gange sono più vulnerabili ai tumori rispetto al resto della popolazione a causa dell'alto tasso di sostanze cancerogene presenti nel corso d'acqua. Lo sostiene uno studio del National Cancer Registry Programme (Ncrp), un programma nazionale governativo nato una ventina di anni fa con lo scopo di fornire statistiche sui casi di tumore nel Paese, come riportato oggi dal Times of India in prima pagina. Il fiume, che è sacro per gli induisti, presenta un livello di metalli pesanti e sostanze chimiche che sono altamente tossiche per la salute. "Abbiamo notato che l'incidenza dei casi di tumore è maggiore lungo il bacino del Gange", ha detto al giornale il responsabile del Ncrp, A. Nandkumar aggiungendo che "il rapporto sarà presentato al ministero della sanità di New Delhi nel prossimi mesi". I tumori più frequenti sono quelli a vescica, prostata, fegato e apparato digerente. In particolare, l'inquinamento è concentrato a valle nei popolosi stati dell'Uttar Pradesh, Bihar e West Bengala. I veleni, come arsenico, cloruro, fluoruro, provengono da scarichi industriali non trattati. Sono molte le aziende, come le concerie, che riversano direttamente nel Gange o nei suoi affluenti senza alcun controllo da parte delle autorità locali.

martedì 16 ottobre 2012

martedì 9 ottobre 2012

Bangladesh, la bomba ecologica delle concerie di Hazaribagh. Italia tra i maggiori importatori

Migliaia di lavoratori bengalesi, tra cui bambini, lavorano quotidianamente a mani nude con potenti veleni nelle concerie di Dacca, con una produzione in forte aumento che alimenta l'industria europea della moda e in particolare quella italiana. Lo ha denunciato oggi Human Rights Watch in un rapporto che insiste sull'allarmante inquinamento del quartiere di Hazaribagh, polo conciario del Bangladesh e popolosa area residenziale a ovest della capitale. A causa del contatto con i prodotti chimici usati nella concia delle pelli, come cromo e arsenico, i lavoratori delle concerie soffrono di malattie respiratorie e della pelle, mentre gli abitanti delle baraccopoli confinanti subiscono la contaminazione del suolo e dell'acqua. Tonnellate di liquami reflui tossici sono infatti scaricati direttamente nel vicino fiume Buriganga. "L'associazione no profit The Blacksmith Institute ha classificato Hazaribagh come uno dei 30 posti più inquinati del pianeta", spiega all'ANSA Richard Pearshouse, autore del rapporto 'Toxic Tanneries: The Health Repercussions of Bangladesh’s Hazaribagh Leather'. "Per stessa ammissione del governo del Bangladesh - aggiunge - non c'é alcun rispetto delle normative che in Europa invece sono molto severe. Così vige la completa anarchia e le conseguenze sono le malattie croniche tra i lavoratori e danni enormi all'ambiente". Dalle concerie di Hazaribagh, che occupano 15.000 persone con un salario mensile medio di 3-5.000 taka (dai 28 ai 47 euro), proviene il 90% del pellame esportato dal Bangladesh. "Dopo la Cina, l'Europa è il maggior importatore, mentre l'Italia è grande acquirente, impegnata con un giro d'affari di 81 milioni di dollari solo nell'anno 2011-2012", sottolinea Pearshouse che lo scorso maggio ha visitato otto concerie e intervistato 134 lavoratori. Lo studio, però, non fa nomi di clienti stranieri. "Per prodotti finiti come borse, cinture o scarpe è difficile rintracciare le aziende importatrici perché si servono di un distributore locale - continua - ma nel caso del pellame, questo é ordinato direttamente dall'azienda che lo importa, lo lavora e ci mette l'etichetta del proprio Paese". A questo proposito, Human Rights Watch rivolge un appello alle aziende straniere "le quali devono assicurarsi che i loro fornitori in Bangladesh non violino le norme di sicurezza per i lavoratori e le leggi ambientali". Per quanto riguarda il governo di Dacca, c'é dal 2005 il progetto di dislocare le concerie in un'area fuori dal centro abitato che però finora è rimasto sulla carta per ritardi burocratici, nonostante una sentenza della Corte Suprema del 2009. Esiste un altro "orrore" proveniente dalla bomba ecologica di Hazaribagh e riguarda quello che è stato soprannominato dalla stampa il "pollo al cromo". "Le concerie - conferma lo studioso - vendono scarti della lavorazione della pelle a dei laboratori artigianali dove sono cotti, essiccati e venduti come mangime per polli o pesci di allevamento. Anche in questo caso è intervenuta la Corte Suprema per vietare l'utilizzo di questi residui pieni di sostanze chimiche, ma nessuno fa rispettare l'ordine dei giudici".

giovedì 4 ottobre 2012

Nepal, trekking sui sentieri di guerra maoisti

Dopo aver rovesciato la monarchia con una rivoluzione pacifica sei anni fa, i maoisti nepalesi intendono ora trasformare i loro sentieri di guerra in trekking turistici. Il leader maoista Pushpa Kamal Dahal, noto come compagno Prachanda, ha presentato a Kathmandu una guida di viaggio chiamata 'Guerrilla Trek' destinata a coloro che voglio scoprire i percorsi dei ribelli e le loro ex roccaforti. Si tratta di un'iniziativa dell'ente di promozione del turismo nepalese, il Nepal Tourism Board e dell'Associazione delle Agenzie di Trekking del Nepal.
   Secondo quanto riportano i media locali, l'obiettivo è di offrire mete alternative ai popolari e ormai sovraffollati circuiti dell'Everest o dell'Annapurna. Il turismo è una delle principali risorse dell'ex regno induista himalayano. Negli oltre 10 anni di sanguinoso conflitto, una vasta area del nordovest era sotto il controllo dell'armata ribelle di Prachanda, un ex insegnante che ispirandosi ai peruviani di Sendero Luminoso, ha fondato il movimento rivoluzionario pro contadini e anti monarchico. I sentieri erano quindi off limits per i turisti e considerati estremamente pericolosi. La guida, scritta dal viaggiatore americano Alonzo Lyons, propone diversi trekking a partire da una settimana fino a 27 giorni in una vasta area a ovest di Pokhara attraverso la riserva di caccia di Dhorpatan e il distretto di Rolpa, base principale della milizia e ricco di straordinarie bellezze paesaggistiche finora inesplorate. Il percorso si snoda attraverso montagne, grotte, villaggi e risaie dove i ribelli tendevano imboscate contro l'esercito nepalese..