martedì 30 aprile 2013

L'India festeggia i 100 anni di Bollywood

L'India festeggia in questi giorni i 100 anni del cinema di Bollywood, la piu' grande industria cinematografica del mondo. Con i suoi mille film all'anno, sei milioni di persone impiegate, le popolari colonne sonore e le superstar adorate come delle divinita' induiste, il grande schermo ha un'enorme influenza sulla societa' indiana. Ed e' diventato ora anche uno strumento di diplomazia 'soft power' del gigante asiatico nelle relazioni internazionali.
Il centenario ricorre il 3 maggio, quando nel 1913 a Mumbai fu presentato per la prima volta un film muto prodotto da D.G. Phalke, noto come 'il padre del cinema indiano'. Allora non c'era ancora Bollywood, un nomignolo che indica il cinema hindi di Mumbai (antica Bombay) e che e' emerso solo negli anni Settanta, quando la produzione cinematografica indiana ha superato quella di Hollywood. La pellicola d'esordio si intitola 'Raja Harishchandra' e racconta la leggenda di un re descritta in uno dei libri sacri dell'induismo. Fu presentata al cinema Coronation dell'allora Bombay e fu un grande successo. Negli anni successivi furono lanciati diversi film muti, in particolare a Madras (attuale Chennai), la patria del cinema in lingua tamil famosa come 'Tollywood'.
Sono diversi gli appuntamenti organizzati dal ministero delle Comunicazioni per le celebrazioni dell'importante anniversario, iniziate gia' un anno fa e che culmineranno venerdi' con la consegna di un'onorificenza del presidente della Repubblica all'attore Pran, 'antieroe' dell'epoca d'oro di Bollywood. In questi giorni a New Delhi e' in corso un festival nel quale sono stati proiettati alcuni capolavori classici, come il film muto del 1929 'The Trow of Dice' del regista tedesco Franz Osten, che e' la prima collaborazione indo-europea, accanto a recenti successi come la saga 'Gangs of Wasseypur' del ribelle e idolo giovanile Anurag Kashyap. Nella sua lunga e fortunata storia, il cinema indiano ha dovuto fare i conti con la presenza della censura, soprattutto per quanto riguarda le scene 'ose'' e quelle che rischiano di alimentare tensione tra le comunita' religiose.
Una sezione del festival, 'Cut-Uncut', e' stata dedicata alle versioni inedite di pellicole famose finite sotto la scure delle autorita' di vigilanza. Il primo bacio 'censurato' risale al 1933, nel film 'Karma' con Himanshu Rai e Devika Rani. Ancora oggi le scene di sesso sono al bando e se ci sono labbra che si sfiorano il film e' classificato 'per adulti'. Bollywood sara', inoltre, 'special guest' al 66/o festival di Cannes (15-26 maggio) con quattro cortometraggi ('Mumbai Talkies') dedicati al centenario.
Tra le iniziative in India c'e' anche l'apertura di un Museo Nazionale del Cinema, che sara' ospitato in un edificio storico, il Gulhan Mahal di Mumbai dove ci sara' un'esposizione di attrezzature d'epoca e di cartelloni. Un'anteprima del materiale e' in mostra nel foyer del festival di New Delhi insieme a pannelli multimediali che ripercorrono le varie tappe della storia del cinema indiano, dal primo spettacolo dei fratelli Lumiere a Mumbai nel 1896 e al primo film sonoro 'Alam Ara' del 1931, fino al primo successo di botteghino, 'Kismet', nel 1945, in piena seconda guerra mondiale, con la star Ashok Kumar. E' l'inizio della tradizione bollywoodiana 'masala' fatta di 'cattivi', dell'immancabile dramma dell'eroina che rimane incinta e degli intermezzi musicali con i balletti.

lunedì 29 aprile 2013

Everest, dalla ressa alla rissa. Aggredito alpinista italiano

Dopo la ressa per raggiungere la cima dell'Everest ci mancava solo la rissa sul 'tetto del mondo'. Un gruppo di 'sherpa' nepalesi ha aggredito l'alpinista bergamasco Simone Moro e altri due compagni al campo base 2 dopo una lite scoppiata a circa 7.200 metri di altitudine durante 'l'apertura' di una nuova via. L'accaduto ha messo in subbuglio il mondo dell'alpinismo che in questa stagione si prepara a un'altra 'invasione' di scalatori di ogni nazionalita' desiderosi di conquistare gli 8.481 metri della montagna piu' alta del pianeta sul confine fra Nepal e Cina. Alcuni alpinisti stranieri, che hanno assistito all'aggressione durata quasi un'ora, l'hanno definita ''terrificante''. Moro e due colleghi della spedizione, lo svizzero Ueli Steck e il britannico Jonathan Griffith, sono stati picchiati e presi a sassate da decine di nepalesi che li hanno minacciati di morte se non lasciavano immediatamente l'accampamento. I tre sono scappati precipitosamente lasciando la loro attrezzatura e si sono rifugiati al campo base. Uno di loro, Steck, e' tornato in elicottero a Kathmandu dove e' stato curato per alcune ferite. Le autorita' nepalesi stanno ora facendo luce sull'incidente che rischia di gettare una cattiva luce sulla fiorente e lucrosa attivita' delle spedizioni himalayane. La polizia, insieme all’Associazione degli Sherpa, e' impegnata a chiarire l'accaduto. Tre responsabili dei 'portatori' nepalesi sono stati richiamati nella capitale per essere interrogati. Un comunicato ufficiale della spedizione di Moro spiega nel dettaglio cosa e' avvenuto nella giornata del 27 aprile quando i tre hanno iniziato a salire al campo 3 incontrando a un certo punto un gruppo di 17 sherpa impegnati a fissare delle corde su una parete sul lato ovest del Lhotse. I nepalesi accusano gli stranieri, in arrampicata libera, di aver provocato la caduta di ghiaccio. ''Puo' capitare di essere colpiti da pezzi di ghiaccio'' precisa Moro aggiungendo pero' che ''nessuno degli sherpa e' stato ferito''. Aggiunge poi l'ipotesi che ''il capo degli sherpa fosse stanco'' e ''che si sentisse ferito nell’orgoglio da loro tre che si muovevano senza corda e molto più velocemente di lui salendo al suo fianco''. A un certo punto sono volati gli insulti e le minacce. Il responsabile degli sherpa avrebbe agitato la picozza contro l'italiano. Dopo l'accesa discussione, la spedizione di Moro ha continuato il suo lavoro, ma quando i tre sono scesi alla sera al campo 2 hanno trovato una folla di sherpa inferociti pronti a ''punirli'' per l'affronto subito. Lo scalatore bergamasco, un assiduo frequentatore dell'Himalaya, aveva di recente portato in Nepal un suo elicottero, un Eurocopter, per metterlo a disposizione della prima squadra di soccorso d'alta quota sull'Himalaya nata nel 2010 dalla partnership tra Fishtail Air ed Air Zermatt. L'anno scorso Moro aveva recuperato il corpo di una scalatore ucraino con una difficile manovra agganciato a un elicottero pilotato dal trentino Piergiorgio Rosati.

venerdì 26 aprile 2013

Maro', Corte Suprema non chiarisce dubbi, indagini rimangono a anti-terrorismo

Dopo tre rinvii e molta suspense, la Corte Suprema di New Delhi ha deciso di lasciare al governo la decisione di come processare i maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone detenuti da 14 mesi in India con l'accusa di avere ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala. L'unica condizione che ha posto e' quella di un ''tribunale ad hoc'' che si riunisca ''ogni giorno'' per accelerare i tempi del giudizio.

La 'palla' passa quindi nel campo del governo di New Delhi che aveva gia' incaricato la polizia anti terrorismo della Nia (National Investigation Agency) di condurre le indagini dopo che il Kerala aveva perso la giurisdizione. La decisione, che aveva sorpreso anche molti esperti indiani, era stata contestata duramente dai legali dei due fucilieri, in quanto violava quanto stabilito dalla Corte Suprema il 18 gennaio quando era stato deciso il trasferimento dei due fucilieri a New Delhi.
Il presidente Altamas Kabir, a capo di una sezione di tre giudici, ha respinto le ragioni italiane emettendo un verdetto che non chiarisce alcuni nodi cruciali tra cui quello della possibilita' di invocare leggi che prevedono la pena di morte e che e' fondamentale per Roma.
Leggendo il testo della breve ordinanza nell'aula - dove era presente anche l'ambasciatore d'Italia Daniele Mancini - il giudice Kabir ha detto che ''non e' responsabilita' della Corte Suprema decidere quale tipo di agenzia di polizia utilizzare per le indagini''. Ha poi aggiunto che ''il tribunale speciale'' che dovra' giudicare i due maro' ''deve essere esclusivamente dedicato a quel caso'' e ''dovra' operare con ritmo quotidiano''. Tali condizioni erano gia' state stabilite nella sentenza del 18 gennaio in cui si trasferiva la giurisdizione dallo stato del Kerala a New Delhi.
Su richiesta dell'avvocato dei maro', Mukul Rohatgi, il giudice Kabir ha aggiunto nella sua ordinanza che l'Italia ha la possibilita' di presentare ricorso ''nelle sedi appropriate'' contro l'utilizzazione della Nia.
A questo proposito, fonti legali hanno detto in serata di ''aspettare di vedere quali saranno i capi di accusa'' e che ''in base a cio' si decideranno le prossime mosse''.
Il Primo aprile, il ministero degli Interni indiano aveva incaricato la Nia, nata dopo le stragi di Mumbai del 2008, di prendersi carico del procedimento per l'uccisione dei due pescatori il 15 febbraio 2012. La Nia e' pero' obbligata - secondo quanto stabilisce il proprio statuto - a far ricorso a una draconiana legge sul terrorismo e sulla sicurezza marittima (Sua Act del 2002) che prevede la pena di morte in caso di omicidio. Tuttavia, in una seconda ordinanza, lo scorso 15 aprile, sempre lo stesso dicastero ''riformulava'' la sua richiesta agli 007 dell'anti terrorismo levando pero' il controverso riferimento al Sua Act.
Nei prossimi giorni, quindi, tocchera' quindi agli investigatori della Nia avviare le indagini sulla base
della denuncia di Freddy, il titolare del peschereccio che si era avvicinato alla Enrica Lexie e ai capi di imputazione gia' formulati dalla polizia del Kerala in base al Codice penale indiano.
Durante l'udienza alla Corte Suprema del 16 aprile, il Procuratore generale aveva promesso che l'inchiesta sarebbe stata completata entro 60 giorni e che poi sarebbe iniziato il processo. Rimane pero' ancora il dubbio se la Nia possa agire come ''semplice polizia'' e non come organismo creato esclusivamente per giudicare sospetti terroristi.

Maro', Corte Suprema lascia competenza a polizia anti terrorismo Nia


Dopo tre rinvii e molta suspense, la Corte Suprema di New Delhi ha deciso di lasciare al governo la decisione di come processare i maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone detenuti da 14 mesi in India con l'accusa di avere ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala.  L'unica condizione che ha posto e' quella di un ''tribunale ad hoc'' che si riunisca ''ogni giorno'' per accelerare i tempi del giudizio.
   La 'palla' passa quindi nel campo del governo di New Delhi che aveva gia' incaricato la polizia anti terrorismo della Nia (National Investigation Agency) di condurre le indagini dopo che il Kerala aveva perso la giurisdizione. La decisione, che aveva sorpreso anche molti esperti indiani, era stata contestata duramente dai legali dei due fucilieri, in quanto violava quanto stabilito dalla Corte Suprema il 18 gennaio quando era stato deciso il trasferimento dei due fucilieri a New Delhi.
   Il presidente Altamas Kabir, a capo di una sezione di tre giudici, ha respinto le ragioni italiane emettendo un verdetto che non chiarisce alcuni nodi cruciali tra cui quello della possibilita' di invocare leggi che prevedono la pena di morte e che e' fondamentale per Roma.
   Leggendo il testo della breve ordinanza nell'aula - dove era presente anche l'ambasciatore d'Italia Daniele Mancini - il giudice Kabir ha detto che ''non e' responsabilita' della Corte Suprema decidere quale tipo di agenzia di polizia utilizzare per le indagini''. Ha poi aggiunto che ''il tribunale speciale'' che dovra' giudicare i due maro' ''deve essere esclusivamente dedicato a quel caso'' e ''dovra' operare con ritmo quotidiano''. Tali condizioni erano gia' state stabilite nella sentenza del 18 gennaio in cui si trasferiva la giurisdizione dallo stato del Kerala a New Delhi.
   Su richiesta dell'avvocato dei maro', Mukul Rohatgi, il giudice Kabir ha aggiunto nella sua ordinanza che l'Italia ha la possibilita' di presentare ricorso ''nelle sedi appropriate'' contro l'utilizzazione della Nia.
   A questo proposito, fonti legali hanno detto in serata di ''aspettare di vedere quali saranno i capi di accusa'' e che ''in  base a cio' si decideranno le prossime mosse''.
   Il Primo aprile, il ministero degli Interni indiano aveva incaricato la Nia, nata dopo le stragi di Mumbai del 2008, di prendersi carico del procedimento per l'uccisione dei due pescatori il 15 febbraio 2012. La Nia e' pero' obbligata - secondo quanto stabilisce il proprio statuto - a far ricorso a una draconiana legge sul terrorismo e sulla sicurezza marittima (Sua Act del 2002) che prevede la pena di morte in caso di omicidio. Tuttavia, in una seconda ordinanza, lo scorso 15 aprile, sempre lo stesso dicastero ''riformulava'' la sua richiesta agli 007 dell'anti terrorismo levando pero' il controverso riferimento al Sua Act.
   Nei prossimi giorni, quindi, tocchera' quindi agli investigatori della Nia avviare le indagini sulla base della denuncia di Freddy, il titolare del peschereccio che si era avvicinato alla Enrica Lexie e ai capi di imputazione gia' formulati dalla polizia del Kerala in base al Codice penale indiano.
   Durante l'udienza alla Corte Suprema del 16 aprile, il Procuratore generale aveva promesso che l'inchiesta sarebbe stata completata entro 60 giorni e che poi sarebbe iniziato il processo. Rimane pero' ancora il dubbio se la Nia possa agire come ''semplice polizia'' e non come organismo creato esclusivamente per giudicare sospetti terroristi.

martedì 16 aprile 2013

L'India avra' una seconda riserva per i leoni oltre parco di Gir

L'India intende creare una seconda riserva naturale per il "leone asiatico", una specie in via estinzione che sopravvive ora soltanto in una foresta dello Stato settentrionale del Gujarat. Lo ha deciso ieri la Corte Suprema di New Delhi, rigettando un ricorso del governo locale del Gujarat contrario al trasferimento di parte dei felini nel vicino Madhya Pradesh. I giudici del massimo organo giudiziario indiano hanno accolto le ragioni delle associazioni di protezione degli animali che da tempo chiedevano una seconda riserva "per salvare dall'estinzione" il raro felino. Una giuria del tribunale, composto da due giudici, K.S. Radhakrishnan e da C.K. Prasad, ha ordinato la "reintroduzione" del leone asiatico nella riserva di Kuno, in Madhya Pradesh" fissando una scadenza di sei mesi per completare l'operazione. In base all'ultimo censimento del 2010, nella foresta di Gir, nel sud del Gujarat, vivono 411 esemplari di "leoni asiatici" o "leoni indiani", una sottospecie del leone africano, dalla criniera meno folta e dalla corporatura più piccola. "Abbiamo il dovere di proteggere questa specie dall'estinzione prendendo adeguate precauzione" hanno detto i giudici. Da tempo gli esperti avevano lanciato l'allarme sulla vulnerabilità dei preziosi leoni di Gir concentrati in un unico posto e quindi a rischio di sterminio in caso di epidemie o di catastrofi naturali, come gli incendi boschivi. Tuttavia il Gujarat, roccaforte della destra nazionalista indiana, si era sempre opposto a condividere il patrimonio faunistico e anche a perdere parte dei proventi della fiorente industria turistica nata intorno al parco. Nella stessa seduta, la Corte Suprema ha respinto un progetto del ministero dell'Ambiente che risale al 2010 di "importare" dall'Africa il "cheetah" (Acinonyx jubatus), una specie di ghepardo scomparsa in India circa 60 anni fa

giovedì 4 aprile 2013

Rahul Gandhi agli industriali, ''liberate energie dell'India''

 Il vicepresidente del partito del Congresso Rahul Gandhi, da molti indicato come futuro premier, ha chiesto agli industriali indiani di "formare un'alleanza" per costruire strade e creare impiego liberando così il grande potenziale della seconda più popolosa nazione al mondo. Parlando alla conferenza annua della Confindustria indiana Cii a New Delhi, il figlio della leader italo indiana Sonia, ha detto che il Paese è "un fermento di sogni e di idee che aspettano di essere realizzati: dobbiamo canalizzare l'energia della gioventù indiana ma abbiamo bisogno di strutture concrete per la crescita. L'industria deve aiutare il governo a costruire le opere pubbliche e la partnership tra pubblico e privato è la strada da seguire". Il discorso, durato 45 minuti, era molto atteso dagli imprenditori indiani che sono tradizionalmente più vicini al partito dell'opposizione di destra del Bjp ed è il primo importante intervento pubblico del 42enne Gandhi sull'economia. Alludendo alla sua candidatura a primo ministro nelle prossime elezioni del 2014, da molti data per sicura, ha affermato che "una persona sola non può risolvere i problemi di un miliardo di persone. Proviamo a dare il potere a un miliardo di persone e vedrete che tutto sarà risolto". Il delfino della potente Sonia ha poi parlato della "complessità dell'India come "ricchezza" se paragonata alla struttura centralizzata della Cina e anche degli Usa. "Se voi avete fatto fortuna in un ambiente così complicato come l'India - ha detto rivolgendosi ai numerosi magnati dell'industria seduti in platea - potete conquistare il mondo". Ha poi ricordato che il "tasso di crescita indù" (termine usato dagli economisti per indicare la stagnazione) è ora quello dell'Europa. Nel discorso, seguito anche dal corpo diplomatico di New Delhi, ha citato più volte le numerose esperienze di viaggio 'on the road' nelle campagne dell'India, dalle baraccopoli di Mumbai ai treni dove ha constatato "l'ottimismo della gente" anche nelle condizioni più misere e precarie.

mercoledì 3 aprile 2013

Bangladesh, Human Rights Watch chiede il boicottaggio delle ''concerie degli orrori''

L'associazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (Hrw) ha chiesto di boicottare alcune concerie del Bangladesh che smaltiscono veleni nell'ambiente e che impiegano bambini. E' quanto si legge in un comunicato diffuso oggi in coincidenza con l'inaugurazione del salone internazionale di pelli Lineapelle a Bologna. Hrw invita gli operatori del settore "a non comprare prodotti da aziende che non rispettano le normative sul lavoro e sull'ambiente". Si fa riferimento, in particolare, a due concerie del quartiere di Hazaribagh, situato nell'affollato centro di Dacca, dove ogni giorno tonnellate di veleni e scarti della lavorazione del pellame vengono scaricati nel fiume Buriganga. Tra gli espositori della fiera di Bologna ci sono la Bay Tanneries e la Bengal Leather Complex. Queste due aziende "sono completamente prive di impianti di trattamento dei reflui industriali", spiega Richard Pearshouse, l'esperto che lo scorso ottobre ha presentato un rapporto shock sulle "concerie degli orrori" di Hazaribagh da cui provengono le pelli usate dalla moda europea. In seguito alla denuncia di Hrw, di recente il governo bengalese ha inflitto una multa di 50 mila dollari alla Bay Tanneries per scarico illegale di reflui tossici. "E' stata la prima volta che il governo interviene per far rispettare le leggi", ha commentato l'associazione in una e-mail all'ANSA. Nel rione di Hazaribagh sorgono dal 90 al 95% di tutte le concerie del Paese asiatico, dove la manodopera è la meno costosa al mondo. Dal 2003 esiste un progetto di trasferire le aziende inquinanti in periferia in strutture più idonee, ma il piano è stato più volte rinviato. Nel 2012-2013 le esportazioni di pelli sono aumentate dell'11%, mentre quella dei prodotti finiti (borse, cinture, scarpe) dell'85%. Tra i principali acquirenti c'é l'Italia con 81 milioni di dollari di merce nel 2011-2012. Nel comunicato si legge anche che Hrw "ha contattato più volte gli organizzatori di Lineapelle tra gennaio e marzo" per chiedere assicurazioni sulla presenza delle aziende che operano in Bangladesh, "senza però ricevere alcuna risposta".