venerdì 30 gennaio 2009

Oggi 61 esimo anniversario morte del Mahatma. Scaduto il copyright sulle sue opere

Nel giorno in cui l’India commemora l’anniversario dell’uccisione del Mahatma Gandhi riemerge il dibattito sul copyright che secondo la legge indiana scadono dopo 60 anni dalla morte dell’autore. Da quest’anno i celebri scritti e i discorsi dell’apostolo della non violenza assassinato da un estremista indù a Nuova Delhi il 30 gennaio del 1948 diventano di pubblico dominio.
Pochi anni prima di morire il Mahatma aveva donato tutte le sue opere alla casa editoriale Navajivan Trust, da lui stesso creata ad Ahmedabad, la città del Gujarat, sua terra natia dove aveva stabilito la sua comunità. La fondazione ha finora pubblicato 300 volumi e raccolte di articoli, lettere e discorsi, tra cui una traduzione della sua biografia, a dei prezzi “popolari” proprio per diffondere al largo pubblico il pensiero e i valori gandhiani.
Con lo scadere dei diritti di autore dal primo gennaio di quest’anno, l’intera opera del Mahatma potrà essere fruibile liberamente senza pagare le “royalties” alla fondazione di Ahmedabad. Secondo quanto ha riportato la stampa indiana, l’istituzione non intende chiedere al governo indiano un’estensione del copyright. “Gandhi era contrario alla legge sui diritti di autore, ma era stato convinto dai suoi sostenitori a proteggere le sue opere a causa di alcuni episodi in cui il suo pensiero era stato frainteso” ha spiegato Amrut Modi, responsabile del Navajin Trust che continuerà a pubblicare i testi del padre della patria indiano.
Alcuni studiosi e seguaci di Gandhi sono però preoccupati dalla possibile “manipolazione” o libera interpretazione dei testi originali e anche dall’aumento dei prezzi dei volumi quando saranno pubblicati dalle grande case editrici internazionali.

giovedì 29 gennaio 2009

Singh ritornerà presto al lavoro per elezioni di aprile

Su Apcom
Il primo ministro Manmohan Singh potrebbe lasciare già domani l’ospedale Aiims di Nuova Delhi dove ha subito un’operazione chirurgica per l’impianto di un secondo bypass alle coronarie. L’intervento condotto sabato scorso da un’equipe medica di Mumbai sarebbe perfettamente riuscito e le sue condizioni sarebbero “eccellenti”. Secondo il bollettino dei medici, Singh “è in grado di tornare al lavoro” e potrà svolgere “un ruolo attivo” negli appuntamenti elettorali di primavera.
La convalescenza record del premier, che ha 76 anni e che in passato aveva già subito un intervento al cuore, ha messo a tacere le speculazioni su un eventuale cambio della guardia all’interno a favore del giovane Rahul Gandhi, primogenito della leader del partito del Congresso, Sonia Gandhi. Grazie al successo dell’intervento, Singh potrà partecipare attivamente alla prossima campagna elettorale per il rinnovo del parlamento nazionale che a maggio giunge al termine della legislatura quinquennale. Il voto che coinvolgerà oltre 600 milioni di indiani dovrebbe tenersi in quattro fasi dall’8 aprile al 15 maggio, ma le date non sono ancora state ufficializzate dalla Commissione Elettorale indiana che dovrebbe riunirsi la prossima settimana.
In vista dello scontro con la destra del Bjp (Partito Indiano del Popolo), la coalizione di governo guidata dal Congresso sembra essere già entrata in clima elettorale. Approfittando della riduzione della bolletta petrolifera, l’esecutivo ha deciso oggi di abbassare il prezzo di benzina e diesel rispettivamente dell’11 e del 6 per cento. Il ribasso, che è il secondo in pochi mesi, era già stato largamente anticipato come manovra per ridurre le pressioni inflattive, soprattutto sui ceti deboli che sono il serbatoio di voti del congresso e per far ripartire l’economia. Per l’anno finanziario che terminerà il 31 marzo 2009 si prevede una crescita della ricchezza del 6,8 per cento, il tasso più basso degli ultimi sei anni.

martedì 27 gennaio 2009

Mukherjee preoccupato per sofferenze dei tamil

Con 55 milioni di abitanti di etnia tamil concentrati nello stato meridionale del Tamil Nadu, l’India sta guardando con preoccupazione le ultime fasi del conflitto in Sri Lanka e soprattutto la sorte di oltre 250 mila abitanti tamil intrappolati nelle zone di guerra nel nord-est dell’isola. Il ministro degli esteri indiano Pranab Mukherjee – che regge temporaneamente l’incarico del premier Manmohan Singh convalescente dopo l’operazione per l’impianto di un secondo bypass - incontrerà stasera la leadership di Colombo in una missione a sorpresa che è concentrata soprattutto sugli aspetti umanitari del conflitto. Secondo indiscrezioni di stampa, la visita avrebbe però anche lo scopo di chiedere l’estradizione del leader ribelle Velupillai Prabakharan accusato di essere il mandante dell’assassinio dell’ex premier Rajiv Gandhi.
Da quando è stata lanciata l’offensiva dell’esercito di Colombo nelle aree controllate dalle Tigri Tamil circa due anni fa, decine di migliaia di famiglie sono state costrette a lasciare le loro case e a rifugiarsi nelle foreste, nelle chiese o in ripari di fortuna. Secondo il governo di Colombo, i ribelli avrebbero arruolato a forza i civili e in molti casi usato gli abitanti come “scudi umani”. Per via del divieto di accesso alle zone di guerra, è difficile capire quale è il bilancio delle vittime e dei feriti della massiccia avanzata di queste ultime settimane che avrebbe catturato le principali basi delle Tigri Tamil. Dopo la cattura dell’ultima roccaforte del porto di Mullaitivu, domenica scorsa, i ribelli superstiti sarebbero dispersi nelle foreste in una ristretta fascia costiera di 300 chilometri quadrati dove ci sarebbero anche migliaia di tamil in condizioni disperate, in particolare per la mancanza di medicine necessarie per curare i feriti.
“Non abbiamo simpatia per nessuna attività terroristica – ha detto il ministro Mukherjee prima di partire per Colombo – ma siamo estremamente preoccupati per le sofferenze dei civili. Dobbiamo fare qualcosa per la loro protezione e perché non diventino vittime innocenti del conflitto”. Il movimento secessionista LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam) che dal 1983 si batte per l’indipendenza del nord e dell’est dello Sri Lanka, è sulla lista dei gruppi terroristici non solo dell’India, ma anche di Stati Uniti e Unione Europea.
Per il governo di Delhi ci sono anche delle considerazioni di carattere politico ed elettorale. Il partito del Congresso, guidato da Sonia Gandhi, dovrà affrontare le elezioni generali il prossimo maggio. Tra i partiti alleati della coalizione (già orfana dei comunisti usciti dopo l’accordo sul nucleare con gli Usa) c’è un influente partito del Tamil Nadu che ha minacciato di ritirarsi dalla maggioranza per protestare contro la massiccia offensiva militare del governo di Colombo contro la minoranza tamil.
L’altro obiettivo della missione di Mukherjee, non confermata a livello ufficiale, sarà quello di discutere dell’eventuale estradizione di Prabhakaran, il capo ribelle che potrebbe essere nascosto in un bunker sotterraneo nella giungla. I militari cingalesi starebbero stringendo il cerchio intorno al carismatico guerrigliero del LTTE che è ricercato da Nuova Delhi per l’assassinio di Rajiv Gandhi, morto nell’esplosione di una donna tamil kamikaze durante un comizio nel 1991 nello stato del Tamil Nadu. Il figlio di Indira Gandhi e marito di Sonia sarebbe stato ucciso dalle Tigri Tamil per vendicare la sua decisione - presa nel 1987 quando era premier - di inviare un contingente militare in Sri Lanka per una missione di pace che si rivelò un completo fallimento.

giovedì 22 gennaio 2009

Singh, probabile intervento al cuore. Dubbi su ricandidatura

Il primo ministro indiano Manmohan Singh dovrà sottoporsi a un intervento al cuore secondo quando gli hanno consigliato i medici dopo un test effettuato oggi all’All India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi che ha rilevato un blocco alle coronarie. Il premier-economista che ha 76 anni aveva già subito un’angioplastica quattro anni fa, mentre nel 1990 era stato operato nel Regno Unito per l’impianto di un bypass.
Le condizioni di salute di Singh, che potrebbe essere ricoverato già nei prossimi giorni, hanno sollevato nuovi dubbi sulla possibilità di un secondo mandato nelle elezioni legislative di aprile-maggio. Il partito del Congresso, che dal 2004 guida una coalizione di centro-sinistra, non ha annunciato per ora nessun altro candidato ufficiale al posto di primo ministro lasciando intendere che in caso di vittoria l’economista “dal turbante azzurro” rimarrebbe al timone del Paese. Di recente si sono però fatte insistenti le voci sull’ascesa di Rahul Gandhi, primogenito di Sonia e suo delfino politico, che dal 2007 guida l’ala giovanile del Congresso e che è considerato come il capofila di una nuova generazione di politici più idonea a rappresentare una nazione dove il 50 per cento della popolazione ha meno di 25 anni. Il trentottenne Rahul, eletto in Parlamento nel 2004, è particolarmente popolare nelle vaste campagne indiane soprattutto grazie ai suoi “pernottamenti” a casa di famiglie di “intoccabili”. Un paio di settimane fa il ministro degli esteri Pranab Mukherjee, rispondendo ai giornalisti, aveva detto: “non è lontano il giorno in cui Rahul Gandhi diventerà primo ministro”. Aveva anche tracciato un parallelo con il padre Rajiv, che era salito al potere appena quarantenne dopo l’assassinio della madre Indira. Mukherjee è considerato particolarmente vicino alla famiglia della dinastia dei Nehru-Gandhi che ha dominato la maggior parte della vita politica dell’India moderna. Ma secondo alcune indiscrezioni di stampa il giovane Rahul potrebbe ereditare le redini del potere da Singh dopo un paio di anni di “apprendistato”. La stessa Sonia sarebbe più favorevole a un rinnovo del mandato di Singh, il “tecnico” che lei stessa ha scelto nel 2004 dopo la vittoria elettorale quando rinunciò a ricoprire la poltrona di primo ministro seguendo la sua “voce interiore”. L’economista di Harvard, fautore della prima ondata di riforme di mercato negli anni Novanta, ha una solida reputazione di integrità e onestà politica che lo hanno reso popolare in un Paese dove la corruzione è dilagante. Tra i successi più importanti del quinquennio di Singh spicca l’accordo con gli Stati Uniti sul commercio di tecnologia nucleare che dopo tre decenni di sanzioni permette all’India di entrare a pieno titolo nel ristretto club delle potenze atomiche pur non avendo mai aderito al Trattato di Non Proliferazione.
Secondo alcuni sondaggi, il Congresso appare in vantaggio sul rivale del partito dell’opposizione indo nazionalista del Bjp (Bharatya Janata Party o Partito Popolare Indiano) che ha come candidato l’ottantatreenne Lal Krishna Advani, sostenitore dell’identità indù e beniamino del ceto sociale medio-alto, anche se, di recente, alcuni industriali hanno affermato pubblicamente di preferire il conservatore Narendra Modi, un falco del Bjp al potere in Gujarat, uno degli stati più avanzati dell’India.

martedì 20 gennaio 2009

Pakistan, nuova strategia di Obama, aperta nuova via di rifornimento in Afghanistan

Una delle priorità di politica estera che Barak Obama dovrà affrontare nel suo primo giorno di lavoro nell’Ufficio Ovale sarà sicuramente la nuova strategia contro gli estremisti islamici in Pakistan e in Afghanistan. Non è un caso che il generale David Petraeus, responsabile del comando centrale delle forze armate statunitensi, si trovasse a Islamabad, per la seconda volta in poco tempo, con lo scopo di assicurare il supporto militare ed economico degli Stati Uniti, ma soprattutto di rafforzare la cooperazione tra Pakistan e Afghanistan per sradicare le basi dei militanti estremisti lungo il confine. La visita di Petraeus, che ha toccato anche quattro repubbliche dell’Asia centrale, è stata mirata anche a trovare una via alternativa agli approvvigionamenti alle truppe Usa e Nato in Afghanistan. Il tradizionale valico stradale del Khyber Pass, infestato di briganti, non è più affidabile dopo i ripetuti attacchi dei recenti mesi. Il generale ha annunciato di aver raggiunto un accordo con la Russia e le repubbliche confinanti per l’apertura seconda via di transito per i rifornimenti ai militari americani, il cui numero passerà entro quest’anno da 30 mila a 60 mila secondo quanto già annunciato dalla Casa Bianca.

Scoperto il bunker segreto del leader delle Tigri Tamil

Su Apcom

Continua a essere avvolta nel mistero la sorte di Velupillai Prabhakaran, il leader dei ribelli delle Tigri Tamil, ormai accerchiati dall’esercito di Colombo in una ristretta area nel nord est dello Sri Lanka. Le truppe governative hanno trovato ieri uno dei bunker segreti usati dal capo dei ribelli a Dharmapuram, località del distretto di Mullaittivu, l’ultima roccaforte dei separatisti che nelle ultime settimane hanno subito pesanti sconfitte.
Il bunker di cemento armato, con aria condizionata, era stato ricavato nel sottosuolo di un villaggio di agricoltori e l’accesso era attraverso una capanna di stuoie. Non è chiara quale sia la sorte di Prabhakaran, enigmatico leader che negli Anni Settanta ha creato il movimento dell’LTTE (Liberation Tigers of Tamil Elam) e ha guidato migliaia di guerriglieri nella lotta per l’indipendenza del nord e nord est dell’ex isola di Ceylon dove vive la minoranza tamil. Secondo l’esercito il capo ribelle potrebbe aver trovato rifugio nelle foreste oppure potrebbe essere scappato via mare sfuggendo al massiccio blocco navale organizzato davanti al porto di Mullaitivu dove si sono raggruppati i ribelli dopo la caduta della ex base di Kilinochchi e dello strategico Elephant Pass, porta di accesso alla penisola di Jaffna. Stamattina le forze governative avrebbero distrutto alcune imbarcazioni dei ribelli in una violenta battaglia navale al largo di Mullaitivu. Secondo un’altra ipotesi Prabhakaran, che ha 55 anni, di cui la maggior parte trascorsi in clandestinità, potrebbe aver lasciato lo Sri Lanka a bordo di uno dei velivoli di fabbricazione ceca appartenenti alla minuscola divisione aerea delle Tigri Tamil.
Ma sono pochi i Paesi disposti ad accoglierlo dato che l’organizzazione separatista tamil è sulla lista dei gruppi terroristi fuorilegge negli Stati Uniti, Unione Europea e India, dove Prabhakaran è ricercato per l’attentato all’ex primo ministro Rajiv Gandhi ucciso nel 1991 durante un comizio da una sospetta kamikaze tamil.

lunedì 19 gennaio 2009

Colao (Vodafone): continueremo a investire in India


Nonostante il rallentamento della crescita, Vodafone continuerà a investire in India, un mercato che con 8-9 milioni di nuovi cellulari al mese rimane uno dei più promettenti per l’industria mondiale della telefonia. Ad illustrare la strategia del colosso britannico in un convegno organizzato oggi a Nuova Delhi dalla Confindustria indiana (CII) è stato l’amministratore delegato Vittorio Colao che ha definito l’India “il gioiello della nostra espansione internazionale”.
Secondo le stime del governo, nel 2009 il pil indiano si attesterà intorno al 7 %, una percentuale di tutto rispetto in un mondo che è entrato in recessione. “Se l’India continua a crescere avrà bisogno di capitali di investimento ed è quello che Vodafone intende fare in futuro – ha detto Colao aggiungendo che “finora per ogni rupia spesa ne sono state investite due”. Un anno fa il gigante della telefonia ha acquisito il controllo di Hutch, controllata indiana del gruppo di Hong Kong Hutchison con un accordo da 11,2 miliardi di dollari. La nuova società ribattezzata Vodafone Essar è attualmente il terzo operatore di telefonia mobile in India per numero di abbonati (61 milioni a dicembre, con uno share di oltre il 17 per cento) superata di poco da Reliance e dal numero uno Bharti Airtel. Secondo Colao che lo scorso luglio ha preso il posto dell’indiano Arun Sarin ai vertici della società, i mercati emergenti come India o l’Africa sono “generatori di liquidità”, che è l’obiettivo prioritario della strategia di Vodafone soprattutto in questo momento di crisi.
Nel suo intervento al “Partnership Summit 2009”, introdotto da Sunil Bharti Mittal, suo concorrente ed ex presidente CII, l’a.d. Colao ha però evidenziato le difficoltà di operare sul mercato indiano “a causa della complessità delle regole aperte a possibili interpretazioni” e anche dal ristretto spettro di frequenze che “pregiudica la qualità del servizio”. Se vuole attirare capitali dall’estero necessari per sostenere il tasso di crescita “il governo indiano deve garantire una migliore accoglienza agli investitori stranieri” ha concluso.
La diffusione dei telefonini nelle campagne indiane rappresenta inoltre uno strumento di sviluppo. Secondo uno studio presentato stamattina da Vodafone sull’impatto socio-economico della telefonia mobile, negli stati indiani dove il tasso di diffusione dei cellulari sarà superiore al 10%, la crescita sarà di 1,2 punti percentuali più alta rispetto agli altri stati con un minor numero di telefonini.

sabato 17 gennaio 2009

Sri Lanka, esodo degli sfollati dalle zone di guerra

In onda su Radio Svizzera Italiana

Si aggravano le condizioni di migliaia di civili intrappolati in una ristretta area sulla costa nord orientale dello Sri Lanka dove è concentrata l’offensiva dell’esercito di Colombo contro i ribelli tamil. Secondo la Croce Rossa, l’unica organizzazione internazionale ad avere accesso alle zone di guerra, decine di migliaia di persone sarebbero ammassate nelle foreste intorno al distretto di Mullaitivu, in precarie condizioni igieniche, con insufficienti viveri e soprattutto senza adeguata assistenza medica per i feriti. L’invio di convogli umanitari risulta difficile a causa della mancanza di una via di accesso protetta per raggiungere gli sfollati che avrebbero iniziato una fuga di massa dai bombardamenti. Secondo fonti del governo nelle ultime due settimane 2700 persone, di cui oltre mille soltanto lo scorso giovedì, hanno attraversato il fronte di guerra per raggiungere i campi di accoglienza nei territori governativi. Le autorità di Colombo ritengono che l’esodo potrebbe aumentare nei prossimi giorni con l’avanzata dei militari che hanno accerchiato le Tigri Tamil in una piccola fascia intorno alla città portuale di Mullaitivu. L’offensiva ha inflitto pesanti perdite alle strutture logistiche dei ribelli. In particolare l’esercito ha preso possesso di alcune piste di volo e di alcuni hungar utilizzati dai separatisti per lanciare in passato raid aerei.

giovedì 15 gennaio 2009

Rahul Gandhi e David Miliband, notte a casa di intoccabili in UP

E’ stata una grossa sorpresa per la gente del minuscolo villaggio di Serma, nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh, avere come ospiti per cena e per la notte il ministro degli esteri britannico David Miliband e il leader del Congresso, Rahul Gandhi, primogenito di Sonia e futuro candidato alla carica di primo ministro. Arrivato lunedì in India per una visita concentrata sulle ripercussioni dell’attentato di Mumbai del 26 novembre, Miliband ha fatto ieri una “full immersion” nell’India rurale dove vivono i due terzi della popolazione spesso senza servizi igienici, acqua potabile e elettricità.
Secondo quanto ha rivelato la stampa indiana, il ministro degli esteri britannico, indicato come futuro leader laburista, qualche tempo fa aveva chiesto a Rahul Gandhi di organizzare una giornata a contatto con i contadini dell’Uttar Pradesh, lo stato più popoloso, ma anche uno dei più miseri dell’India. Il giovane delfino dello storico partito dei Nehru Gandhi ha quindi esaudito il suo desiderio e gli ha fatto da “cicerone” accompagnandolo nel collegio elettorale della famiglia che rappresenta una sorta di “laboratorio” per sperimentare la sua agenda politica anti-povertà.
Ieri sera nel distretto di Sultanpur, i due leader hanno partecipato a una riunione del consiglio del villaggio, il “panchayat”, dove erano presenti alcuni rappresentanti dei contadini. A tradurre dalla lingua hindi in inglese è stato lo stesso Rahul. Invece di ritornare in hotel, si sono poi fermati a pernottare nella capanna di due famiglie “dalit” (gli ex intoccabili), che all’ultimo momento hanno cercato di preparare un pasto e un giaciglio di fortuna per gli illustri ospiti. La delegazione che accompagnava Miliband invece sarebbe rimasta in una guest-house del governo.
Più volte in passato, durante i numerosi viaggi “alla scoperta dell’India”, il figlio di Sonia Gandhi a sorpresa aveva fatto sosta nelle umili case dei contadini, creando non pochi grattacapi per la sicurezza e attirandosi anche le critiche della rivale Mayawati, la leader degli intoccabili dellUttard Pradesh, che lo aveva accusato di “lavarsi con un sapone speciale per purificarsi dopo il contatto con una casa dalit”.

mercoledì 14 gennaio 2009

Fiat scommette sulla Linea per riconquistare l'India

E’ avvenuto stasera a Mumbai il lancio della Linea, la nuova berlina della Fiat destinata a conquistare il mercato dell’India. La nuova “world car” del Lingotto, lanciata per la prima volta in Turchia nel 2007, prodotta in Brasile e venduta in una cinquantina di Paesi, “intende creare un nuovo segmento a metà tra l’utilitaria e l’auto di lusso” si legge in un comunicato diffuso da Fiat India. La Linea, in versione benzina e diesel, sarà prodotta nello stabilimento di Ranjangaon, vicino a Pune, nello stato del Maharahastra, che appartiene ora alla joint venture tra Fiat e Tata Motors e dove è attualmente prodotta la nuova Palio Style introdotta un anno fa.
“Fiat ha mantenuto la sua promessa di fare del 2009 un anno ricco di sorprese per i sui clienti – ha detto Rajeev Kapoor, responsabile di Fiat India Automobiles Ltm in occasione del lancio sul mercato della nuova vettura in un hotel della metropoli indiana. Il debutto della Linea, presentata al pubblico indiano un anno fa al Salone dell’Auto di Nuova Delhi, sarà seguito da quello della Bravo e della Grande Punto, modelli che saranno assemblati nello stabilimento di Ranjangaon che ha una capacità di produzione a pieno regime di 200 mila unità all’anno. Secondo la casa torinese, il lancio della Linea, che sarà prodotta in futuro anche in Russia, rappresenta “un grande balzo in avanti di Fiat sul mercato indiano”.

martedì 13 gennaio 2009

Fiat, domani il lancio sul mercato della Linea

Su Apcom

Sarà lanciata con una cerimonia domani a Mumbai la Fiat Linea, la nuova berlina destinata al mercato indiano e prodotta nel nuovo stabilimento comune della joint venture Fiat-Tata di Ranjangaon, nello stato del Maharastra. Il debutto della vettura nei concessionari era previsto prima delle festività natalizie, ma è slittato a causa dell’attentato terroristico di Mumbai del 26 novembre.
Alla Linea, modello già prodotto in Turchia, sono affidate le sorti del rilancio del Lingotto in India dopo lo scarso successo della Fiat Palio, che continua a essere prodotta nella moderna versione di Palio “Stile”. L’obiettivo dichiarato da Rajiv Kapur, responsabile della j.v ribattezzata Fiat India Automobiles Ltd, lo scorso novembre durante l’avvio della produzione nello stabilimento di Ranjangaon è di vendere 2500 auto al mese. La fabbrica indiana ha una capacità di produzione massima di 200 mila vetture e 300 mila tra motori e trasmissioni all’anno.
Il settore dell’auto sta però subendo la forte contrazione dei consumi di beni durevoli che ha colpito anche il gigante asiatico. Anche nel mese di dicembre le vendite hanno subito un calo del 7 per cento, un trend negativo che ha caratterizzato gli ultimi cinque mesi.
Secondo indiscrezioni di stampa, il prezzo di vendita della Linea sarà a partire da 620 mila rupie (9.600 euro circa) per la versione benzina e 730 mila rupie (11.300 euro circa) per la versione diesel. La vettura, presentata per la prima volta al pubblico un anno fa al Salone dell’auto di Nuova Delhi, sarà per il 55 per cento prodotta in loco, una percentuale che dovrebbe salire al 90 per cento entro la fine dell’anno.

Sri Lanka, caccia al leader ribelle Prabhakaran

Su Apcom
Mentre si stringe il cerchio dell’esercito governativo intorno all’ultimo bastione delle Tigri Tamil sulla costa nord orientale della penisola di Jaffna, sono in molti a chiedersi quale sarà la sorte di Velupillai Prabhakaran, l’enigmatica primula rossa del movimento ribelle LTTE (Liberation Tigers of Tamil Elam) che da oltre due decenni guida l’insurrezione separatista in Sri Lanka, l’ex isola di Ceylon.
Il governo di Colombo, determinato ad annientare le Tigri dopo la rottura della fragile tregua un anno fa, avrebbe deciso di catturarlo vivo. Ma secondo alcune indiscrezioni il cinquantaquattrenne Prabhakaran, potrebbe fuggire all’ultimo momento via mare in Indonesia o in Cambogia. La via di fuga più veloce e più facile sarebbe il vicino stato indiano del Tamil Nadu, ma il numero uno delle Tigri Tamil è un super ricercato in India per l’assassinio dello statista Rajiv Gandhi, marito dell’italiana Sonia, ucciso nel 1991 da una donna kamikaze durante un comizio elettorale. In questi giorni la marina cingalese ha rafforzato il controllo marittimo al largo del porto di Mullaitivu, dove si sono raggruppati i ribelli dopo la caduta nelle mani dei militari della città di Kilinochchi, capitale del mini stato tamil Elam e la riconquista dello strategico snodo di Elephant Pass, che collega la penisola di Jaffna con il resto dell’isola. “Prevediamo che Prabakharan tenterà di fuggire con la moglie e i due bambini all’ultimo momento” ha detto qualche giorno fa un portavoce dell’esercito. Proprio ieri sera l’aviazione cingalese ha bombardato un nascondiglio del capo delle Tigri nella fitta giungla di Mullaitivu.
La cattura di Prabkakaran è determinante per Colombo anche per indebolire l’organizzazione ribelle che è famosa per aver utilizzato per la prima volta gli attentatori kamikaze e il terrorismo sanguinario. La sconfitta militare delle Tigri Tamil, che conterebbero ancora su una forza di 1500-2000 uomini, significa la riunificazione territoriale dello Sri Lanka, ma potrebbe non essere la fine del conflitto tamil-cingalese che da quando è iniziato nel 1883 ha causato 70 mila morti. Senza contare poi gli oltre 200 mila tamil sfollati nell’ultimo anno da quando è partita l’offensiva militare decisa dal presidente nazionalista Rajapaksa salito al potere nel 2004 e considerato l’affossatore del processo di pace avviato nel 2001 grazie alla mediazione norvegese.
Secondo l’intelligence militare, Prabhakaran era stato “intercettato” due settimane fa prima che l’esercito espugnasse la città di Kilinochchi (che però era già stata evacuato e la popolazione trasferita a nord est), poi non si avrebbero più notizie. Secondo l’opinione comune, i militanti tamil porterebbero una capsula di cianuro appesa al collo che ingoiano se vengono catturati. Ma difficilmente Prabhakaran sceglierà il suicidio. “Cercherà di guidare la guerriglia dall’estero o da un nascondiglio nella foresta” ipotizza una fonte del governo di Colombo che aggiunge che “se vogliamo veramente sradicare il terrorismo dobbiamo arrestare Prabhakaram e gli altri leader del LTTE”.

lunedì 12 gennaio 2009

Hamid karzai a sorpresa in India per discutere di terrorismo

Su Apcom

Il presidente afghano Hamid Karzai si trova oggi a Nuova Delhi per una visita “a sorpresa” che ha lo scopo di esprimere solidarietà al governo indiano in seguito all’attentato di Mumbai, ma soprattutto per mettere a punto una nuova strategia di lotta al terrorismo islamico che passa attraverso un nuovo ruolo dell’India nella regione sud asiatica. Karzai, ha già incontrato il ministro degli esteri Pranab Muckerjee e si trova ora a colloquio con il primo ministro Manmohan Singh.
Non è una coincidenza che appena due giorni fa il vicepresidente eletto americano Joe Biden si è recato a Kabul per illustrare la nuova agenda di Barak Obama che prevede l’invio di nuove truppe in Afghanistan e il coinvolgimento di India e Pakistan nella lotta al nemico comune di Al Qaeda e dei talebani.
L’attacco agli hotel di Mumbai del 26 novembre costato la vita a oltre 170 persone ha costretto gli Stati Uniti e i suoi alleati ad esercitare più pressione sul Pakistan accusato dal governo di Nuova Delhi di avere una qualche responsabilità nella strage di Mumbai attribuita al gruppo estremista islamico fuorilegge Lashkar-e- Taiba. Gli indiani hanno diffuso di recente le prove delle intercettazioni satellitari tra il commando dei dieci attentatori e alcuni leader islamici in Pakistan. Si tratta degli stessi gruppi fondamentalisti che guidano la ribellione in Afghanistan e che hanno le roccaforti nelle remote regioni tribali nel nord ovest del Pakistan. I gruppi della jihad pachistana sarebbero anche dietro l’attacco all’ambasciata indiana di Kabul lo scorso luglio e all’attentato alla vita di Karzai durante una parata militare nell’aprile 2008.
Si tratta della seconda visita del presidente afghano in India negli ultimi sei mesi e della quarta visita di un leader straniero dopo l’attentato del 26 novembre. Secondo quanto riferito dal canale televisivo CNN-IBN, il presidente Karzai, che è accompagnato dal ministro degli esteri Rangin Dadfar, avrebbe chiesto all’India di partecipare alle operazioni militari in Afghanistan attraverso l’invio di truppe. Una richiesta già formulata in passato e respinta da Nuova Delhi con la motivazione che i militari indiani partecipano solo a missioni di pace approvate dalle Nazioni Unite.
Negli ultimi sette anni i due Paesi hanno tessuto una serie di intense relazioni economiche. L’India è uno dei principali paesi donatori nella ricostruzione dell’Afghanistan (con 750 milioni di dollari) dove lavorano attualmente oltre 300 mila indiani in diversi progetti infrastrutturali. La cooperazione indo-afghana è vista con sospetto dal Pakistan che la vede come un’ingerenza politica di Nuova Delhi su un Paese che tradizionalmente è sempre stato nella sfera d’influenza di Islamabad.

domenica 11 gennaio 2009

Mega frode Satyam, interviene il governo

Su Radio Svizzera Italiana

La mega frode del quarto colosso informatico indiano Satyam non ha solo provocato un terremoto finanziario e borsistico, ma sta anche facendo tremare il governo di New Delhi, preoccupato per le ripercussioni negative sul settore trainante dell’Information Technology, già pesantemente colpito dalla recessione mondiale e dall’allarme terrorismo. Il fondatore di Satyam, Ramalingan Raju, reo confesso di aver gonfiato i bilanci per diversi anni per circa un miliardo di dollari, è caduto dalle stelle alle stalle. Raju, figlio di contadini con un master in economia ad Harvard, è stato arrestato insieme a suo fratello e rischia addirittura la prigione a vita per una frode che è stata paragonata a quella dell’americana Enron del 2001. Ma ora si tratta di salvare l’azienda che ha se nel polo tecnologico di Hyderabad e fondata da Raju circa 20 anni fa. Satyam, che in sanscrito significa “verità”, ha 53 mila dipendenti e vanta come clienti le principali multinazionali soprattutto americane. Il governo ha ora rimpiazzato l’intero consiglio di amministrazione e cercherà di salvare l’azienda che fino a pochi mesi fa era una delle blue chip più promettenti della borsa di Mumbai, nonchè esempio di buona gestione finanziaria. Lo stesso Raju, ora in una cella insieme a criminali comuni, era stato premiato in più occasioni come imprenditore modello.
Ma quello che è più grave è che la mega frode solleva pesanti dubbi sui sistemi di auditing e di certificazione dei bilanci che nel caso di Satyam erano stati affidati alla società Pricewaterhause Coopers. Il governo dovrà occuparsi anche di questo se vuole restituire smalto al suo gioiello più prezioso.

venerdì 9 gennaio 2009

Sri Lanka, ri-cattura di Elephant Pass, la porta di Jaffna

Su Radio Svizzera
Dopo 9 anni il governo srilankese ritorna in pieno controllo di Elephant Pass, strategico snodo sull’istmo che separa la terraferma dalla penisola settentrionale di Jaffna, dove è concentrata la minoranza tamil. La riconquista del passo annunciata ieri dal presidente nazionalista Mahinda Rajapakse, potrebbe significare un’imminente vittoria delle forze cingalesi sui ribelli delle Tigri Tamil. Dopo la caduta della città chiave di Kilinochchi una settimana fa, i separatisti si sarebbero raggruppati sulla costa nord orientale della penisola nel distretto di Mullaitivu. La ricattura di Elephant Pass, importante base militare fin dai tempi dei conquistatori portoghesi e teatro di una sanguinosissima battaglia nel 1991, consente all’esercito governativo di estendere il controllo - per la prima volta dopo 23 anni - sull’intera autostrada A9 diretta alla città di Jaffna, che da due anni era isolata dal resto dell’isola. E’ cruciale per rifornire via terra le truppe impegnate nell’offensiva contro le ultime roccaforti dei separatisti.
In mancanza di informazioni indipendenti continua però a preoccupare la sorte della popolazione civile nelle zone di guerra. Si stima che almeno 230 mila abitanti abbiano lasciato le loro case nell’ultimo anno da quando Colombo ha rotto la fragile tregua del 2001 e ha deciso di riconquistare tutti i territori sotto controllo delle Tigri Tamil.

mercoledì 7 gennaio 2009

Scandalo Satyam, la Enron dell'India

Su Apcom

Il mega scandalo che oggi ha colpito Satyam, la quarta società indiana di software, sta facendo tremare l’intero settore dell’Information Technology, che è stato il motore del miracolo economico indiano. L’annuncio shock del presidente e fondatore Ramalinga Raju che ha ammesso di aver gonfiato per anni i profitti della società di Hyderabad, ha fatto il crollare il titolo in borsa, oltre che a creare panico negli ambienti dell’industria e della finanza indiana. La maxi frode è stata battezzata la “Enron dell’India” e coincide in un momento negativo per le prospettive di crescita del mercato indiano già pesantemente colpito dalla recessione mondiale e dalle ripercussioni dell’attentato terroristico di Mumbai del 26 novembre scorso.
Nell’annunciare in un comunicato le sue dimissioni Raju, figlio di contadini con un master in economia e commercio negli Stati Uniti, ha detto di assumersi le responsabilità legali e di essere l’unico a conoscenza delle irregolarità che sono state commesse per “diversi anni”.Il colosso dell’informatica Satyam Computer Services, (Satyam in sanscrito significa “verità”) è stata fondato nel 1987 da Raju che in precedenza aveva attività nel settore tessile e delle costruzioni. Da 22 dipendenti iniziali, la società è cresciuta in modo esponenziale grazie al boom dei servizi di outsourcing e dei call centers. A fine settembre contava oltre 50 mila dipendenti e attività in 66 Paesi con un fatturato annuo di oltre 2 miliardi di dollari (nel 2008 aveva registrato un aumento del 46 per cento). Tra i suoi clienti ci sono molte multinazionali come General Electric, General Motors, Nestlè, Qantas Airways, Fujitsu e decine di altre società appartenenti alla lista Fortune 500. Dal 2001 era sbarcata anche a Wall Street e dallo scorso anno anche all’Euronext.
In realtà i guai per la società di Hyderabad, il secondo polo dell’hi-tech indiano dopo Bangalore, erano iniziati qualche settimana fa quando era stata messa sulla lista nera di Banca Mondiale per 8 anni in seguito alla scoperta di casi di corruzione e anche di spionaggio attraverso software istallato nei computer dell’istituzione internazionale. Ma il titolo era già crollato a causa di una controversa acquisizione di due società immobiliari del gruppo Matyas (parzialmente posseduta dalla stessa Satyam) bloccata con una rivolta dagli azionisti e fortemente criticata anche dalle autorità finanziarie indiane. L’acquisizione “era stato l’ultimo tentativo di sostituire con beni reali il patrimonio fittizio della società” secondo il comunicato diffuso da Raju.
Lo scandalo pone ora pesanti interrogativi sul sistema di controllo da parte della Sebi (Securities Exchange Board of India) e dell’auditing delle società indiane. I bilanci di Satyam sono stati certificati da Pricewaterhouse Coopers. L’azienda di Hyderabad inoltre aveva ricevuto diversi premi per la migliore “business governance”, tra cui l’ultimo, il “Golden Peacock Award for Excellence in Corporate Governance” assegnato lo scorso settembre a Londra da una giuria guidata da un ex primo ministro svedese.

martedì 6 gennaio 2009

Bangladesh, ritorna la laica Hasina

Sheik Hasina, la figlia del primo presidente del Bangladesh, ex primo ministro e leader del partito laico dell’Awami League ha trionfato alle elezioni di ieri che forse grazie al dispiegamento di migliaia di osservatori e di soldati sono state le piu’ pacifiche nella storia del povero e travagliato paese mussulmano. Ribaltando il risultato delle ultime elezioni del 2001, la Hasina a capo di una coalizione di nove partiti ha conquistato maggioranza di oltre 220 seggi sui 300 in lizza del parlamento monocamerale di Dacca. Ha praticamente sbaragliato la sua arcirivale, Khaleda Zina, ex premier fino al 2006 prima del golpe militare e alleata dei partiti integralisti islamici.
Secondo gli analisti questa vittoria, che riporta il Bangladesh sulla strada della normalita’ democratica, ha due chiavi di lettura. La prima e’ che gli elettori, soprattutto i giovani, hanno respinto l’agenda religiosa e conservatrice del Partito Nazionale Bangladese e preferito il programma dell’Awami League che prevede uno sviluppo in chiave moderna del Bangladesh. Secondo, il successo di Hasina significa il fallimento della campagna anti corruzione dei miliari che avevano cercato in tutti i modi di allontanare le due prime donne prima con l’esilio e poi con l’incarcerazione.

India, la Tigre è ritornata ad essere un elefante?

Ma davvero la Tigre e’ ritornata a essere un lento e ingombrante elefante? Dopo 5 anni di crescita record di oltre l’8 per cento, la locomotiva indiana rischia di incepparsi sotto il peso della recessione americana e europea, dell’allarme terrorismo e da ultimo anche dei nuovi venti di guerra con il vecchio nemico del Pakistan. Solo un anno fa sembrava che India e Cina fossero l’ultima ancora di salvezza per la sopravvivenza del capitalismo mondiale alla ricerca di nuovi mercati di sbocco. Il principale indice Sensex della borsa di Mumbai, agli inizi di gennaio del 2008, aveva oltrepassato la soglia dei 20 mila punti, adesso e’ piu’ che dimezzato e sono pochi a scommettere che ritornera’ ai livelli di prima. Il fuggi fuggi di investitori stranieri, il calo delle esportazioni del 12 per cento nel mese di ottobre e l’emorragia di posti di lavoro nel settore informatico, il gioiello dello sviluppo e della speranza indiana, hanno depresso i
consumi di beni durevoli, fatto scoppiare la bolla speculativa dell’edilizia e vanificato le aspettative della nuova classe media che si stava per affacciare per la prima volta sul mercato. L’industria dell’auto e’ quella che ha subito piu’ perdite, anche aveva gia’ incassato un duro colpo con il blocco da parte dei contadini della nuova fabbrica della Tata Nano, la mini car presentata gli inizi di gennaio da un Ratan Tata, che si era presentato dal palco del salone dell’auto di New Delhi come un messia delle quattroruote. Undici mesi dopo, lo stesso Tata era davanti all’hotel Taj Mahal, simbolo di Mumbai e della principale dinastia industriale, semidistrutto dalla battaglia con i terroristi. Il 2008 e’ stato insomma un annus horribilis, e il 2009 non si presenta meglio, anche se secondo molti analisti l’India, grazie al suo enorme mercato interno, sara’ la prima a ripartire.