venerdì 28 gennaio 2011

Lavazza aprira' una fabbrica e raddoppia i coffee shop Barista

E' una sfida all'impero del té quella che Lavazza lancia in India con la posa della prima pietra di uno stabilimento di produzione del caffé nello stato meridionale del tamil Nadu. La fabbrica sarà la primo al di fuori dei confini nazionali ed è destinata a rafforzare l'internazionalizzazione dell'azienda torinese e la sua presenza sul mercato indiano dopo l'acquisizione di 200 caffetterie (Barista) di quattro anni fa.

I coffee shop Barista-Lavazza saranno ora raddoppiati in un'ottica di espandere la domanda interna di "tazzine", in un Paese che ha nel té una cultura ed una tradizione millenaria. Lo stabilimento, che sorgerà nel distretto industriale di Sri City, città-modello vicino a Chennai (capoluogo del Tamil Nadu), ha richiesto un investimento di sette milioni di euro che diventeranno 20 al suo completamento nella prima metà del 2012.

Il progetto è stato presentato oggi alla stampa dal vicepresidente Giuseppe Lavazza e da suo cugino Marco Lavazza (Development e Acquisition Manager), in presenza dell'ambasciatore d'Italia in India, Giacomo Sanfelice di Monteforte, e del ministro dell'Industria dell'Andhra Pradesh, la signora Geeta Reddy, che ha espresso soddisfazione per l'iniziativa italiana. Rispettando la tradizione induista, l'inaugurazione dei lavori è stata benedetta con una offerta (puja) alle divinità protettrici. "Il sogno è di far diventare l'India il nostro secondo mercato dopo quello italiano", ha detto all'ANSA Giuseppe Lavazza, annunciando anche la volontà "di portare da 200 a 400 il numero di coffee shop Barista, la rete acquisita nel 2007 e sottoposta a una complessa ristrutturazione. "In questo modo - ha detto - siamo certi di poter generare utili". Lo stabilimento nascerà su un terreno di 40.000 metri quadrati (per ora ne saranno utilizzati 6 mila) ed impiegherà 150 addetti con macchinari italiani e tedeschi. Il numero totale dei dipendenti indiani è di circa 1.600. Il complesso prevede un reparto produttivo, uffici e un centro per il training. Sarà realizzato secondo un criterio modulare, in grado cioé di espandersi quando il mercato lo richiederà.

L'ambizione è di fare dell'India un hub per una possibile esportazione anche nell'area Asia-Pacific. "Sarà una fabbrica progettata utilizzando i più avanzati standard costruttivi e garantiti da certificazione di qualità, con particolare attenzione all'innovazione, al rispetto dell'ambiente e alla qualità della vita all'interno del luogo di lavoro", ha spiegato Marco Lavazza nella conferenza stampa nella città di Hyderabad. "Utilizzeremo al 99,9% caffé indiano che, per qualità e varietà, è secondo solo a quello del Brasile", ha aggiunto il vicepresidente, precisando che "il nostro caffé sarà quindi Made in India per origine, ma Made in Italy per savoir faire, lavorazione, miscelatura e tostatura". Nella prima fase saranno prodotte circa 1.000 tonnellate di caffé l'anno (aumentabili del 40% in tre anni) sotto forma di grani, macinato e cialde.

I prodotti sono destinati in primo luogo ai coffee shop e alle 5.000 macchine per caffé installate dalla società Fresh & Honest Café. L'obiettivo è poi di portare il caffé nei supermercati e conquistare così una più vasta fascia di consumatori che oggi non può permettersi il più caro prodotto importato. Infine, tra i piani di sviluppo, c'é anche il restyling dei Barista-Lavazza attraverso l'introduzione del concept Lavazza Espression con un'operazione pilota a New Delhi". "Vogliamo sviluppare in India la cultura del caffé italiano - ha concluso Giuseppe Lavazza, convinto che il caffé "diventerà un prodotto di consumo importante anche in India dove è già una moda", come dimostra lo sbarco del big americano Starbucks che di recente ha stretto un'alleanza con il produttore indiano Tata Coffee, marchio dell'omonimo gruppo industriale.

sabato 22 gennaio 2011

Nepal, governo controlla gli ex guerriglieri maoisti

Il capo dei maoisti Prachanda ha affidato i suoi ex guerriglieri a un comitato governativo con una decisione che viene definita dalla stampa locale una ''pietra miliare'' per la pace in Nepal. Il leader dei ribelli, il cui vero nome e' Pusha Kamal Dahal, e il primo ministro ad interim Madhav Kumar Nepal, hanno firmato oggi un'intesa che prevede il trasferimento del comando di circa 19 mila ex guerriglieri della Pla (Armata di liberazione del Popolo) a un comitato interpartitico presieduto dal premier e che ha lo scopo di favorire l'inserimento dei militanti nei ranghi dell'esercito. La cerimonia in forma solenne, si e' svolta nella base di Shaktikhor (a sud della capitale) ed e' stata trasmessa in diretta dalle tv nepalesi. La decisione, contenuta in un accordo di 12 punti, giunge dopo la partenza della missione dell'Onu (Unmin o United Nation Mission in Nepal) che era stata chiamata nel 2006 a gestire il processo di disarmo e il cui mandato era scaduto lo scorso 15 gennaio. Il comitato interpartitico era stato creato per colmare il vuoto lasciato dagli ispettori internazionali che gestivano i sette accampamenti in cui sono confinati gli ex ribelli e le loro armi. Nel suo discorso l'ex primo ministro Prachanda ha affermato che ''il processo di pace ha ora raggiunto la sua fase finale'' e ''che il nuovo volto del Nepal come repubblica e' stato possibile grazie ai combattenti della Pla''. Parole di riconciliazione sono arrivate dal premier Nepal, secondo il quale ''e' tempo di dimenticare le incomprensioni del passato e rinnovare gli sforzi per esplorare nuove strade di collaborazione''. Secondo stime, circa 16 mila persone sono morte in dieci anni di sanguinoso conflitto civile. Dallo scorso giugno, l'ex regno himalayano non ha piu' un governo dopo le dimissioni di Nepal (che ora svolge funzioni provvisorie) volute dai maoisti che con il 40% dei seggi sono il gruppo piu' forte in Parlamento. Da allora i principali partiti non sono riusciti a trovare un accordo comune per eleggere un nuovo capo di governo. Ieri il presidente della repubblica Ram Baran Yadav ha esteso di cinque giorni una precedente scadenza che i partiti avevano stabilito la scorsa settimana per formare un governo di unita' nazionale in modo da superare lo stallo politico che da sei mesi ha sospeso il processo di transizione democratica.

venerdì 21 gennaio 2011

Fincantieri consegna nave ''tanker'' a India

Fincantieri ha consegnato stamattina, con una cerimonia a Mumbai, la nave rifornitrice di squadra "Deepak" che è così entrata ufficialmente a far parte della flotta della Marina militare indiana. Realizzata negli stabilimenti palermitani e liguri della società cantieristica italiana, Deepak (letteralmente 'lampada che da'
olio alle altré) è parte di una commessa di due unità per un
valore totale di 320 milioni di euro. La gemella, 'Shakti' sarà consegnata in autunno.
All'evento, avvenuto nella base navale che sorge sulla estremità di Colaba, hanno partecipato il presidente di Fincantieri, Corrado Antonini, il ministro indiano della Difesa, A.K. Antony, l'ambasciatore d'Italia Giacomo Sanfelice di
Monteforte, oltre ai massimi vertici della forza armata del
Paese.
"Questa nave è la prima ordinata dalla Marina indiana, la quarta al mondo, a una società cantieristica europea - ha detto Antonini all'ANSA - e rappresenta il consolidamento della collaborazione con l'India, un Paese che per il suo ruolo di
'guardiano' dell'Oceano Indiano ha bisogno di una flotta all'avanguardia". Antonini ha poi sottolineato i tempi record di realizzazione delle due unità, meno di 36 mesi. "E' un biglietto da visita importante in un paese dove i tempi per le
forniture per la difesa sono di solito molto lunghi". La nave,
in gergo tecnico una "fleet tanker", non ha solo la funzione di rifornitrice, ma può essere impiegata anche per missioni umanitarie. "Avremmo voluto avere un mezzo del genere quando nel dicembre 2004 è successa la tragedia dello tsunami" ha
detto il ministro Antony, secondo il quale "il 2011 vedrà una
maggior numero di acquisizioni e commesse per rafforzare la
sicurezza marittima".
A questo proposito, Fincantieri è interessata a due commesse a breve termine. La prima riguarda l'assistenza tecnico-ingegneristica per la costruzione, da parte di cantieri indiani, di sette fregate, dove gli italiani sono in gara con
concorrenti francesi e tedeschi. L'altra è per una nave multiruolo LPD (Landing Platform Deck, ovvero con bacino allagabile, idonea a trasportare truppe da assalto anfibio) il cui bando di gara dovrebbe uscire nella seconda metà dell'anno.
Per quest'ultima, Fincantieri è in "pole position" perché ha realizzato analoghi mezzi per la Marina italiana e altre ancora dovrebbe costruirne.

La rifornitrice "Deepak", varata lo scorso anno in Italia e arrivata in India a dicembre, ha un dislocamento a pieno carico di 27.000 tonnellate, una
lunghezza di 175 metri e può trasportare un carico utile di circa 16.000 tonnellate (combustibile navale e aereo, acqua, vettovagliamenti e container), oltre a 250 persone di equipaggio.

Tra le caratteristiche innovative, la sua connotazione "ecologica" per la presenza di un doppio scafo che garantisce la sicurezza ambientale nel caso di collisioni o
danneggiamento. E' infatti la prima unità di rifornimento militare a rispettare le normative internazionali di tutela dell'inquinamento marittimo stabilite dall'International Maritime Organization.
Fincantieri, presente da diversi anni a New Delhi con un ufficio di rappresentanza, ha già un consolidato rapporto con l'India iniziato nel 2004 con un contratto per la progettazione dell'apparato motore, il trasferimento di tecnologia e la fornitura di servizi complementari per la nuova portaerei indiana in costruzione nei cantieri di Cochin, nel sud del paese. Nel 2007 inoltre ha consegnato una nave oceanografica al National Institute of Ocean Technology (Niot) di Chennai, che è già operativa al largo delle coste indiane per ricerche
scientifiche.

Onu, India sotto accusa per abusi su difensori di diritti umani

Una inviata delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per gli abusi contro i difensori dei diritti umani, in particolare di coloro che si occupano della difesa dei "dalit" (gli intoccabili), delle popolazioni tribali e delle minoranze religiose "che sono esposti a seri
rischi e all'ostracismo a causa delle loro attività". E' quanto ha detto oggi in una conferenza stampa a New Delhi la relatrice speciale dell'Onu sulla situazione dei difensori di diritti umani, Margaret Sekaggya, a conclusione di una visita di
dieci giorni in cinque stati indiani.
La giurista, di nazionalità ugandese, ha raccolto testimonianze e opinioni di decine di organizzazioni non governative, familiari delle vittime, giudici e politici dell'Orissa, Bengala Occidentale, Assam, Gujarat e Jammu e
Kashmir. A New Delhi ha inoltre incontrato alcuni rappresentanti
del governo, "ma non il primo ministro o membri del Parlamento" come si è rammaricata.

La Sekaggya ha ringraziato il governo per aver "aperto le porte" alla missione, ma in un rapporto preliminare di sei pagine presentato oggi ha stilato un lungo elenco di gravi violazioni e mancato rispetto delle garanzie stabilite
dall'ordinamento indiano. "Ho notato vaste carenze nell'applicazione delle leggi sia a livello statale che centrale" ha scritto aggiungendo di "aver ascoltato numerose testimonianze di difensori di diritti umani uccisi, torturati,
maltrattati, scomparsi, arrestati illegalmente o costretti a false confessioni".
In particolare, ha incontrato la moglie di Binayak Sen, difensore dei diritti delle popolazioni tribali dello stato orientale del Chattisgarh, condannato all'ergastolo con l'accusa di complicità con i ribelli maoisti.
Le conclusioni finali e le relative raccomandazioni saranno presentate in un rapporto alla Commissione dell'Onu per i diritti umani nel marzo 2012.

giovedì 20 gennaio 2011

India-Italia, Fincantieri domani consegna ''nave tanker''

Una nave rifornitrice di squadra costruita da Fincantieri sara' consegnata domani alla Marina indiana con una cerimonia a Mumbai. Lo scrive l'agenzia Pti citando le autorita' navali indiane, secondo le quali il vascello, chiamato INS Deepak (''colei che illumina''), e' il primo di una fornitura di due unita' del valore di 159 milioni di euro ciascuna. La seconda nave, battezzata Shakti (''potenza'') arrivera' alla meta' dell'anno. E' la prima volta che una fornitura militare indiana e' aggiudicata a un'industria europea.

L'imbarcazione, varata negli stabilimenti liguri della societa' cantieristica italiana, ha un dislocamento a pieno carico di 27.500 tonnellate, una lunghezza di 175 metri e puo' trasportare un carico di 17.900, di cui 15.250 tonnellate di carburante, oltre a 250 marinai.

Tra le caratteristiche innovative, la connotazione ''ecologica'' rappresentata dalla presenza di un doppio scafo per garantire la sicurezza ambientale nel caso di avaria. E' infatti la prima unita' di rifornimento militare a rispettare le normative internazionali di tutela dell'inquinamento marittimo.

Alla cerimonia di domani nella base navale di Colaba e' prevista la presenza del ministro indiano della Difesa A.K. Antony, del presidente di Fincantieri, Corrado Antonini e dell'ambasciatore d'Italia in India Giacomo Sanfelice di Monteforte.

lunedì 17 gennaio 2011

India, divinita' ''protegge'' la banca dai rapinatori

In Maharashtra la Uco apre una filiale senza lucchetti


Una banca indiana ha aperto una filiale senza serrature e guardie giurate alle porte, affidandosi soltanto al "potere" di una divinità locale famosa per punire i ladri. E' quanto è successo in un piccolo paesino dello stato centrale del Maharashtra, dove sorge un popolare tempio frequentato ogni giorno di 5 mila pellegrini. Una settimana fa, riferisce il Times of India, la banca statale United Commercial (Uco) ha aperto uno sportello per "servire" i numerosi fedeli che ogni giorno si recano ad adorare il dio Shani (protettore del pianeta Saturno), lasciando, come spesso si usa, generose offerte in denaro. Ma a differenza delle altre filiali, i dirigenti hanno deciso di non mettere serrature e lucchetti alle porte e di non prendere nessuna delle precauzioni prescritte per legge, come le inferriate a porte e finestre, videosorveglianza e sicurezza esterna.

"Abbiamo notato che le la gente qui è molto pia e devota. Anche prima che il tempio diventasse famoso, il villaggio non ha mai visto un solo caso di criminalità, tant'é che tutte le case non hanno neppure le porte" ha detto un funzionario dell'istituto finanziario, uno dei più vecchi, nazionalizzato negli anni Sessanta dal governo indiano. Il paese di Shingnapur, che sorge a 160 chilometri dalla città di Pune, è noto per la totale assenza di criminalità, per via della superstizione legata al culto di Shani, che si crede sia un "dio vivente", in grado quindi di punire i delinquenti.

Il deputato locale, Shakar Gadakh, racconta che non è stato facile trovare una banca disposta ad aprire una sportello vicino al luogo sacro. Prima di prendere la decisione, alcuni ispettori hanno visitato il villaggio e si sono resi conto che non c'era nessun rischio a tenere le porte della banca aperte.

L'unica precauzione e stata quella "di proteggere le cassaforti e i documenti importanti". Secondo la credenza popolare, il dio Shani è "molto potente" e "la gente sa che se c'e un furto o una rapina, se la devono vedere con lui" aggiunge Gadakh.

La filiale pensa anche di introdurre un bancomat per agevolare i pellegrini. Gli unici a non essere soddisfatti sono i poliziotti del locale commissariato, che, non convinti del "potere" divino, intendono denunciare la banca per violazione delle norme di sicurezza imposte dal governo di recente, dopo un aumento degli assalti a istituti finanziari e portavalori

giovedì 13 gennaio 2011

Pakistan, Asia Bibi, fondamentalisti e legge blasfemia

Le misure di sicurezza intorno ad Asia Bibi, la cristiana condannata a morte per blasfemia, non ''sono sufficienti'' e la donna dovrebbe essere trasferita in un altro carcere piu' grande. Sono le conclusioni di un rapporto compilato dai servizi segreti e reso noto dal quotidiano Express Tribune, in una giornata carica di tensione per il dibattito sulla controversa disposizione legislativa e per la paura di ritorsioni contro esponenti del governo favorevoli a modifiche.
Da quando il suo caso e' salito alla ribalta della cronache mondiali, la Bibi vive sotto la minaccia dai fondamentalisti islamici che si oppongono alla sua liberazione o alla concessione della grazia presidenziale. Dopo l'assassinio del governatore del Punjab, Salman Taseer, che era intervenuto a suo favore, la protezione e' stata rafforzata, ma sarebbe ancora largamente inadeguati secondo un'agenzia di intelligence della provincia del Punjab dove sorge la prigione. La madre di cinque figli si trova nella sezione femminile del piccolo carcere di Sheikhupura insieme ad altre15 o 16 detenute ed e' sorvegliata da una sola guardia all'interno e da cinque poliziotti che fanno la ronda davanti alle mura piu' due pattuglie in motocicletta. Ma gli agenti ''non sono vigili e la maggior parte delle volte sono assenti'' scrive il rapporto. Inoltre non ci sono particolare restrizioni o controlli sulle visite'. ''Il marito Ashiq Masih e' trattato come un normale visitatore e non ci sono speciali misure quando incontra la Bibi'' conclude.
Continuano intanto le polemiche intorno alla legge sulla blasfemia difesa a spada tratta da tutti i partiti religiosi. Sempre secondo l'Express Tribune, il Council of Islamic Ideology (Cii), un organismo consultivo del governo pachistano su affari religiosi islamici, ha suggerito di introdurre la pena di morte per chi sia riconosciuto colpevole di aver usato la legge per altri fini, come spesso accade quando si vogliono colpire le altre minoranze religiose.
Dopo l'omicidio di Taseer lo scorso 4 gennaio, la tensione e' sempre alta. Il ministro delle minoranze, il cristiano Shabhaz Bhatti, ha detto a un'agenzia internazionale di temere per la propria vita e che continua a ricevere minacce di morte. ''Sono l'obiettivo piu' ambito ora'' ha confessato.
Sempre oggi, per allentare la pressione dei partiti islamici, il ministro dell'Interno, Rehman Malik ha ribadito il parere del governo che e' di ''non introdurre alcun emendamento alla legge sulla blasfemia e data la sensibilita' dell'argomento, non si dovrebbe mettere in discussione questa posizione che e' assolutamente chiara''.

mercoledì 12 gennaio 2011

In Gujarat il gotha dell'industria indiana

Il gotha dell'industria indiana e' da oggi nello stato settentrionale del Gujarat, roccaforte della destra indu nazionalista, per un summit economico dove saranno annunciati miliardi di dollari di investimenti in progetti e fabbriche nella regione. Il cosiddetto ''Vibrant Gujarat Global Summit'', che si e' aperto oggi a Gandhinagar, e' considerato una ''Davos della destra'' per mettere in mostra i progressi del Gujarat, lo stato piu' industrializzato e da cui provengono circa il 20% delle esportazioni indiane. Anche quest'anno, vi partecipano i piu' importanti capitani d'industria, dai fratelli Mukesh e Anil Ambani (Reliance) a Ratan Tata, partner di Fiat, insieme a delegazioni straniere, tra cui anche una piccola rappresentanza del made in Italy. Il convegno e' stato ideato cinque anni fa da Narendra Modi, alla guida dello stato da dieci anni, leader della destra indiana, nemico di Sonia Gandhi e corteggiato dalla maggior parte degli industriali che lo vorrebbero come primo ministro. Da molti viene indicato come il maggiore rivale del governo del Congresso, di recente in difficolta' per via dell'inflazione e di varie tangentopoli, anche se la sua immagine e' molto offuscata dai nei pogrom anti mussulmani del 2002 scoppiati nel stato che ha dato i natali al Mahatma Gandhi.

domenica 9 gennaio 2011

Pakistan, 50 mila in strada per difendere legge blasfemia

A quasi una settimana dall'assassinio del governatore del Punjab, Salman Taseer, ucciso da un uomo della sua scorta, i fondamentalisti fanno di nuovo sentire la loro voce a difesa della legge sulla blasfemia, che il governo vorrebbe riformare per renderla meno severa. Dai 40 ai 50 mila manifestanti, secondo fonti della polizia, hanno dimostrato ieri nella metropoli di Karachi. Il maxi corteo e' stato organizzato da un fronte comune di partiti e associazioni religiose che alcune settimane fa avevano lanciato una campagna nazionale a sostegno della legge che prevede la pena di morte per chi offende il nome di Maometto. I manifestanti hanno marciato con slogan in cui definivano la legge come ''divina'' e con fotografie di Muntaz Kadri, la guardia del corpo che dopo aver ucciso il liberale Taseer, e' diventato un eroe nazionale per le frange fondamentaliste della societa' pachistana sempre piu' divisa su questa norma legislativa, spesso usata come strumento di persecuzione delle minoranze. Intanto altri politici laici , come la deputata Sherry Rehman, che ha presentato una proposta di modifica della legge in parlamento, sono entrati ora sulla lista nera dei radicali.

martedì 4 gennaio 2011

Pakistan, ucciso governatore anti legge blasfemia

Un famoso politico pachistano che si era battuto per la liberazione della cristiana Asia Bibi e per l'abolizione della crudele legge sulla blasfemia e' stato assassinato oggi nel pieno centro di Islamabad. Salman Taseer, governatore del Punjab e fedelissimo del presiodente Asif Ali zardari, e' stato crivellato di colpi da una sua guardia del corpo risentita per il suo atteggiamento troppo liberale nei confronti di coloro che insultano il nome di Maometto. L'uccisione e' coincisa con una gravissima crisi politica in cui da due giorni e' precipitato il Paese dopo il ritiro dal governo di un influente partito regionale al potere nella provincia del Sindh che ha lasciato il premier Yousuf Raza Gilani senza una maggioranza. Ma ogni disputa politica sara' sospesa nei prossimi tre giorni che sono stati dichiarati di lutto nazionale. L'attentato ha anche sollevato un'ondata di proteste di piazza da parte dei sostenitori del partito popolare pachistano (Ppp) a cui apparteneva la vittima. Lo stadi di allerta e scattato in diverse citta' del Punjab per il tuimore di disordini.
Il sessantacinquenne Taseer, ex ministro nel regome di Pervez Mushaffar e nel mirino degli estremisti islamici per le sue vedute liberali, si trovava nel pomeriggio in un popolare quartiere della capitale frequentato da diplomatici e turisti. Secondo la rcostrzuine dei media locali basata su testimonianze, era appena uscit dalla sua residenza e stava per salire i auto, quando uno dei bodyguard appartenente a un comando di elite ha estratto un mitragliatore AK47 e gli ha sparato nove colpi a distanza ravvicinata. Il governatore e' caduto in una pozza di sangue ed e stato trasportato un un vicino ospedale dove e' giunto cadavere. Subito dopo la sua azione, l'agente che si chiama Malik Muntaz Hussain Qadri (26 anni) ha gettato l'arma del delitto e si e' arreso ai colleghi. Dopo essere arrestato, ha confessato i motivi del suo gento, che secondo quanto ha raccontato il ministro dell'Intern Rehman Malik ai giornalisti, e' legato alle recenti polemiche nate sulla legge della blasfemia dopo la condanna a morte della Bibi. ''L'ho ucciso perche' ha definito la legge una ''kala kanoon'', un espressione che in urdu significa ''legge nera'' e che si intende per provvedimenti legislativi che hanno conseguenze negative. Ad una televisione, mentre lo portavano in caserma ha poi detto che Salman Taseer era un blasfema e che quelal era la punzione per i blasfemi''
La legge, introdotta all'epoca del dittatore Zia ul Haq, e' usata dalle frange radicali come strumento di persecuzione contro le minoranze religiose. Dopo il clamore della vicenda della Bibi, il governo ha promesso di volere introdurre alcuni emendamenti che sono pero' fortemente osteggiati dai partiti religiosi.
Era stato proprio il governatore Taseer a schierarsi al fianco della madre di cinque figli recandosi a trovarla in carcere, dove si trova da circa due anni. In quella occasione aveva dichiarato di aver presentato una domanda di grazia al presidente Zardari, di cui e' un uno stretto collaboratore. Proprio per questo e per una serie di interviste televisive, tra cui una ala Cnn in cui auspicava emendamenti, si era creato molti nemici tra le frange radicali islamiche. In un post su Twitter, venerdi' scorso, scriveva di ''essere sotto enorme pressione'' da parte della destra che voleva piegarlo e che si ''era rifiutato. Anche se sono l'ultimo a rimanere in piedi''. Parole profetiche che testimoniano il clima di tensione nel paese dovuto al dibattito in corso sull'obsoleta legge.
In un messaggio oggi, Zardari ha descritto l'uccisione come un crimine ''tra i piu' orrendi'' e ha promesso di fare giustizia.

Il brutale omicidio ha scosso l'intero paese che da mesi e' diviso proprio sulla riforma della controversa legge sulla blasfemia e richia anxche di aggravare la crisi politica in cui e'; precipitato il governo di Gilani, minacciato dall'opposizione che proprio ogi ha dato 72 ore di tempo per accettare alcune riforme fiscali e revocare l'impopolare aumento della benzina.

lunedì 3 gennaio 2011

Scandalo Bofors, Quattrocchi ha intascato bustarelle

Un tribunale del fisco indiano ha dichiarato oggi che una tangente di 410 milioni di rupie (circa 7 milioni di euro) e' stata versata all'uomo d'affari italiano Ottavio Quattrocchi e a un altro mediatore indiano nella fornitura di cannoni Bofors nel lontano 1986. Secondo quanto riferiscono i media indiani, in una sentenza di 98 pagine, i giudici hanno riconosciuto che all'epoca il governo aveva pagato un sovrapprezzo per la fornitura bellica finita e che quindi Quattrocchi e gli eredi di Win Chadda (che nel frattempo e' scomparso) devono pagare le tasse sulle ''commissioni'' intascate.
Si riapre cosi' l'annosa questione dello scandalo Bofors che si trascina da oltre 20 anni tra vicende giudiziarie e mandati di cattura internazionali e che ora rischia di causare un nuovo imparazzo al governo guidato dal partito del Congresso. Quattrocchi era infatti considerato un amico personale dell'ex premier Rajiv Gandhi e della moglie italiana Sonia, oggi alla guida dello storico partito di famiglia.
Un anno fa, la vicenda sembrava essere giunta a conclusione quando il governo decise di ritirare la denuncia per presunte tangenti pagate dalla societa' svedese Bofors all'imprenditore italiano. In quella occasione la Procura generale dello Stato aveva comunicato alla Corte Suprema che gli sforzi per ottenere l'estradizione dell'imputato erano falliti. Fuggito dall'India nel 1993, per due volte il governo indiano ha tentato di ottenerne l'estradizione - prima dalla Malaysia, poi dall'Argentina - senza successo.
Lo scandalo fu uno dei piu' clamorosi nella storia moderna indiana e nel 1989 fece perdere le elezioni al Congresso dopo 40 anni di continuo governo. (ANSA).

Pakistan, Gilani ha un governo di minoranza

Il Pakistan e' da oggi senza una maggioranza in parlamento dopo che il partito laico Muttahida Qaumi Movement, Mqm o Movimento di Unita' nazionale, ha deciso di abbandonare la coalizione perche' contrario al recente aumento della benzina. E' il secondo alleato che lascia il governo del premier Rasa Yusuf Gilani negli ultimi quindici giorni. Si e' aperta quindi una crisi politica che in teoria potrebbe portare alle elezioni anticipate rispetto alla scadenza naturale del 2013. Il momento e' critico per il paese, principale partner di Washington nella lotta contro i talebani, che si trova ad affrontare un forte malcontento interno per i continui attacchi americani di droni nel nord ovest, gli attentati terroristici e da ultimo il carovita. L'MQM, al potere nella metropoli di Karachi, aveva gia' ritirato due ministri la scorsa settimana per dissidi con la maggioranza guidata dal Partito popolare pachistano del presidente Zardari. Sulla carta ora l'opposizione ha i numeri per sfiduciare Gilani, ma non sembra questo l'obiettivo del partito ribelle che cerchera' piuttosto di ottenere concessioni politiche.