mercoledì 6 febbraio 2008

A Rishikesh tra le rovine dell'ashram di Maharishi 40 anni dopo i Beatles


Il famoso ashram di Maharishi Mahesh Yogi a Rishikesh giace oggi in completo oblio. Da quando il guru dei Beatles lasciò l’India sembra per problemi con il fisco, il suo monastero per “ricchi e famosi” che sorgeva sulla sponda orientale del Gange, è stato progressivamente abbandonato. Da ormai anni non si tengono più corsi di Meditazione Trascendentale a Rishikesh, città sacra alle pendici dell’Himalaya e nota per essere la capitale mondiale dello yoga. Secondo alcuni, la proprietà sarebbe stata rilevata dal governo indiano e non è chiaro quale sia il suo futuro.
Una decina di canzoni racchiuse nel doppio album “The White Album” sono state composte proprio qui, tra questi bungalow di cemento, ora ricoperti di erbacce, da John Lennon e Paul McCartney, insieme all’amico e cantautore Donovan Leitch. “Why Don’t We Do It On The Road” sarebbe stata scritta guardando due scimmie copulare. “Dear Prudence” si ispira alla sorella dell’attrice americana Mia Farrow, anche lei presente nello stesso periodo e in cerca di conforto spirituale dopo la separazione da Frank Sinatra. E poi “The Continuing Story of Bungalow Bill” dedicata all’incredibile personaggio di Richard Cooke III che, appena arrivato a Rishikesh, organizzò una battuta di caccia alla tigre. L’episodio, con tanto di foto dell’animale morto, è ricordato anche da sua madre, Nancy Cooke de Herrera, un’aristocratica viaggiatrice e seguace di Maharishi che ha raccontato la sua esperienza in un libro, “All You Need Is Love. An Eyewitness Account of When Spirituality Spread from the East to the West” (2005), dove ci sono alcuni capitoli dedicati a Beatles e anche al loro dissidio con il guru.
Dopo poche settimane, infatti, l’entusiasmo della band - che all’epoca era al massimo della popolarità - per Maharishi si trasformò in una cocente delusione. Nessuno di loro riuscì a terminare il corso di meditazione di tre mesi. Il motivo della brusca partenza di George Harrison e della la moglie Patty seguita da quella di John e Paul, sarebbe stato il comportamento poco “spirituale” di Maharishi. Il guru avrebbe fatto delle “avances” sessuali ad una donna del gruppo. Ma forse i Beatles si erano semplicemente accorti che il loro maestro, che avevano conosciuto a Londra, li aveva sapientemente sfruttati a suo favore. Dopo la loro permanenza a Rishikesh, la fama di Maharishi e la sua tecnica di Meditazione Trascendentale (“TM” secondo un marchio registrato con copyright) è letteralmente esplosa.
Sorprende però che anche Rishikesh abbia tagliato ormai ogni legame con i Beatles. Quando si interroga la gente del posto, si avverte perfino un certo fastidio che forse è lo stesso di 40 anni fa, quando le star arrivarono con l’elicottero seguiti dai paparazzi da tutto il mondo a turbare le placide acque del Gange. Anche se i cancelli oggi sono chiusi, l’ashram di Maharishi è ancora meta di pellegrinaggio di nostalgici della “beat generation”. I grappoli di bungalow a forma di trullo che servivano come spartane abitazioni sono ora inghiottite da una fitta vegetazione. Nell’edificio principale, dove probabilmente si tenevano i corsi di meditazione di gruppo, i muri sono coperti di scritte con il carboncino, alcune criptiche come: “We are all Beatles, this is a family business”, ovvero “Siamo tutti Beatles, questo è un affare di famiglia”. Impossibile trovare qualche testimone “sopravissuto” tra i negozianti o i traghettatori sul Gange. Forse è passato troppo tempo o forse davvero Rishikesh vuole dimenticare i Beatles. Il soggetto rimane comunque affascinante tanto che una delle più brave registe indiane, Mira Nair, famosa per il film “Moonson Wedding”, ha annunciato l’intenzione di girare un documentario sulla loro permanenza basandosi su testimonianze e fotografie come quelle scattate dal regista canadese Paul Saltzman che trovandosi all’epoca nell’ashram ebbe la fortuna di essere accolto nella ristretta cerchia di amici della band.

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