La Corte Suprema indiana ha obbligato le amministrazioni locali a garantire dei ricoveri notturni ai senzatetto in modo che ''nessuno muoia di freddo'' nell'imminente stagione invernale. Lo riferisce il quotidiano The Hindu. Ogni anno a New Delhi e negli Stati settentrionali le rigide temperature mietono centinaia di vittime, soprattutto anziani e bambini che di solito dormono sui marciapiedi. Due membri del massimo organo giudiziario, Dalveer Bhandari e Dipak, hanno chiesto ai responsabili locali di presentare un rapporto entro il prossimo 3 gennaio sul numero di ospizi disponibili nelle diverse metropoli'. ''Nemmeno una persona dovra' morire a causa del freddo'' hanno tuonato i giudici. A New Delhi ci sono 64 ricoveri notturni, ma secondo un difensore di diritti umani, Colin Gonsalves, che ha presentato una petizione alla Corte, ''21 sono stati chiusi perche' non erano piu' frequentati''. Nei mesi di gennaio e febbraio, la colonnina di mercurio scende sotto ai 5 gradi nell'India del nord, costringendo spesso le autorita' a chiudere le scuole, che sono prive di riscaldamento, come le case e gli uffici.
martedì 13 dicembre 2011
lunedì 12 dicembre 2011
New Delhi compie 100 anni da capitale
Forse pochi avrebbero immaginato che la ''citta' di tende'' allestita esattamente 100 anni fa dagli inglesi per l'incoronazione di Giorgio V sarebbe diventata la moderna New Delhi, una delle piu' grandi citta' al mondo e capitale della terza economia asiatica. Oggi la ''nuova'' Delhi voluta dai britannici compie un secolo di vita tra le mille contraddizioni di una megalopoli a meta' strada tra Terzo Mondo e citta' modello. Dai 230 mila abitanti del 1911, superstiti dall'impero dei Mughal (quelli del Taj Mahal), in un secolo e' schizzata a 25 milioni e passa, se si includono i poli hi-tech di Gurgaon e Noida. Uno sviluppo enorme accompagnato da gigantesche sfide, dal fiume cloaca della Jamuna alla cronica mancanza di elettricita', dall'emergenza stupri alle fetide baraccopoli, come quella devastata la scorsa notte da un incendio. In questi giorni, la stampa locale ha dedicato diverse pagine celebrative con foto storiche della coppia reale e dei maharaja accampati sui terreni dove appena 36 anni dopo si sarebbe insediato il primo governo di Jawaharlal Nehru. Ma le autorita' comunali hanno celebrato in tono minore l'evento limitandosi a un libro sulle ''sette New Delhi'' (le volte che e' stata fondata dai diversi invasori). Previste anche mostre fotografiche sullo storico ''durbar'' durato una settimana e diventato all'epoca una sorta di ''vetrina tecnologica''. Per l'occasione gli inglesi portarono il primo telefono, che da allora fu disponibile negli uffici postali. Nonostante la crescita tumultuosa e l'emergere dei nuovi ricchi, New Delhi rimane ancora nel cuore dello scrittore inglese William Dalrymple, autore di ''City of Djinns'', 2001, (uscito in italiano come ''Delhi''), uno dei libri che raccontano meglio le diverse anime della capitale. ''Sono ancora innamorato di Delhi - ha detto all'ANSA - che rimane una delle piu' belle citta' del mondo proprio grazie al progetto dell'architetto Edwin Lutyens con i suoi boulevard verdi e lo spettacolare Rashtratpati Bhavan'', oggi il palazzo presidenziale ispirato a una ''grandeur'' che dagli ex colonizzatori e' diventata quella della neo potenza indiana.
venerdì 9 dicembre 2011
India, rogo in ospedale a Calcutta uccide 89 pazienti
Un pauroso incendio in un moderno ospedale di Kolkata, l'antica Calcutta megalopoli famosa per Madre Teresa, ha causato la morte di 89 pazienti e sollevato un'ondata di polemiche sulla mancanza di misure di sicurezza nei locali pubblici indiano. Il disastroso rogo, uno dei più gravi mai accaduti in India, si è sviluppato in piena notte in un centro della catena ospedaliera privata Amri Hospital, una struttura all'avanguardia, ma priva di misure antincendio e sistemi di evacuazione di emergenza. Per la grave carenza, la polizia ha arrestato sei responsabili, tra cui due industriali, RS Goenka e SK Todi, che sei anni fa hanno fondato l'ospedale che si vanta sul suo website di essere uno tra i migliori dieci nosocomi della città bengalese. La tragedia ha provocato anche la rabbia dei familiari delle vittime che accusano i medici e infermieri di aver abbandonato i pazienti per mettersi in salvo. Secondo la ricostruzione dei media indiani, le fiamme si sono propagate in un sotterraneo dove è situato l'impianto di condizionamento dell'aria e dove c'erano diverse sostanze infiammabili. La combustione del materiale ha sprigionato in pochi istanti una colonna di fumo che ha invaso i piani superiori dove erano ricoverati 160 pazienti, tra cui una cinquantina in sala di rianimazione. Le squadre di vigili del fuoco sono intervenute quasi subito, ma i soccorsi sono stati rallentati dai gas nocivi accumulati nei reparti privi di finestre e di uscite di emergenza. Diversi pazienti sono stati tratti in salvo dall'esterno quando i pompieri sono riusciti a crearsi un varco spaccando le vetrate sulla facciata della palazzina di sette piani. Dall'autopsia è emerso che la maggior parte delle morti sono state causate da avvelenamento da monossido di carbonio, il "killer invisibile" che ha colto molti nel sonno. Intrappolati nelle stanze piene di fumo e incapaci di muoversi, i malati sono così stati condannati a un'orribile fine. Mano a mano che si allungava la fila dei cadaveri nella camera mortuaria, saliva la disperazione dei familiari convinti che si poteva evitare una tragedia di così grandi proporzioni. "Perché nessuno dell'ospedale è intervenuto? - si chiede tra la disperazione Pradeep Sarkar, intervistato da una televisione privata, dopo aver perso il suocero, ricoverato per infarto poche ore prima dell'incendio. L'uomo accusa anche i pompieri che solo dopo diverse ore sono arrivati con le scale automatiche: "Se fossero intervenuti prima potevano salvare tante vite umane!" . La responsabile dello Stato del West Bengala, Mamata Banerjee, ha immediatamente revocato la licenza dell'ospedale e ordinato un'inchiesta. Rimane da accertare la natura del rogo e il tipo di sostanze depositate negli scantinati, tra cui ci sono anche apparecchiature radioattive. Gli incendi a Kolkata sono abbastanza frequenti per la presenza di grossi magazzini di materiale infiammabile e anche per il cronico ritardo dei pompieri. L'ultimo rogo risale allo scorso 23 marzo quando oltre 40 persone sono morte carbonizzate in un palazzo d'epoca della centrale Park Street.
mercoledì 7 dicembre 2011
India, governo fa marcia indietro su WalMart
Per ora Walmart , Carrefour, Tesco e le altre catene mondiali della grande distribuzione dovranno rinunciare ad entrare nel ricco mercato indiano del commercio al dettaglio, un settore rimasto finora protetto. Dopo un braccio di ferro durato due settimane, l'opposizione ha convinto il governo a sospendere il provvedimento che consente agli stranieri di investire fino al 51% dei capitali nei cosidetti negozi multimarca.
Come ha precisato stamattina il ministro delle Finanze Pranab Mukherjee al parlamento, in realta' si tratta solo di un rinvio tenporaneo in attesa di trovare un accordo con tutte le parti interessate. Ma come e' immaginabile nei tempi della politica indiana e data la delicatezza della questione, il raggiungimento del consenso potrebbe richiedere anni.
Il provvedimento governativa ero contestato anche da alcuni alleati della coalizione di centro sinistra guidata da Manmohan Singh che si sono immdiatamente schierati a fianco dei piccoli commercianti e degli ambulanti.
Il rinvio a sine die ha deluso ovviamente gli industriali e rappresenta anche un boomerang per l'immagine dello stesso premier e economista Singh, gia' in calo di popolarita' per una serie di scandali per corruzione.
Ma il governo non aveva altra scelta. Dal 22 novembre il Parlamento era paralizzato dalle proteste dei partiti che impedivano lo svolgimento del dibattito e l'approvazione di alcune importanti leggi, tra cui quella del super garante anti busterelle voluto dal pacifista Anna Hazare.
Come ha precisato stamattina il ministro delle Finanze Pranab Mukherjee al parlamento, in realta' si tratta solo di un rinvio tenporaneo in attesa di trovare un accordo con tutte le parti interessate. Ma come e' immaginabile nei tempi della politica indiana e data la delicatezza della questione, il raggiungimento del consenso potrebbe richiedere anni.
Il provvedimento governativa ero contestato anche da alcuni alleati della coalizione di centro sinistra guidata da Manmohan Singh che si sono immdiatamente schierati a fianco dei piccoli commercianti e degli ambulanti.
Il rinvio a sine die ha deluso ovviamente gli industriali e rappresenta anche un boomerang per l'immagine dello stesso premier e economista Singh, gia' in calo di popolarita' per una serie di scandali per corruzione.
Ma il governo non aveva altra scelta. Dal 22 novembre il Parlamento era paralizzato dalle proteste dei partiti che impedivano lo svolgimento del dibattito e l'approvazione di alcune importanti leggi, tra cui quella del super garante anti busterelle voluto dal pacifista Anna Hazare.
martedì 6 dicembre 2011
Pakistan, Lashkar-e-Jhangvi colpisce in Afghanistan nel giorno dell'Ashura
La strage anti-sciita di oggi a Kabul è stata rivendicata dalla Lashkar-e-Jhangvi-al-Alami, un'emanazione della Lashkar-e-Jhangvi (LeJ), uno dei più temibili gruppi della jihad pachistana nella lista nera dei terroristi del Pakistan e degli Stati Uniti. L'organizzazione, originaria della provincia centrale del Punjab, è considerata responsabile di una lunga serie di attentati, dall'omicidio di Benazir Bhutto fino all'ultima strage di 26 fedeli sciiti lo scorso settembre nella provincia sud occidentale del Baluchistan. Il nome significa "Milizia di Jhangvi" dal nome di Haq Nawaz Jhangvi, cofondandatore (ucciso nel 1990) di un'organizzazione islamica anti-sciita, Sipah-e-Sahaba Pakistan (Ssp). La LeJ è nata da una spaccatura con la Ssp dopo che uno dei leader, Riaz Basra, ha accusato i compagni di aver tradito la filosofia jihadista di Jhangvi. Dopo la morte di Basra nel 2002, sale alla ribalta Akram Lahori e poi, da ultimo, Malik Ishaq, liberato dopo 14 anni di prigione lo scorso luglio. I militanti, la maggior parte ex mujaheddin che hanno combattuto i sovietici in Afghanistan, aderiscono alla rigida scuola coranica sunnita dei Deobandi, a cui appartengono anche i talebani. Il principale obiettivo è la setta sciita, considerata eretica. Ma il gruppo è sospettato anche di altre spettacolari azioni in stile militare come quella contro la nazionale di cricket dello Sri Lanka a Lahore nel 2009 e l'assalto al quartiere generale militare di Rawalpindi. Nel 2007 la LeJ si è trasferita nei distretti tribali nord occidentali pashtun dove ha iniziato un'attività di addestramento di militanti e kamikaze sotto la guida di Hari Hussain. In Waziristan e lungo la fascia di confine ha iniziato a operare con i talebani del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) e i militanti uzbeki e arabi di Al Qaida. E' nata così una nuova fazione, la Lashkar-e-Jhangvi-al-Alami, che vanta tra le sue file "l'elite" dei jihadisti pachistani e stranieri. Nello stesso tempo gestisce anche basi in Afghanistan insieme ai talebani locali. La morte dei capi Qari Hussain e Qari Zafar in attacchi droni lo scorso anno non ha diminuito le capacità del gruppo che adesso opera liberamente anche in territorio afghano
lunedì 5 dicembre 2011
India, governo frena su supermarket stranieri
Il governo indiano ha deciso di tenere in sospeso la riforma sull'ingresso dei supermercati stranieri in attesa di consultarsi con tutti i partiti in modo da superare la paralisi che sta bloccando il Parlamento. Lo ha confermato il ministro delle Finanze Pranab Mukherjee dopo una riunione con i leader dell'opposizione, secondo quanto riportano i media indiani. La decisione ha fatto crollare i titoli del 'retail' alla Borsa di Mumbai dopo i forti guadagni della scorsa settimana. Pesanti perdite per Pantaloon (-12,8%) e Tata Trent (-3,2%), mentre Shopper's Stop ha recuperato in finale chiudendo a +2,7%. La manovra, che permette alle catene straniere come Walmart e Carrefour di entrare nel ricco mercato indiano in partner con soci indiani, e' fortemente contestata dai partiti dell'opposizione e anche da alcuni alleati della coalizione di maggioranza guidata da Sonia Gandhi. Il vertice con i leader dei partiti e' previsto per dopo domani quando Mukherjee terra' anche un intervento in Parlamento alla ripresa dei lavori prevista dopo due giorni di chiusura per una festivita' musulmana. Tuttavia il Bharatya National Party (Partito popolare indiano), il principale partito di centro destra che guida l'opposizione, chiede un ritiro completo della misura e non solo una sospensione.
venerdì 2 dicembre 2011
Disastro di Bhopal, proteste contro Olimpiadi nel 27esimo anniversario
Alcune centinaia di persone hanno manifestato oggi a Bhopal, la città dell'India centrale in occasione del 27esimo anniversario della fuga di gas dalla fabbrica di pesticidi dell'americana Union Carbide che causò 15 mila morti e decine di migliaia di malati cronici. Lo riportano i media indiani. Durante le proteste, i superstiti della più grande sciagura industriale della storia umana hanno bruciato delle immagini di Sebastian Coe, responsabile del comitato che organizza le Olimpiadi di Londra del 2012, tra i cui sponsor c'é anche il colosso chimico Dow Chemicals, che ha assorbito nel 2001 l'Unione Carbide. Analoghe proteste si sono verificate anche contro il presidente del Comitato olimpico indiano Vijay Kumar Malhotra. Urlando slogan contro i Giochi e chiedendo giustizia per le vittime, i dimostranti hanno marciato in corteo verso il sito della fabbrica killer alla periferia della città che giace abbandonata in attesa di una bonifica mai avvenuta e che ha causato l'inquinamento di suolo e acqua con rischio per la popolazione delle baraccopoli che la circondano. Lo scorso mese, il capo dello stato del Madhya Pradesh e alcuni atleti indiani, dove sorge Bhopal, aveva chiesto al governo di New Delhi di boicottare le Olimpiadi di luglio che si terranno in uno stadio di Londra coperto da un telone sponsorizzato dalla Dow.
giovedì 1 dicembre 2011
Ferrari presenta libro da 180 mila euro
La Ferrari ha presentato a New Delhi un maxi libro, con diamanti sulla copertina, del valore di circa 180 mila euro, nell'ambito di un tour di promozione mondiale. Il lancio del volume commemorativo, che costa quanto una ''rossa'' di Maranello, e' avvenuto alla presenza dell'importatore indiano Sheryans e della casa editrice britannica Kraken Opus. Secondo la stampa indiana, si tratta ''del piu' costoso libro esistente in India''. ''Ci sono voluti cinque anni realizzare questo volume - ha detto l'editore Karl Fowler - che racconta una formidabile storia di successo fatta di tecnologia, passione e amore''. A decorazione dell'edizione piu' preziosa, la ''Enzo Diamante'', e' stato posto sulla copertina in pelle rossa il famoso logo del Cavallino rampante formato da 1.500 diamanti da 30 carati. Il volume pesa 37 chili e contiene 2 mila fotografie e interviste esclusive. L'opera celebrativa, la cui tiratura e' limitata a una copia per ogni Paese, era gia' stata presentata qualche mese fa in Sri Lanka dove e' stata acquistata da una prestigiosa casa editrice cingalese. Altre copie sono gia' state vendute in Usa, Gran Bretagna, Spagna, Belgio e Australia.
mercoledì 30 novembre 2011
Dalai Lama a conferenza buddista a New Delhi, nessun riferimento a Cina
Il Dalai Lama e' intervenuto oggi a un'importante conferenza internazionale sul buddismo - organizzata a New Delhi per celebrare i 2.600 anni della sua diffusione nel mondo - nonostante la richiesta della Cina di annullare l'evento. Ma il leader spirituale tibetano si e' limitato a parlare di religione, pace e ambiente evitando qualsiasi riferimento a Pechino. Secondo quanto riportano i media indiani, gli organizzatori dell'evento, l'Ashoka Mission, hanno poi annullato all'ultimo momento la conferenza stampa che avrebbe dovuto tenersi dopo il discorso del premio Nobel per la Pace. Ai giornalisti che lo hanno avvicinato chiedendo un parere sulle pressioni cinesi, il Dalai Lama ha risposto: ''E' una questione politica. Non posso commentare''. La scorsa primavera il Dalai Lama si era dimesso da ogni carica politica della diaspora tibetana. La scorsa settimana Pechino aveva ufficialmente ammonito New Delhi a non ''offrire una piattaforma ai proclami anti-cinesi'' del Dalai Lama creando un nuovo attrito con il secondo gigante asiatico. La crisi ha causato anche il rinvio sine die di un nuovo round di negoziati sull'annosa questione della delimitazione dei confini, in calendario in questi giorni. La conferenza religiosa, che si e' chiusa oggi e a cui hanno partecipato 900 monaci di 46 Paesi del mondo, e' stata organizzata per celebrare i 2.600 anni del buddismo ed e' stato il primo happening di questo genere in India, dove e' nato e vissuto lo stesso Buddha.
sabato 26 novembre 2011
ANNIVERSARIO STRAGE MUMBAI/Ministro Krishna al Pakistan: ''responsabili ancora impuniti"
Il ministro indiano degli Esteri S.M. Krishna ha rinnovato l'appello al Pakistan di punite i responsabili del gravissimo attentato di Mumbai del 26 novembre 2008, di cui oggi ricorre il terzo anniversario.
Parlando ai giornalisti dalla sua residenza, il capo della diplomazia indiana ha detto che 'l'India aspetta ancora il processo'' ai sospetti terroristi che si trovano in Pakistan e che il governo di New Delhi ''ha fornito prove sufficienti per la loro incriminazione''.
Ieri il ministro dell'Interno pachistano, Rehman Malik, aveva detto che la giustizia pachistana ''non e' in grado di prendere azioni'' contro il leader del gruppo estremista islamico Jamaat-Ud-Dawaa considerato la ''mente'' delle stragi costate la vita a 166 persone, tra cui un italiano. Il leader, Hafiz Said, e' stato scarcerato in seguito a una sentenza della Corte Suprema pachistana.
In seguito al sanguinoso assedio perpetrato da un commando di dieci terroristi pachistani (di cui solo uno e' sopravissuto ed e' , i due paesi avevano congelato il processo di pace che e' ripreso solo quest'anno grazie alla ''diplomazia del cricket'' intrapresa dal premier indiano Manmohan Singh e il suo omologo Yousuf Raza Gilani.
Parlando ai giornalisti dalla sua residenza, il capo della diplomazia indiana ha detto che 'l'India aspetta ancora il processo'' ai sospetti terroristi che si trovano in Pakistan e che il governo di New Delhi ''ha fornito prove sufficienti per la loro incriminazione''.
Ieri il ministro dell'Interno pachistano, Rehman Malik, aveva detto che la giustizia pachistana ''non e' in grado di prendere azioni'' contro il leader del gruppo estremista islamico Jamaat-Ud-Dawaa considerato la ''mente'' delle stragi costate la vita a 166 persone, tra cui un italiano. Il leader, Hafiz Said, e' stato scarcerato in seguito a una sentenza della Corte Suprema pachistana.
In seguito al sanguinoso assedio perpetrato da un commando di dieci terroristi pachistani (di cui solo uno e' sopravissuto ed e' , i due paesi avevano congelato il processo di pace che e' ripreso solo quest'anno grazie alla ''diplomazia del cricket'' intrapresa dal premier indiano Manmohan Singh e il suo omologo Yousuf Raza Gilani.
India, il collare radio impedisce l'accoppiamento delle tigri
I responsabili di una riserva faunistica indiana hanno deciso di rimuovere un radio-collare dal collo di una tigre femmina perche' ''impedisce i preliminari dell'accoppiamento'', secondo quanto hanno denunciano alcuni esperti. Lo riporta oggi il quotidiano The Hindu. Il felino, chiamato ''T17'', si trova nel parco di Ranthambhore, nello stato settentrionale del Rajasthan, uno dei piu' noti per la protezione della famosa Tigre del Bengala che e' minacciata da estinzione in India per via del bracconaggio e della diminuzione di habitat naturali.
Nonostante sia in eta' fertile e in buona salute, la femmina non si e' ancora riprodotta e lo stesso e' per altri esemplari consanguinei che sono stati trasferiti in un'altra riserva del Rajasthan per il ripopolamento e a cui e' stato messo l'apparecchio per sorvegliare i loro spostamenti. Dopo una serie osservazioni, i gestori del parco sono giunti alla conclusione che il collare, pesante un chilo e mezzo e dotato di radio ricetrasmittente, non permette agli animali i ''giochi erotici'' che precedono l'accoppiamento. ''Le tigri in calore spesso giocano tra di loro con la parte superiore del collo e temo che la presenza del grosso collare indossato da due anni abbia impedito che T17 ricevesse la corretta attenzione dei maschi'' ha dichiarato la neo ministro delle Foreste del Rajasthan, Bina Kak,che ha assistito all'operazione condotta dai veterinari del Wildlife Institut of India che hanno narcotizzato l'animale per mezzora.
Alcuni studiosi, tuttavia, sostengono che ci sono prove scientifiche delle conseguenze del collare sulla riproduzione e ricordano che, in altre riserve protette, le femmine che hanno lo stesso apparecchio al collo non hanno nessuna difficolta' ad accoppiarsi.
Nonostante sia in eta' fertile e in buona salute, la femmina non si e' ancora riprodotta e lo stesso e' per altri esemplari consanguinei che sono stati trasferiti in un'altra riserva del Rajasthan per il ripopolamento e a cui e' stato messo l'apparecchio per sorvegliare i loro spostamenti. Dopo una serie osservazioni, i gestori del parco sono giunti alla conclusione che il collare, pesante un chilo e mezzo e dotato di radio ricetrasmittente, non permette agli animali i ''giochi erotici'' che precedono l'accoppiamento. ''Le tigri in calore spesso giocano tra di loro con la parte superiore del collo e temo che la presenza del grosso collare indossato da due anni abbia impedito che T17 ricevesse la corretta attenzione dei maschi'' ha dichiarato la neo ministro delle Foreste del Rajasthan, Bina Kak,che ha assistito all'operazione condotta dai veterinari del Wildlife Institut of India che hanno narcotizzato l'animale per mezzora.
Alcuni studiosi, tuttavia, sostengono che ci sono prove scientifiche delle conseguenze del collare sulla riproduzione e ricordano che, in altre riserve protette, le femmine che hanno lo stesso apparecchio al collo non hanno nessuna difficolta' ad accoppiarsi.
giovedì 24 novembre 2011
Tata, Cyrus Mistry, scelto come successore dell'''Agnelli indiano''
La nomina di Cyrus Mistry, alla guida del gruppo Tata a partire dal prossimo anno dopo il pensionamento di Ratan Tata, ha conquistato oggi le prime pagine di tutta la stampa indiana.
L'annuncio ha colto di sorpresa la maggior parte dei commentatori che avevano dato come favorito Noel Tata, fratellastro di Ratan, alla guida del piu' famoso conglomerato indiano che spazia dal te' all'informatica e che e' partner di Fiat in India.
Descritto dai giornali, come ''mite, schietto e e semplice'', ''un appassionato di golf e di Suv'', ''legato alla famiglia'' e con un ''basso profilo'', oltre a uno che ''evita il jet set'', Mistry e' stato scelto da un comitato ristretto tra una rosa di 14 candidati dopo una ricerca durata un anno.
Il quotidiano ''The Times of India'' rivela oggi che a dire l'ultima parola e' stato lo stesso 73enne Tata che lo avrebbe preferito al fratellastro perche piu' giovane, mentre quest'ultimo e' gia' oltre la cinquantina. Come scrive il giornale, ''da anni Rata Tata va dicendo che avrebbe voluto qualcuno intorno ai 40 anni'' a capo dell'impero fondato 143 anni fa da Jamsetji Nusserwanji Tata e che - a parte una breve parentesi dal 1932 al 1938 - e' sempre stato guidato da un membro della famiglia.
Il giornale aggiunge che Tata e' stato ''impressionato anche dalla sua intelligenza e dai successi nelle acquisizioni e diversificazioni dell'azienda di famiglia Shapoorjee Pallonjee, il settimo gruppo piu' ricco in India che detiene il 18.5% delle azioni di Tata Sons (la cassaforte di famiglia). Ma dalla sua Mistry ha anche il fatto di essere un Parsi, di avere legami di parentela (Noel Tata e' suo cognato), di avere legami internazionali (ha passaporto irlandese) e soprattutto la tipica riservatezza che caratterizza gli ''Agnelli'' indiani. Basti pensare che il suo profilo di Wikipedia e' stato scritto solo dopo la nomina e che di lui si hanno solo un paio di foto.
Il cambio della guardia, che avverra' tra un anno, sara' seguito con attenzione anche in Italia dove il gruppo ha diversi legami. Oltre a Fiat (Ratat Tata e' nel consiglio di amministrazione), il gruppo Tata e' dal 2008 partner strategico di Piaggio Aero Industries, dal 2009 ha una joint venture con Agusta Westland (Finmeccanica) per l'assemblaggio degli elicotteri Aw-119 e lo scorso anno ha acquisito la societa' di design automobilistico torinese Trilix che ha contribuito al progetto della mini car Tata Nano.
L'annuncio ha colto di sorpresa la maggior parte dei commentatori che avevano dato come favorito Noel Tata, fratellastro di Ratan, alla guida del piu' famoso conglomerato indiano che spazia dal te' all'informatica e che e' partner di Fiat in India.
Descritto dai giornali, come ''mite, schietto e e semplice'', ''un appassionato di golf e di Suv'', ''legato alla famiglia'' e con un ''basso profilo'', oltre a uno che ''evita il jet set'', Mistry e' stato scelto da un comitato ristretto tra una rosa di 14 candidati dopo una ricerca durata un anno.
Il quotidiano ''The Times of India'' rivela oggi che a dire l'ultima parola e' stato lo stesso 73enne Tata che lo avrebbe preferito al fratellastro perche piu' giovane, mentre quest'ultimo e' gia' oltre la cinquantina. Come scrive il giornale, ''da anni Rata Tata va dicendo che avrebbe voluto qualcuno intorno ai 40 anni'' a capo dell'impero fondato 143 anni fa da Jamsetji Nusserwanji Tata e che - a parte una breve parentesi dal 1932 al 1938 - e' sempre stato guidato da un membro della famiglia.
Il giornale aggiunge che Tata e' stato ''impressionato anche dalla sua intelligenza e dai successi nelle acquisizioni e diversificazioni dell'azienda di famiglia Shapoorjee Pallonjee, il settimo gruppo piu' ricco in India che detiene il 18.5% delle azioni di Tata Sons (la cassaforte di famiglia). Ma dalla sua Mistry ha anche il fatto di essere un Parsi, di avere legami di parentela (Noel Tata e' suo cognato), di avere legami internazionali (ha passaporto irlandese) e soprattutto la tipica riservatezza che caratterizza gli ''Agnelli'' indiani. Basti pensare che il suo profilo di Wikipedia e' stato scritto solo dopo la nomina e che di lui si hanno solo un paio di foto.
Il cambio della guardia, che avverra' tra un anno, sara' seguito con attenzione anche in Italia dove il gruppo ha diversi legami. Oltre a Fiat (Ratat Tata e' nel consiglio di amministrazione), il gruppo Tata e' dal 2008 partner strategico di Piaggio Aero Industries, dal 2009 ha una joint venture con Agusta Westland (Finmeccanica) per l'assemblaggio degli elicotteri Aw-119 e lo scorso anno ha acquisito la societa' di design automobilistico torinese Trilix che ha contribuito al progetto della mini car Tata Nano.
mercoledì 23 novembre 2011
India, Save the Children denuncia mortalita' infantile record
Nonostante la crescita economica record, l'India ha una delle piu' alte mortalita' infantili al mondo con 1,73 milioni di bambini che muoiono prima del quinto compleanno a causa di malattie facilmente curabili, come dissenteria e polmonite. Si tratta di una media terrificante: un bambino ogni 20 secondi. E' quanto ha ricordato l'organizzazione non governativa internazionale Save the Children nel lanciare una nuova campagna popolare per convincere il governo ad aumentare la spesa della Sanita' pubblica e prevenire quindi semplici malattie attraverso campagne di vaccinazione e facile accesso alle medicine di base. L'iniziava, chiamata 'No Child Born to Die' ('Nessun bambino nasca per morire'), si prefigge di chiedere con una petizione al governo di New Delhi di dedicare il 5% del Pil alla sanita' (attualmente e' dell'1,1%). ''In Paesi come Nepal e Bangladesh, l'aumento della spesa per i servizi sanitari ha portato a una forte diminuzione dei decessi infantili'' ha dichiarato la responsabile Shireen Vakil Miller durante la presentazione avvenuta a New Delhi e a cui ha partecipato l'attrice e femminista Shabana Azmi, che e' anche ambasciatrice per l'Onu. ''Ho scritto una lettera al vicepresidente della commissione per la pianificazione Montek Singh Ahluwalia per chiedere che sia aumentato il budget per la Sanita' nella prossima legge finanziaria'' ha detto la star di Bollywood. Secondo dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanita', il 41% delle morti infantili, ovvero 900 mila bambini (dato 2009), sono neonati nel primo mese di vita. Una delle principali cause di morte e' una semplice influenza che si trasforma in polmonite perche' non curata in tempo. Secondo un recente studio pubblicato dalla prestigiosa rivista medica Lancet e relativo al 1995-2010, l'India ha il piu' alto numero di bambini con meno di cinque anni uccisi da polmonite. E' un triste record mondiale che si affianca a quello del 43,5% dei bambini che risultano sottopeso, una percentuale che non si riscontra nemmeno nell'Africa sub sahariana. In un recente saggio di copertina sul settimanale Outlook, l'economista indiano premio Nobel Amartya Sen e il suo collega Jean Dreze evidenziavano come l'India sia stata superata da Bangladesh e Nepal per molti indicatori sociali nonostante questi due Paesi abbiamo un reddito procapite decisamente inferiore. ''Dopo 20 anni di rapida crescita - scrivono - l'India rimane uno dei Paesi piu' poveri al mondo, un fatto spesso ignorato soprattutto da parte della minoranza che gode di una qualita' di vita elevata grazie alla diseguaglianza nella distribuzione del reddito''
martedì 22 novembre 2011
ANALISI/ India, gigante con i piedi di argilla
L'India, seconda nazione piu' popolosa dopo la Cina e nona economia mondiale appena dopo l'Italia, si e' conquistata negli ultimi anni il rango di potenza economica emergente in Asia e per certi aspetti anche sulla scena globale.
Nel vertice del G20 di Cannes, il governo di New Delhi e' stato visto come uno dei possibili ''cavalieri bianchi'' per il salvataggio di Eurolandia insieme a Pechino e alle altre tre neo potenze, Brasile, Russia e Sudafrica, che formano il cosiddetto blocco dei Brics.
La doppia sfida del debito europeo e della recessione Usa ha proiettato una nuova luce sull'India e sulle altre economie emergenti a cui e' richiesto di giocare un ruolo maggiore nella gestione dell'economia internazionale.
I Brics non hanno per ora deciso di aprire i cordoni della borsa, ma hanno strigliato l'Europa e chiesto maggior sforzi per risolvere la crisi. Il primo ministro indiano Manmohan Singh, un tecnocrate che 20 anni fa ha introdotto le riforme economiche che sono alla base del miracolo indiano, ha fornito la sua ricetta: aumentare la coordinazione nelle politiche macroeconomiche e strutturali tra i Paesi del G20 attraverso il Processo di reciproca valutazione (Map) costituito un anno fa dal G20 di Seul.
L'India e' ovviamente preoccupata da un contagio europeo. La Ue e' il primo partner commerciale e l'interdipendenza sara' ancora piu' stretta dopo l'Accordo di libero scambio (Fta) che dovrebbe venire alla luce la prossima primavera. Il ministro indiano delle Finanze, Pranab Mukherjee, teme ripercussioni sulla crescita 2011-2012 stimata tra il 7,6% e 7,8%, secondo una nuova previsione al ribasso.
Tuttavia, piu' che dalla tempesta finanziaria globale, gli ostacoli maggiori all'espansione arrivano da strozzature interne come i ritardi nel varo di riforme nel settore bancario, retail e lavoro, la cronica carenza di infrastrutture e ora anche la debolezza del governo Singh-II ai minimi storici di popolarita'.
In questo clima, e' piu' ipotizzabile che il gigante indiano si concentri piuttosto a sviluppare il mercato interno e a costruire un tessuto industriale che a fare da pompiere alle economie avanzate in declino. In Francia, i Brics hanno lanciato due chiari messaggi: e' responsabilita' dei Paesi europei per la loro disastrosa situazione debitoria e, secondo, ogni tipo di aiuto dai mercati emergenti deve arrivare attraverso il Fondo Monetario Internazionale, che va riformato per renderlo piu' equilibrato e efficace.
E' uno tsunami quello che sta per investire la mappa geo politica e geo economica mondiale a vantaggio di nazioni che come l'India fino a pochi anni fa non avevano alcuna voce in capitolo se non nei vecchi consessi retaggio della Guerra Fredda, come il Movimento dei Paesi non Allineati (Nam) dove New Delhi ha sempre giocato un ruolo dominante.
Con un mercato di 300 milioni di potenziali consumatori, riserve in valuta straniera per 320 miliardi di dollari, il dividendo demografico di una popolazione che per la meta' e' al di sotto dei 35 anni e le ''Silicon Valley'' a basso costo, nessuno puo' oggi permettersi di ignorare l'India se intende sopravvivere sui mercati globalizzati.
Il gigante indiano ha pero' delle gambe di argilla e il ''new dream'' di Singh rischia di rimanere incompiuto a causa delle enormi contraddizioni interne. E' difficile conciliare l'idea di potenza economica con il 40% di popolazione che vive sotto al soglia della poverta', con gli altissimi tassi di mortalita' infantile, con il 134esimo posto nell'Indice dello Sviluppo Umano 2011 dell'Onu, lo stesso dello scorso anno nonostante l'aumento dell'8% del Pil. Come sono elementi di disturbo anche la discriminazione sociale basata sul rigido sistema castale, gli abusi su donne e bambine e la corruzione dilagante denunciata dal pacifista Anna Hazare, il ‘’nuovo Gandhi'', a capo di un vasto movimento nazional popolare.
lunedì 21 novembre 2011
Pakistan, stop a sms con parole oscene
Il Pakistan ha deciso di censurare tutti gli sms che contengono parole considerate oscene o che possono essere usate per la pornografia come "seno", "lingua" e "mestruazioni". Circa 1.600 le parole messe al bando, anche i riferimenti religiosi che potrebbero incorrere nel reato di blasfemia, tra cui il nome di Gesù Cristo.
In una lettera agli operatori telefonici riportata dai giornali, l'Autorità pachistana delle Telecomunicazioni (Pta) ha obbligato gli operatori telefonici di "filtrare" i messaggi dei cellulari e di bloccare quelli che contengono i termini "proibiti" in base a una lista allegata in inglese e urdu. Tra i termini ci sono anche diverse parole apparentemente innocue come "taxi" o "fanale" o "deposito bancario". La decisione, che entra in vigore oggi, è stata presa per arginare lo spam, dopo le lamentele dei consumatori.
Allo stesso scopo, l'India aveva di recente introdotto il tetto di 100 sms al giorno, limite poi raddoppiato in seguito alle proteste degli utenti. Come si può immaginare, l'intervento della Pta è stato fortemente criticato dalle associazioni dei consumatori e sui siti di microblogging che hanno ridicolizzato la lista delle parole vietate. Su pressione dei fondamentalisti islamici, lo scorso anno la Pta aveva già oscurato Facebook e altri social network per contenuti giudicati sacrileghi.
mercoledì 16 novembre 2011
Cavalleria Rusticana, successo italo-indiano a New Delhi
Una delle piu' famose opere italiane, la Cavalleria Rusticana, e' stata presentata ieri sera per la prima volta a New Delhi in un affollato teatro nell'ambito di un festival di musica internazionale. L'evento, che ha visto esibirsi fianco a fianco artisti italiani e indiani, ha raccolto un grande successo e una ''standing ovation'' finale per l'ottima interpretazione del capolavoro di Pietro Mascagni. Lo spettacolo e' stato organizzato dall'Ambasciata d'Italia a New Delhi e dall'Istituto di Cultura Italiano come momento culminate delle celebrazioni per i 150esimo anniversario dell'Unita' italiana. Il principale personaggio di Santuzza e' stato interpretato dalla soprano Francesca Patane', accompagnata dal giovane tenore Luciano Ganci (indicato da alcuni come un futuro Pavarotti) nei panni di Turiddu, dal baritono Marco Chingari (Alfio) e dalle mezzosoprano Isabel De Paoli (Lola) e Marzia Zanonzini (Mamma Lucia). Impeccabile la performance dell'orchestra guidata dal maestro indiano Vijay Upadhyaya che ha saputo unire con maestria le capacita' della sua Orchestra nazionale Giovanile, con il coro della Neemrana Music Foundation e l'Orchestra giovanile italiana e Scuola di Musica di Fiesole. Tra i musicisti, anche una violinista indiana appena quattordicenne. Come ha ricordato il regista Maurizio di Mattia in una conferenza stampa di presentazione, la Cavalleria rappresenta ''il tempo dell'amore e delle emozioni forti'' in cui i protagonisti ''danno un messaggio di fiducia nella vita e di speranza nel futuro''. Ma e' anche una storia di tradimento e di amore che ben si abbina al gusto indiano tanto da sembrare una tipica trama di un film di Bollywood. Da notare infine, anche l'originalita' dei costumi dello stilista indiano Rajesh Pratap Singh e la presenza di un sikh con il turbante rosso tra i paesani di compare Turiddu alla trattoria di mamma Lucia e davanti alla chiesa nel giorno di Pasqua.
venerdì 14 ottobre 2011
Bhutan, il principe azzurro dell'Himalaya si sposa
Come in una favola moderna, il giovane e aitante re del Bhutan, Jigme Khesar Namgyel Wangchuk, soprannominato ''il principe azzurro dell'Himalaya'', convolera' a nozze domani con una ragazza di origini borghesi rompendo una tradizione secolare del piccolo regno buddista incastonato tra Cina e India, uno degli ultimi incontaminati Shangri La' del mondo. La cerimonia, che durera' tre giorni, si svolgera' secondo una rigida tradizione in un castello a due ore dalla capitale Timphu dall'emblematico nome di ''Palazzo della Grande Felicita''' immerso in una vallata paradisiaca a 1.200 metri di altitudine. Non ci saranno ospiti dell'aristocrazia come all'incoronazione del giovane sovrano nel 2008, ma solo semplici cittadini e i rappresentanti di 25 Paesi, gli unici con cui il regno ha rapporti diplomatici, tra cui non c'e' l'Italia. La storia d'amore tra re Jigme e Jetsun Pema, studentessa universitaria di 21 anni con padre pilota d'aereo, e' stata resa nota lo scorso maggio al Parlamento. ''Ho pensato a lungo a questo passo e ora ho deciso'' aveva detto in quella occasione il sovrano che e', secondo il titolo ufficiale, il ''Quinto re del Dragone''. ''Anche se e' giovane, ha un cuore generoso e un dolce carattere. Queste qualita', unite all'esperienza che acquisira' con gli anni, ne faranno una brava regina'' aveva aggiunto per convincere i suoi sudditi. Da quando e' salito al trono dopo l'abdicazione del padre (che ha quattro mogli), il suo obiettivo e' stato prendere a picconate la monarchia assoluta e adeguarla ai tempi moderni. Fresco di studi a Oxford, ha introdotto le elezioni, la Costituzione, il Parlamento e si e' reso accessibile alla sua gente ''che spesso invita a prendere un te''' come scrivono i giornali locali. Durante il recente terremoto e' andato di persona, con un trekking, a ispezionare i villaggi danneggiati al confine con lo stato indiano del Sikkim. Questa sua semplicita' lo ha reso molto popolare tra i 700 mila cittadini che lo adorano. Sulla sua pagina di Facebook, dove ci sono le foto della coppia reale e i dettagli delle nozze, si legge che ''sua Maesta' e' un appassionato di arte e di fotografia. Gli piace viaggiare e imparare da differenti culture, la maggior parte dei suoi viaggi sono in Bhutan nei villaggi rurali''. Grazie all'aspetto da divo hollywoodiano e il fisico sportivo (e' giocatore di basket) e' diventato un idolo femminile in Thailandia dove si era recato per una visita. E' li' che lo hanno battezzato il ''principe azzurro dell'Himalaya''. Da settimane l'intero regno sta preparando le nozze che saranno seguite da 160 giornalisti, un record per un Paese che raramente finisce sui media, se non per curiosita' come quella del divieto di fumo su tutto il territorio nazionale e l'introduzione dell'Indice della Felicita' come indicatore economico. Strade e case sono stati tappezzati con le immagini della coppia, nei tipici costumi tradizionali e sono stati emessi dei francobolli celebrativi. La cerimonia di domani nell'antica capitale di Punakha sara' condotta da un monaco speciale chiamato Je Khenpo e seguita da gare di tiro con l'arco, lo sport nazionale bhutanese. Gli sposi hanno deciso di trascorrere la luna di miele nella vicina India dove li attende un treno a loro riservato che li portera' a vedere i palazzi dei maharaja e le tigri del Rajasthan, tanto per concludere la favola.
giovedì 13 ottobre 2011
Bhutan, nozze reali tra re Dragone e la studentessa
Il Bhutan, piccolo regno stretto tra i picchi himalayani di India e Cina, ha celebrato oggi le nozze del giovane re Jigme Khesar Namgyal Wangchuck con la ventunenne Jetsun Pema, una studentessa di origini non nobili e figlia di un pilota di aerei. Il monarca di 31 anni, definito dai giornali asiatici come il "principe azzurro dell'Himalaya" per la sua avvenenza, ha scelto una cerimonia semplice senza teste coronate o personaggi famosi, celebrata in diretta televisiva con un complessa liturgia officiata da cento monaci nello spettacolare monastero di Punakha, l'antica capitale del regno. Le nozze si sono svolte in un'atmosfera di altri tempi con un misto di tradizioni medioevali e rituali buddisti che sono ancora molto radicati nel "regno del Dragone tuonante" come è chiamato questo Paese, uno dei più affascinanti e esotici perché rimasto impermeabile alla modernità e al turismo di massa. Secondo il calendario astrologico della coppia, la celebrazione è iniziata esattamente alle 8.20 del mattino (ora locale) con l'arrivo del sovrano all'interno del principale cortile della fortezza del XVII secolo arroccata su un cucuzzolo con un panorama mozzafiato. Il sovrano, che nel 2008 è diventato il quinto "re del Dragone" dopo l'abdicazione del padre, vestiva un costume broccato a fiori con i simboli della monarchia, un lungo scialle giallo e la "corona del corvo" (uccello nazionale). Dopo poco tempo ha fatto ingresso anche la sposa vestita con un abito rosso ornato d'oro, tra rullio di tamburi e il suono delle lunghe trombe buddiste seguita da una processione di monaci, sbandieratori e anche un piccolo di elefante. A condurre l'elaborato rito è stato il capo spirituale del Bhutan detto Je Khempo dietro un enorme arazzo raffigurante re Zhabdrung, monaco guerriero fondatore del regno. Nella lunga serie di offerte propiziatorie, il re ha anche bevuto un calice di "ambrosia", un nettare simboleggiante la vita eterna, come quello della mitologia greca. Quindi re Jigme, scendendo da un trono sormontato da una statua dorata di Buddha, ha posto una corona di seta ricamata sul capo della emozionatissima e perfino spaventata fidanzata. Alla fine della cerimonia, gli sposi, visibilmente tesi, sono usciti per salutare parenti (il re ha quattro fratelli e cinque sorelle) e la piccola folla di sudditi che si era radunata fuori dal castello reale. Domani i festeggiamenti si sposteranno nella capitale di Thimpu, dove si terrà il banchetto ufficiale con i selezionati ospiti stranieri, tra cui anche Rahul e Priyanka Gandhi, i figli della presidente del partito indiano del Congresso Sonia Gandhi. La favola moderna del giovane "re Drago" che sposa la sua innamorata in un'atmosfera da fiaba ha catturato l'attenzione dei media mondiali. Il regno himalayano, famoso per aver sostituito l'indice economico del Prodotto nazionale lordo con la Felicità nazionale lorda, è spesso dipinto come uno Shangri Là incontaminato. Ma scavando dietro la facciata ci sono delle profonde crepe che sono riaffiorate pochi giorni prima delle nozze reali. Lo scorso 11 ottobre, due potenti esplosioni hanno scosso il mercato della città di Phuentsholing, sulla frontiera con l'India. Si sospettano guerriglieri comunisti che si battono per i diritti di decine di migliaia di rifugiati bhutanesi di etnia nepalese e religione indù esiliati al confine con il Nepal e l'India vittime di una "pulizia etnica" da parte della monarchia negli anni Novanta e che si trovano ora sotto la protezione delle Nazioni Unite.
sabato 8 ottobre 2011
Pakistan, ucciso giornalista a Lahore
Un giornalista pachistano e' stato ucciso in una casa di Lahore dove si era trasferito in seguito a minacce di morte. Lo riferiscono oggi i media locali. Faisal Qureshi, 28 anni, lavorava per un sito internet britannico e, secondo i familiari era di recente nel mirino di alcuni esponenti di un partito politico. La polizia ha trovato ieri il suo cadavere, riverso in una pozza di sangue, in un alloggio appartenente al fratello che dirige ''The London Post'', una pubblicazione on line dedicata agli affari pachistani che ha sede a Londra. Qureshi, che viveva da solo, aveva cambiato casa dopo le minacce ricevute in seguito alla pubblicazione di un articolo su un politico locale. Da una prima ricostruzione risulta che e' stato accoltellato giovedi' sera. Dalla sua stanza sono spariti anche il suo computer portatile e il telefonino. Lo scorso maggio il reporter e analista Syed Salim Shahzad, esperto di Al Qaida e responsabile di Asia Times Online, era stato sequestrato e ucciso dopo essere stato barbaramente torturato.
mercoledì 5 ottobre 2011
Presidente Karzai a Delhi: ''stop dialogo con talebani''
'Afghanistan chiude le porte al dialogo con i talebani, ma le apre al 'fratello gemello' Pakistan nonostante i sospetti di connivenza dei servizi di Islamabad con gruppi terroristi islamici che puntano sempre più in alto come dimostra la scoperta di un complotto per uccidere il presidente Hamid Karzai. Proprio dal capo dello stato afghano, che oggi ha concluso una visita di due giorni a New Delhi, è arrivata la conferma di un cambio di rotta nel tentativo di traghettare il Paese verso la normalità in vista del disimpegno americano. "Abbiamo deciso di non parlare più con i talebani perché non conosciamo più il loro indirizzo" ha detto alla platea di un think tank della capitale indiana dove ha tenuto una conferenza sul futuro della regione sud-asiatica. "I talebani hanno inviato un loro messaggero di pace che si è trasformato in un attentatore suicida", ha aggiunto riferendosi all'assassinio del 20 settembre dell'ex presidente Burhanuddin Rabbani che - secondo i servizi afghani - sarebbe stato ideato in Pakistan. Nella turbolenta regione di frontiera pachistana si erano addestrati alcuni militanti arrestati dagli afghani con l'accusa di volere assassinare Karzai attraverso il reclutamento di una sua guardia del corpo. A rivelarlo è stato oggi un portavoce del ministero dell'Interno di Kabul. Sei uomini, tra cui uno studente e un professore di medicina, connessi ad Al Qaida e al gruppo armato Haqqani sono stati catturati la scorsa settimana in un'operazione di intelligence. Il mancato attentato, di cui peraltro Karzai non ha fatto cenno, non fa che confermare il fallimento dell'approccio seguito finora per cercare un dialogo che adesso "sarà più incentrato sulle relazioni tra Paesi piuttosto che con individui che non possiamo trovare" ha detto. Nonostante le pesanti insinuazioni della scorsa settimana su sospette complicità del servizio segreto pachistano Isi nell'omicidio di Rabbani, il presidente afghano è convinto che il Pakistan sia un interlocutore privilegiato, se non obbligato, per riappacificare il Paese. A questo proposito ha voluto sgomberare il campo da ogni incomprensione a proposito di un importante accordo di partenariato siglato ieri con il premier indiano Manmohan Singh, che prevede, tra l'altro, l'addestramento delle forze armate da parte degli indiani, una iniziativa da tempo nel cassetto, ma sempre rimandata per non irritare Islamabad. "Questa intesa non é diretta contro nessun Paese" ha precisato. L'India "é un grande amico" e il Pakistan è un "fratello gemello". E "l'accordo che abbiamo fatto con il nostro amico, non intende danneggiare nostro fratello". Mentre Kabul interrompe i negoziati con i talebani, gli Usa sembrano però imboccare un'altra strada. Il Wall Street Journal ha rivelato oggi che incontri segreti con gli Haqqani sarebbero avvenuti la scorsa estate con l'obbiettivo di avviare negoziati. E' stata probabilmente una mossa di realpolitik voluta da Washington, ma che potrebbe essere ormai superata oggi dato che la temibile organizzazione è diventata il nemico numero uno. Proprio oggi la Nato ha annunciato di avere ucciso in un raid aereo un presunto comandante, noto come 'Dilawar', nella provincia di confine di Khost.
martedì 4 ottobre 2011
Dalai Lama senza visto rinuncia a visita in Sudafrica
Il Dalai Lama, il leader spirituale dei tibetani, ha cancellato una visita in Sudafrica in occasione degli 80 anni dell'arcivescovo Desmond Tutu a causa del mancato rilascio del visto di ingresso. Il governo di Pretoria ha detto che la pratica era stata presentata in ritardo, ma secondo i sostenitori dei tibetani si tratta di un cedimento alle pressioni di Pechino che ha degli stretti legami economici e commerciali con il paese africano. Il 76 enne Dalai Lama, che di recente si è dimesso da capo politico della diaspora tibetana lasciando l'incarico a un premier eletto democraticamente, avrebbe dovuto visitare il Sudafrica da giovedi fino al 14 ottobre su invito del centro per la pace Desmond Tutu. Nei prossimi giorni erano in programma diverse conferenze e celebrazioni del compleanno il 7 ottobre del famoso religioso anti apartheid insieme ad altre celebrità come il cantante Bono, l'ex presidente Usa Jimmy Carter e l'ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan. Il Dalai Lama avrebbe dovuto anche presentare una biografia dell'arcivescovo da lui spesso definito come "un fratello spirituale maggiore". Secondo un comunicato dell'ufficio del governo tibetano di New Delhi, la domanda per il visto era stata avviata a fine agosto e il passaporto era stato consegnato due settimane fa all'ambasciata del Sudafrica di New Delhi. Nonostante le sollecitazioni dello stesso Tutu e le proteste degli attivisti per il temporeggiamento del governo di Jacob Zuma, "il permesso non è arrivato in tempo". "Siamo convinti - prosegue la nota - che ci sia una ragione o delle ragioni che hanno spinto il governo sudafricano a non ritenere opportuno il rilascio". E' la seconda volta che il Premio Nobel per la Pace non ottiene il visto di ingresso nel Paese di Nelson Mandela. Già nel 2009 le autorità sudafricane avevano respinto una sua partecipazione a una conferenza insieme ad altri famosi pacifisti. Da allora la Cina, primo partner commerciale, avrebbe "ricompensato " il governo sudafricano con generosi investimenti. Durissima la reazione del centro per la pace Desmond Tutu che ha definito oggi "il giorno più nero" per la mancata visita del Dalai Lama a Città del Capo. "Non ho parole per spiegare quanto mi senta triste. E' il giorno più nero. Le nostre autorità non hanno neanche tentato di rispondere alla domanda" per il visto, ha detto la portavoce Nomfunda Wazala. Prevedendo un rifiuto, nei giorni scorsi diverse personalità di erano mobilitate per sostenere la richiesta del Dalai Lama, tra cui anche la dissidente birmana Aung San Suu Khy Da parte sua il portavoce del ministero degli esteri sudafricano, Clayson Monyela, ha dichiarato che "purtroppo il Dalai Lama ha deciso di annullare il viaggio. E' una sua decisione e ne prendiamo nota". Secondo Monyela, "l'originale del passaporto è stato presentato soltanto il 20 settembre, data facente testo per la domanda completa del viaggio". Il Dalai Lama avrebbe dovuto partecipare anche alla consegna di un premio dedicato al Mahatma Gandhi, l'apostolo della non violenza vissuto in Sudafrica prima di iniziare le sue battaglie contro il dominio britannico in India. Dopo aver ricordando che "Sua santità viaggia in tutto il mondo per promuovere valori universali, armonia religiosa, messaggi di pace e di tolleranza" il comunicato si conclude con una nota di rammarico "per il disturbo arrecato a coloro che lo dovevano ospitare e a un grande numero di sudafricani che avrebbero voluto sentire il suo messaggio''.
martedì 16 agosto 2011
La piazza vince in India, scarcerato pacifista Anna Hazare
La mobilitazione popolare ha costretto il governo indiano a fare marcia indietro e a disporre la scarcerazione di un leader di un movimento anti corruzione arrestato per impedire uno sciopero della fame previsto in un parco di New Delhi. La polizia aveva anche prelevato 1.400 dimostranti e li aveva rinchiusi in uno stadio di cricket. Con un colpo di scena all'ultimo momento Anna Hazare si e' pero' rifiutato di uscire dalla prigione fino a quando non otterra' il permesso di iniziare il suo digiuno pubblico e a tempo indeterminato. L'improvviso ordine di scarcerazione di Hazare, un paladino della difesa delle liberta' civili, e' giunto al termine di una giornata di alta tensione politica che aveva messo a dura prova i nervi del governo di Manmohan Singh gia' in difficolta' per il mega scandalo delle licenze telefoniche e dei Giochi del Commonwealth. Il pugno di ferro usato dalla polizia aveva provocato lo sdegno popolare e sollevato un'ondata di proteste popolari in tutta l'India, dagli stati himalayani fino alla citta' meridionale di Chennai. In serata a New Delhi, centinaia di persone si erano radunate con candele nell'arco di India Gate per chiedere la liberazione del 74enne attivista discepolo del Mahatma che gia' lo scorso aprile aveva sfidato il governo e ottenuto dopo quasi 100 ore di digiuno la promessa di una severa legge anti corruzione che pero' poi non e' stata mantenuta. Da indiscrezioni delle televisioni, che oggi hanno seguito il braccio di ferro con una diretta no stop, sembra che la scarcerazione sia stata chiesta dopo una riunione del governo a cui ha partecipato Rahul Gandhi, che fa le veci della leader del Congresso Sonia, ricoverata negli Stati Uniti. L'attivista era stato prelevato da poliziotti in borghese all'alba e poi portato nella famigerata prigione di Tihar con un ordine di sette giorni di custodia cautela. Secondo il ministro dell'Interno Palaniappam Chidambaram, il pacifista era stato arrestato perche' non aveva accettato alcune condizioni poste per la sua protesta. Con lui erano stati arrestati i principali collaboratori, tra cui la ex super poliziotta Kiran Bedi, un'altra icona dei diritti umani, gia' rilasciata nel tardo pomeriggio. L'arresto di Hazare era stato bollato come ''illegale'' dai suoi sostenitori che avevano minacciato di rivolgersi alla Corte Suprema. L'opposizione nazionalista del Bjp, che ha preso la palla al balzo per attaccare il Congresso, lo aveva paragonato alle leggi di Emergenza introdotte da Indira Gandhi nel 1975. Lo stesso Hazare, con il suo copricapo tipico e la tunica di cotone bianca, in un video messaggio registrato prima del suo arresto e posto su YouTube, aveva esortato i suoi a un ''arresto di massa'', una tecnica ispirata dal movimento di indipendenza gandhiano.
lunedì 8 agosto 2011
Dopo la morte, l'India riscopre il pittore Husain
A due mesi dalla morte, l'India riscopre Maqbool Fida Husain, il suo più famoso pittore ma anche quello più criticato per alcune sue opere considerate sacrileghe e per questo costretto a vivere in esilio. Nel finesettimana si è aperta a New Delhi una mostra retrospettiva dedicata al "Picasso indiano" che nel 2006 era fuggito all'estero dopo una serie di denunce per blasfemia e oscenità e poi in Oman aveva polemicamente stracciato il suo passaporto indiano. In un centro commerciale famoso per le firme di moda, sono state esposte 48 opere a partire dal 1947 fino al 2000 con alcuni dei suoi soggetti preferiti, gli immancabili cavalli, Madre Teresa, il Mahatma, il dio elefante Ganesha e ritratti di donne, tra cui alcuni nudi. In mostra anche foto di famiglia, corrispondenza epistolare, due film e video interviste. A differenza di altre esposizioni, questa volta non ci sono state contestazioni da parte degli estremisti della destra indiana che non gli hanno mai perdonato di aver dipinto alcune divinità induiste e la "Madre India" senza veli. "Abbiamo avuto molto coraggio e ancora abbiamo paura che succeda qualcosa - ha detto all'ANSA Neerah Kumar, della Delhi Art Gallery che ha organizzato la mostra e che possiede anche una vasta collezione di lavori dell'artista mussulmano. Lo scorso gennaio, all'Art Summit di New Delhi, per le minacce dei radicali alcune opere erano state temporaneamente ritirate. Il pittore, che è stato dipendente per diversi anni del gruppo delle costruzioni DLF, è morto lo scorso 9 giugno a Londra all'età di 95 anni. "Dopo la sua scomparsa, il pubblico indiano si è reso conto della grandezza di questo artista - aggiunge - e penso quindi che ora ci sarà più interesse anche da parte delle istituzioni pubbliche. Intanto dalla sua morte sono aumentati gli acquirenti che lo considerano ora come un investimento per il futuro". La scorsa settimana a Mumbai, diverse opere di Husain erano esposte in una mostra insieme al bangladese Mohammed Kibria, scomparso negli stessi giorni. Mentre in libreria è appena arrivato un libro del foto reporter indiano Pradeep Chandra dedicato alla sua lunga carriera e alle sue mus
ANSA/ INDIA: TEMPIO KERALA, RITO PER APRIRE CRIPTA DEL SERPENTE
Un gruppo di brahmini di un tempio del Kerala, nel sud dell'India, chiedera' alla divinita' un "parere" sul colossale tesoro trovato nei sotterranei dove
rimane da aprire ancora una cripta segreta contrassegnata con il
simbolo di un serpente e associata a un misterioso sortilegio.
La decisione e' stata vista come uno scavalcamento della Corte
Suprema che aveva incaricato un comitato di super esperti di
catalogare le tonnellate di oro e monete antiche trovate nelle
celle e di sistemarle al sicuro in un museo. A oltre un mese
dalla scoperta della fortuna valutata in ben 20 miliardi di
dollari e appartenente ai maharaja di Travancore, ricco e
potente regno, il giudizio "umano" rischia di diversi piegare
a quello "divino''.
Il complesso rituale iniziato stamattina nel tempio di
Padmanabhaswamy di Trivandrum, dedicato al dio Vishnu, durera'
tre giorni e servira' a capire, dicono gli esperti "le
implicazioni astrologiche dell'apertura delle cinque celle
sotterranee e se e' possibile entrare nella "cripta B'",
davanti alla quale si erano fermati gli ispettori inviati dal
massimo organo giudiziario per far luce sulle ricchezze del
tempio.
Il cerimoniale, chiamato "Devaprasnam", e' guidato dal capo
brahmino Tharananalloor Parameswaran, insieme a un gruppo di
selezionati astrologi.
Nel sottolineare l'eccezionalita ' dell'evento, i media indiani
ricordano che l'ultimo rituale di questo tipo e' stato condotto
negli anni Sessanta quando e' arrivata l'elettricita' . In
quell'occasione la divinita' si era pronunciata favorevolmente e
le lanterne a olio erano state sostituite da piu' pratiche
lampadine.
Questa volta pero' la posta in gioco e' molto piu' alta e
proprio per questo il discendente del maharaja , che ancora
gestisce il tempio, ha "chiesto" il vaticinio divino. "La
famiglia reale e' preoccupata dal grande clamore e teme che il
tempio diventi inaccessibile ai fedeli a causa della sicurezza"
ha detto un portavoce.
Tuttavia, secondo i legali che hanno chiesto e ottenuto
l'intervento della magistratura la decisione e' "sospetta" e
potrebbe nascondere un tentativo delle autorita' religiose di
riappropriarsi del tesoro. Per ora il comitato di cinque membri,
guidato dal direttore del Museo Nazionale, Ananda Bose, ha
deciso di rispettare il rito in corso e si riunira' tra due
giorni. Oltre a fotografare e archiviare tutto il materiale,
dovra' anche decidere l'apertura della cripta del serpente a cui e' associata una maledizione simile a quella della tomba del
faraone Tutankamon.
giovedì 4 agosto 2011
Sonia Gandhi ricoverata in centro oncologico a New York
L'italo indiana Sonia Gandhi, presidente del Congresso e definita una delle donne piu' potenti del mondo, e' stata ricoverata negli Stati Uniti per un intervento chirurgico su cui c'e' il piu' stretto riserbo. Durante la sua assenza, almeno due settimane, sara' il figlio Rahul a guidare lo storico partito della famiglia Nehru-Gandhi che di recente e' al centro delle polemiche a causa della corruzione e del carovita. La leader, 64 anni, sarebbe arrivata oggi in un ospedale di New York specializzato per la cura dei tumori, come ha rivelato il settimanale investigativo Tehelka. Si tratta dello Sloan-Kettering Cancer Center dove e' seguita dall'oncologo Dattatreyu Nori. In serata, una televisione ha parlato di un ''serio intervento che e' andato bene'', un'indiscrezione che pero' non e' stata confermata dal partito. L'annuncio del ricovero e' stato dato nel pomeriggio da un portavoce con uno scarno comunicato in cui non emergeva alcun particolare sulla data e sul luogo del ricovero. La notizia e' piombata come un fulmine a ciel sereno nel mondo politico di New Delhi dove da alcuni giorni si rincorrevano indiscrezioni di stampa su una ''febbre virale'' della leader che aveva disertato la riapertura del parlamento per la sessione estiva. Nel luglio di un anno fa, Sonia era gia' andata negli Stati Uniti per un misterioso viaggio cancellando un incontro con il premier britannico David Cameron e gia' in quella occasione si era parlato di una possibile malattia. ''A Sonia Gandhi e' stata diagnosticata una problematica medica che richiede un intervento chirurgico. Su consiglio dei suoi dottori e' stata trasferita all'estero e probabilmente stara' via due o tre settimane'' e' stata la sibillina dichiarazione del portavoce Janardhan Dwivedi che non ha specificato altro sulla malattia. Ma non sorprende, vista la famosa riservatezza di Sonia fin da quanto era una ''first lady'' al fianco del premier Rajiv Gandhi e poi, quando 13 anni fa, ha preso le redini del partito di famiglia. La sua origine italiana, come Edvige Antonia Albina Maino, e' da sempre oggetto di violente polemiche degli indu-nazionalisti, anche se oggi proprio uno dei leader della destra, Narendra Modi, e' stato tra i primi ad augurarle una pronta guarigione. L'ufficio stampa del Congresso ha poi confermato all'ANSA che la Gandhi ''si trova negli Stati Uniti e che le sue condizioni non sono preoccupanti''. Per ''ragioni di sicurezza'' non ha pero' rivelato ne' quando e' partita, ne' dove si trova. ''E' con la scorta e i suoi figli Rahul e Priyanka le faranno visita'' ha aggiunto. In una lettera, la Gandhi ha incaricato il figlio Rahul insieme al ministro della Difesa A.K. Antony e a due ''fedelissimi'' di gestire gli affari del partito. Questa insolita delega di poteri ha scatenato una ridda di ipotesi su una ''investitura'' del primogenito che molti danno come candidato a primo ministro nelle prossime elezioni del 2014.
mercoledì 27 luglio 2011
India-Pakistan, lo ''charme'' della ministro Hina Rabbani Khar
Dopo il successo della diplomazia del cricket, il processo di pace tra India e Pakistan é ora affidato al fascino femminile di Hina Rabbani Khar, la giovane ministro degli Esteri di Islamabad, protagonista dei colloqui di pace che si sono tenuti oggi a New Delhi. Con la sua bellezza e eleganza, la 34enne pachistana ha conquistato la classe politica e i media indiani. Da quando ieri sera ha messo piede all'aeroporto della capitale indiana, Rabbani Khar è stata oggetto di ammirazione e probabilmente anche un po' di invidia da parte della classe dirigente indiana vista spesso come una gerontocrazia. Grazie alla figura snella, il dolce viso ovale incorniciato dal velo, gli eleganti completi di chiffon e la borsa di Hermes, ha già incassato il primo successo a soli dieci giorni dalla nomina a capo della diplomazia di un Paese dove spesso le donne sono nel mirino di fondamentalisti e talebani. A oltre 2 anni e mezzo dallo spettacolare attacco di Mumbai che ha spinto i due paesi nucleari sull'orlo di un conflitto, sembra che India e Pakistan abbiano ritrovato un certo clima di fiducia. Il vertice di oggi, culmine di 5 mesi di paziente lavoro diplomatico, non ha prodotto alcun risultato immediato, ma ha probabilmente gettato le fondamenta per future soluzioni sul nodo cruciale del Kashmir e sull'intesa in materia di lotta al terrorismo islamico. Al termine dell'incontro, un sorridente e rilassato ministro S.M. Krishna, navigato politico di 79 anni, ha detto che le relazioni "sono sul giusto binario" arrivando addirittura ad affermare che è nata "una nuova era nella cooperazione bilaterale". La Rabbani Khar, madre di due figli e proprietaria di un lussuoso club di polo a Lahore, si è spinta oltre. "Una nuova generazione di indiani e pachistani - ha detto - vedrà relazioni che saranno, io lo spero, molto diverse da quelle conosciute nei due decenni precedenti". La giovane politica, che ricorda nei lineamenti la carismatica leader Benazir Bhutto assassinata nel dicembre 2007, ha stregato anche i media. Il Times of India stamattina titolava con ironia "Il Pakistan mostra il suo viso migliore", mentre il quotidiano in hindi Navbharat Times parlava di "ministro-modella". Il Mail Today invece sottolineava il look glamour e i ricercati accessori, gli occhiali da sole di Roberto Cavalli e la borsa Birkin di Hermes, oltre a una parure di perle che spiccavano su un completo monocolore blù, "il colore della stagione". Lo "charme" della neo ministro ha perfino fatto dimenticare il suo incontro di ieri sera con i leader separatisti kashmiri, di solito considerato un "affronto" dal governo indiano che ha sempre respinto la partecipazione ai negoziati di rappresentanti della regione himalayana contesa da oltre mezzo secolo.
mercoledì 20 luglio 2011
Hillary Clinton in India per antiterrorismo e nucleare
La visita di Hillary Clinton, ieri a New Delhi e da oggi a Chennai, nel sud dell'India, e' giunta in un momento importante per gli equilibri politici e economici della regione. Come hanno detto oggi i media indiani, le relazioni tra India e Stati Uniti non sono mai state cosi' strette. Il segretario di stato americano ha incontrato ieri il ministro degli esteri Krishna per la seconda edizione del dialogo strategico indo-americano, un ciclo di discussione ad ampio raggio che ha toccato tutti gli aspetti delle relazioni bilaterali. In agenda al primo posto l'emergenza del terrorismo ritornato a colpire Mumbai con il triplice attentato di una settimana fa costato la vita a 20 persone. Washington ha assicurato all'India la piena collaborazione nell'anti terrorismo promettendo di far leva anche sul Pakistan, dove sono ancora molto radicati i gruppi estremisti islamici.
Ma la missione di Clinon e' anche di natura economica. Gli Usa chiedono una maggiore apertura dei mercati, piu' contratti nel settore della difesa e soprattutto in quello del nucleare civile, che si e' aperto in India proprio grazie a un patto siglato tre anni fa dall'allora presidente George Bush.
Ma la missione di Clinon e' anche di natura economica. Gli Usa chiedono una maggiore apertura dei mercati, piu' contratti nel settore della difesa e soprattutto in quello del nucleare civile, che si e' aperto in India proprio grazie a un patto siglato tre anni fa dall'allora presidente George Bush.
martedì 19 luglio 2011
India, scoperta nuova miniera di uranio in Andhra Pradesh
Un responsabile del Dipartimento per l'energia atomica ha detto che il giacimento di Tumalapalli, in Andhra Pradesh, ha una potenzialita' di 150 mila tonnellate di uranio, dieci volte di piu' di quanto previsto . Potrebbe essere quindi una delle piu' grandi riserve di uranio al mondo. Sicuramente una buona notizia per l'India, un Paese affamato di energia che per ora dipende largamente dal carbone e delle importazioni di petrolio. La scoperta ha avuto molto risalto anche perche' e' coincisa con una visita della segretario di stato americana Hillary Clinton che ha ribadito la cooperazione di Washington allo sviluppo del nucleare. Ci sono pero' tre considerazione da fare. La prima e' che come ammesso dagli stessi esperti, l'uranio scoperto in andra pradesh e' di qualita' scadente rispetto a quello dei giacimenti australiani, i piu' ricchi di questo minerale. Secondo, la quantiota di uranio, seppur grande, e' insufficiente a coprire le necessita' delle centrali atomiche indiane. Ultimo punto riguarda infine la forte opposizione della popolazione locale ai progetti atomici che dopo l'incidente di Fukushima potrebbe ostacolare gli ambiziosi piani del governo di New Delhi di costruire 30 nuove centrali entro il 2050 arrivando a coprire con il nucleare un quarto del fabbisogno energetico.
sabato 16 luglio 2011
Attentato Mumbai/ Intervista a Siddarth Varadarajan
Pubblicato su Il Riformista il 15 luglio 2011
Il triplice attentato di Mumbai ha sollevato nuove perplessita’ sulla tenuta del processo di pace tra India e Pakistan congelato dopo la strage del 2008 e ripreso pochi mesi fa con la ‘’diplomazia del cricket’’. Il nuovo sanguinoso attacco alla metropoli indiana non ha ancora una matrice, ma non puo’ sfuggire la coincidenza con l’arrivo la prossima settimana della segretario di Stato americano Hillary Clinton e con quello della signora Hina Rabbani Khar, ministro pakistano degli Esteri ad interim il prossimo 26 luglio. Entrambi gli appuntamenti sono stati confermati ieri dal capo della diplomazia indiana S.M Krishna. Insomma, l’India sembra interessata questa volta a non agitare troppo lo spettro del terrorismo islamico come ha fatto in passato anche a costo di pagare un caro prezzo politico interno in termini di malcontento popolare.
In attesa dei risultati delle indagini, New Delhi potrebbe pero’ cogliere al volo l’occasione per ‘’fare ancora piu’ pressione sul Pakistan perche’ prenda azione contro i gruppi del terrore’’ dice in questa intervista Siddhart Varadarajan, vice direttore del prestigioso quotidiano The Hindu, autore di un libro sui pogrom anti mussulmani del Gujarat e uno dei piu’ famosi esperti indiani di nucleare. Questo perche’ non va mai dimenticato che la rivalita’ indo pachistana e’ basata sugli arsenali atomici che determinano l’equilibrio del terrore nel Sud dell’Asia.
Domanda: vede le mani della jihad dietro il triplice attacco ai mercati di Mumbai?
Risposta: E’ davvero troppo presto per affermarlo e qualsiasi supposizione affrettata sarebbe anche irresponsabile in questo momento. I jihadisti, sia quelli indigeni che quelli basati in Pakistan sono stati in passato coinvolti in attacchi terroristici, anche a Mumbai. Negli ultimi anni e’ stata anche la scoperta una rete di estremisti indu’ sospettati di azioni terroristiche in Maharastra e in altre citta’ indiane. Devo riconoscere a questo proposto, che il nostro ministro degli Interni ha mostrato molta cautela dicendo che tutti i gruppi militanti sono sospettati’’.
D. Secondo lei, momento dell’attacco, a meno due settimane dal vertice con il Pakistan e a pochi giorni dalla missione della Clinton, e’ significativo?
R. Sono abbastanza convinto che gli autori di questa strage, chiunque siano, abbiano voluto molto probabilmente viziare l’atmosfera tra India e Pakistan e creare tensione tra i due Paesi ora che hanno iniziato a dialogare. Non vedo invece alcuna connessione con la visita della segretario di Stato Usa.
D. L’India ha mostrato molta cautela a non puntare il dito contro i fondamentalisti pachistani per non fare deragliare i negoziati in corso. E’ una nuova tattica?
R. Molto probabilmente, il governo si pronuncera' solo quando ci saranno le prove di chi ha messo le bombe. Per adesso non ci sono indizi che portano a gruppi terroristi con legami diretti con il Pakistan o con il suo apparato militare. Questi negoziati sono proprio diretti a discutere di terrorismo e quindi sara’ un’occasione per l’India per fare ancora piu’ pressione sul Pakistan perche’ prenda azione contro i gruppi del terrore’’.
D. Nel caso in cui emerga una connessione con la Lashkar-e-Taiba (LeT), sospettata di essere la mente della strage del 2008 o altri gruppi estremisti pachistani, l’India come reagira? In un recente conferenza a Singapore, il vice ministro per la Difesa Pallam Raju aveva detto che sara’ difficile per New Delhi ‘’trattenersi’’ nel caso di un altro attacco come quello del 26 novembre 2008….
R. Innanzitutto questo attacco non e’ della stessa scala e quindi non si pone il problema. E anche se emergesse un coinvolgimento del LeT, non penso che l’India fletta i muscoli perche' finirebbe di fare il gioco degli estremisti che e’ quello di far deragliare il processo di pace. E quindi alla fine ne gioverebbe l’establishment militare pachistano. D. Come vede I rapporti tra India e Usa in questo momento? Pensa che New Delhi possa fare leva su Washington per costringere il Pakistan ad abbandonare i suoi legami con i jihadisti?
R. Paradossalmente le relazioni tra India e Pakistan sono ora migliori di quelle che Usa e Pakistan! L’India ha capito che gli Usa hanno difficolta’ a convincere i militari pachistani a collaborare con loro nella lotta ai talebani, alla rete di Haqqani e al Al Qaida. L’influenza americana per convincere Islamabad a sradicare i militanti di Let e’ ancora piu’ ridotta. Quindi, anche se noi ci lamentiamo con la signora Clinton e le chiediamo di alzare la voce con Islamabd, sappiamo che servira’ a poco perche’ e’ una soluzione che deve trovare una via propria. Comunque, per il momento, il nostro governo e' convinto della necessita' del dialogo, anche se molti pensano che non ci sara’ alcun progresso nel processo di pace proprio a causa delle difficolta’ che il Pakistan sta attraversando.
Il triplice attentato di Mumbai ha sollevato nuove perplessita’ sulla tenuta del processo di pace tra India e Pakistan congelato dopo la strage del 2008 e ripreso pochi mesi fa con la ‘’diplomazia del cricket’’. Il nuovo sanguinoso attacco alla metropoli indiana non ha ancora una matrice, ma non puo’ sfuggire la coincidenza con l’arrivo la prossima settimana della segretario di Stato americano Hillary Clinton e con quello della signora Hina Rabbani Khar, ministro pakistano degli Esteri ad interim il prossimo 26 luglio. Entrambi gli appuntamenti sono stati confermati ieri dal capo della diplomazia indiana S.M Krishna. Insomma, l’India sembra interessata questa volta a non agitare troppo lo spettro del terrorismo islamico come ha fatto in passato anche a costo di pagare un caro prezzo politico interno in termini di malcontento popolare.
In attesa dei risultati delle indagini, New Delhi potrebbe pero’ cogliere al volo l’occasione per ‘’fare ancora piu’ pressione sul Pakistan perche’ prenda azione contro i gruppi del terrore’’ dice in questa intervista Siddhart Varadarajan, vice direttore del prestigioso quotidiano The Hindu, autore di un libro sui pogrom anti mussulmani del Gujarat e uno dei piu’ famosi esperti indiani di nucleare. Questo perche’ non va mai dimenticato che la rivalita’ indo pachistana e’ basata sugli arsenali atomici che determinano l’equilibrio del terrore nel Sud dell’Asia.
Domanda: vede le mani della jihad dietro il triplice attacco ai mercati di Mumbai?
Risposta: E’ davvero troppo presto per affermarlo e qualsiasi supposizione affrettata sarebbe anche irresponsabile in questo momento. I jihadisti, sia quelli indigeni che quelli basati in Pakistan sono stati in passato coinvolti in attacchi terroristici, anche a Mumbai. Negli ultimi anni e’ stata anche la scoperta una rete di estremisti indu’ sospettati di azioni terroristiche in Maharastra e in altre citta’ indiane. Devo riconoscere a questo proposto, che il nostro ministro degli Interni ha mostrato molta cautela dicendo che tutti i gruppi militanti sono sospettati’’.
D. Secondo lei, momento dell’attacco, a meno due settimane dal vertice con il Pakistan e a pochi giorni dalla missione della Clinton, e’ significativo?
R. Sono abbastanza convinto che gli autori di questa strage, chiunque siano, abbiano voluto molto probabilmente viziare l’atmosfera tra India e Pakistan e creare tensione tra i due Paesi ora che hanno iniziato a dialogare. Non vedo invece alcuna connessione con la visita della segretario di Stato Usa.
D. L’India ha mostrato molta cautela a non puntare il dito contro i fondamentalisti pachistani per non fare deragliare i negoziati in corso. E’ una nuova tattica?
R. Molto probabilmente, il governo si pronuncera' solo quando ci saranno le prove di chi ha messo le bombe. Per adesso non ci sono indizi che portano a gruppi terroristi con legami diretti con il Pakistan o con il suo apparato militare. Questi negoziati sono proprio diretti a discutere di terrorismo e quindi sara’ un’occasione per l’India per fare ancora piu’ pressione sul Pakistan perche’ prenda azione contro i gruppi del terrore’’.
D. Nel caso in cui emerga una connessione con la Lashkar-e-Taiba (LeT), sospettata di essere la mente della strage del 2008 o altri gruppi estremisti pachistani, l’India come reagira? In un recente conferenza a Singapore, il vice ministro per la Difesa Pallam Raju aveva detto che sara’ difficile per New Delhi ‘’trattenersi’’ nel caso di un altro attacco come quello del 26 novembre 2008….
R. Innanzitutto questo attacco non e’ della stessa scala e quindi non si pone il problema. E anche se emergesse un coinvolgimento del LeT, non penso che l’India fletta i muscoli perche' finirebbe di fare il gioco degli estremisti che e’ quello di far deragliare il processo di pace. E quindi alla fine ne gioverebbe l’establishment militare pachistano. D. Come vede I rapporti tra India e Usa in questo momento? Pensa che New Delhi possa fare leva su Washington per costringere il Pakistan ad abbandonare i suoi legami con i jihadisti?
R. Paradossalmente le relazioni tra India e Pakistan sono ora migliori di quelle che Usa e Pakistan! L’India ha capito che gli Usa hanno difficolta’ a convincere i militari pachistani a collaborare con loro nella lotta ai talebani, alla rete di Haqqani e al Al Qaida. L’influenza americana per convincere Islamabad a sradicare i militanti di Let e’ ancora piu’ ridotta. Quindi, anche se noi ci lamentiamo con la signora Clinton e le chiediamo di alzare la voce con Islamabd, sappiamo che servira’ a poco perche’ e’ una soluzione che deve trovare una via propria. Comunque, per il momento, il nostro governo e' convinto della necessita' del dialogo, anche se molti pensano che non ci sara’ alcun progresso nel processo di pace proprio a causa delle difficolta’ che il Pakistan sta attraversando.
mercoledì 13 luglio 2011
Mumbai, tre bombe nei mercati, 21 morti
A quasi tre anni dallo spettacolare attacco agli hotel del 2008, la metropoli di Mumbai é di nuovo nel mirino dei terroristi. Tre bombe, scoppiate nel giro di 20 minuti, hanno ucciso almeno 21 persone e ferito più di un centinaio in due mercati famosi per i gioielli e in una stazione ferroviaria durante l'ora serale di punta. Sono stati usati degli Ied, i famigerati ordigni rudimentali usati dai militanti islamici in Afghanistan e Pakistan. Uno dei tre era nascosto sotto un ombrello in una delle tante bancarelle che compaiono in strada durante il periodo del monsone.
La polizia indiana punta il dito contro gli estremisti islamici legati ai fondamentalisti pachistani, ma per ora non sono giunte rivendicazioni. La strage ha fatto scattare un'allerta generale nel Paese e ha suscitato le reazioni di condanna degli Stati Uniti e anche del Pakistan, che proprio alla fine del mese sarà impegnato in un nuovo round di colloqui di pace a New Delhi. Il responsabile dello Stato del Maharashtra, dove sorge Mumbai, Prithivraj Chavan, ha detto in serata che "é un attacco al cuore dell'India".
La scelta dei luoghi in un momento di massimo affollamento e la natura delle bombe sono la prova di "un'operazione ben organizzata", come ha affermato il ministro dell'Interno, P. Chidambaram, l'uomo forte del governo di New Delhi che ha assunto l'incarico proprio all'indomani della strage del 2008 costata la vita a quasi duecento persone, tra cui un italiano. La prima delle tre esplosioni è avvenuta verso le 18.45 ora locale (15.15 in Italia) a Zaveri Bazar, nel sud della metropoli, dove sorge il popolare tempio di Mumbadevi e dove è situato anche un grande mercato di gioielli e di diamanti. Tra le vittime ci sono anche dei commercianti e dei pendolari diretti in una vicina stazione dei treni interni, che sono il mezzo di trasporto preferito della popolazione. Una seconda bomba, la più potente secondo la polizia, è esplosa nelle vicinanze, in un storico rione frequentato dalla classe medio-alta che si chiama Opera House. Il terzo ordigno è invece stato piazzato a diversi chilometri più a nord, a Dadar, un centro di scambio ferroviario importante e come prevedibile affollatissimo a quell'ora. Da quanto è emerso da una prima ricostruzione, due Ied erano piazzati a bordo di un'auto e di una motocicletta. Le esplosioni hanno scatenato un pandemonio. "All'inizio sembrava fosse scoppiata un bombola del gas - ha raccontato un sopravvissuto alla tv Cnn-Ibn - poi tra il fumo e le fiamme ho visto i corpi a terra, la gente con i vestiti lacerati che correva via e altri che urlavano dal dolore. Allora abbiamo iniziato a trasportare i feriti all'ospedale con ogni mezzo, con i taxi, le motociclette, e anche i camion". In attesa di esaminare gli indizi, il governo non si è per ora sbilanciato sulla matrice dell'attentato.
Il ministro Chidambaram è partito stasera da New Delhi per un sopralluogo. La polizia di Mumbai però sospetta il gruppo estremista indiano Indian Mujahiddin, sigla clandestina che era stata decimata in passato ma che gode di ampi legami con la jihad pachistana attiva in Kashmir. Sarebbero responsabili di altri attacchi esplosivi avvenuti con la stessa modalità. Una strategia che è completamente differente da quella dei dieci terroristi pachistani venuti dal mare che per 60 ore tennero d'assedio l'hotel Taj Mahal
La polizia indiana punta il dito contro gli estremisti islamici legati ai fondamentalisti pachistani, ma per ora non sono giunte rivendicazioni. La strage ha fatto scattare un'allerta generale nel Paese e ha suscitato le reazioni di condanna degli Stati Uniti e anche del Pakistan, che proprio alla fine del mese sarà impegnato in un nuovo round di colloqui di pace a New Delhi. Il responsabile dello Stato del Maharashtra, dove sorge Mumbai, Prithivraj Chavan, ha detto in serata che "é un attacco al cuore dell'India".
La scelta dei luoghi in un momento di massimo affollamento e la natura delle bombe sono la prova di "un'operazione ben organizzata", come ha affermato il ministro dell'Interno, P. Chidambaram, l'uomo forte del governo di New Delhi che ha assunto l'incarico proprio all'indomani della strage del 2008 costata la vita a quasi duecento persone, tra cui un italiano. La prima delle tre esplosioni è avvenuta verso le 18.45 ora locale (15.15 in Italia) a Zaveri Bazar, nel sud della metropoli, dove sorge il popolare tempio di Mumbadevi e dove è situato anche un grande mercato di gioielli e di diamanti. Tra le vittime ci sono anche dei commercianti e dei pendolari diretti in una vicina stazione dei treni interni, che sono il mezzo di trasporto preferito della popolazione. Una seconda bomba, la più potente secondo la polizia, è esplosa nelle vicinanze, in un storico rione frequentato dalla classe medio-alta che si chiama Opera House. Il terzo ordigno è invece stato piazzato a diversi chilometri più a nord, a Dadar, un centro di scambio ferroviario importante e come prevedibile affollatissimo a quell'ora. Da quanto è emerso da una prima ricostruzione, due Ied erano piazzati a bordo di un'auto e di una motocicletta. Le esplosioni hanno scatenato un pandemonio. "All'inizio sembrava fosse scoppiata un bombola del gas - ha raccontato un sopravvissuto alla tv Cnn-Ibn - poi tra il fumo e le fiamme ho visto i corpi a terra, la gente con i vestiti lacerati che correva via e altri che urlavano dal dolore. Allora abbiamo iniziato a trasportare i feriti all'ospedale con ogni mezzo, con i taxi, le motociclette, e anche i camion". In attesa di esaminare gli indizi, il governo non si è per ora sbilanciato sulla matrice dell'attentato.
Il ministro Chidambaram è partito stasera da New Delhi per un sopralluogo. La polizia di Mumbai però sospetta il gruppo estremista indiano Indian Mujahiddin, sigla clandestina che era stata decimata in passato ma che gode di ampi legami con la jihad pachistana attiva in Kashmir. Sarebbero responsabili di altri attacchi esplosivi avvenuti con la stessa modalità. Una strategia che è completamente differente da quella dei dieci terroristi pachistani venuti dal mare che per 60 ore tennero d'assedio l'hotel Taj Mahal
lunedì 11 luglio 2011
Karachi, violenza senza fine, 100 morti in quattro giorni
Karachi la piu' grande metropoli pachistana con 15 milioni di abitanti e centro industriale e commerciale del paese, e' sempre stata un gigantesco crocevia di mafie, traffici di droga e scontri etnici e religiosi. Ma la spirale di violenza degli ultimi quattro giorni, con un numero record di 100 omicidi, ha di nuovo sollevato il velo su una crisi che spesso e' dimenticata anche dallo stesso governo di Islamabad impegnato a lottare contro i fondamentalisti nelle zone tribali del nord ovest.
Nella citta' portuale operano diverse bande di criminali affiliate ai tre principali partiti che lottano per il controllo del racket in diversi quartieri. Non e' chiaro quale sia stata la causa che ha scatenato i regolamenti di conti che hanno paralizzato la citta'. Neppure l'invio di miliaia di Rangers, un corpo paramilitare, e' servito a fermare le sparatorie per strada e gli attacchi incendiari nei mercati e anche contro autobus. Gli abitanti di diversi rioni sono asserragliati in casa in preda al terrore. La polizia ha finora arrestato decine di sospetti e sequestrato enormi quantita' di armi. Ma l'impressione e' che la metropoli sia completamente fuori controllo. Il Muttahida Qaumi Movement (MQM), principale partito composto da ex immigrati di lingua urdu, accusa i gruppi politici rivali legati alle comunita' di etnia pashtun. Ma e' davvero difficile capire le dinamiche degli scontri coincisi con la recente uscita dell'MQM dalla maggioranza di governo a Islamabad per divergenze con il Partito popolare pachistano del presidente Asif Ali Zardari.
Nella citta' portuale operano diverse bande di criminali affiliate ai tre principali partiti che lottano per il controllo del racket in diversi quartieri. Non e' chiaro quale sia stata la causa che ha scatenato i regolamenti di conti che hanno paralizzato la citta'. Neppure l'invio di miliaia di Rangers, un corpo paramilitare, e' servito a fermare le sparatorie per strada e gli attacchi incendiari nei mercati e anche contro autobus. Gli abitanti di diversi rioni sono asserragliati in casa in preda al terrore. La polizia ha finora arrestato decine di sospetti e sequestrato enormi quantita' di armi. Ma l'impressione e' che la metropoli sia completamente fuori controllo. Il Muttahida Qaumi Movement (MQM), principale partito composto da ex immigrati di lingua urdu, accusa i gruppi politici rivali legati alle comunita' di etnia pashtun. Ma e' davvero difficile capire le dinamiche degli scontri coincisi con la recente uscita dell'MQM dalla maggioranza di governo a Islamabad per divergenze con il Partito popolare pachistano del presidente Asif Ali Zardari.
venerdì 8 luglio 2011
Omicidio Saleem Shahzad, scambio accuse Pakistan e Usa
E’ di nuovo tensione tra Pakistan e Stati Uniti dopo un commento dell’ammiraglio Mullen sulla complicita dei servizi segreti di Islamabada nell’uccisione del giornalista e commentatore Saleem Shahzad, rapito nella capitale il 29 maggio e poi ucciso. Il capo di stato maggiore americano sospetta il governo pachistano di aver ‘’permesso’’, sono le sue parole, l’esecuzione.
Immediata e’ arrivata la secca reazione di un portavoce di Islamanda che ha bollato el dichiarzioni come ‘’estremente irresponsabuili e dannose per le indagini in corso. Per spazzare via tutti i sospetti sollevati anche da alcuni colleghi di Shahzad, lo stesso servizio segretio dell’ISI in un rarissimo comunicato aveva gia’ negato ogni responsabilita’.
A far luce sul brutale asssassionio e’ stata nominata una commissione indipendente di giudici che tra l’altro proprio in questi giorni sta raccogliendo le testimonianze di giornalisti e dei familiari. Sembra che Shahzad temesse una ritorsione in seguito ad articoli scottanti pubblicati sul sito internet Asia Times Online.
Il nuovo scontro verbale e’ l’ennesima spia della frattura con Washington nata dopo il blizt contro Bin Laden e che giunge in un momento cruciale nella lotta al terrorusmo nei distretti tribali del nord ovest dove la situazione si e’ complicata ulteriormente in seguito alla massiccia infiltrazione di talebani afghani dal poroso confine. Proprio in queste zone ci sarebbero anche la giovane coppia elvetica sequestrata la scorsa settimana in Baluchistan e forse portata nel confinante Waziristan del sud, dove ci sono le basi dei fondamentalisti. Di loro non si hanno piu’ notizie.
Immediata e’ arrivata la secca reazione di un portavoce di Islamanda che ha bollato el dichiarzioni come ‘’estremente irresponsabuili e dannose per le indagini in corso. Per spazzare via tutti i sospetti sollevati anche da alcuni colleghi di Shahzad, lo stesso servizio segretio dell’ISI in un rarissimo comunicato aveva gia’ negato ogni responsabilita’.
A far luce sul brutale asssassionio e’ stata nominata una commissione indipendente di giudici che tra l’altro proprio in questi giorni sta raccogliendo le testimonianze di giornalisti e dei familiari. Sembra che Shahzad temesse una ritorsione in seguito ad articoli scottanti pubblicati sul sito internet Asia Times Online.
Il nuovo scontro verbale e’ l’ennesima spia della frattura con Washington nata dopo il blizt contro Bin Laden e che giunge in un momento cruciale nella lotta al terrorusmo nei distretti tribali del nord ovest dove la situazione si e’ complicata ulteriormente in seguito alla massiccia infiltrazione di talebani afghani dal poroso confine. Proprio in queste zone ci sarebbero anche la giovane coppia elvetica sequestrata la scorsa settimana in Baluchistan e forse portata nel confinante Waziristan del sud, dove ci sono le basi dei fondamentalisti. Di loro non si hanno piu’ notizie.
Kerala, sospesa la caccia al tesoro nel tempio
La Corte Suprema indiana ha sospeso oggi l'apertura di una cella segreta in un antico tempio del Kerala, nell'India meridionale, dove nei giorni scorsi è venuto alla luce un tesoro da favola valutato in circa 15 miliardi di euro. Lo riferiscono oggi i media indiani svelando anche una misteriosa "maledizione" associata al sotterraneo. La cella potrebbe contenere una più grande quantità di oro e gioielli, secondo i responsabili del tempio di Padmanabhaswamy, nel capoluogo di Thiruvananthapuram, che fino al 1947 apparteneva ai discendenti degli ex Maharaja. Ma in base alla superstizione popolare, chiunque entri all'interno sarebbe colpito dalla cattiva sorte, proprio come la famosa tomba del faraone egiziano Tutankhamon. Lo dimostrerebbe anche un serpente cobra che sovrasta la porta di ferro, l'unica ad avere una simile decorazione tra quelle dei cinque sotterranei finora aperti dalla commissione di giudici chiamata a stilare l'inventario dell'immenso patrimonio. Non è chiaro se la decisione delle Corte Suprema di sospendere le ricerche sia connessa alla "maledizioné" oppure dall'impossibilità di aprire i lucchetti della porta rimasta chiusa per 150 anni, come sostiene un esperto. I giudici si pronunceranno di nuovo il 14 luglio. Nel frattempo, un responsabile della famiglia reale di Travancore, che gestisce ancora il tempio, ha detto oggi che "i sacchi di gioielli e le monete d'oro provengono da offerte fatte dal re e dalla famiglia in occasioni di feste o di ricorrenze. G.S. Pradeep Kumar, presidente della fondazione chiamata Sree Chitra International Foundation, ha poi aggiunto che "il palazzo reale non ha alcuna pretesa sul tesoro, che appartiene alla divinità di Padmanabhaswamy, nome locale di Vishnù.
giovedì 7 luglio 2011
Afghanistan, strage di donne e bambini in bombardamento Nato
E' di nuovo strage di innocenti nella provincia orientale di Khost dove oggi in un raid contro un sospetto covo dei talebani sono state uccise 8 donne insieme a diversi bambini. Tra le macerie della casa e' stato trovato anche il corpo di un comandante della rete di Haqqani che probabilmente era il bersaglio dell' operazione. L'Isaf ha confermato l'incidente precisando che ''non e' stato intenzionale'' e aggiungendo che l'azione e' stata guidata dagli afghani. Sembra poi che in un secondo bombardamento nel sud est, nella provincia di Ghazni siano stati uccisi altri civili. Un portavoce delle forza internazionale ha annunciato un indagine.
Il massacro potrebbe far salire nuovamente la tensione tra Hamid Karzai e l'alleanza atlantica in un momento di non facili rapporti con il Pakistan a causa delle continue infiltrazione di talebani attraverso il poroso confine e di bombardamenti reciproci. Oggi Kabul e Islamabad hanno deciso di creare una commissione militare congiunta per coordinare le operazioni contro gli insorti lungo la frontiera e soprattutto evitare lo spargimento di sangue tra i civili.
La richiesta arriva dallo stesso premier pachistano Gilani che ieri sera ha chiamato Karzai dopo l'ennesima incursione di talebani afghani nel distretto di Dir. Giorni fa il governo afghano aveva accusato l'esrcito pachistano di aver sparato ben 800 razzi sul proprio territorio uccidendo decine di residenti. I militari pachistani hanno ovviamente negato e accusato Kabul di non impedire l'infiltrazione di talebani che nelle ultime settimane si e' fatta massiccia nelle zone tribali del nord ovest, dove si giocano i destini dell'Afghanistan dopo il ritiro delle truppe Nato.
Il massacro potrebbe far salire nuovamente la tensione tra Hamid Karzai e l'alleanza atlantica in un momento di non facili rapporti con il Pakistan a causa delle continue infiltrazione di talebani attraverso il poroso confine e di bombardamenti reciproci. Oggi Kabul e Islamabad hanno deciso di creare una commissione militare congiunta per coordinare le operazioni contro gli insorti lungo la frontiera e soprattutto evitare lo spargimento di sangue tra i civili.
La richiesta arriva dallo stesso premier pachistano Gilani che ieri sera ha chiamato Karzai dopo l'ennesima incursione di talebani afghani nel distretto di Dir. Giorni fa il governo afghano aveva accusato l'esrcito pachistano di aver sparato ben 800 razzi sul proprio territorio uccidendo decine di residenti. I militari pachistani hanno ovviamente negato e accusato Kabul di non impedire l'infiltrazione di talebani che nelle ultime settimane si e' fatta massiccia nelle zone tribali del nord ovest, dove si giocano i destini dell'Afghanistan dopo il ritiro delle truppe Nato.
lunedì 4 luglio 2011
Pakistan, raid di talebani afghani e nuova offensiva Kurram
Il poroso confine tra Pakistan e Afghanistan, la cosiddetta linea Durand di oltre 2.400 chilometri che attraversa una regione montagnosa abitata da una popolazione di etnia pashtun, e’ ancora una volta al centro dell’attenzione e mai come ora sembra determinante anche per il successo della strategia di Barack Obama per la stabilizzazione della regione. Nell’ennesimo raid notturno, decine di talebani afghani hanno attraversato la frontiera a Bajaur e attaccato un posto di blocco uccidendo un polizotto. Bajaur e’ uno dei sette distretti tribali che fanno parte di una federazioni di regioni semiautonome chiamata Fata.
Sembra che nelle ultime settimane le insursioni di gruppi fino a 300 talebani da oltre confine siano diventate una abitudine tanto che l’esercito di Islamabad avrebbe cominciato a bombardare sospetti covi al di la’ della linea di demarcazione sollevando un’ondata di proteste da parte di Kabul e innescando una serie di rappresaglie. L’esercito afghano oggi ha colpito un villaggio del Nord Waziristan uccidendo quattro persone, tra cui due bambini, secondo quanto accusano i pachistani. Il Waziristan settentrionale e’ considerato una sorta di territorio franco dei talebani e estremisti. Nonostante le pressioni di Washington, Islamabad si e’ finora rifiutata di lanciare una campagna militare in questa parte dei territori di confine, lasciando il compito agli aerei droni della Cia.
Ha invece preso il via, proprio ieri, una nuova offensiva contro i militanti a Kurram, un altro distretto tribale che confina con la regione afghana di Tora Bora, ex quartiere generale di Bib Laden, che ha gia’ provocato migliaia di sfollati in fuga verso i centri di accoglienza allestiti dall'esercito.
Sembra che nelle ultime settimane le insursioni di gruppi fino a 300 talebani da oltre confine siano diventate una abitudine tanto che l’esercito di Islamabad avrebbe cominciato a bombardare sospetti covi al di la’ della linea di demarcazione sollevando un’ondata di proteste da parte di Kabul e innescando una serie di rappresaglie. L’esercito afghano oggi ha colpito un villaggio del Nord Waziristan uccidendo quattro persone, tra cui due bambini, secondo quanto accusano i pachistani. Il Waziristan settentrionale e’ considerato una sorta di territorio franco dei talebani e estremisti. Nonostante le pressioni di Washington, Islamabad si e’ finora rifiutata di lanciare una campagna militare in questa parte dei territori di confine, lasciando il compito agli aerei droni della Cia.
Ha invece preso il via, proprio ieri, una nuova offensiva contro i militanti a Kurram, un altro distretto tribale che confina con la regione afghana di Tora Bora, ex quartiere generale di Bib Laden, che ha gia’ provocato migliaia di sfollati in fuga verso i centri di accoglienza allestiti dall'esercito.
lunedì 27 giugno 2011
Afghanistan-Pakistan-Usa, oggi dialogo trilaterale a Kabul
E' un compito difficile quello che attende l'inviato americano Marc Grossman, che oggi a Kabul presiede un nuovo round del dialogo trilaterale, con Afghanistan Pakistan, sulle prospettive della regione. Il momento e' importante perche' arriva a una settimana dall'annuncio di Obama sul ritiro accellerato delle truppe. Sullo sfondo ci sono poi gli sforzi di dialogo con i talebani, su cui permangono divergenze fra i tre protagonisti della scena afgana. Ma a oscurare i colloqui e' soprattutto il clima di tensione e diffidenza tra Pakistan e Afghanistan e tra Pakistan e l'alleato Stati Uniti sulla lotta agli estremisti .
Tra Kabul e Islamabad ci sono nuovi attriti sul poroso confine che talebani e militanti di Al Qaida attraversano quotidianamente in una direzione o nell'altra per fuggire agli attacchi.
Il presidente Hamid Karzai ha accusato l'esercito pachistano di aver lanciato nelle ultime tre settimane oltre 400 razzi oltre frontiera uccidendo donne e bambini. Islamabad ha negato i bombardamenti, ma ha criticato gli Usa per aver ridotto la presenza di truppe nelle province orientali dove si infiltrano i talebani pachistani in fuga. Non proprio un esempio di perfetta coordinazione.
Mentre gli attacchi droni della Cia continuano - ieri due raid lungo la frontiera in Sud Waziristan hanno provocato 27 morti, Islamabad sembra essere poco convinta ad appoggiare i piani di Washington . In una telefonata ieri a Hillary Clinton, il premier Gilani ha ribadito che la riconciliazione con i talebani deve essere guidata dal governo afghano senza interferenze Usa. Ecco perche' il compito di Grossman, chiamato a chiudere dieci anni di guerra, si presenta cosi' complicato.
Tra Kabul e Islamabad ci sono nuovi attriti sul poroso confine che talebani e militanti di Al Qaida attraversano quotidianamente in una direzione o nell'altra per fuggire agli attacchi.
Il presidente Hamid Karzai ha accusato l'esercito pachistano di aver lanciato nelle ultime tre settimane oltre 400 razzi oltre frontiera uccidendo donne e bambini. Islamabad ha negato i bombardamenti, ma ha criticato gli Usa per aver ridotto la presenza di truppe nelle province orientali dove si infiltrano i talebani pachistani in fuga. Non proprio un esempio di perfetta coordinazione.
Mentre gli attacchi droni della Cia continuano - ieri due raid lungo la frontiera in Sud Waziristan hanno provocato 27 morti, Islamabad sembra essere poco convinta ad appoggiare i piani di Washington . In una telefonata ieri a Hillary Clinton, il premier Gilani ha ribadito che la riconciliazione con i talebani deve essere guidata dal governo afghano senza interferenze Usa. Ecco perche' il compito di Grossman, chiamato a chiudere dieci anni di guerra, si presenta cosi' complicato.
domenica 26 giugno 2011
ANALISI/ India-Pakistan: prove di dialogo
India e Pakistan, vecchi rivali seduti sulle bombe atomiche, stanno cercando di rimettere sulle rotaie il processo di pace deragliato con l’attacco agli hotel di Mumbai nel novembre del 2008. Due delegazioni si sono recentemente incontrate a Islamabad per due giorni per mettere a punto una ''road map'' che prevede diverse misure di distensione e qualche timido passo verso un disgelo nucleare.
Nel mese di luglio e’ previsto un incontro tra il ministro indiano degli Esteri, S.M. Krishna e la giovanissima incaricata della diplomazia pachistana, Hina Rabbani Khar, dove si vedra’ forse qualche passo piu’ concreto nella soluzione del nodo centrale del Kashmir. La regione himalayana, abitata da circa 11 milioni di abitanti, in prevalenza di mussulmane e contesa dai due Paesi e’ il vero ostacolo alla pace.
Prima dell’attentato di Mumbai, compiuto da un commando pachistano arrivato da Karachi, erano stato aperto un canale segreto di negoziati con l'allora generale Pervez Musharraf che sembrava essere gia’ a uno stadio avanzato. Ma dopo ''l'11 settembre indiano'' tutto e' stato rimesso in discussione, proprio ora che a Islamabad c’e’ un governo democraticamente eletto con presidente Asif Ali Zardari, il vedovo di Benazir Bhutto, vittima lei stessa del terrore islamico. Negli ambienti diplomatici di New Delhi si pensa, neppure tanto a bassa voce, che il governo pachistano e’ un fantoccio dell’esercito e dei servizi segreti dell’Isi.
Anche adesso che a palazzo non c’e piu’ un golpista, sembra che la pace si allontani sempre piu’. Eppure e’ stata proprio la segretario agli Esteri, la signora Nirupama Rao, che andra’ presto a occupare la poltrona di ambasciatrice a Washington, a dire nella conferenza stampa conclusiva del colloqui che ‘’e’ necessario che India e Pakistan avanzino passo dopo passo sulla via della pace e della riconciliazione e che occorre evitare di cadere della trappola delle bombe e della violenza degli estremisti’’ aggiungendo poi che ‘'un conflitto militare non ha posto’’ nel XXI secolo.
I due Paesi, nati dalla traumatica e sanguinosa separazione nel 1947, hanno combattuto finora tre guerre guerreggiate e una serie infinita di guerre fredde. Ancora oggi, di tanto in tanti, nonostante un cessate il fuoco firmato nel 2003, i cannoni tornano a rombare sulla linea di demarcazione in Kashmir dove sono schierati gli eserciti. La trincea, che passa anche sul ghiacciao di Siachen, il fronte di guerra piu' alto del mondo, e’ stata recentemente protagonista di una copertina dell’Economist (The World’s Most Dangerous Border, 21 maggio). Il settimanale britannico ha pure passato dei guai con la censura indiana per via di una mappa pubblicata a corredo dell’inchiesta che illustrava la Loc (Line of Control), il confine conteso che e’ lo status quo, ma che non e’ ufficialmente riconosciuto da New Delhi. Anche dall’altro lato, nell’Azad Kashmir (significa Kashmir libero) dove si sono tenute le elezioni per il rinnovo del parlamento locale, c’e’ un esercito a occupare la popolazione, privata ormai da oltre mezzo secolo del diritto all’autodeterminazione riconosciuto da una risoluzione dell’Onu, mai rispettata. Pochi se ne ricordano: dal 24 gennaio del 1947 ci sono ancora gli osservatori delle Nazioni Unite (Unmogip, United Nations Military Observer Group in India and Pakistan) a guardia del confine internazionale ‘’fantasma’’.
Ma piu’ che la geografia, e’ il terrorismo a dividere profondamente i due paesi. La scoperta del covo di Bin Laden nella citta’ guarnigione di Abbottabada lo scorso 2 maggio non ha fatto che confermare i sospetti dell’India che da anni accusa gli ‘’apparati di sicurezza’’ di Islamabad di proteggere gli estremisti. Anzi all'indomani del raid dei Navy Seals, la tentazione nei palazzi del potere a New Delhi era di bissare una ‘’operazione Geronimo’’ indiana contro le menti delle stragi di Mumbai che sono a piede libero e che secondo un militante americano-pakistano David Hadley, sotto processo negli Stati Uniti, sarebbero in contatto con l’intelligence pachistana.
La partita tra India e Pakistan si gioca anche sulla scena regionale e proprio per questo e’ seguita con attenzione anche dagli Stati Uniti, che sono i principali attori nella regione e dalla Cina, piu’ distaccata, ma con interessi enormi in termini si accesso al mare (Pakistan) e di sfruttamento di risorse minerarie (Afghanistan).
Gli indiani stanno disperatamente cercando di ricavarsi un ruolo nella nuova sistemazione dello scacchiere afghano in modo da arginare l’influenza pachistana che sembra piu’ forte ora con la riconciliazione con i talebani in vista del ritiro delle truppe Isaf. Lo scorso 12 maggio, in una rara visita a Kabul con una folta delegazione di ministri, il premier indiano Manmohan Singh aveva annunciato di avere offerto 500 milioni di dollari supplementari, oltre ai 1,5 miliardi di dollari in aiuti allo sviluppo, tra cui spiccano la costruzione di infrastrutture, come il Parlamento nazionale, strade e reti elettriche .
Ovviamente, Islamabad non vede di buon occhio l’attivismo indiano nel suo ex protettorato e cerca di fare terra bruciata intorno. Per esempio, i pachistani accusano i servizi segreti indiani di fomentare l’insurrezione separatista nella provincia meridionale del Baluchistan, un calderone di tensione soprattutto ora con l’infiltrazione dei talebani e di Al Qaida.
Nel mese di luglio e’ previsto un incontro tra il ministro indiano degli Esteri, S.M. Krishna e la giovanissima incaricata della diplomazia pachistana, Hina Rabbani Khar, dove si vedra’ forse qualche passo piu’ concreto nella soluzione del nodo centrale del Kashmir. La regione himalayana, abitata da circa 11 milioni di abitanti, in prevalenza di mussulmane e contesa dai due Paesi e’ il vero ostacolo alla pace.
Prima dell’attentato di Mumbai, compiuto da un commando pachistano arrivato da Karachi, erano stato aperto un canale segreto di negoziati con l'allora generale Pervez Musharraf che sembrava essere gia’ a uno stadio avanzato. Ma dopo ''l'11 settembre indiano'' tutto e' stato rimesso in discussione, proprio ora che a Islamabad c’e’ un governo democraticamente eletto con presidente Asif Ali Zardari, il vedovo di Benazir Bhutto, vittima lei stessa del terrore islamico. Negli ambienti diplomatici di New Delhi si pensa, neppure tanto a bassa voce, che il governo pachistano e’ un fantoccio dell’esercito e dei servizi segreti dell’Isi.
Anche adesso che a palazzo non c’e piu’ un golpista, sembra che la pace si allontani sempre piu’. Eppure e’ stata proprio la segretario agli Esteri, la signora Nirupama Rao, che andra’ presto a occupare la poltrona di ambasciatrice a Washington, a dire nella conferenza stampa conclusiva del colloqui che ‘’e’ necessario che India e Pakistan avanzino passo dopo passo sulla via della pace e della riconciliazione e che occorre evitare di cadere della trappola delle bombe e della violenza degli estremisti’’ aggiungendo poi che ‘'un conflitto militare non ha posto’’ nel XXI secolo.
I due Paesi, nati dalla traumatica e sanguinosa separazione nel 1947, hanno combattuto finora tre guerre guerreggiate e una serie infinita di guerre fredde. Ancora oggi, di tanto in tanti, nonostante un cessate il fuoco firmato nel 2003, i cannoni tornano a rombare sulla linea di demarcazione in Kashmir dove sono schierati gli eserciti. La trincea, che passa anche sul ghiacciao di Siachen, il fronte di guerra piu' alto del mondo, e’ stata recentemente protagonista di una copertina dell’Economist (The World’s Most Dangerous Border, 21 maggio). Il settimanale britannico ha pure passato dei guai con la censura indiana per via di una mappa pubblicata a corredo dell’inchiesta che illustrava la Loc (Line of Control), il confine conteso che e’ lo status quo, ma che non e’ ufficialmente riconosciuto da New Delhi. Anche dall’altro lato, nell’Azad Kashmir (significa Kashmir libero) dove si sono tenute le elezioni per il rinnovo del parlamento locale, c’e’ un esercito a occupare la popolazione, privata ormai da oltre mezzo secolo del diritto all’autodeterminazione riconosciuto da una risoluzione dell’Onu, mai rispettata. Pochi se ne ricordano: dal 24 gennaio del 1947 ci sono ancora gli osservatori delle Nazioni Unite (Unmogip, United Nations Military Observer Group in India and Pakistan) a guardia del confine internazionale ‘’fantasma’’.
Ma piu’ che la geografia, e’ il terrorismo a dividere profondamente i due paesi. La scoperta del covo di Bin Laden nella citta’ guarnigione di Abbottabada lo scorso 2 maggio non ha fatto che confermare i sospetti dell’India che da anni accusa gli ‘’apparati di sicurezza’’ di Islamabad di proteggere gli estremisti. Anzi all'indomani del raid dei Navy Seals, la tentazione nei palazzi del potere a New Delhi era di bissare una ‘’operazione Geronimo’’ indiana contro le menti delle stragi di Mumbai che sono a piede libero e che secondo un militante americano-pakistano David Hadley, sotto processo negli Stati Uniti, sarebbero in contatto con l’intelligence pachistana.
La partita tra India e Pakistan si gioca anche sulla scena regionale e proprio per questo e’ seguita con attenzione anche dagli Stati Uniti, che sono i principali attori nella regione e dalla Cina, piu’ distaccata, ma con interessi enormi in termini si accesso al mare (Pakistan) e di sfruttamento di risorse minerarie (Afghanistan).
Gli indiani stanno disperatamente cercando di ricavarsi un ruolo nella nuova sistemazione dello scacchiere afghano in modo da arginare l’influenza pachistana che sembra piu’ forte ora con la riconciliazione con i talebani in vista del ritiro delle truppe Isaf. Lo scorso 12 maggio, in una rara visita a Kabul con una folta delegazione di ministri, il premier indiano Manmohan Singh aveva annunciato di avere offerto 500 milioni di dollari supplementari, oltre ai 1,5 miliardi di dollari in aiuti allo sviluppo, tra cui spiccano la costruzione di infrastrutture, come il Parlamento nazionale, strade e reti elettriche .
Ovviamente, Islamabad non vede di buon occhio l’attivismo indiano nel suo ex protettorato e cerca di fare terra bruciata intorno. Per esempio, i pachistani accusano i servizi segreti indiani di fomentare l’insurrezione separatista nella provincia meridionale del Baluchistan, un calderone di tensione soprattutto ora con l’infiltrazione dei talebani e di Al Qaida.
lunedì 30 maggio 2011
India, la cancelliera tedesca Merkel in arrivo con maxi delegazione
La cancelliera tedesca Angela Merkel sara' a domani a New Delhi con una folta delegazione di ministri e di imprenditori. La visita, la prima dopo tre anni, e' tesa a rafforzare i legami tra i due paesi, in particolare nelle tecnologie e difesa, ma anche a discutere i temi di attualita' internazionale, tra cui spicca la successione al Fondo Monetario Internazionale. Accompagnata da sette ministri (il ministro degli esteri Guidio Westerwelle e' gia' arrivato oggi per preparare il terreno), la Merkel incontrera' in mattinata il premier Manmohan Singh per il primo ''dialogo intergovernativo'', una speciale intesa che la Germania ha finora instaurato solo con Israele e Stati Uniti. La Germania e' il primo partner commerciale europeo dell'India con un interscambio di 15,4 miliardi di euro nel 2010. Ma e' un momento delicato per i due paesi che insieme a Giappone e Brasile (il cosiddetto G4) aspirano a un posto permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Tra le priorita' della Merkel c'e' quella di assicurare il supporto al Typhoon Eurofighter, prodotto da quattro paesi europei tra cui l'Italia, nella mega gara da quasi 11 miliardi di dollari per la fornitura di 126 cacciabombardieri multiruolo. La scorsa settimana, il ministro della Difesa francese Gerard Longuet era a New Delhi a perorare la causa del rivale Rafale (Dassault Aviation). Altro compito, non meno arduo, sara' di convincere gli indiani ad accettare alla guida del Fmi il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde, la candidato europeo alla successione di Strauss-Kahn. ''La posizione dell'India e' che per ragioni di equita' il posto deve andare a chi ha il migliore talento'' ha detto all'ANSA il portavoce del governo Vishnu Prakash ribadendo la posizione gia' espressa sabato dal premier Singh durante il viaggio di ritorno dall'Africa. Sempre domani, la Merkel ricevera' anche un prestigioso premio chiamato ''Jawaharlal Nehru Award for International Understanding'' e lancera' l'anno della Germania in India in occasione del 60esimo anniversario dell'avvio delle relazioni diplomatiche.
sabato 28 maggio 2011
Pakistan, nuovo attentato nel nord ovest, 8 morti
Sono salite a otto le vittime di un sospetto attentatore suicida avvenuto stamattina nel distretto tribale di Bajaur, nel nord ovest del Pakistan, al confine con l'Afghanistan. Lo riferisce la tv Express 24/7 aggiungendo che ci sono una decina di feriti. La deflagrazione, molto potente, è avvenuta in un mercato della località di Peshat. Uno dei sopravissuti ha raccontato all'emittente di aver visto un ragazzo sui 16 o 17 anni avvicinarsi a un suo parente e farsi esplodere. Lo scoppio ha ucciso sul colpo almeno due persone, mentre altre sono decedute poco dopo all'ospedale per le gravissime ferite. Un hotel e una decina di negozi sono andati distrutti. Gli investigatori hanno chiuso l'area e sono al lavoro per verificare la natura dell'attentato. Secondo la televisione, l'obiettivo del kamikaze erano dei membri di un Comitato per la pace creato di recente nel distretto di Bajaur. Oltre un mese fa, nella stessa regione, parzialmente controllata dai gruppi estremisti islamici, cinque appartenenti a una milizia tribale filo governativa erano stati uccisi in un attacco suicida. Sempre a Bajaur, lo scorso dicembre, un kamikaze con indosso una burqa aveva fatto strage di 47 persone in coda a un centro di distribuzione viveri del Programma Alimentare Mondiale (Pam). (ANSA).
mercoledì 25 maggio 2011
Pakistan, attacco a base Karachi, ancora confusione
Ci sono ancora diverse contraddizioni sulla ricostruzione dell'assalto alla base aeronavale di Karachi terminato ieri mattina dopo una battaglia di 17 ore e costato la vita ad almeno 15 persone tra militari e attentatori. Da quanto riferito oggi da Geo News, nella denuncia presentata alla polizia dalla Marina militare pachistana, emerge che "10-12 terroristi hanno attaccato la base Pns Mehram", come ha testimoniato un ufficiale in servizio domenica sera al momento dell'intrusione avvenuta da un muro di cinta posteriore. Il ministro dell'Interno Rehman Malik aveva invece parlato ieri di un totale di sei assalitori, di cui quattro uccisi e due fuggiti. Nella denuncia si precisa inoltre che sono stati trovati quattro kalashnikov, un lanciarazzi e due giubbotti esplosivi. Altri dubbi sono stati sollevati sulla matrice dell'azione rivendicata dai talebani del Tehtrik -e-Taleban Pakistan per vendicare la morte di Bin Laden. Un rapporto preliminare sull'accaduto, citato dalla televisione Ary, ipotizza il coinvolgimento del gruppo estremista clandestino Lashkar-e-Janghvi "in collaborazione con altri gruppi terroristi". Si aggiunge inoltre che oltre ai due aerei da ricognizione marittima americani P-3C Orion, è stato distrutto un "piccolo elicottero". Intanto una fonte militare alla tv Express 24/7, sospetta un legame con alcuni attentati a degli autobus della Marina Militare avvenuti in diverse zone di Karachi il 26 e 28 aprile scorso attribuiti ai separatisti del Baluchistan.
India, la strage silenziosa di 12 milioni di bambine
In India mancano all'appello 12 milioni di bambine negli ultimi tre decenni a causa degli aborti ''selettivi'', praticati dalle famiglie che preferiscono avere un figlio maschio, soprattutto quando il primogenito e' femmina. E' la stima contenuta in uno studio della prestigiosa rivista scientifica Lancet dedicata alla ''strage silenziosa'' che sta scavando un solco sempre piu' profondo nella popolazione indiana. Secondo i dati del censimento 2011, lo squilibrio demografico e' di 914 donne su 1000 uomini. Non era mai stato cosi' basso dall'indipendenza. In particolare, nell'ultimo decennio sono ''sparite'' sei milioni di bambine. Nonostante le campagne ''rosa'' del governo, le famiglie indiane, anche quelle benestanti, continuano a privilegiare l'erede maschio e a considerare le figlie femmine ''un peso'' economico per l'usanza della dote necessaria per garantire un buon matrimonio. Il rapporto, basato su un campione di 250 mila nascite, mostra che gli aborti selettivi sono una pratica frequente tra il ceto urbano non solo dei popolosi stati settentrionali come Uttar Pradesh, Rajasthan e Haryana, ma anche nel sud dove lo squilibrio non era cosi' grave in passato. I dati appaiono ancora piu' allarmanti se si considera il ''surplus'' di 7,1 milioni di bambini maschi (nel 2001 era di 6 milioni e nel 1991 4,2 milioni). Per la popolazione adulta, invece, il divario e' di circa 38 milioni (623,7 milioni di maschi e 586,5 milioni di femmine). ''Siccome la famiglia indiana si e' ridotta negli anni, gli aborti selettivi sono sempre piu' praticati nel caso in cui il primo nato sia una femmina'' spiegano gli autori dello studio realizzato dal Centre for Global Health dell'universita' di Toronto, in Canada. Interessante e' notare che, mentre la percentuale delle donne e' salita nell'ultimo decennio grazie all'aumento dell'aspettativa di vita, il divario sessuale per i bambini da zero a sei anni e' sceso a 913 femmine su 100 maschi (da 927 su 1000 nel 2001). Le scioccanti cifre mostrano il fallimento delle politiche del governo e anche la mancanza di controlli sulle ecografie prenatali, vietate da una legge del 1996, ma facilmente effettuabili in diverse strutture clandestine. Preoccupato dalle conseguenze di lungo termine, dopo la pubblicazione dei dati del censimento 2011, un leader politico dello stato mussulmano di Jammu e Kashmir e ora ministro delle Energie Rinnovabili, Faruq Abdullah, aveva ironizzato dicendo ''che non e' lontano il giorno in cui non ci saranno piu' ragazze da sposare e allora diventeremo tutti gay''. Una battuta, non certo politicamente corretta, ma che nasconde le inquietudini della classe dirigente
lunedì 23 maggio 2011
Karachi, talebani assediano per 17 ore una base aeronavale
Un commando di talebani pachistani ha assaltato una importante base aeronavale di Karachi, la più grande metropoli del Pakistan, ingaggiando una durissima battaglia di 17 ore con le forze di sicurezza costata la vita a 10 militari e con danni alla flotta aerea. L'azione, rivendicata dal principale gruppo estremista del Tehreek-e-Taleban Pakistan (Ttp), fa parte dell'escalation seguita all'uccisione di Bin Laden lo scorso 2 maggio e pone nuovi inquietanti interrogativi sulla capacità di Islamabad di proteggere le installazioni militari, compreso l'arsenale nucleare. L'assedio degli estremisti, iniziato ieri alle 22.30 ora locale (le 19 in Italia) coincide con il giallo sul Mullah Omar e con un nuovo attacco di un aereo senza pilota (drone) nel Waziristan settentrionale, dove ci sono le basi del Ttp, con almeno sette morti. La base Pns Mehran, quartier generale dell'aviazione della Marina, sorge vicino alla base aerea di Masroor, la più grande del Pakistan, dove si ritiene siano immagazzinati armamenti nucleari. Da quanto ha spiegato in serata il ministro dell'Interno Rehman Malik, i terroristi sarebbero entrati da un muro di cinta posteriore. "Sono state trovate delle scale e delle cesoie", ha detto in una conferenza stampa. E' un nuovo imbarazzo per il governo, che ha convocato per dopodomani una riunione del comitato della Difesa presieduto dal premier Raza Yousuf Gilani. Secondo la versione fornita da Malik, al termine del blitz organizzato da teste di cuoio, polizia e "rangers", sono stati trovati i corpi di quattro terroristi (tra cui un presunto kamikaze), mentre "altri due sono stati visti fuggire dalla base". Gli assalitori erano pesantemente armati con bombe a mano e lanciarazzi, oltre che con giubbotti esplosivi. Questo ha permesso di distruggere due sofisticati aerei di ricognizione marittima P3C Orion Orion di fabbricazione statunitense e custoditi in un hangar. Al momento dell'assalto c'erano anche 17 tecnici stranieri (11 cinesi e 6 americani) che sono stati recuperati sani e salvi. Malik ha poi aggiunto un dettaglio curioso sull'aspetto degli uomini, di età compresa tra i 22 e 25 anni e "vestiti di nero con uno stile simile a quello di alcuni personaggi di Guerre Stellari". La battaglia ingaggiata dal commando, che in un primo momento si credeva almeno di venti uomini, è stata durissima. Si sono udite 25 forti esplosioni in diversi strutture e continue raffiche di mitragliatrice. Verso fine mattinata, lo scontro era ancora in corso con alcuni dei militanti superstiti asserragliati in un ufficio, sembra, con degli ostaggi, ma non è stato confermato. Sarà una commissione di inchiesta a fare luce sull'accaduto che - ha aggiunto Malik - "non è solo un attacco alla base di Karachi, ma un attacco al cuore del Pakistan"
giovedì 19 maggio 2011
Bin Laden, visita Grossman ricuce strappo
Usa e Pakistan hanno deciso di ricomporre la crisi seguita al blitz di Abbottabad e di ricucire le loro relazioni ''seguendo un approccio passo dopo passo''. E' quanto emerge dall'incontro avvenuto oggi tra il presidente Asif Ali Zardari e l'inviato statunitense per il Pakistan e l'Afghanistan, Marc Grossman, giunto ieri sera a Islamabad per calmare le acque dopo le dure accuse lanciate dal governo e dall'esercito di Islamabad di ''violazione dell'integrita' territoriale''. Da quanto riferisce l'agenzia App, sulla base di un comunicato presidenziale, ''le due parti hanno deciso di riprendere le relazioni'' che dovranno ispirarsi ''al reciproco rispetto, fiducia e interessi comuni''. In alcune dichiarazioni riportate dalla tv Express 24/7, Grossman ha poi ribadito che gli Usa ''rispettano la sovranita' del Pakistan'' e che ''riconoscono i sacrifici fatti da Islamabad'' nella lotta al terrorismo islamico. Il diplomatico, che proseguira' per Kabul, ha poi aggiunto che ''la guerra al terrore finira' quando Al Qaida sospendera' gli attacchi'' riconoscendo poi che ''il terrorismo e' finanziato dal narcotraffico in Afghanistan''. Da quanto si e' appreso, la visita di Grossman, che segue di quattro giorni quella del democratico John Kerry, presidente della Commissione relazioni estere del Senato Usa, e' anche finalizzata a preparare il terreno a una missione, non ancora decisa, della segretario di Stato Hillary Clinton.
India, si fara' il censimento dei ''poveri''
L'India ha deciso di contare i 'poveri' secondo nuovi criteri che escludono dalla soglia dell'indigenza chi ha un veicolo a motore, un frigorifero, una linea telefonica oppure una casa con mura di cemento. La decisione è stata presa oggi in una riunione del consiglio dei ministri presieduta dal premier Manmohan Singh. "Il consiglio di gabinetto ha approvato un nuovo censimento di coloro che sono al di sotto della linea della povertà nelle aree urbane e rurali" ha annunciato il ministro dell'informazione, la signora Ambika Soni all'agenzia Ians. Nello stesso tempo, sarà anche condotto un conteggio in base all'appartenenza castale e alla religione, due classificazioni finora escluse dai censimenti demografici. L'operazione inizierà a giugno e coinvolgerà oltre un milioni di operatori. I risultati saranno utilizzati dal governo per mettere a punto il prossimo piano economico quinquennale 2012-2017 e per rendere più efficaci i programmi di distribuzione di generi alimentari. Secondo stime governative, il 41.8% della popolazione della campagne è classificata povera, ma ci sono molte diversità di vedute sulla definizione della soglia di povertà. A questo proposito, il nuovo censimento stabilisce dei precisi criteri escludendo dalla definizione di indigenza i nuclei famigliari con un impiegato statale o con un membro che ha uno stipendio superiore a 10 mila rupie (156 euro circa). (ANSA).
martedì 17 maggio 2011
India, una rivolta contadina minaccia la Formula Uno
Una rivolta dei contadini contro l'esproprio delle terre e ora anche la denuncia di Rahul Gandhi, figlio della leader del Congresso Sonia Gandhi, di una settantina di dimostranti "bruciati vivi", stanno agitando i sonni degli organizzatori del primo Gran Premio dell'India, previsto per il 30 ottobre. Dalla scorsa settimana, un villaggio a 40 chilometri da New Delhi, davanti al tracciato di Formula Uno, è presidiato dalla polizia dopo le violenti proteste contro la confisca di terre per nuova autostrada. Gli incidenti avevano provocato quattro morti e un duro scontro tra il Congresso e il partito regionale di Mayawati, la potente regina degli "intoccabili" che guida l'Uttar Pradesh, lo stato dove sorge il progetto delle polemiche. C'é chi teme che l'India potrebbe subire lo stesso destino del Bahrein, costretto a cancellare il Gp lo scorso febbraio. Oltre ai disordini, adesso sono arrivate anche le allarmanti accuse di un "massacro" di oltre 70 contadini, con un corollario inquietante di stupri e altre atrocità compiute dalla polizia locale sulla gente del villaggio di Bhatta Parsaul. I fatti sono stati denunciati da Gandhi, che ha anche scattato fotografie dei sospetti "resti umani" tra mucchi di cenere. Il partito di Mayawati ha oggi seccamente smentito le accuse, bollandole come "false e ridicole". Stessa reazione anche dalla polizia, secondo la quale "non c'é stata alcuna denuncia dei crimini o di persone scomparse" e i contadini sono stati regolarmente risarciti. Il figlio di Sonia ha consegnato ieri sera le prove al primo ministro Manmohan Singh. Le accuse sono state confermate anche da alcuni rappresentanti di contadini in una conferenza stampa stamattina a New Delhi. "Nei campo intorno al villaggio ci sono i resti di 74 persone che sono state bruciate vive. Si vedono delle ossa umane sotto la cenere. Alcune donne sono state stuprate, hanno demolito le capanne e bruciato i raccolti" ha detto all'ANSA K.S. Gujjar, del movimento agrario Dehar Morcha, aggiungendo che circa 5 mila polziotti "hanno instaurato un clima di terrore in otto villaggi". Le proteste sono iniziate a gennaio contro il progetto del colosso indiano Jaypee (Jaiprakash Associates) che prevede un'autostrada da New Delhi ad Agra, centri commerciali e una città chiamata Sport City, dove sorge il circuito di F1. Migliaia di ettari di terra sono stati espropriati dal governo locale in base a una legge del 1984 che prevede la confisca per "uso pubblico" e poi rivenduti ai privati agli altissimi prezzi di mercato.
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