domenica 31 maggio 2015

Marò: ministro Esteri Sushma Swaraj, "Italia deve accettare processo"

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Il ministro degli Esteri indiana, Sushma Swaraj, ha invitato oggi l'Italia a "partecipare al processo giudiziario per far avanzare la vicenda" dei marò. Lo ha dichiarato rispondendo ad una domanda dell'ANSA a una conferenza stampa a New Delhi dedicata a illustrare un anno di attività di diplomatica. "Abbiamo ripetutamente sollecitato il governo italiano a unirsi al processo giudiziario - ha detto parlando in hindi - in quanto il caso è sub judice". Secondo la Swaraj, l'Italia "non ha finora neppure partecipato al processo giudiziario. Se accetta di parteciparvi la vicenda potrà avanzare". Il capo della diplomazia indiana non ha accennato alla proposta di soluzione consensuale presentata l'anno scorso dall'Italia ed esaminata dal governo di New Delhi per risolvere il caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone trattenuti in India da tre anni. Nel delineare l'attività svolta nel primo anno di governo guidato dal partito della destra del Bharatiya Janata Party (Bjp), la Swaraj ha riferito che l'India ha avuto contatti, attraverso visite o incontri in sedi internazionali, con 101 nazioni in Africa, Nord e Sud America, Asia e Europa. (ANSA)

lunedì 25 maggio 2015

Governo Modi compie un anno: questione marò ancora in stallo

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Tra le questioni irrisolte del primo anno di potere di Narendra Modi c'è quella dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati dell'omicidio di due pescatori e da oltre tre anni trattenuti in India. La disputa giudiziaria ha causato una profonda crisi nelle relazioni bilaterali con l'Italia e anche con la stessa Unione Europea. "Evidentemente -ha detto all'ANSA l'analista politico Subhash Agrawal, fondatore del think tank India Focus - i legami con l'Italia non sono considerati prioritari nell'agenda politica del premier. Non saprei quale altra spiegazione dare al suo totale silenzio sulla questione". Dopo la vittoria elettorale, si pensava che il 'decisionista' Modi, forte di un solido consenso politico, avrebbe trovato una veloce via di uscita allo 'pasticcio' giuridico che si è creato sulla legittimità della polizia anti terrorismo Nia incaricata di condurre le indagini. Invece sembra che la questione si sia di nuovo impantanata nelle sabbie mobili di New Delhi. Secondo Agrawal "a poco sono servite anche le pressioni del'Italia sull'Unione Europea e sull'Onu". "Modi ha mostrato un quasi totale disinteresse per Bruxelles - spiega - e ha privilegiato i legami con i tre Paesi che contano in Europa, ovvero Francia, Germania e Regno Unito". Non a caso, nel suo primo tour europeo lo scorso aprile è andato a Parigi e poi Berlino, passando prima da Hannover. "Mi dispiace dirlo - continua - ma per l'India, l'Unione Europea è solo un blocco commerciale e non una potenza geopolitica". D'altra parte, secondo l'analista, ci sono stati anche errori tattici e strategici da parte di Roma. "Invece della strada dell'arbitrato internazionale che mi sembra molto complicata e poco fattibile - conclude - potrebbe essere più utile costruire una rete di contatti diplomatici ed anche economici che possano favorire un dialogo distensivo e facilitare una soluzione che convenga ad entrambi i Paesi ".

domenica 24 maggio 2015

Governo Modi compie un anno: pagella appena sufficiente

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Dopodomani 26 maggio il governo di Narendra Modi, il carismatico leader della destra indiana e 'uomo forte' di New Delhi, festeggia il suo primo anno di vita, ma la sua pagella è appena sufficiente. Un anno fa quando l'ex governatore del Gujarat è salito al potere dopo aver sconfitto il Congresso dell'italo-indiana Sonia Gandhi, lo definirono il più potente premier indiano dopo la 'dama di ferro' Indira Gandhi grazie alla maggioranza che il suo partito, il Bharatiya Janata Party (Bjp), aveva conquistato alla Camera bassa (ma non al Senato). All'aspirante classe media che lo ha votato in massa e agli industriali che lo hanno sponsorizzato, 'NaMo' ha promesso in un famoso tweet che "verranno dei bei giorni" ("Acce din ane wale", in hindi). Ma dopo un anno il futuro non sembra così roseo, o meglio presenta luci e ombre. Sul fronte economico, l'India si sta risollevando dopo due anni di forte declino. Nel 2014-2015 ha registrato una crescita del 7,4% secondo una nuova misurazione del Pil (contro il 6,9% dell'anno precedente). La 'bestia nera' dell'inflazione è scesa al 5,9% dal 10%, grazie soprattutto al petrolio meno caro. Ma è calato l'import-export e la rupia ha perso valore a causa della scarsa fiducia mostrata dagli investitori istituzionali, come banche e fondi pensioni e di un 'autogol' del ministro delle Finanze che ha annunciato una nuova tassa sulle transazioni finanziarie per poi fare marcia indietro. Anche gli industriali lo hanno criticato per non aver ancora rimosso tutte le lungaggini burocratiche e gli ostacoli che scoraggiano gli investimenti produttivi. Il problema più grosso di Modi, secondo molti analisti politici, è l'accentramento del potere sul suo ufficio a tal punto da rendere irrilevanti altri ministeri come quello degli Esteri. A parte il suo braccio destro e stratega elettorale Amit Shah, messo a capo del Bjp, i collaboratori del 64enne politico sono quasi tutti degli 'yes men'. E così spesso è incappato in clamorosi 'faux pas' per la sua immagine pubblica, come quello di aver indossato un pacchiano abito con le sue iniziali ricamate per ricevere il presidente Barack Obama oppure di farsi fotografare mentre tira di arco in Mongolia come un semplice turista. Alcuni hanno storto il naso per questo suo 'super presenzialismo' in politica estera, culminato con il selfie con il cinese Li Keqiang, che lo ha portato a ignorare scottanti temi interni come la questione contadina, l'eterna 'Cenerentola indiana'. Oltre il 50% della popolazione indiana continua a essere occupata in un'agricoltura che è di mera sussistenza e dipendente delle piogge monsoniche. La mega campagna "Make in India", il cavallo (o meglio il leone, visto che è il simbolo) di battaglia di Modi per accelerare l'industrializzazione del Paese, sembra per ora più uno slogan che un piano concreto per creare fabbriche e posti di lavoro per milioni di indiani. Come anche ha destato qualche perplessità il 'pugno di ferro' del governo contro le organizzazioni non governative, come Greenpeace India, che rischia la chiusura dopo il blocco dei fondi.

venerdì 15 maggio 2015

Marò, incontro con Girone, "non ho avvertito la scossa di terremoto"

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 "Non ho avvertito la scossa di terremoto ieri, forse perché non ero seduto, ma stavo camminando in ufficio". Lo ha detto il Fuciliere di Marina Salvatore Girone incontrato oggi dall'ANSA mentre usciva dal commissariato di polizia di Chanakyapuri, nell'enclave diplomatica di New Delhi, dove si era recato per la firma settimanale di presenza. Si è presentato in abiti civili, con pantaloni beige e una camicia azzurra, accompagnato come tutte le settimane dall'addetto militare, il comandante Roberto Tomsi. Dopo la partenza del collega Massimiliano Latorre, colpito da un ictus lo scorso settembre, Girone è rimasto da solo nel compound dell'ambasciata d'Italia. Oltre a lavorare nell'ufficio dell'attachè militare, il marò continua i suoi studi universitari. "In questo periodo - ha aggiunto - sono molto impegnato con lo studio". Il nuovo sisma di magnitudo 7.4 sulla scala Richter che ha colpito il Nepal è stato sentito in diverse parti della metropoli indiana, ma non ha causato danni. Come previsto dal regime della libertà provvisoria a cui è sottoposto dal gennaio 2013 quando il processo è stato trasferito dal Kerala a New Delhi, ogni settimana deve presentarsi dalla polizia e non può uscire dalla circoscrizione territoriale della capitale. 

giovedì 14 maggio 2015

Pakistan: strage sull'autobus degli ismaeiliti, 45 morti

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 ISLAMABAD, 13 MAG - Ancora una volta una minoranza religiosa è stata vittima di un'orrenda carneficina in Pakistan, dove 45 sciiti sono stati massacrati in pieno giorno a bordo di un autobus nella metropoli di Karachi. Un gruppo di uomini armati, alcuni dei quali camuffati da poliziotti, sono saliti sul veicolo appartenente alla piccola setta degli ismaeliti e ha 'giustiziato' i passeggeri uno per uno con un colpo alla testa. Solo alcune delle circa 60 persone a bordo sono riuscite a scampare al brutale massacro. La strage, una delle più gravi dopo quella di gennaio contro una moschea sciita nella provincia del Sindh costata la vita a 55 persone, è stata rivendicata dall'Isis con un volantino trovato dalla polizia sul posto. Il messaggio scritto in urdu, di cui l'ANSA ha preso visione, spiega che l'attacco "è stato compiuto per vendetta". Ma i media locali ipotizzano che dietro ci potrebbe essere anche il gruppo Jandullah ('Soldati di Dio'), autore in passato di molte altre azioni violente contro la minoranza sciita. Il movimento, che si è staccato dai talebani del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) lo scorso anno, si era schierato con il Califfato. La dinamica dell'attacco indica che è stato pianificato con precisione e compiuto da uomini ben addestrati. Secondo un rapporto preliminare della polizia del Sindh, un gruppo di 12 assalitori (ma altre fonti riportano sei) ha intercettato verso le 9.40 ora locale nell'area di Safoora Chowrangi l'autobus di colore rosa appartenente a una comunità ismaelita e usato ogni giorno per portare al lavoro i residenti del quartiere di Rozana Scheme 33. Il conducente ha cercato di accelerare quando ha sentito i primi spari, ma i militanti sono riusciti a fermare il mezzo e a salire a bordo. Con delle pistole calibro 9 hanno sparato alla testa e al collo dei passeggeri. Poi, ha raccontato un poliziotto, "hanno controllato che non ci fosse più nessuno da colpire". Alcune foto pubblicate dai media pachistani mostrano il veicolo con delle chiazze di sangue sui sedili e sulle fiancate. Dei testimoni hanno poi riferito che gli assalitori sono scappati a bordo di motociclette, mentre un sopravvissuto si è messo al volante e ha guidato per sette chilometri fino all'ospedale più vicino. La piccola comunità ismaelita, che già in passato era stata nel mirino di fondamentalisti sunniti, è sotto shock. Il leader spirituale della setta, il magnate e filantropo Karim Agha Khan, ha detto che l'attacco "è una violenza senza alcuna ragione di essere contro una comunità pacifica". La strage è stata condannata anche dal segretario generale dell'Onu Ban Ki moon e da diversi leader, tra cui il premier indiano Narendra Modi. A causa del massacro, il capo dell'esercito, il generale Raheel Sharif, ha annullato una visita in Sri Lanka e si è precipitato a Karachi per seguire le indagini. In una telefonata con l'Agha Khan ha promesso "di trovare i responsabili a ogni costo". Negli ultimi due anni la violenza nella città portuale era diminuita grazie al dispiegamento di reparti paramilitari. In serata Geo tv riferiva che le forze dei Rangers avevano condotto una serie di retate nell'area dell'attacco e arrestato 18 persone. Con l'emergere dell'Isis e di nuovi gruppi islamici locali come Jandullah sono aumentati gli attacchi contro gli sciiti a Karachi, Quetta e anche nelle aree del nord ovest, dove ci sono le roccaforti dei talebani. Si stima che negli ultimi due anni, circa mille appartenenti a questa minoranza sono stati uccisi in attentati di gruppi militanti sunniti che considerano queste sette come 'eretiche'.(ANSA).

mercoledì 13 maggio 2015

Torna la paura, seconda scossa terremoto in Nepal e India

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Diciassette giorni dopo è tornata a tremare la terra in Nepal, questa volta alle falde dell'Everest, con una prima scossa di magnitudo 7.4 sulla scala Richter e altri sei forti tremori nel giro di un'ora e mezza che hanno causato nuovi crolli a Kathmandu e estese frane nelle vallate dei trekking. Il bilancio delle vittime, ancora provvisorio, è di 60 morti e oltre mille feriti, che va ad aggiungersi al precedente conteggio di 8.159. In particolare, 42 sono le vittime in Nepal, a cui vanno aggiunti 17 decessi nei confinanti stati indiani del Bihar e dell'Uttar Pradesh dove nelle metropoli ci sono state scene di panico e almeno un morto anche in Tibet. La prima scossa è stata registrata alle 12.35 ora locale, anche questa volta nella tarda mattinata ed ha avuto come epicentro il villaggio di Namche Bazar, a circa 80 km a est di Kathmandu e a oltre 3.400 metri di altitudine. E' uno dei punti di sosta nel trekking verso il campo base dell'Everest, ma era semi deserto dopo le valanghe provocate dal sisma del 25 aprile che hanno ucciso 18 alpinisti e dopo la sospensione delle scalata sul tetto del mondo. I nuovi tremori hanno fatto crollare alcuni palazzi a Kathmandu dove sono morte quattro persone. Le altre vittime sono invece state causate dalle slavine nelle vallate al confine con il Tibet e in particolare nei distretti di Dolakha (19 morti) e Sindhupalchowk (cinque vittime). In queste aree, già devastate dal precedente sisma, si trovavano anche diversi team di soccorso nepalesi e internazionali per assistere il mezzo milione di senza tetto. Tra questi c'è anche l'ospedale da campo della Protezione Civile italiana che si trova al confine tra i distretti di Nuwakot e di Rasuwa, a circa quattro ore da Kathmandu. Contattato dall'ANSA il coordinatore Stefano Ciavela ha detto che l'equipe italiana formata da 39 operatori non ha subito danni e che le attività di soccorso continueranno regolarmente fino alla fine della settimana quando è stato deciso il rimpatrio. A Kathmandu sono stati momenti di terrore come documentato dalla televisione pubblica che stava trasmettendo in diretta i lavori del Parlamento. La telecamera che stava riprendendo l'intervento di un onorevole su un podio si è messa a sussultare violentemente. Sullo sfondo si vedono tutti i deputati fuggire verso l'uscita dell'emiciclo. Scene di caos anche in città che dopo la tragedia era tornata alla normalità. Migliaia di persone si sono riversate in strada, mentre l'elettricità è saltata per qualche ora rendendo difficili le comunicazioni telefoniche. "Si ballava come sul ponte di una nave" ha raccontato Erica Beuzer, operatrice della ong italiana Gvc, che lavora nella capitale nepalese. Un'altra cooperante, Chiara Mastrofini, ha detto detto che per diversi minuti tutta la città è rimasta paralizzata per la paura. "Tutti i negozi stanno chiudendo - ha aggiunto - e non ci sono più macchine in strada". Drammatico anche il racconto di Giuseppe Pedron, operatore di Caritas: "Al momento della scossa tutto lo staff di Caritas Nepal e noi dello staff internazionale stavamo lavorando alle operazioni di soccorso. L'allarme del generatore ci ha avvisato della scossa e siamo tutti corsi all'esterno. Ai piani superiori dell'ufficio alcuni computer e materiale sono caduti. In strada la popolazione atterrita prima e poi febbrilmente intenta a contattare le famiglie. La scossa e l'oscillazione sono stati decisamente forti". Attimi di tensione anche all'aeroporto internazionale che è stato chiuso per due ore dalle autorità come misura precauzionale e i passeggeri sono stati evacuati all'esterno. Per la sua potenza e anche profondità (18.5 km), maggiore del precedente (15 km), il sisma è stato avvertito fino a 1.800 km di distanza secondo R.K. Chadha, sismologo del National Geophysical Research Institute (NGRI) di Hyderabad, nel sud dell'India. Secondo l'esperto è "normale" la presenza di forti scosse di assestamento dopo un sisma di 7.8 di magnitudo.