mercoledì 21 gennaio 2015

Tomaso e Elisabetta, dopo cinque anni assolti da accusa di omicidio

Su ANSA

"Aspettiamo come abbiamo sempre fatto in questi anni con serenita' e con la consapevolezza di essere innocenti". Cosi' Tomaso Bruno aveva detto poco prima di Natale al docente universitario Marco Zolli, uno dei pochi italiani che vivono e lavorano a Varanasi, la citta' sacra sul Gange, e che e' stato un punto di riferimento per le famiglie dei due detenuti. In questi quasi cinque anni di prigionia Tomaso e l'amica Elisabetta Boncompagni sono riusciti ad entrare in sintonia con l'India e ad 'assorbire' la proverbiale pazienza degli indiani. "Chi vive qui - spiega all'ANSA Zolli che e' anche direttore del Centro Risorse India, una scuola che offre corsi residenziali di hindi - dopo un po' impara a convivere e con i tempi e la mentalita' di questo Paese dove puo' succedere di tutto e il contrario di tutto". Grazie a questa sua buona predisposizione, continua "Tomaso e' sempre stato rispettato e trattato bene da tutti, sia dai detenuti che dal personale del carcere". Ha anche imparato la lingua hindi, riuscendo quindi a interagire con i compagni di cella. Il penitenziario di Varanasi ospita circa 1600 detenuti, ma gli occidentali sono soltanto sei, compresi i due italiani. "C'e' un proverbio in India che dice che l'ospite e' un Dio - spiega Zolli - e questo principio e' valido anche in un carcere. Nessuno ha mai pensato di alzare una mano contro di loro o di usare violenza". Ovviamente gli standard non sono italiani, ma sono molto meglio del carcere 'orrore' di Tihar di New Delhi, sovraffollato all'inverosimile. Dopo essere stati condannati all'ergastolo nel 23 luglio 2011, i due giovani sono detenuti in un grande capannone comune con circa 150 prigionieri (nelle rispettive sezioni maschile e femminile del carcere). Possono vedersi una volta alla settimana e parlare con i familiari o amici negli orari di visita, ma non sono autorizzati a ricevere telefonate o la posta. "Sono due persone per bene e molto disciplinate - ha detto all'ANSA il direttore Ashish Tiwari considerato 'come molto disponibile e attento' ai bisogni dei detenuti. E' stato lui stamane a comunicare la bella notizia convocandoli nel suo ufficio. "Quando ho detto che erano stati assolti - ha aggiunto - non ci credevano, pensavano fosse uno scherzo". Dopo la sua nomina due anni fa, Tiwari ha introdotto dei miglioramenti, anche se agli occhi di un occidentale, le condizioni sono ancora da carcere lager. Basta pensare che i prigionieri dormono per terra e non hanno acqua corrente nella loro cella. Nel 2011 un inviato del programma 'Le Iene' aveva svelato le 'condizioni disumane' dopo essere entrato con le telecamere nel carcere. La denuncia di Italia Uno ha avuto l'effetto di richiamare l'attenzione sul loro caso che fino ad allora era passato inosservato sui media italiani concentrati piuttosto sulla nota vicenda dei maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone arrestati nel febbraio 2012 con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani. E' anche aumentato l'interessamento delle autorita' italiane. L'ambasciatore d'Italia a New Delhi, Daniele Mancini, si e' recato cinque volte nel carcere di Varanasi negli ultimi due anni. E quando saranno rilasciati, nei prossimi giorni, ci andra' di nuovo per portarli a New Delhi, secondo quando ha dichiarato oggi Marina Maurizio, la madre di Tomaso. In questi lunghi anni, lei e il marito Euro Bruno hanno trascorso lunghi periodi nella citta' sul Gange e poi anche a New Delhi per seguire il processo di terzo grado alla Corte Suprema avviato nel settembre 2013, ma che e' stato discusso soltanto lo scorso dicembre dopo una lunga serie di rinvii. A causa di questa odissea giudiziaria, i coniugi Bruno hanno speso una fortuna in spese legali e di viaggio, ma la loro costanza alla fine e' stata premiata. Durante la sua ultima permanenza, di quasi tre mesi, la madre di Tomaso aveva detto: "prima o poi mio figlio me lo portero' a casa". Ed e' stato prima del previsto perche' aveva gia' in tasca un biglietto di aereo per l'ennesimo viaggio della speranza a Varanasi.