martedì 3 maggio 2016

Rientro del marò Girone, le reazioni dall'India

>ANSA-FOCUS/ Caso marò esplode su media indiani e spiazza Delhi
Decisione Aja presentata come 'sconfitta',poi interviene governo
NEW DELHI
(di Maria Grazia Coggiola) (ANSA) - NEW DELHI, 2 MAG - La decisione del tribunale dell'Aja sul rientro in Italia del marò Salvatore Girone ha creato non poca confusione oggi in India, costringendo il governo di New Delhi in serata ad intervenire con un lungo comunicato in cui pianta paletti precisi.     Quasi tutte le tv all news indiane hanno posto la notizia sui banner delle loro breaking news lasciando intendere che si trattava di una "sconfitta per l'India" e che la corte aveva ordinato il "rilascio" del 'sargeant' Girone.
   "Così acerrima è la contesa tra Italia e India - ha scritto la tv Ndtv in un commento - che i due Paesi non sono in grado oggi di essere d'accordo neppure su cosa ha ordinato il tribunale. L'Italia ritiene che il tribunale all'Aja ha detto che Delhi deve liberare Salvatore Girone al più presto, ma fonti del governo ribattono che non è un'interpretazione corretta della sentenza, che invece dice che la Corte Suprema deve decidere sulla sua libertà".
   Il verdetto dell'Aja giunge in un momento delicato per il governo di Narendra Modi, impegnato in difficili elezioni in alcuni Stati indiani, tra cui in Kerala, dove i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati arrestati quattro anni fa con l'accusa di aver ucciso due pescatori. Coincide anche con una furiosa polemica con l'opposizione del partito del Congresso sullo scandalo delle presunte tangenti per la commessa degli elicotteri AgustaWestland, che ha coinvolto anche la leader italo-indiana Sonia Gandhi.
   Si può quindi pensare che la destra del Bjp, al potere da due anni, non voglia dare l'impressione di aver "perso" una battaglia all'Aja e che per questo ha voluto sottolineare che sarà la Corte Suprema ad avere l'ultima parola. La lunga e complessa disputa ha danneggiato le relazioni tra i due Paesi e per i prossimi due o tre anni, quanto durerà l'arbitrato, è difficile prevedere un completo 'disgelo'.
   "Sia l'Italia che l'India - ha detto all'ANSA l'ex ambasciatore indiano KP Fabian - hanno una parte di colpa per non aver trovato una soluzione". Secondo il diplomatico, che è originario del Kerala e che è stato a capo della sede diplomatica di Roma dal 1997 al 2000, "l'Italia non doveva negare che fossero stati i marines a sparare e la petroliera non doveva andarsene costringendo l'India ad inviare degli aerei per portarla indietro".
    Il governo italiano, ha aggiunto, "ha poi avuto l'opportunità di risolvere il caso grazie a una mia proposta, che il Kerala aveva accettato". Per quanto riguarda l'India, invece, il diplomatico riconosce che "un atteggiamento più dinamico a livello diplomatico poteva contribuire a una soluzione". E poi c'è stata la giustizia indiana che "ha creato molti pasticci". "Spero ancora - ha concluso Fabian - che le parti cerchino il dialogo e che trovino un accordo piuttosto che intraprendere una lunga maratona legale".