martedì 30 luglio 2013

Pakistan, programma di Geo TV ''regala'' bebe' a coppie senza figli

Pubblicato su ANSA

Un noto presentatore televisivo pachistano e' al centro di una polemica per aver ''regalato'' un neonato abbandonato nella spazzatura a una coppia senza figli durante una popolare trasmissione d'intrattenimento durante il mese sacro del Ramadan. Amir Liaqat, 41 anni, ex politico e ex ministro per gli Affari religiosi, e' considerato una sorta di ''Pippo Baudo'' nel Paese asiatico di 180 milioni di abitanti e ogni sua apparizione televisiva fa schizzare l'audience alle stelle. Ma nella puntata di una settimana fa, andata in onda sul Geo Tv, una delle piu' seguite emittenti private, ha forse esagerato con il sensazionalismo, anche se in nome di una buona causa. Durante un programma-contenitore che si chiama Amaan Ramzan (''Ramadan di pace'') e che va in onda tutti i pomeriggi con talk-show e quiz a premi, Liquat ha mostrato ai telespettatori una neonata su uno scintillante cuscino rosso spiegando che era stata abbandonata in una discarica e che grazie a una organizzazione non governativa aveva trovato nuovi genitori. Il bebe' era stato portato in studio da Muhammad Ramzan Chhipa, un attivista che e' a capo di un'associazione che porta lo stesso nome e che ha un programma per l'affidamento di orfani. La bambina, a cui il presentatore ha messo il nome di Zainab, e' stata poi ''regalata' a una coppia sterile da diversi anni. Secondo il quotidiano The News, che ha raccontato la puntata, il momento della ''consegna'' e' stato molto commovente e molti dei presenti in studio ''avevano le lacrime agli occhi'' dopo aver visto la felicita' della coppia di genitori per la piccolina. Liaquat, noto anche come ''tele-evangelista islamico'', ha poi rivolto un appello ai genitori ''che non possono mantenere i figli'' perche' ''non li buttino nei cassonetti ma li affidino a dei centri di adozione''. Nel website della ong e' spiegato in dettaglio il programma ''Chhipa Palna" (le culle di Chhipa) che prevede di affidare i neonati a coppie senza figli ''in occasioni speciali'', come il Ramadan dove e' tradizione fare dei regali. Non e' escluso che altri neonati siano consegnati in ''diretta'' in altre puntate. Parte della trasmissione e' sempre dedicata a beneficienza o a collette a favore di persone sofferenti o vittime di incidenti. La star televisiva, che e' anche un idolo delle donne per la sua bella presenza, non e' nuovo a controversie del genere. Nel 2008 fu accusato di incitare odio contro la minoranza religiosa degli Ahmadi, mentre due anni fa un filmato ''dietro lo quinte'' lo sorprendeva in atteggiamenti poco ortodossi. La sua carriera di parlamentare si e' incrinata nel 2005 quando si e' scoperto che aveva presentato una laurea falsa. Ma secondo alcuni commentatori, il suo ultimo scoop televisivo della consegna in diretta dei trovatelli a coppie senza figli fa parte di una buona causa in un Paese che non ha leggi sull'adozione e dove l'abbandono o l'eliminazione di neonati e' molto frequente soprattutto quando si tratta di difendere l'onore della famiglia.

Orissa, Citaristi ritira le accuse dopo scuse dei ''servitori'' del tempio di Jagannath

]La ballerina di danza classica indiana Ileana Citaristi ha ritirato le accuse contro alcuni religiosi indu' che l'avevano picchiata durante una processione dopo che questi ultimi si sono scusati per l'incidente. Lo ha detto oggi all'ANSA. ''I responsabili del tempio di Puri e uno dei due ''servitori'' che mi avevano percossa sono venuti domenica a casa mia a Bhubaneswar per presentare le loro scuse. - ha detto -. Ho quindi deciso di risolvere amichevolmente la causa legale''. ''Hanno ammesso il loro sbaglio sottolineando che per loro ero come una figlia'' ha aggiunto Citaristi, che vive e lavora nello stato orientale dell'Orissa da oltre 30 anni. L'artista, che e' figlia dell'ex cassiere della Democrazia Cristiana, era stata malmenata il 21 luglio da alcuni religiosi dopo che si era rifiutata di pagare una somma di denaro per salire su un carro di una divinita' nella citta' sacra di Puri durante la festivita' di Lord Jagannath.

domenica 21 luglio 2013

INTERVISTA/Danzatrice Ileana Citaristi percossa a Pune, ''volevano soldi''

Pubblicato su Ansa

 ''Per fortuna non ho subito ferite, ma sono stata percossa alla testa e spinta violentemente. Sono scioccata da tanta violenza da parte di religiosi in un luogo sacro''. Lo ha detto oggi all'ANSA la danzatrice Ileana Citaristi raccontando l'incidente di cui e' stata vittima durante un famoso festival sacro a Puri, nello stato indiano orientale dell'Orissa. L'artista, figlia dell'ex cassiere della Dc Severino Citaristi, abita in India da 32 anni ed e' diventata un'acclamata ballerina, oltre che studiosa di Odissi e altre antiche danze classiche indiane. ''Ieri mattina sono andata a Puri con un mio allievo per la festa religiosa di Lord Jagannath - racconta - e quando sono salita su un carro dove e' esposta la statua della divinita', due preti mi hanno chiesto mille rupie (equivalente a circa 12 euro, ndr). Mi sono rifiutata di pagare questa somma che mi e' sembrata esorbitante rispetto alle normali offerte dei devoti. Inoltre non era richiesta in quel frangente in cui si rendeva un semplice omaggio alla divinita'''. Di fronte al rifiuto della Citaristi, che parla la lingua Oriya, i due ''sacerdoti'' si sono infuriati e hanno reagito in modo violento. ''Mi hanno messo le mani addosso spingendomi giu' dal carro - spiega - e siccome io opponevo resistenza mi hanno colpito con dei pugni alla testa per tre volte in mezzo a tutta la folla. Urlavano che ero straniera e che non potevo essere li'. Purtroppo la polizia era piu' in basso a gestire la coda di fedeli che aspettava di salire sui carri e quindi non ho potuto chiedere aiuto a nessuno''. Era la prima volta che l'artista partecipava al Ratha Yatra (''sfilata di carri''), che e' terminato ieri con l'esposizione dei carri sacri davanti al famoso tempio medioevale dedicato a Jagannath (''Signore dell'Universo''). Il luogo sacro e' chiuso a non-indu' e non-indiani. L'annuale processione chiamata Ratha Yatra e' l'unica occasione in cui le divinita' sono portate all'esterno ed esposte al pubblico. ''Non penso sia un questione di xenofobia - aggiunge - ma soltanto di avidita'. Quando vedono una straniera, ne approfittano perche' hanno la prospettiva di ottenere piu' soldi''. L'incidente ha sollevato molto clamore e oggi appare sulle prime pagine dei maggiori quotidiani. Dopo l'aggressione, Citaristi si e' subito recata dai responsabili del tempio per denunciare l'accaduto. ''Spero che prendano provvedimenti - conclude - e che insegnino a questi religiosi un po' piu' di educazione''

REPORTAGE/ Il nuovo Food Security Act, riso per oltre 800 milioni di indiani

In onda sulla Radio Svizzera Italiana
Ascolta qui  (17:40)

sabato 20 luglio 2013

Sei ergastoli per stupro turista svizzera in Madhya Pradesh

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Dopo appena quattro mesi con una sentenza lampo, un tribunale indiano ha oggi condannato all'ergastolo sei uomini per lo stupro di gruppo di una campeggiatrice svizzera di 39 anni che era insieme al compagno in un tour in bicicletta dell'India. La severa pena è stata inflitta in base alla nuova legge anti-stupro varata dopo le furiose proteste popolari sollevate dalla morte di una studentessa di New Delhi, orribilmente violentata su un autobus a fine dicembre. Ma nonostante l'inasprimento delle pene, non si è fermata la violenza contro le donne che quasi ogni giorno continua a tenere banco sui giornali indiani. L'ultimo caso scioccante venuto alla luce oggi è quello di quattro studentesse cristiane prelevate da un "branco" di 25 giovani ubriachi nel loro collegio e brutalmente violentate in un bosco dello stato orientale del Jharkhand. "Il tribunale ha inflitto il massimo della pena come richiesto e non possiamo che dirci soddisfatti", ha detto il legale, Rajendra Tiwari, contattato telefonicamente dall'ANSA per commentare il verdetto di 32 pagine e che era atteso per oggi pomeriggio. Tutti i sei imputati, che hanno un'età compresa dai 20 ai 30 anni, sono stati ritenuto colpevoli dal tribunale speciale del distretto tribale dove si è tenuto il processo per direttissima. I giovani appartengono a una particolare etnia tribale dedita al brigantaggio che popola la zona boschiva dove la coppia elvetica aveva piantato la tenda per passare la notte (per poi pedalare in direzione di Agra, la città del celebre mausoleo del Taj Mahal). Oltre al reato di stupro, sono infatti stati condannati anche in base a una legge sul brigantaggio e al possesso illegale di armi. Per immobilizzare l'amico della vittima avevano infatti usato la minaccia delle armi. La drammatica vicenda della turista svizzera aveva offuscato l'immagine dell'India come un Paese "sicuro" e accogliente per le donne straniere che viaggiano da sole. Tra l'altro sempre a marzo, un altro caso, quello di una britannica che è saltata dalla finestra di un hotel per fuggire a un sospetto stupratore, aveva creato nuovo scalpore. Il governo di Berna aveva insistito perché i responsabili, arrestati pochi giorni dopo, fossero consegnati alla giustizia in tempi rapidi. Lo scorso 25 maggio rappresentanti della capitale elvetica erano tornati in India per testimoniare al processo. Ma la donna, ancora sotto shock, non aveva voluto tornare in Madhya Pradesh. E' stata sentita dai giudici attraverso una videoconferenza dall'ambasciata elvetica di New Delhi.

venerdì 19 luglio 2013

Pakistan, ''jirga'' vieta lo shopping a donne non accompagnate da famiglia

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di Tahir Ali
Un consiglio di anziani ('jirgà) nel nord ovest del Pakistan ha proibito alle donne di andare a fare shopping "da sole" perché è considerato "un comportamento volgare" soprattutto nel mese sacro del Ramadan. La decisione è stata presa da una comunità tribale del distretto di Karak, nella provincia di Khyber Pakhtunkwa dove è molto forte la presenza di gruppi fondamentalisti. In una riunione, convocata oggi da un'associazione islamica chiamata Khattak Ittehad, gli anziani hanno decretato che "soltanto le donne accompagnate da un familiare, per esempio il marito, un fratello, un figlio o il padre, sono autorizzate ad andare al bazar". Le donne che escono di casa da sole "compiono un atto contro le norme della società pashtun e anche contro l'Islam" hanno sentenziato. Tra i partecipanti alla jirga c'erano Hafiz Abne Aminm, leader locale del partito islamico della Jamait Ulema, e Islam e Maulana Mir Zaqeem che è a capo della Khattak Ittehad. "La decisione è stata presa perché riteniamo che le donne non accompagnate siano un motivo di indecenza per la nostra società - ha detto quest'ultimo e anche perché gruppi di donne da sole sono state coinvolte in furti e rapine". La 'jirga' ha invitato la polizia e l'amministrazione locale a mettere in atto il divieto. E poi ha chiesto ai commercianti di "non vendere la merce" a donne non accompagnate da uomini della propria famiglia. La controversa iniziativa ha scatenato la reazione delle femministe pachistane. "E' chiaramente un'ingiustizia nei confronti delle donne - ha detto all'ANSA l'attivista Samar Minullah aggiungendo che "purtroppo queste discriminazioni sono molto comuni nelle regioni a maggioranza pashtun e quindi in tutta la provincia di Khyber e Pakhtunkhwa". Ma sottolinea che di recente "ci sono stati segnali positivi che indicano l'inizio di una presa di coscienza delle donne". Per esempio, la vicenda di Malala Yousufzai, la ragazza coraggio che ha sfidato i talebani, "sta ispirando molte donne delle aree tribali". Un altro segno sul cammino dell'emancipazione è la presenza per la prima volta di tre donne candidate alle elezioni di maggio provenienti dal distretto tribale di Bajuar e da quello di Tank, dove sono attivi i gruppi talebani. Un'altra candidata, Aisha Gulalai, è diventata la prima donna del Sud Waziristan a entrare nell'assemblea legislativa nazionale per il partito dell'ex campione di cricket Imran Khan. Tuttavia ci sono molte ancora molte resistenze e "il caso di Karak è l'esempio lampante che non c'é ancora nessun progresso per la libertà delle donne" ha commentato Gulnaz Beghum, una delle poche attiviste che si batte per i diritti femminili a Peshawar. Nelle aree controllate dai talebani ovviamente vige un severissimo codice morale. Una settimana fa, nel Sud Waziristan, un gruppo talebano appartenente alla tribù del Mullah Nazir (ucciso da un drone Usa a gennaio) ha messo il bando i "pantaloni attillati" sia per gli uomini che per le donne durante il mese di Ramadan. In un volantino, distribuito dopo la convocazione di una "shura", ha minacciato una multa salata per i sarti e i negozi di abbigliamento che non rispetteranno il divieto.

mercoledì 17 luglio 2013

India, tragedia in Bihar, 23 bambini avvelenati alla mensa scolastica

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NEW DELHI, 17 LUG - Avvelenati da un insetticida finito nei pasti della mensa della loro scuola: almeno 23 bambini sono morti intossicati nel giro di 24 ore, in un bilancio ancora provvisorio, dopo aver mangiato in una mensa scolastica dello stato del Bihar, nel nord-est dell'India, mentre un'altra trentina è ancora all'ospedale, fra cui alcuni in gravi condizioni. Una tragedia che a scatenato la rabbia di genitori e residenti, che sono scesi in piazza scagliandosi contro la polizia e distruggendone una postazione e alcune auto. Le cause dell'intossicazione che ha colpito circa 50 allievi dai 4 ai 12 anni nel villaggio di Dharmasati Gandaman, nel distretto di Saran, sono ancora sconosciute. Ma si ipotizza che potrebbe essere stato un insetticida o un pesticida mescolato nel cibo. I bambini sono stati colpito da conati di vomito e forti convulsioni dopo il pranzo cucinato a scuola. Alcuni sono morti dopo atroci sofferenze prima di arrivare dall'ospedale. Un padre in lacrime ha raccontato a una tv privata che il figlio "è tornato a casa piangendo in preda a forti dolori allo stomaco". I medici hanno somministrato un antidoto all'atropina, sostanza usata contro i veleni, ma per molti non c'è stato nulla da fare. La cuoca, ricoverata anch'essa con gli stessi sintomi di avvelenamento, ha detto ai giornalisti di aver sentito un "forte odore cattivo" nell'olio di senape usato per friggere. Il pasto, di riso e lenticchie, fa parte di un programma nazionale di assistenza alimentare chiamato "Mid-day Meal Scheme" e che ha l'obiettivo di combattere la malnutrizione che colpisce ben il 47% dei bambini indiani. La polizia ha aperto un'inchiesta per accertare le cause, mentre le autorità del Bihar, uno degli stati più arretrati dell'India, ha annunciato un risarcimento di 200 mila rupie (circa 2.500 euro) ai familiari. Ma il ministro dell'Istruzione P.K. Shahi insinua il sospetto che l'avvelenamento dei bambini avesse lo scopo di gettare discredito sul governo locale. Ha poi affermato che il marito della direttrice della scuola "è vicino a un leader politico". Subito dopo la tragedia alcuni partiti hanno inscenato manifestazioni di protesta contro il "chief minister" Nitish Kumar, un leader emergente nel panorama politico indiano, chiedendo la sua testa. Incidenti del genere sono abbastanza frequenti nelle scuole indiane a causa delle precarie condizioni igieniche delle cucine, di prodotto avariati e soprattutto della mancanza di controlli. Proprio oggi, nel distretto di Madhubani, sempre in Bihar, una cinquantina di scolari sono finiti all'ospedale con un forte mal di pancia dopo aver mangiato a scuola. E' stato poi scoperto che nelle pentole del loro pasto gratuito c'erano delle lucertole morte.

lunedì 15 luglio 2013

Maro', ''molte opzioni'' per interrogare testimoni italiani

"Ci sono molte opzioni sul tavolo" a proposito dell'interrogatorio dei quattro compagni dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. trattenuti in India da oltre 16 mesi per l'uccisione di due pescatori. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri Syed Akbaruddin rispondendo a una domanda dell'ANSA a proposito della possibilità di inviare gli inquirenti indiani in Italia. "Questa è una delle opzioni - ha spiegato - ma ce ne sono diverse altre sul tavolo. Prenderemo una decisione una volta che sarà individuata quale di queste opzioni è compatibile dal punto di vista legale e che sarà ritenuta appropriata dalle autorità investigative". La polizia speciale Nia (National Investigation Authority) aveva richiesto un'audizione in India degli altri quattro fucilieri del team anti pirateria della petroliera Enrica Lexie.

Bangladesh, leader islamico condannato a 90 anni di carcere per crimini di guerra

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La condanna a 90 anni di carcere di un anziano leader islamico per crimini di guerra ha sollevato una nuova ondata di violenze e tensioni in Bangladesh, Paese asiatico nato nel 1971 da una sanguinosa guerra con il Pakistan e che solo da un paio di anni ha riaperto questo doloroso capitolo della sua storia. Il 90enne Ghulam Azam, sulla sedia a rotelle, è stato giudicato colpevole di cinque reati, tra cui omicidio e tortura, da un tribunale speciale chiamato "Tribunale Internazionale dei Crimini" e creato nel 2010 dalla premier Sheik Hasina. Gli è stata risparmiata la pena capitale "per via della sua avanzata età" come hanno spiegato i giudici. Le accuse a suo carico sono basate su oltre 60 massacri documentati sulla stampa dell'epoca. L'accusa lo ha paragonato ad Adolf Hitler, ma lui ha respinto la condanna come "politicamente motivata". La sentenza, contenuta in 243 pagine, è stata accolta con rabbia dal principale partito islamico della Jamat-e-Islami, che lo stesso Azam aveva guidato dal 1969 al 2000 fino al ritiro dalla vita politica. Per protesta, il gruppo ha annunciato per domani uno sciopero nazionale. I disordini erano già scoppiati stamane a Dacca e in diverse città con violenti scontri con la polizia e attacchi vandalici a diversi veicoli in strada. Si sono registrati diversi feriti, tra cui anche dei giornalisti. Sono scesi in strada nella capitale anche i gruppi spontanei del "movimento di piazza Shahbag" che lo scorso febbraio protestarono contro la mancata condanna a morte di Abdul Quader Mollah, un altro leader accusato di gravissimi abusi e mandato all'ergastolo. Quella di Azam è la quinta condanna del tribunale speciale di un appartenente alla Jamaat-e-Islami, che all'epoca si era schierato con il Pakistan contro il movimento indipendentista bengalese. Lo stesso Azam si era opposto alla scissione del Bangladesh dal Pakistan perché contrario a una "divisione tra mussulmani". Secondo stime ufficiali del governo di Dacca, nei nove mesi di durata della guerra morirono circa 3 milioni di persone, mentre circa 10 milioni di persone fuggirono in India.

India, addio al telegramma tra nostalgia e proteste

Dopo 163 anni l'India ha detto addio al telegramma e migliaia di indiani nostalgici hanno affollato gli uffici postali per inviare a parenti e amici un ultimo souvenir di questo ormai obsoleto sistema di comunicazione. Oltre 20 mila telegrammi sono stati spediti ieri a New Delhi e in tutto il Paese prima della chiusura definitiva degli sportelli dedicati a questo servizio. L'ultimo messaggio, poco prima della mezzanotte, e' stato spedito a Rahul Gandhi, il delfino e figlio della leader Sonia Gandhi, da un sostenitore che gli ha augurato "felicità e successo" per la sua carriera politica. La decisione di mettere in soffitta il vecchio e obsoleto telegrafo ha suscitato un grande interesse in India e un'ondata di amarcord nei giornali che hanno pubblicato oggi foto di vecchi strumenti ormai da museo e di anziani impiegati delle Poste commossi fino alla lacrime. Circa un mese fa, la compagnia telefonica pubblica Bsnl che gestiva il servizio, aveva annunciato la sospensione a causa delle forti perdite. Negli anni Ottanta, quando il telegramma era il mezzo di comunicazione piu' popolare e economico, il traffico annuo era di 75 milioni di messaggi. Ma con l'invasione dei telefonini, giunti al traguardo di 900 milioni e di internet (120 milioni di connessioni), era ormai caduto in disuso. Ma non per i sindacati dell'azienda telefonica che hanno duramente protestato contro la decisione. "Il telegramma e' ancora molto utilizzato soprattutto nelle zone rurali", si legge in un comunicato. Erano stati inglesi a introdurre il telegrafo nel 1850, pochi anni dopo l'esperimento del suo inventore Samuel Morse negli Stati Uniti. L'allora Compagnia britannica delle Indie Orientali lo ha usato la prima volta per mettere in comunicazione i suoi uffici di Calcutta con il porto Diamond Harbour, distante una cinquantina di chilometri. Sembra inoltre che abbia avuto un ruolo determinante per la vittoria militare dei britannici nell'ammutinamento del 1857, noto anche come prima guerra di indipendenza indiana.

domenica 14 luglio 2013

Bhutan al voto, trionfa opposizione nel regno himalayano

Il partito al governo in Bhutan, il piccolo regno stretto tra India e Cina dove è nato l'Indice di felicità lorda, ha subito una secca sconfitta nelle elezioni di ieri per il rinnovo dei 47 membri del Parlamento. L'opposizione del Partito democratico del Popolo (Pdp) ha conquistato 32 seggi contro i 15 del rivale Partito per la pace e la prosperità (Druk Phuensum Tshogpa o Dpt) che aveva vinto le elezioni nel 2008, le prime dopo l'abolizione della monarchia assoluta. I dati finali dello spoglio sono stati resi pubblici sul website della Commissione elettorale bhutanese. Secondo gli analisti, si tratta di un risultato a sorpresa influenzato dal malumore popolare dovuto alla crisi nelle relazioni con l'India, potente e tradizionale alleato del regno himalayano di circa 700 mila abitanti. L'opposizione aveva criticato le "aperture" del Dpt alla Cina, poi smentite, e le "false promesse" del cosiddetto 'Indice della Felicita' nazionale'' diventato famoso in tutto il mondo come modello di sviluppo sostenibile. Nel primo round elettorale di maggio che ha preceduto il ballottaggio di ieri, il Dpt aveva conquistato il primo posto. L'affluenza alle urne è stata del 66% e si è svolta in maniera pacifica e ordinata sotto il controllo di osservatori provenienti dall'India e dall'Unione Europea.

sabato 13 luglio 2013

Morto Ottavio Quattrocchi, addio ai misteri dello scandalo Bofors

E' morto a Milano l'uomo d'affari italiano Ottavio Quattrocchi, amico di Sonia Gandhi e coinvolto in un famoso scandalo per corruzione in India. La notizia della morte, avvenuta ieri, è trapelata solo oggi, è stata confermata dalla famiglia ed è stata ripresa stasera con grande risalto dalle televisioni indiana che l'hanno trattata come una "breaking news" Quattrocchi, 72 anni, era accusato dagli inquirenti indiani per lo scandalo dei cannoni svedesi Bofors del 1986 che ha portato alle dimissioni del premier Rajiv Gandhi, marito dell'italo-indiana che guida ora il partito del Congresso. L'India aveva invano tentato di chiedere l'estradizione di Quattrocchi prima alla Malaysia e poi all'Argentina nel 2002, dove era stato arrestato durante una vacanza. Secondo la polizia indiana, l'uomo d'affari italiano, che lavorava per la Snam Progetti a New Delhi, avrebbe "facilitato" la conclusione di un grosso contratto con la svedese Bofors grazie alle sue amicizie personali con i Gandhi: un teorema che non è mai stato provato. Lo scandalo coinvolse anche la moglie Maria e altri uomini di affari indiani. Nel 2011 un tribunale di New Delhi decise che la polizia criminale Cbi poteva chiudere il caso in quanto non era possibile ottenere l'estradizione dall'Italia.

venerdì 12 luglio 2013

Maro', forse inchiesta Nia si chiude ad agosto, poi processo

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NEW DELHI, 12 LUG - Pur con i tempi dell'elefante indiano, la vicenda dei maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India da oltre 16 mesi, sembra aver trovato il bandolo della matassa. ''Tutto indica una volonta' di chiudere l'inchiesta in agosto'' ha detto oggi l'inviato della Presidenza del Consiglio Staffan de Mistura a conclusione della sua missione a New Delhi, la terza dopo la sua nomina decisa agli inizi di maggio. Il diplomatico non se l'e' sentita pero' di azzardare una previsione sulla conclusione del processo. ''I tempi non saranno lunghi, ma è necessario agire con calma e seguendo una strategia chiara che porterà a una soluzione che, come mi è stato detto da parte indiana, sarà equa e rapida'' ha aggiunto commentando l'esito dell'incontro di oggi con il ministro degli Esteri Salman Khurshid. Sullo stesso tono e' intervenuto oggi anche il Segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Garofoli, che dopo aver incontrato alcuni familiari di Massimiliano Latorre, ha ribadito "l'impegno dell'esecutivo a proseguire e intensificare ulteriormente, con determinazione e fiducia, le azioni intraprese per riportare i due militari presto a casa". In pratica e' rimasto soltanto lo scoglio dell'audizione dei quattro fucilieri del team anti pirateria in servizio sulla petroliera Enrica Lexie il 15 febbraio 2012 per completare le indagini e avviare il processo davanti a un 'tribunale ad hoc' composto da un solo giudice e gia' costituito a New Delhi. ''Sono sicuro che troveremo una formula alternativa seguendo alcune procedure formali" ha spiegato De Mistura senza entrare nei particolari, ma sottolineando la ''fermezza'' di Roma contraria a portare in India i quattro testimoni come richiesto dagli inquirenti. E' con sorpresa che solo oggi si e' appreso che Latorre e Girone sono stati sentiti due giorni fa dalla polizia della Nia (National Investigation Agency). L'interrogatorio, che e' stato ''corretto e appropriato'', secondo le parole dell'inviato, e' avvenuto nel piu' completo riserbo, tanto che e' completamente sfuggito alla stampa indiana. Un particolare che e' considerato positivo dopo le ''drammatizzazioni'' dei mesi scorsi. In realta', mercoledi' nel giorno stesso dell'audizione, il premier Enrico Letta ne aveva parlato alla Camera rispondendo ad una interrogazione di Giorgia Meloni (Fdi). ''Tutti i testi indiani sono stati interrogati. E' stato interrogato il comandante della nave ed il suo vice lo sara' fra poco'' aveva detto aggiungendo poi che era stata resa anche la testimonianza di Latorre e Girone ''i cui dettagli sono stati concordati con il collegio di difesa indiano in coordinamento con i nostri avvocati dello stato''. I due maro' hanno dichiarato che ''essi operavano sulla Enrica Lexie come agenti dello Stato nell'ambito di quanto previsto dalla legislazione italiana e dal diritto internazionale consuetudinario e pattizio vigente''. Letta ha poi annunciato che l'Italia sollevera' nuovamente davanti al tribunale ad hoc la questione della giurisdizione, una opzione prevista dalla sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio che aveva sottratto la competenza allo stato del Kerala sull'incidente avvenuto in acque internazionali.

mercoledì 10 luglio 2013

Bollywood, star Shah Rukh Khan ha figlio da madre ''in affitto''

La superstar Shah Rukh Khan, uno dei più celebri e amati attori di Bollywood, ha annunciato la nascita del terzo figlio con il ricorso alla maternità surrogata o "in affitto". Lo riportano oggi i media indiani con grande risalto. Dopo giorni di suspense, Khan e la moglie Gauri hanno confermato le voci della stampa che circolavano da tempo sul loro terzo figlio, chiamato AbRam, venuto alla luce prematuramente, ma ora fuori pericolo. "Nostro figlio è nato da una madre surrogata - si legge in un comunicato - e intendo mantenere il più stretto riserbo su questo aspetto". L'attore ha poi messo a tacere le polemiche dei giorni scorsi smentendo categoricamente di aver "scelto" il sesso del nascituro, una pratica che è proibita in India ma che è diffusa tra le coppie che vogliono avere figli maschi. Da diversi anni, l'India è diventata una meta importante per coloro che cercano a basso prezzo una "madre" adottiva per i nove mesi della gravidanza, una prassi che è vietata in molti Paesi perché solleva problemi etici e giuridici.

martedì 9 luglio 2013

Pakistan, rapporto segreto su Bin Laden svela fallimento servizi segreti

Pubblicato su ANSA

A distanza di oltre due anni dall'uccisione di Osama Bib Laden, lo spettro del capo di Al Qaida ricompare in un rapporto segreto di una commissione pachistana d'inchiesta creata dopo il clamoroso blitz americano del 2 maggio 2011 nel covo di Abbottabad. Il documento di oltre 330 pagine è basato sull'interrogatorio di circa 200 testimoni, tra cui quello delle tre vedove dello sceicco saudita e dei vertici dei servizi segreti. La versione integrale è stata pubblicata sul sito di Al Jazeera dopo uno scoop del quotidiano pachistano The Dawn. Tra le chicche emerse dai racconti delle donne sopravvissute al raid, c'è quella di una multa per eccesso di velocità presa quando era appena fuggito dall'Afghanistan. Lo sceicco era nella valle di Swat ed era in auto con uno dei suoi fedelissimi, il "corriere" pachistano Ibrahim Saeed Ahmed, detto Al Kuwaiti (perché i suoi genitori erano emigrati in Kuwait). Nel racconto alla commissione, Maryam (moglie di Ibrahim) rivela che non aveva capito chi era "quell'arabo alto e senza barba" e che il consorte aveva subito pagato l'ammenda dopo essere stato fermato dalla polizia. Un altro dettaglio riguarda la vita di Bin Laden come padre e nonno, attento all'istruzione della nidiata di figli e nipoti che abitavano con lui. "OBL (Osama Bin Laden) si occupava personalmente dell'istruzione religiosa dei bambini - si legge - e li sorvegliava quando giocavano". Tra le attività c'era quella di coltivare degli ortaggi "con la messa in palio di semplici premi per chi otteneva il miglior prodotto". I bambini non potevano uscire dal complesso e non potevano giocare con i figli dei due 'corrieri' che abitavano in una parte separata della villa. Un'altra curiosità è che indossava un cappello da cow-boy quando usciva in giardino per la paura di essere intercettato dai satelliti spia. Ma il suo guardaroba era estremamente povero: appena sei "shalwar kamiz" (completo tradizionale pachistano), tre per l'estate e tre per l'inverno. Il resto del rapporto è dedicato a esaminare nel dettaglio la clamorosa "incompetenza" dei vari organismi statali e delle varie intelligence, tra cui il potente servizio segreto militare Isi, che non si è mai accorto della presenza di Bin Laden nella città guarnigione di Islamabad. La commissione d'inchiesta, presieduta dal giudice Javed Iqbal, si chiede come è possibile che il 'corriere' Ibrahim abbia potuto comprare un terreno e costruire una casa (con terzo piano abusivo) con documenti falsi. Il rapporto solleva poi altri quesiti, per esempio sul network di complici legati a Ibrahim e di suo fratello (entrambi uccisi nel blitz Usa) che erano gli unici ad avere accesso a Bin Laden e che lo hanno assistito per diversi anni. Non sono mai stati localizzati, per esempio, gli altri covi a Quetta, Peshawar, Wana, Swat e Karachi usati prima del 2005 dal capo di Al Qaida e dalla sua famiglia e menzionati dalla giovane moglie Amal "detenuta" insieme alle altre per cinque mesi dai servizi pachistani. Sono pesanti interrogativi che probabilmente spiegano perché il governo di Islamabad non abbia voluto rendere pubblico il documento consegnato alla fine dello scorso anno e che solo ora, con un nuovo esecutivo, sia riaffiorato sulla stampa locale

sabato 6 luglio 2013

Pakistan, 700 mila bambini non vaccinati, islamici contro campagne anti polio

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In Pakistan c'é il rischio di una ripresa della poliomielite, un terribile flagello che sopravvive solo in tre Paesi al mondo, a causa delle minacce dei talebani contro le vaccinazioni e della loro fobia anti americana. Quasi 700 mila bambini non sono stati vaccinati nell'ultima operazione sanitaria degli inizi di luglio. Nonostante gli sforzi del governo di Islamabad, delle Nazioni Unite e di benefattori come la Fondazione di Bill e Melinda Gates, la somministrazione dei vaccini anti polio nelle zone più a rischio di contagio, come quelle lungo la frontiera con l'Afghanistan, è in forte ritardo. Oggi un quotidiano, citando cifre governative, ha rivelato che i volontari non sono riusciti a raggiungere il 40% dei bambini che dovevano essere immunizzati dal primo al 3 luglio in 90 distretti. I volontari non hanno infatti accesso ad alcuni dei distretti tribali pashtun considerati altamente pericolosi per il rischio di attacchi, l'ostilità della popolazione e anche le offensive militari di Islamabad. Intere aree come il Nord e Sud Waziristan, dove ci sono le roccaforti dei talebani e di altri gruppi islamici, sono 'off limits' per gli operatori anche se scortati dall'esercito. Dall'inizio dell'anno si stima che 24 volontari siano stati uccisi. L'ultimo incidente è del 16 giugno nel nord-ovest quando uomini armati hanno assassinato due infermieri impegnati in vaccinazioni "porta a porta" in un remoto villaggio del distretto di Swabi. A fine maggio un team era stato attaccato vicino a Peshawar e una donna aveva perso la vita. E a dicembre, cinque volontarie sono state uccise a Karachi e a Peshawar in azioni coordinate. Questo stillicidio di sangue ha causato frequenti sospensioni delle campagne e la difficoltà di reperire i volontari. L'epidemia nel frattempo è dilagata. A metà giugno, un caso di infezione di un neonato di 15 mesi (mai vaccinato) nel distretto di Khyber, ha portato a 17 i nuovi contagi registrati nel 2013. Ben sei di questi provengono da questa regione, dove sorge il famoso valico con l'Afghanistan, e che è inaccessibile agli operatori sanitari per la nutrita presenza dei gruppi islamici. Altra preoccupazione è in Nord Waziristan dove a maggio era stato segnalato un contagio da Poliovirus P1 in un piccolo di nove mesi. Nel 2012 il Pakistan, l'unica nazione ancora colpita oltre all'Afghanistan e alla Nigeria, aveva registrato 58 infezioni, in diminuzione rispetto ai 198 dell'anno prima. Il decremento aveva riacceso le speranze di debellare presto il virus come è successo in India, dove da oltre due anni non sono stati segnalati nuovi casi. Lo scorso anno, i talebani del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) e altri gruppi attivi in Waziristan avevano proibito le vaccinazioni perché "anti islamiche" e anche perché ritenute dei tentativi di spionaggio della Cia. E' ancora vivo nei territori tribali il ricordo del medico pachistano Shakeel Afridi, condannato a 33 anni di carcere, arruolato dall'intelligence Usa per prelevare il dna della famiglia di Osama bin Laden e identificare così il suo covo nella città-guarnigione di Abbottabad, dove è poi stato ucciso nel maggio 2011. E' inoltre diffusa un'assurda credenza secondo la quale i vaccini avrebbero conseguenze sulla fertilità maschile. Ma ci sono voci di dissenso tra i fondamentalisti. Qualche giorno fa, una importante congregazione religiosa di leader spirituali che si chiama Sunni Ittehad Council ha emesso una 'fatwa' (decreto) a favore delle campagne anti polio in cui si dice che i vaccini "non sono sostanze proibite" dal Coranò

Maro', peschereccio St.Antony esiste ancora, ma e' in pessime condizioni

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Foto ANSA - Il peschereccio nel porto di Neemdakara - Kollam

NEW DELHI, 5 LUG - Il peschereccio St. Antony, che contiene degli indizi chiave nell'inchiesta contro i maro', e' ancora nel porto di Neendakara, nello stato indiano meridionale del Kerala, ma e' in pessime condizioni a tal punto che molti fori dei proiettili non sono piu' visibili. Da quanto ha appreso l'ANSA da una fonte sul posto, l'imbarcazione e' stata tirata fuori dall'acqua e si trova sull'arenile a circa 50 metri dalla stazione della polizia del porticciolo dove la sera del 15 febbraio 2012 era arrivata con i due pescatori morti dopo l'incidente con la petroliera Enrica Lexie. Come mostrano alcune immagini in possesso dell'ANSA, lo scafo e' gravemente deteriorato dalle intemperie e dalla pioggia monsonica. Alcune indiscrezioni circolate di recente in Italia indicavano che il relitto era stato distrutto. La barca e' una prova fondamentale per le nuove indagini condotte dalla polizia anti terrorismo della Nia e poi per il processo del ''tribunale ad hoc'' che dovra' giudicare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il peschereccio si trova sotto la custodia della Guardia costiera insieme ad altre barche sequestrate. ''Per avvicinarsi occorre chiedere un permesso - spiega Aneesh Das, reporter dell'edizione locale del quotidiano Indian Express - mentre la cabina e' chiusa da un lucchetto''. Il tettuccio esterno, dove (fino a un anno fa) era visibile il passaggio di un proiettile, e' ancora intatto. Nel giugno dello scorso anno, dopo l'arrivo del monsone estivo, la stampa locale aveva rivelato che il St.Antony stava per affondare nel porticciolo situato nei pressi della citta' di Kollam, chiuso durante la stagione della pioggia. ''La barca, che era gia' molto malmessa prima dell'incidente, si era riempita di acqua - ricorda Aneesh che era stato uno dei giornalisti dello scoop - e quando la polizia aveva cercato di tirarla fuori, la prua si era insabbiata. Dopo alcuni sforzi inconcludenti, gli agenti avevano chiesto l'aiuto del proprietario Freddie Bosco. Sono state chiamate delle persone competenti che erano riusciti a sollevare lo scafo e a portarlo sulla riva dove si trova ora''. Il peschereccio era stato dissequestrato il 10 maggio del 2012 in seguito a una petizione di Freddie che voleva tornare a lavorare in mare. Un tribunale locale chiamato ''chief judicial magistrate court'' di Kollam gli aveva permesso di usare l'imbarcazione ma a condizione che non fossero manomesse le preziose prove, cioe' i segni dell'impatto dei proiettili. ''Intimorito dalle condizioni imposte dei giudici e anche perche' il motore non funzionava piu' - racconta ancora il giornalista - Freddie aveva preso le reti e altro materiale a bordo e aveva abbandonato la barca'. Sembra poi che ''nessuno voleva lavorare piu' su quel peschereccio dopo quello che era successo''. Da allora il pescatore e' tornato nel suo villaggio, nei pressi di Kanyakumari, nello stato del Tamil Nadu. Secondo Aneesh (che lo ha sentito al telefono di recente) vorrebbe comprare una nuova barca, ma non ha abbastanza soldi nonostante il risarcimento di 25 mila euro ottenuto dal governo italiano. Parte di questo denaro sarebbe infatti stati speso per pagare gli avvocati. Anche gli altri otto compagni di pesca sopravvissuti, Kinserian L, Martin D, Hilari S, Franics P, Clement Y, Johnson B, Muthappan T and Michael Antony, si trovano in Tamil Nadu e da allora non si sono piu' avventurati in alto mare. ''Freddie mi ha detto che pescano all'amo lungo la costa e che guadagnano molto poco'' conclude il reporter indiano.

mercoledì 3 luglio 2013

Maro', India auspica ''soluzione al piu' presto'', ma rimane stallo su interrogatori testi chiave

L'India auspica che il caso dei marò trattenuti a New Delhi "si risolva al più presto" per evitare che si ripercuota sulle relazioni bilaterali tra New Delhi e Roma. Rispondendo a una domanda dell'ANSA oggi durante un incontro con i giornalisti, il portavoce del ministero degli Esteri ha commentato il ritardo nell'inchiesta sui due fucilieri accusati dell'omicidio di due pescatori il 15 febbraio 2012. Dall'avvio delle indagini della polizia antiterrorismo della Nia (National Investigation Agency) sono trascorsi 90 giorni, ma non ci sono ancora indicazioni su quando inizierà il processo del 'tribunale ad hoc' costituito in base alla sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio. Gli investigatori devono infatti completare gli interrogatori dei testimoni italiani, in particolare dei quattro commilitoni del team anti pirateria che erano a bordo della petroliera Enrica Lexie con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Da quanto si è appreso ci sarebbe un disaccordo fra India e Italia sul luogo e sulle modalità dell'interrogatorio che sta causando ritardi nella chiusura delle indagini. Interpellato a proposito, il portavoce Syed Akbaruddin ha detto che spetta al governo italiano "facilitare" la messa a disposizione dei testimoni "che fra l'altro sono anche impiegati dello Stato". "Noi possiamo soltanto fare una richiesta" ha aggiunto. Akbaruddin ha poi ribadito la disponibilità di Delhi a "lavorare con l'Italia per cercare di raggiungere una soluzione compatibilmente con il nostro sistema giudiziario". La scadenza dei tre mesi per la presentazione dei capi di accusa è una prassi prevista dal Codice di procedura penale indiano, ma non è chiaro se si applica anche alla nuova inchiesta condotta dagli investigatori della Nia. Durante una udienza della Corte Suprema lo scorso 16 aprile, l'avvocato dello Stato indiano aveva promesso ai giudici una rapida inchiesta in 60 giorni di tempo. Lo stallo nelle indagini è stato riconosciuto anche dall'inviato del governo Staffan de Mistura durante la sua ultima missione a New Delhi. "Ci sono stati dei ritardi nell'inchiesta - ha indicato - causati da discussioni necessarie per definire le modalità dell'utilizzazione dei testimoni". Fra questi i quattro marò (Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte) che le autorità indiane vorrebbero ascoltare a New Delhi. Una ipotesi che però non piace al governo italiano. "Non posso entrare nei particolari di questo perché stiamo ancora discutendo - aveva spiegato De Mistura - ma certo ci sembra che un loro interrogatorio possa essere fatto anche in Italia".