giovedì 30 luglio 2015

Mullah Omar, il leader 'fantasma' dei talebani afghani

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Dato per morto oggi ed almeno altre tre volte negli ultimi cinque anni, il Mullah Omar, leader e guida spirituale dei talebani afghani, continua ad alimentare il mistero che lo circonda. Da quando, così si crede, nel gennaio 2001 riuscì a fuggire alla cattura da parte delle truppe americane a bordo di una motocicletta, scomparendo tra le inespugnabili vallate al confine tra Afghanistan e Pakistan. Di lui esistono soltanto una foto tessera che lo mostra senza l'occhio destro che ha perso quando combatteva contro i russi, ed un fotogramma che lo riprende mentre, all'inizio della 'carriera', indossa la veste del profeta Maometto, ad una preghiera del venerdì nella moschea di Kandahar. L'ultima 'prova' della sua esistenza in vita risale al 2004, quando fu intervistato telefonicamente dal giornalista pachistano Mohammad Shehzad. Ma c'è chi dubita anche dell'autenticità di quella telefonata. In essa disse che era in contatto con il suo 'protetto' e leader di Al Qaida, Osama bin Laden. Shehzad è uno dei pochi ad averlo visto nel 2002 in una grotta vicino a Kandahar. Per un certo periodo si è ritenuto che fosse nascosto a Quetta, nella provincia pachistana del Baluchistan. Nel maggio 2011 si disse che era stato ucciso mentre si trasferiva da quel nascondiglio al Waziristan. Qualche mese prima una fonte aveva detto che era stato colpito da un infarto ed operato in un ospedale di Karachi. Dopo l'eliminazione di bin Laden nella villa bunker di Abbottabad, l'attenzione degli americani si è spostata sulla sua cattura. Sulla sua testa pende una taglia Usa di dieci milioni di dollari. Per tutti questi anni i suoi proclami sono stati diffusi sul portale dell'Emirato Islamico dell'Afghanistan. Nell'aprile, per smentire una delle voci del suo decesso, i talebani hanno pubblicato una biografia di 5.000 parole in cui si raccontano diversi aneddoti sulla vita dell' 'Ameer-ul-Momineen' (Leader dei pii credenti). Lo spunto è stato dato dal 19/o anniversario (4 aprile 1996) della sua nomina a leader del movimento che fu al governo a Kabul fra il 1996 ed il 2001. Da quello scritto si è appreso che il Mullah Omar appartiene alla tribù Hotak ed è nato nel 1960 nel villaggio di Chah-i-Himmat, nel distretto di Khakrez della provincia di Kandahar. E sono emerse curiosità come quella che è abile nell'uso del lanciarazzi Rpg-7 e che ha uno speciale senso dell'umorismo. Prima dell'annuncio del governo afghano della sua morte, una settimana fa il portavoce del gruppo scissionista Fidai Nahaz, Qari Hamzai, ha sostenuto che il leader talebano era stato ucciso due anni fa da due comandanti 'ribelli'

martedì 28 luglio 2015

Nepal, stop a sacrifici animali al festival di Gadhimai

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Un tempio indù nel sud del Nepal, vicino al confine con l'India, ha deciso di interrompere per sempre il sacrificio di animali durante un famoso festival religioso. Lo hanno annunciato in un comunicato le associazione di protezione degli animali Animal Welfare Network Nepal e Humane Society International (Hsi)/India che da anni si battono contro l'antica e cruenta tradizione. Il festival di Gadhimai, che si celebra ogni 5 anni nel villaggio di Bariyapur e che attira decine di migliaia di indù, è considerato il più grosso "macello di animali" al mondo. Lo scorso anno, quando si è tenuta la cerimonia, sono stati sgozzati 200 mila animali, tra bovini, capre, polli, maiali e piccioni, per ingraziarsi la divinità locale secondo una pratica che dura da oltre due secoli. "Questa è una fantastica vittoria per noi - ha detto Gauri Maulekhi, attivista di Hsi - e per migliaia di animali che saranno risparmiati". L'associazione aveva ottenuto dalla Corte Suprema indiana il divieto di trasportare dall'India animali destinati al sacrificio. Questa limitazione aveva ridotto del 70% la quantità di uccisioni nell'edizione del 2014. In seguito a una campagna internazionale di protesta, il Ghadhimai Temple Trust aveva già deciso di sospendere i sacrifici in occasione della festa di Sankranti che segna l'inizio della primavera, ma ora la messa al bando è definitiva.

lunedì 27 luglio 2015

UE mette al bando 700 farmaci sperimentati in India

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L'Unione Europea ha messo al bando 700 farmaci generici indiani a causa di irregolarità sui test clinici condotti da una società di Hyderabad. Lo riporta oggi il quotidiano economico The Business Standard. La decisione è stata presa in seguito all'esame di licenze di vendita dei medicinali rilasciate dai Paesi della Ue sulla base di studi condotti dalla società indiana Gvk Bio e su ispezioni nei suoi laboratori. E' emerso che alcuni dati sono stati manipolati per un periodo di cinque anni. La Gvk ha fermamente respinto le accuse della European Medicines Agency (EMA) e ha proposto di condurre nuovi test a proprie spese. Il divieto di vendita e distribuzione entrerà in vigore il 21 agosto in tutti i Paesi Ue. Secondo l'Associazione indiana per le esportazioni di medicinali (Pharmexcil), il provvedimento causerà un perdita di circa un miliardo di dollari.

lunedì 13 luglio 2015

Marò: India accetta arbitrato, altri sei mesi per Latorre

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Dopo oltre 40 mesi di stallo, la contesa tra Italia e India sul caso dei Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha ufficialmente imboccato la strada dell'arbitrato internazionale in un percorso che ha fatto tappa oggi nella Corte Suprema indiana. Riconoscendo gli obblighi derivanti dalla Convenzione Onu sul diritto del mare (Unclos), New Delhi ha infatti accettato che la Corte permanente di arbitraggio (Cpa) dell'Aja risolva la controversia sulla giurisdizione per l'incidente che ha coinvolto il team antipirateria della petroliera Enrica Lexie il 15 febbraio 2012 e in cui sono morti due pescatori indiani. Nel frattempo ha appoggiato la decisione dei giudici di estendere di altri sei mesi (è stato il quarto rinnovo) del permesso a Latorre, che scadeva il 15 luglio, per proseguire la sua convalescenza dopo l'ictus che l'ha colpito a fine agosto 2014 e l'operazione al cuore dello scorso gennaio. Per il governo di Roma è la conferma che la strategia dell'internazionalizzazione sta finalmente dando frutti dopo l'insuccesso dei contatti diplomatici. "E quindi le decisioni di oggi - ha sostenuto la Farnesina - confermano il consolidamento del percorso arbitrale intrapreso dall'Italia il 26 giugno". "Non possiamo sottrarci agli obblighi di una convenzione di cui siamo firmatari", ha detto al giudice il rappresentante del governo indiano, P.S. Narasimha, ma come ha riferito all'ANSA all'uscita dall'aula, l'India parteciperà "per dire agli arbitri che la giurisdizione è nostra e non dell'Italia". Nel frattempo però la Corte Suprema dovrà pronunciarsi su un'altra istanza presentata dalla Difesa italiana in cui si chiede che siano sospesi tutti i procedimenti penali in attesa dell'inizio del processo in Olanda. A questo proposito, il presidente della sezione ha chiesto al governo indiano che formalizzi la sua posizione con un 'affidavit' per il 26 agosto, quando è stata fissata la prossima seduta. Nel comunicato degli Esteri si sottolinea poi che "non c'è stata opposizione" dell'India, anche se era stato richiesto per Latorre un periodo più lungo sulla base di certificati medici. La Farnesina ha aggiunto che "l'Italia si accinge ora ad attivare tutte le misure necessarie per consentire il rientro" anche di Girone. E' quello che auspica anche lo stesso Latorre. "Sono soddisfatto - ha dichiarato all'ANSA - ma il mio pensiero è sempre rivolto a Salvatore e al desiderio di poterlo riabbracciare al più presto in Italia". Le notizie provenienti da New Delhi sono state accolte da un coro di commenti del mondo politico dopo le infuocate polemiche sul 'post' su Facebook ('Non è ora che impicchino i due marò?) del segretario di Rifondazione comunista di Rimini, Paolo Pantaleoni, che ha deciso di rimettere il suo mandato. Tra le reazioni politiche va segnalata quella del presidente della Commissione Difesa della Camera, Elio Vito (Fi), secondo il quale l'Italia si deve attivare ora "per ottenere il rientro di Girone", mentre Fabrizio Cicchitto (Ncd) ha parlato di "passi significativi frutto di un lavoro difficile sia del governo Letta sia di questo governo". Da parte sua Nicola Latorre (Pd), presidente della Commissione Difesa del Senato, ha sottolineato come "il dialogo con l'India stia dando i suoi frutti", per cui "ora si rende necessaria l'unità del Paese". E se Pier Ferdinando Casini ritiene che "l'arbitrato può essere una via d'uscita da una situazione che pregiudica i rapporti" fra Italia e India, Maurizio Gasparri dice "basta a prepotenze e sotterfugi"

sabato 11 luglio 2015

India-Pakistan: riparte il dialogo dopo incontro tra Modi e Sharif in Russia

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Il nuovo tentativo di disgelo tra New Delhi e Islamabad riparte dalla Russia dove oggi il premier indiano Narendra Modi e quello pachistano Nawaz Sharif si sono incontrati a margine del summit dell'Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (Sco), di cui entreranno a far parte. I due leader hanno deciso di riprendere il dialogo bloccato dopo le tensioni sul confine del Kashmir dello scorso anno e si sono dati appuntamento a Islamabad nel 2016 per il vertice dell'organizzazione economica dei Paesi dell'Asia meridionale (Saarc). E' il primo vero incontro bilaterale tra le due potenze nucleari asiatiche da quando oltre un anno fa è salito al potere il 'falco' Modi. Il primo ministro indiano aveva invitato Sharif al suo giuramento a New Delhi, un gesto che era stato considerato di buon auspicio per una distensione, ma poi ci sono stati nuovi attriti. Lo scorso agosto l'India aveva cancellato un round di colloqui dopo che l'ambasciatore pachistano aveva incontrato i leader separatisti del Kashmir. La tensione è anche salita al confine con l'uccisione di diversi militari e civili in sporadici bombardamenti. L'ultima tensione diplomatica risale ad aprile quando un tribunale pachistano ha scarcerato dietro cauzione il religioso islamico Zaki-ur-Rehman Lakhvi, presunta mente delle stragi di Mumbai del 2008 in cui morirono 166 persone. Nel comunicato congiunto reso noto nella città russa di Ufa dal Segretario agli esteri indiano S.Jaishankar e da quello pachistano Aizaz Ahmad Chaudhry, i due leader hanno condannato il terrorismo e concordato di "liberare il Sud dell'Asia da questa minaccia". In particolare, è stato deciso un incontro a New Delhi tra i responsabili della sicurezza nazionale. Non è però stata fissata alcuna data. Modi e Sharif hanno deciso inoltre di accelerare il processo a carico dei responsabili dell'attentato di Mumbai e di liberare i pescatori indiani che si trovano sotto custodia pachistana. Tuttavia, il vero nodo tra i due Paesi, che hanno combattuto quattro guerre, rimane sempre la regione contesa del Kashmir. Lungo il fronte, chiamato 'Linea di Controllo', è in vigore un cessate il fuoco dal 2003 che però è sistematicamente violato dagli eserciti che non perdono occasione per mostrare i muscoli nonostante gli sforzi di dialogo dei governi. Si deve constatare, per esempio, che l'impegno profuso da Sharif per consolidare una formula di dialogo con New Delhi non riceve un appoggio entusiasta da parte dei militari pachistani. Intervistato da GEO Tv, il ministro della Difesa pachistano, Khawaja Asif, ha di recente accusato l'India di "condurre una guerra indiretta in Pakistan alimentando direttamente o indirettamente il terrorismo". Ed ha chiarito che "il nostro potenziale nucleare non è per bellezza" e "siamo pronti ad usarlo "se viene messa in gioco la nostra sopravvivenza"

giovedì 9 luglio 2015

India: 'strage delle bambine', cresce squilibrio fra sessi

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Nonostante la crescita economica, l'aumento dell'istruzione femminile e le leggi che vietano gli aborti selettivi, in India lo squilibrio tra i sessi continua a rimanere tra i più alti dell'Asia. E' quando emerge da un rapporto presentato a New Delhi dal Centro per le ricerche sociali (Csr), un think tank che si occupa di diritti delle donne.
La percentuale di neonati maschi (Sex Ratio at Birth) è di 110 (per 100 femmine) in India, la più alta dopo la Cina (117) e l'Asia Centrale (116). In base all'ultimo censimento del 2011 c'è stato un leggero miglioramento negli Stati settentrionali del Punjab e Haryana, i più colpiti dalla 'strage delle bambine', ma la disparità si è accentuata nell'India meridionale e orientale dove la discriminazione era marginale.
A livello nazionale c'è stato un peggioramento del tasso di bambine (Child Sex Ratio) sceso da 927 femmine (al di sotto dei 6 anni) ogni mille maschi nel 2001 a 918 nel 2011. "Sono proprio gli Stati più ricchi come Punjab, Haryana, Gujarat e Delhi - ha detto Ranjama Kumari, direttrice del Csr, incontrata dall'ANSA a un seminario internazionale di due giorni che si è concluso oggi - a registrare una più bassa percentuale di bambine contraddicendo quindi le teorie di molti economisti secondo le quali la prosperità riduce lo squilibrio demografico tra i sessi". Nelle aree tribali, considerate le più arretrate, il tasso di bambine è invece superiore alla media nazionale; questa tendenza è dovuta "al proliferare di cliniche ginecologiche pubbliche e private che offrono ogni tipo di trattamento per le coppie benestanti". In India, come anche in Cina, Nepal e Vietnam, esiste una severa legge che vieta i test medici per determinare il sesso del nascituro, come l'ecografia o l'amniocentesi. Ma la proibizione è spesso aggirata o camuffata da altri esami sul feto o dalle tecniche di fecondazione assistita, compresa quella dell'utero in affitto. Si calcola che ogni anno in India avvengano circa 600 mila aborti selettivi perché i genitori preferiscono i figli maschi (soprattutto quando il primo figlio è femmina). Da diversi anni il governo indiano ha introdotto degli incentivi economici per le madri e per le bambine e lanciato delle campagne di sensibilizzazione per rimuovere il pregiudizio in base al quale le femmine sono un 'peso' economico per i genitori, soprattutto a causa della costosa dote necessaria per trovare un 'buon marito'. L'ultima iniziativa è del primo ministro Narendra Modi che lo scorso mese ha chiesto ai padri di scattare un 'selfie' con la propria figlia e di postarlo sulla sua pagina Facebook. "Ci sono Paesi come la Corea del Sud che sono riusciti a invertire il trend - aggiunge Kumari - e a questi bisogna riferirsi per trovare delle misure efficaci per il contesto indiano". Alla conferenza, intitolata "International Policy Dialogue on Pre-natal Sex Selection" e organizzata insieme alla ngo tedesca Heinrich Boll Stiftung, hanno partecipato diversi esperti provenienti da Germania, Francia, Corea del Sud, Vietnam e Stati Uniti, oltre che ricercatori di varie università indiane e centri studi.