Su Ansa
Nell'ennesima tragedia sull'Everest, sempre più affollato, almeno 13 alpinisti nepalesi hanno perso la vita e altri quattro sono dispersi sotto una valanga che all'alba ha colpito una delle 'vie' per la conquista del tetto del modo. La maggior parte delle vittime appartengono alla comunità degli 'sherpa', le guide alpine che sono al servizio delle spedizioni internazionali e che al momento della sciagura erano impegnati ad attrezzare una 'pista' di salita in una zona chiamata 'Icefall' (cascata di ghiaccio) appena sopra il campo base a una quota di circa 5.800 metri. Si tratta di un punto di passaggio obbligato per salire al campo 1 e 2. Da quanto si è appreso, fin dalla notte circa 50 uomini stavano fissando corde e altro materiale per facilitare l'attraversamento dei profondi crepacci quando da una parete chiamata 'west shoulder' si sono improvvisamente staccati dei grossi blocchi di ghiaccio e neve. La zona è una delle più pericolose per la caduta di valanghe, secondo gli esperti. Diversi "sherpa" sono stati trovati ancora vivi e salvati dai soccorritori. Tre di loro, tuttavia, sono rimasti gravemente feriti e sono stati trasportati con l'elicottero prima al campo base e poi a Kathmandu. Domani continueranno le ricerche per individuare i dispersi, ma è difficile che si possano trovare dei sopravissuti sotto la spessa coltre di detriti. La sciagura è una delle più gravi mai successe sull'Everest e riapre di nuovo pesanti interrogativi sullo sfruttamento della montagna considerata 'sacra' per i buddisti. Quest'anno, oltre 300 alpinisti stranieri hanno chiesto il costoso permesso per la scalata che è possibile solo in alcune 'finestre' di beltempo tra aprile e maggio. Ad assisterli ci sono circa 600 sherpa e altro personale. In questi giorni molti di loro hanno già raggiunto il campo base, dove sorge anche la Piramide-laboratorio del Cnr, per l'acclimatamento. Commentando l'incidente, il re degli Ottomila, Reinhold Messner ha riaperto la vecchia polemica del 'turismo alpinistico' sull'Everest. Le guide nepalesi uccise sono vittime di "un incidente sul lavoro - ha detto - e non di un incidente alpinistico". "Erano lavoratori stradali - ha aggiunto - che preparano le piste per gli operatori turistici". Messner ha poi ricordato che la tragedia ha colpito soprattutto giovani padri di famiglia che vivono di questo" e "pertanto dovremmo chiederci se il turismo alpinistico in queste circostanze sia giustificabile". Tra l'altro, molti degli sherpa colpiti dalla sciagura erano impegnati nell'assistenza all'impresa sportiva dell'americano Joby Ogwyn, amante degli sport estremi, che prevede di salire sulla vetta l'11 maggio e poi di lanciarsi in volo libero con una speciale tuta alare per un programma televisivo di Nbc e Discovery Channel
Nell'ennesima tragedia sull'Everest, sempre più affollato, almeno 13 alpinisti nepalesi hanno perso la vita e altri quattro sono dispersi sotto una valanga che all'alba ha colpito una delle 'vie' per la conquista del tetto del modo. La maggior parte delle vittime appartengono alla comunità degli 'sherpa', le guide alpine che sono al servizio delle spedizioni internazionali e che al momento della sciagura erano impegnati ad attrezzare una 'pista' di salita in una zona chiamata 'Icefall' (cascata di ghiaccio) appena sopra il campo base a una quota di circa 5.800 metri. Si tratta di un punto di passaggio obbligato per salire al campo 1 e 2. Da quanto si è appreso, fin dalla notte circa 50 uomini stavano fissando corde e altro materiale per facilitare l'attraversamento dei profondi crepacci quando da una parete chiamata 'west shoulder' si sono improvvisamente staccati dei grossi blocchi di ghiaccio e neve. La zona è una delle più pericolose per la caduta di valanghe, secondo gli esperti. Diversi "sherpa" sono stati trovati ancora vivi e salvati dai soccorritori. Tre di loro, tuttavia, sono rimasti gravemente feriti e sono stati trasportati con l'elicottero prima al campo base e poi a Kathmandu. Domani continueranno le ricerche per individuare i dispersi, ma è difficile che si possano trovare dei sopravissuti sotto la spessa coltre di detriti. La sciagura è una delle più gravi mai successe sull'Everest e riapre di nuovo pesanti interrogativi sullo sfruttamento della montagna considerata 'sacra' per i buddisti. Quest'anno, oltre 300 alpinisti stranieri hanno chiesto il costoso permesso per la scalata che è possibile solo in alcune 'finestre' di beltempo tra aprile e maggio. Ad assisterli ci sono circa 600 sherpa e altro personale. In questi giorni molti di loro hanno già raggiunto il campo base, dove sorge anche la Piramide-laboratorio del Cnr, per l'acclimatamento. Commentando l'incidente, il re degli Ottomila, Reinhold Messner ha riaperto la vecchia polemica del 'turismo alpinistico' sull'Everest. Le guide nepalesi uccise sono vittime di "un incidente sul lavoro - ha detto - e non di un incidente alpinistico". "Erano lavoratori stradali - ha aggiunto - che preparano le piste per gli operatori turistici". Messner ha poi ricordato che la tragedia ha colpito soprattutto giovani padri di famiglia che vivono di questo" e "pertanto dovremmo chiederci se il turismo alpinistico in queste circostanze sia giustificabile". Tra l'altro, molti degli sherpa colpiti dalla sciagura erano impegnati nell'assistenza all'impresa sportiva dell'americano Joby Ogwyn, amante degli sport estremi, che prevede di salire sulla vetta l'11 maggio e poi di lanciarsi in volo libero con una speciale tuta alare per un programma televisivo di Nbc e Discovery Channel