domenica 15 giugno 2008

Il presidente siriano Bashar al-Assad arriva a New Delhi martedì

Su Apcom
Il presidente siriano Bashar al-Assad arriverà martedì a Nuova Delhi per la sua prima visita ufficiale in India che sarà dedicata a rafforzare le relazioni politiche e anche economiche, soprattutto nel settore dell’energia e dell’informatica. Erano oltre 20 anni che un leader di Damasco non si recava in India, un Paese tradizionalmente legato al mondo arabo, ma che negli ultimi ha notevolmente rafforzato i legami con Stati Uniti e Israele. Al-Assad, che sarà accompagnato dalla moglie e da tre ministri, incontrerà la leadership indiana al completo e poi visiterà il polo tecnologico di Bangalore, in particolare la sede dell’Isro (l’India Space and Research Organization), l’agenzia spaziale indiana che agli inizi di quest’anno ha lanciato in orbita per conto di Israele un sofisticato satellite spia che ha segnato il culmine dell’intesa militare tra i due Paesi.
Il presidente siriano, che ha un interesse speciale nell’IT, visiterà anche alcuni centri di eccellenza tra cui il National Informatics Center.
La visita coincide in un momento delicato per la Siria dove nei prossimi giorni si recheranno gli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica per verificare il sospetto reattore nucleare di al Kibar.
In un’intervista al quotidiano “The Hindu”, Bashar al- Assad si è augurato che la nuova “potenza emergente indiana” possa contribuire a ristabilire un “equilibrio” nel processo di pace in Medio Oriente. Nuova Delhi potrebbe giocare un ruolo di mediatrice tra Siria e Israele e anche tra Israele e i palestinesi. Dal 1978, data della visita del padre, Hafez al-Assad scomparso otto anni fa, c’è stato un radicale cambiamento dell’assetto geopolitico in Asia. I due giganti di India e Cina sono chiamati oggi a svolgere un diverso ruolo nella riappacificazione e stabilizzazione dell’area mediorientale che è cruciale per il loro fabbisogno energetico. Nel dicembre del 2005 India e Cina, per la prima volta unirono le forze per sfruttare i giacimenti petroliferi siriani acquistando dalla compagnia Petro-Canada il 37 per cento delle quote di estrazione dei pozzi di al Furat.

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