domenica 15 dicembre 2013

Nirbhaya un anno dopo, piu' stupri e piu' denunce

Su Ansa

NEW DELHI, 14 DIC - A un anno dallo stupro shock di una studentessa di New Delhi, non accenna a diminuire la violenza contro le donne in India, ma almeno si e' squarciato il velo di omerta' sugli abusi sessuali. E per la prima volta e' nata una coscienza femminile che ha portato alla denuncia di casi clamorosi, come quello contro il direttore del settimanale progressista Tehelka. La ragazza di 23 anni, soprannominata Nirbhaya, "colei che non ha paura", violentata il 16 dicembre 2012 su un autobus da un "branco" di sei giovani e morta dopo nove giorni di agonia, ha sollevato un'ondata di rabbia e ribellione che ha fatto tremare il governo costringendolo a varare una legge piu' severa anti-stupro e ad attuare diversi provvedimenti per proteggere le donne. Ma a New Delhi, la "capitale degli stupri", nei primi 11 mesi di quest'anno le violenze sessuali denunciate sono state 1.493, il doppio rispetto al 2012. Secondo alcuni, questa impennata e' dovuta all'"effetto Nirbhaya", che fa si' che le donne non si vergognino piu' di rivolgersi alla polizia. Ma secondo altri, pesa una vera impennata dei femminicidi nelle metropoli, di pari passo con il dilagare della criminalita' comune: impennata attribuita anche alla crescente diffusione della pornografia facilmente accessibile sugli smartphone. Nonostante il rafforzamento della polizia femminile, la creazione di "telefono rosa" a New Delhi e la pena di morte per gli stupratori assassini, le strade delle metropoli indiane non sono diventate in effetti piu' sicure per le donne. Esaurito il clamore e la pressione pubblica, molte promesse sono rimaste sulla carta. E' il caso del "fondo Nirbhaya", annunciato dal ministro delle Finanze P. Chidambaram nella legge di Bilancio a febbraio e che stanzia 10 miliardi di rupie (circa 160 milioni di euro) per diversi progetti, tra cui quello di dotare i mezzi pubblici di un sistema Gps. I soldi non sono ancora stati spesi a causa dei dissidi tra i due ministeri competenti. Del resto, in India dove si conta uno stupro ogni 20 minuti, non "c'e' una formula magica" per risolvere questa piaga, come ha detto Indira Jaisingh, vice procuratore alla Corte Suprema, sottolineando "gli stereotipi che ancora circondano la vittima di uno stupro''. La mentalita' patriarcale prevalente nella societa' indiana sta pero' velocemente cambiando con la presa di coscienza delle donne, che non sono piu' disposte a subire soprusi. E' il caso di una giovane mamma stuprata a Calcutta che ha chiesto di essere identificata con il proprio nome o della giovane stagista che ha denunciato per molestie un giudice in pensione della Corte Suprema. Il settimanale Outlook ha dedicato nel suo penultimo numero la copertina al "Femminismo 2.0" che sta emergendo per ora solo nei contri urbani, ma che potrebbe propagarsi anche nel profondo delle campagne. L'ultima "Nirbhaya" e' stata una giornalista aggredita in un ascensore di un hotel a Goa da un noto giornalista, Tarun Tejpal, che ora si trova in prigione. ''La mia battaglia ha il solo scopo - ha scritto - di difendere la mia integrità e il diritto a rivendicare che il mio corpo e' di mia proprietà: non un giocattolo del mio datore di lavoro". (ANSA).

mercoledì 11 dicembre 2013

Corte Suprema protegge gli elefanti, stop a treni veloci nelle riserve

Su ANSA

Dopo che un mese fa un branco di elefanti e' stato decimato da un treno in corsa, l'India corre ai ripari per proteggere i pachidermi e i loro habitat sempre piu' minacciati dai centri urbani e dalla deforestazione. La Corte Suprema, il massimo organo giudiziario indiano, e' intervenuta oggi per vietare i treni veloci che attraversano le riserve naturali popolate da elefanti allo stato brado. I giudici hanno infatti accolto il ricorso di un giornalista e appassionato di fauna, Shakti Prasad Nayak, che chiedeva l'imposizione di un limite di velocita' a 25 chilometri orari per i treni che passano nei "corridoi" usati dagli animali soprattutto nelle ore notturne. Secondo la legge, in queste zone i convogli devono rallentare a 40 chilometri all'ora, ma questa norma non e' quasi mai rispettata. Nei mesi scorsi, una serie di gravi incidenti ferroviari nella regione himalayana nord orientale di Dooars, ai confini con il Bhutan, popolata da diverse specie in via di estinzione, come elefanti, rinoceronti e tigri, aveva sollevato delle accese proteste da parte delle associazioni di difesa degli animali e anche delle autorita' locali contro le Ferrovie indiane. Per proteggere gli elefanti, un animale sacro per gli induisti che lo raffigurano nel dio Ganesh, i giudici K.S. Radhakrishnan e Dipak Misra, hanno chiesto di limitare la velocita' dei treni passeggeri e merci che attraversano le aree protette. In particolare, hanno ordinato la deviazione del traffico tra Siliguri e Alipurduar, un tratto dove quest'anno sono morti diversi elefanti a causa della collisione con i treni. L'ultimo incidente in questa area di dense foreste risale a circa un mese fa quando ben sei pachidermi sono stati uccisi e 15 sono rimasti feriti mentre attraversavano di notte i binari. Secondo i dati ufficiali, tra il 2007 e 2012 sono morti 77 elefanti nelle riserve naturali del Paese a causa di scontri ferroviari, ma gli ambientalisti stimano che siano almeno 500, in quanto molti incidenti non sono stati registrati dalle autorita' forestali. Di recente il governo locale del West Bengala ha deciso di prendere misure di protezione, come quello di costruire dei cavalcaferrovia nei punti di passaggio. Esiste anche un progetto pilota per dotare i treni di "radar" per segnalare la presenza degli elefanti che si muovono soprattutto di notte in cerca di acqua o cibo. In India vive oltre la meta' degli elefanti allo stato brado esistenti in Asia, ma la loro sopravvivenza e' minacciata dalla crescente urbanizzazione del territorio e dalla costruzione di strade e ferrovie

mercoledì 27 novembre 2013

Pakistan: nominato generale Raheed Sharif a capo esercito


E’ giunta abbastanza a sorpresa la nomina del generale Raheel Sharif a capo dell’esercito pachistano, un’istituzione che ha sempre avuto un ruolo determinante negli oltre 60 anni di storia del Paese. Sharif non e’ considerato un uomo di azione, ma uno interno all’apparato militare. Il suo ultimo incarico e’ stato negli uffici del quartiere generale di Rawalpindi dove si occupava di ispezioni e di addestramento delle truppe. Non sembra avere il carisma del suo predecessore, Ashfaq Kayani, descritto come un amico degli Stati Uniti e vicino alla ex premier Benazir Bhutto assassinata nel 2007.  Anche Kayani, negli ultimi sei anni in cui e’ stato in carica, ha tenuto un basso profilo.  Ma e’ riuscito a prolungare il suo pensionamento nel 2010 quando in via eccezionale ottenne il rinnovo del posto sembra dietro  pressione di Washington.

Il cambio della guardia ai vertici delle forze armate avviene in un periodo delicato per il Pakistan per la tensione con l’India sul Kashmir e la nuova crisi con gli Stati Uniti per via dei droni della Cia. Il governo di Islamabad e’ impegnato a cercare un dialogo con il Tehrik-e-taleban Pakistan, il potente movimento talebano del Waziristan e di sicuro vorrebbe avere un parte anche degli sforzi di riconciliazione in Afghanistan . In questo quadro l’esercito ha sicuramente un ruolo determinante da giocare anche se dopo l’uscita di scena di Pervez Musharraf e le prime elezioni democratiche del 2008 il suo potere si e’ notevolmente  affievolito.

sabato 23 novembre 2013

Pakistan: talebani contro anti polio, rapiti undici insegnanti

Torna a scatenarsi la furia dei talebani contro la campagna anti polio in Pakistan, fondamentale per sradicare questa terribile malattia. A finire nel mirino sono stati oggi 11 insegnanti, sequestrati dai fondamentalisti in una scuola dove si somministravano i vaccini ai bambini. L'episodio, l'ennesimo di una lunga scia di violenze contro gli operatori sanitari, e' avvenuto nel distretto di Khyber, vicino al confine afghano, dove di recente c'e' stata una recrudescenza del contagio con 16 nuovi casi quest'anno. Il Pakistan e' uno dei pochi Paesi al mondo, oltre ad Afghanistan e Nigeria, dove non e' ancora stata sradicata la poliomielite, tornata di recente a far capolino pure in Siria. Le vaccinazioni sono fortemente osteggiate dai gruppi di talebani che controllano il nord ovest e che non hanno mai dimenticato che ad identificare Osama bin Laden nel suo covo di Abbottabad, a nord di Islamabad, fu proprio un team anti poliomielite guidato dal medico Shakeel Afridi sospettato di lavorare per la Cia. Dopo la condanna a 33 anni di prigione del presunto 'delatore', contro il dottor Afridi si e' aggiunta oggi una nuova denuncia presentata alla giustizia pachistana dalla madre di un ragazzo morto sotto i ferri per una operazione di appendicite eseguita nel 2007 nella sua clinica privata della Khyber Agency. Il medico e' stato incriminato per omicidio e truffa, in quanto gli viene negata la qualifica di chirurgo. Ma potrebbe essere una vendetta nei confronti di un uomo bollato in ambienti islamici del Paese come un ''traditore''. Il luogo del rapimento degli insegnanti, impiegati in una scuola privata dove era appena terminata la somministrazione dei vaccini, e' situato nell'area di Bara, una delle piu' turbolente del Pakistan, dove i talebani avevano messo al bando la vaccinazione e minacciato di morte i volontari impegnati nelle campagne sanitarie condotte insieme con l'Onu. Secondo quanto si e' appreso, il sequestro e' avvenuto al termine dei tre giorni di attività mediche, quando gli addetti sanitari e la loro scorta armata erano partiti. Finora non e' giunta alcuna rivendicazione, ma si sospetta che dietro l'incursione ci sia Lashkar-e-Islam, sigla che appoggia i talebani. Potrebbero essere stati portati in una località controllata dai militanti, inaccessibile alle autorità. Da quando e' partita la campagna antipolio nel 2012, ben 22 persone sono state uccise dai jihadisti. L'ultimo caso di violenza e' dello scorso maggio, quando vicino a Peshawar un commando armato aveva aperto il fuoco contro due volontarie che stavano somministrando il vaccino ad alcuni bambini uccidendone una sul colpo e ferendone gravemente la seconda. Secondo dati diffusi il 24 ottobre in occasione del ''World Polio Day 2013'', indetto dall'Onu, da gennaio sono stati segnalati in Pakistan 49 casi di malattia, un numero superiore a quello dello stesso periodo del 2012. Di questi, ben 43 sono censiti nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa e soprattutto nei territori tribali (Fata) dove tradizioni e militanza sono piu' forti. Lo scorso anno il comandante Hafiz Gul Bahadar, che guida una fazione dei talebani del Nord Waziristan, aveva vietato le vaccinazioni per protesta contro i raid dei droni (aerei senza pilota) americani diretti contro i covi di sospetti terroristi, ma che spesso colpiscono accidentalmente bersagli civili.

venerdì 22 novembre 2013

Indagato direttore di Tehelha per molestie sessuali

La polizia indiana ha indagato il giornalista e scrittore Tarun Tejpal, noto per le sue campagne contro la corruzione e per i diritti delle donne, per molestie sessuali nei confronti di una giovane collega. Lo riferisce l'agenzia di stampa Pti. Un team di investigatori della polizia di Goa, dove e' avvenuto il fatto, si rechera' a New Delhi per interrogare Tejpal che ieri si e' ''autosospeso'' dalla direzione del settimanale d'inchiesta Tehelka per ''espiare'' la sua colpa. In una e-mail, rivelata dalla stampa, il giornalista famoso per il romanzo erotico ''L'Alchimia del Desiderio', aveva fatto un ''mea culpa'' per l'incidente successo a una recente conferenza organizzata dal suo magazine nella ex colonia portoghese e a cui hanno partecipato star internazionali, come l'attore Robert De Niro e la giornalista Tina Brown. La vittima, una giovane reporter e amica di famiglia, ha detto che il 50enne Tejpal aveva tentato di abusare sessualmente di lei per ben due volte su un'ascensore dell'hotel dove si teneva l'evento ThinkFest. Aveva poi raccontato nei dettagli l'accaduto in una e-mail alla direttrice manageriale della rivista Shoma Chaudhury, nota per le sue battaglie femministe.

giovedì 21 novembre 2013

Direttore di Tehelka nei guai per molestie sessuali

Uno dei più famosi giornalisti e scrittori indiani, Tarun Tejpal, si è 'autosospeso' per sei mesi dalla direzione del settimanale d'inchiesta Tehelka dopo essere stato accusato di molestie sessuali nei confronti di una collega. In una e-mail di 'mea culpa' resa nota ai media, chiede scusa per l'incidente definendolo "un grave errore di giudizio e un travisamento della situazione" e annuncia di voler "espiare" ritirandosi temporaneamente dal lavoro. Da quanto è trapelato, il 50/enne Tejpal avrebbe tentato di aggredire una sua giovane dipendente in un ascensore di un hotel durante una conferenza organizzata di recente dalla rivista nell'ex colonia portoghese di Goa. La notizia ha suscitato un grande scalpore nel mondo dell'informazione indiano e una valanga di commenti su Twitter in cui si chiede che sia fatta luce sull'episodio. Di recente una giovane avvocato aveva denunciato un giudice della Corte Suprema per un assalto sessuale. La rivista Tehelka, da lui fondata nel 2000, è nota per le sue coraggiose inchieste contro i potenti corrotti e per le battaglie per le libertà civili. Nel 2006 Tejpal aveva debuttato con il romanzo erotico 'L'Alchimia del Desiderio', mentre è di quest'anno la sua ultima opera, 'Il Sospiro lieve dei sensi'.

martedì 12 novembre 2013

Maro': distensione tra italia e India. Ministro Khurshid ''contento dei progressi''

Il superamento dello stallo che da diversi mesi bloccava le indagini sui maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha portato a un ''disgelo'' nelle relazioni tra India e Italia. L'interrogatorio degli altri quattro fucilieri del team anti pirateria della petroliera Enrica Lexie, avvenuto ieri in videoconferenza da Roma, ha fatto tirare un sospiro di sollievo anche alla diplomazia di New Delhi. ''Sono contento che abbiamo potuto fare dei progressi'' ha dichiarato oggi il ministro indiano degli Esteri, Salman Khurshid, visibilmente soddisfatto ''per aver superato l'impasse''. Il capo della diplomazia indiana, che in passato si era impegnato ad accelerare l'iter processuale, ha detto che polizia investigativa Nia ''può ora concludere le indagini'' in modo che ''si possa arrivare allo stadio in cui il giudice possa disporre della questione". Khurshid ha anche auspicato che si possa ritornare a ''un clima di maggiore fiducia e comprensione''. Il che significa che ora, in tempi ragionevolmente brevi, gli investigatori presenteranno i ''capi di accusa'' al giudice ad hoc gia' nominato che dovra' avviare il processo. L'audizione dei quattro fucilieri Renato Voglino, Antonio Fontana, Massimo Andronico e Alessandro Conte era l'ultimo tassello che mancava alla Nia per ricostruire l'incidente. Nei mesi scorsi gli investigatori avevano sentito il capitano Umberto Vitelli, il suo vice Carlo Noviello, i due ufficiali James Mandley Samson e Sahil Gupta, piu' i marinai Semen Fulbaria Marendra, Kumar Naren e Kantamuich Tirumal Rao. Ulteriori dettagli sulla situazione di Latorre e Girone potranno arrivare anche domani dall'audizione dell'inviato Staffan de Mistura davanti alle Commissioni Affari Esteri e Difesa del Senato. Il diplomatico partira' dopo un paio di giorni alla volta di New Delhi per continuare il ''pressing'' di Roma, piu' che mai necessario ora che si intravede uno spiraglio nella complessa vicenda giudiziaria. E a proposito di pressione diplomatica, la vicenda dei due fucilieri di Marina arrestati in seguito alla morte di due pescatori il 15 febbraio 2012 e' stata portata all'attenzione di un'importante convegno internazionale di Paesi europei e asiatici che si e' concluso oggi a Gurgaon, il polo dei servizi della capitale indiana. Nel suo intervento all'assemblea plenaria della conferenza ministeriale Asia-Europa (Asem), il delegato italiano, il direttore centrale per l'Asia della Farnesina Andrea Perugini, ha sollevato il caso dei due maro' esprimendo ''preoccupazione per i ritardi accumulati nella soluzione dell'incidente'' secondo quanto riferito all'ANSA da una fonte diplomatica. E' stata anche un'occasione per ricordare l'impegno dell'Italia nella lotta alla pirateria. Il tema della sicurezza marittima e' stato infatti uno dei soggetti affrontati nei due giorni di discussioni a porte chiuse tra i 51 membri dell'Asem, tra cui c'erano 34 ministri degli Esteri, compreso il russo Sergei Lavrov e il cinese Wang Yi. Proprio il caso dei maro', secondo Khurshid, ''sara' di grande stimolo per fare chiarezza'' sulla lotta alla pirateria e sull'impiego di militari su navi civili. Rispondendo a una domanda dell'ANSA nella conferenza stampa alla conclusione del forum Asem (che il prossimo anno si terra' a Milano) ha riconosciuto che e' necessario ''trovare una soluzione affinche' dei casi di ambiguita' di questo genere non compromettano il dispiegamento in futuro di navi o di personale di sicurezza per la lotta alla pirateria''. Il riferimento e' all'impiego di militari su mercantili privati che transitano in tratti di mare pericolosi per la presenza di pirati. Di recente, anche l'India aveva deciso di dislocare unita' di polizia sui propri mercantili, ma ha poi fatto marcia indietro per la mancanza di una legislazione adeguata. La questione e' poi salita nuovamente alla ribalta con l'arresto nello stato meridionale del Tamil Nadu di un team anti pirateria di una nave americana con l'accusa di possesso illegale di armi.

domenica 10 novembre 2013

Maldive: ancora un rinvio per le elezioni mentre scade mandato del presidente Waheed

Per la terza volta alle Maldive è stata impedita l'elezione di un nuovo presidente creando un pericoloso vuoto di potere nell'arcipelago, famoso paradiso turistico dell'Oceano Indiano, a maggioranza mussulmana. Il secondo turno del voto previsto per oggi è stato sospeso dalla Corte Suprema a poche ore dall'apertura dei seggi dopo che un partito aveva presentato ricorso perché i tempi tra le due votazioni erano troppo stretti e non consentivano di svolgere una campagna elettorale. I giudici hanno quindi rinviato il ballottaggio a sabato prossimo. Ma alla mezzanotte di oggi scade il mandato del presidente uscente Mohamed Waheed e la Costituzione del 2008 non preveder alcun governo provvisorio. Da domani quindi c'é il rischio che il Paese precipiti in un vero e proprio limbo politico. Circa 240 mila elettori erano stati chiamati oggi a scegliere tra i due candidati: l'ex premier e favorito Mohamed Nasheed, spodestato in un "golpe di velluto" nel 2012 e il rivale Abdulla Yameen, fratellastro dell'ex dittatore Gayoom. Nessuno dei tre candidati in lizza avevano raggiunto la maggioranza nel voto di ieri, anche se Nasheed con quasi il 47% aveva sfiorato la vittoria, come era già successo nel voto del 7 settembre annullato dal massimo organo giudiziario per sospetti brogli, nonostante gli osservatori internazionali avessero detto che le operazioni erano regolari. Un secondo tentativo, il 19 ottobre, era stato fermato dalla polizia che ha fisicamente impedito la distribuzione delle schede. A presentare ricorso è stato oggi il partito del magnate dei resort Gasim Ibrahim, il Jumhoory Party (giunto al terzo posto dopo Yameen), secondo il quale i tempi strettissimi tra primo e secondo turno non permettevano di condurre una campagna elettorale e quindi violavano i diritti dei cittadini. Ancora prima dell'annullamento, quando i rivali di Nasheed già chiedevano di bloccare il ballottaggio, gli Stati Uniti avevano rivolto un appello perché si tenesse il voto oggi come previsto. "E' irragionevole ed inaccettabile - ha dichiarato il Dipartimento di Stato Usa in una nota - che alcune parti continuino a chiedere cambiamenti rispetto ad una data del voto già accettata". Il 46enne Nasheed aveva vinto le prime elezioni democratiche nel 2008 ponendo fine al regime trentennale di Gayoom che da allora ha scelto di vivere in esilio in Thailandia, ma che secondo molti analisti avrebbe ancora una grande influenza sui destini politici dell'arcipelago tropicale.

martedì 5 novembre 2013

Imprese spaziali - India lancia un razzo verso Marte

L'India è entrata oggi ufficialmente nella corsa per la conquista di Marte con il lancio di una sonda spaziale che, se tutto procede bene nei prossimi nove mesi, dovrebbe entrare nell'orbita del Pianeta Rosso a caccia di metano e altre preziose risorse. Il successo della prima fase della missione, cioè la messa nell'orbita terrestre della navicella Mangalayan (in sanscrito 'veicolo per Marte'), è stato accolto con entusiasmo e orgoglio, ma anche qualche perplessità da parte di chi vede l'ambizioso programma spaziale di New Delhi come uno spreco di risorse pubbliche in un Paese dove un terzo della popolazione è al di sotto della soglia della povertà. La leader italo-indiana Sonia Gandhi, che guida il partito di maggioranza, l'ha definita una "straordinaria impresa scientifica" e una "giornata storica" per l'India. Messaggi di giubilo sono arrivati anche dal primo ministro Manmohan Singh, che nell'agosto del 2012 aveva annunciato l'impresa, e dal presidente della Repubblica Pranab Mukherjee. Al coro di congratulazioni si è unito perfino il leader dell'opposizione Narendra Modi, che molti danno per favorito nella elezioni politiche previste la prossima primavera. Non è poi mancata la voce orgogliosa del 'padre' del programma missilistico ed ex presidente, lo scienziato musulmano Abdul Kalam, secondo il quale "oggi è iniziato con successo un viaggio di 400 milioni di chilometri" che metterà l'India sullo stesso piano di Usa, Russia e Europa che hanno esplorato Marte. La messa nell'orbita terrestre della sonda, con un lancio definito 'da manuale' del razzo Polar Satellite Launch Vehicle nel suo venticinquesimo anno di attività, è però solo la prima e più facile fase dell'impresa. Il momento cruciale per gli scienziati indiani sarà il primo dicembre, quando è previsto che Mangalayan attivi dei propulsori per uscire dall'orbita terrestre e iniziare il suo lungo cammino. "La più grande sfida sarà quella di guidare la navicella verso Marte", ha ammesso K Radhakrishnan, presidente del Centro di ricerca spaziale Isro, che è il tempio dell'alta tecnologia indiana. Per il successo della missione lo scienziato e la moglie si sono recati domenica in un famoso tempio a Tirupati, a circa un'ora di auto dalla base spaziale di Sriharikota, per chiedere il "favore" del dio Vishnu', il sovrano dell'universo, a cui hanno "offerto" un razzo in miniatura. Tra l'altro, per una curiosa coincidenza, il via alla missione è avvenuto di martedì, il giorno di Marte ("mangal", in sanscrito). La missione indiana è stata definita la più 'low cost' tra le imprese spaziali per i costi contenuti, circa 55 milioni di dollari, grazie al risparmio sui materiali e sulla manodopera. Un giornale indiano calcolava oggi che la spesa è un sesto di quella che la Nasa ha in programma per il 18 novembre.

venerdì 11 ottobre 2013

India misteriosa, caccia a un tesoro ''sognato'' da un sadhu

A volte sono le leggende che portano alla scoperta di favolosi tesori, ma in India e' bastato un ''sogno'' a convincere gli archeologi a scavare in un antico forte sulle rive del Gange alla ricerca dell'incredibile quantita' di ben 1.000 tonnellate d'oro nascoste oltre 150 anni fa, nella speranza che la fortuna possa portare benessere a un povero villaggio. L'unico indizio per la caccia al tesoro e' la testimonianza ''onirica'' di un santone indu', Shohban Singh, che vive in un piccolo villaggio dello stato dell'Uttar Pradesh, il piu' popoloso dell'unione indiana. E' infatti a lui che e' apparso in sogno Raja Rao Ram Bux Singh, leader locale della resistenza contro gli inglesi, per ''svelargli'' il segreto del tesoro da lui nascosto nel palazzo di Daundiya Kheda prima di essere barbaramente ucciso dal nemico durante la rivolta indipendentista del 1857 nata dall'ammutinamento delle truppe indiane. Dopo la rivelazione Shobhan, che vanta un notevole seguito di devoti, ha informato il governo locale e perfino scritto alla potente leader del partito del Congresso, Sonia Gandhi. ''Ma tutti - ha detto - hanno pensato a una scherzo, nessuno mi ha preso sul serio''. Fino a quando, pochi giorni fa, un ministro dello stato del Chhattisgarh, Charan Das Mahant, ha visitato il luogo e ha deciso di informare la Sovrintendenza indiana ai beni archeologici (Asi) del misterioso ''tesoro''. ''Se lo troviamo, potrebbe risolvere i problemi finanziari dello stato in crisi a causa della svalutazione della rupia'', ha dichiarato il politico al quotidiano The Indian Express, che oggi ha raccontato la bizzarra vicenda in prima pagina. Sembra che gli esperti dell'Asi siano decisi a verificare quanto prima il ''sogno''. Un team ha gia' ispezionato il sito e delimitato l'area dove effettuare gli scavi che, secondo la fonte, ''saranno trasmessi in diretta televisiva''. Da un primo esame, non sembrano esserci delle credenze popolari legate alla presenza di un ''tesoro''. Ma il distretto di Unnao e' famoso per diversi templi e leggende mitologiche raccontate nel libro sacro del Ramayana. Ed e' noto anche per essere una terra di ''combattenti''. Lo stesso Ram Bux Singh e' discendente di un maharaja del XII secolo appartenente all'etnia dei ''Rajput'', i ''guerrieri'' indiani. Dopo una fiera resistenza durante la rivolta, e' stato catturato a Varanasi e impiccato nel suo villaggio il 28 dicembre 1858. La notizia degli scavi ha mandato in fibrillazione la gente del luogo che ha gia' preparato una lista di domande per l'amministrazione nel caso in cui sia rinvenuto l'oro. Nella lista c'e' una stazione ferroviaria, un collegio femminile, un centro di ricerca per l'agricoltura, una centrale a energia solare e un impiego pubblico per ogni famiglia. Due anni fa, un immenso tesoro da Mille e una notte fu scoperto nei sotterranei di un tempio del Kerala, nell'India meridionale. La fortuna, appartenente all'ex maharaja di Travancore e composta da monete d'oro, gemme e preziose statue, e' stata valutata in ben 15 miliardi di euro, ma deve ancora essere esaminata. Sembra infatti che sia ''protetta'' da una sortilegio e per questo nessuno avrebbe avuto il coraggio di aprire le celle sotterranee.

Trekking a Goa, il mio esordio con un reportage in inglese

Ecco il mio esordio in inglese sul blog dell'agenzia di viaggi Shanti Travel: http://blog.shantitravel.com/en/adventure-and-trekking-in-goa/

giovedì 3 ottobre 2013

REPORTAGE/ Dacca, ecco gli operai che per 30 euro al mese cuciono magliette e jeans

Questo mio reportage fotografico doveva uscire su un quotidiano italiano. Mai stato pubblicato. Chissa' perche'....forse da' fastidio sapere che il made in Italy viene fatto da operai a 30 euro al mese?


Dacca, 23 Maggio 2013

Per arrivare in taxi al distretto industriale di Ashulia, a una decina di chilometri da Dacca, ci vuole lo stipendio di un operaio. Per mangiare alla pizzeria Little Italy, frequentata dai ‘buyers’ stranieri, cinque giornate di lavoro.
     In questo angolo di Bangladesh, pieno di risaie e fornaci di mattoni, vivono e lavorano i nuovi ‘’schiavi’’ del mercato globale della moda, per dirla con le parole di Papa Francesco. Gli operai tessili del Bangladesh sono oltre tre milioni e i primi assunti guadagnano 3.000 taka al mese, circa 30 euro. Sono i piu’ sottopagati al mondo, ma e’ grazie a loro, oltre che al microcredito della Gramin Bank, se il Bangladesh e’ riuscito a tirarsi fuori dalla miseria e a superare anche l’India in alcuni indicatori sociali come la malnutrizione infantile.
Operaie alla fabbrica Landmark Group
     Il polo di Ashulia, dove e’ concentrata la produzione di abbigliamento per l’export, e’ stato riaperto da pochi giorni dopo le violente proteste seguite alla paurosa catastrofe del Rana Plaza, nella vicina area di Savar. Davanti ad alcune fabbriche ci sono i poliziotti in tenuta anti sommossa a presidiare. C’e’ molta tensione e paura di nuove agitazioni. Alle nove del mattino dalla Trouser Line si aprono improvvisamente i cancelli e i lavoratori si riversano in strada dopo che e’ stata respinta la richiesta di 10 euro di aumento piu’ un buono pasto. La politica della potente associazione industriale della Bgmea (Bangladesh Garment Manufacturers & Exporters Association), che ha sede in un lussuoso grattacielo dichiarato illegale da un tribunale, e’ ‘’niente lavoro, niente paga’’.
     Ma negli altri palazzoni grigi di Ashulia tirati su’ come pezzi di Lego, si lavora a pieno regime. A causa degli ‘hartal’, come vengono chiamati i cortei politici, le consegne sono in forte ritardo.
   ‘’Dall’inizio dell’anno siamo stati costretti a spedire via aerea oltre mezzo milione di pezzi con costi enormi e ovviamente un azzeramento del nostro guadagno’’ si lamenta Shahin Pervez, general manager del Landmark Group, 14 mila dipendenti, senza un sindacato e tra le prime aziende per l’export soprattutto in Germania, Svezia e Canada. ‘’La nostra fortuna e’ che abbiamo tutto l’intero ciclo di produzione in questo complesso, dalla tessitura alla maglieria, e che i nostri operai abitano in un raggio di 4 o 5 chilometri al massimo’’ aggiunge mentre ci mostra i capannoni dal nono piano del suo ufficio. Il gruppo si vanta di essere ‘’100% export oriented’’ e di lavorare per i colossi della distribuzione mondiale come WalMart che l’ha classificata con il ‘’yellow rating’’, ovvero a ‘’rischio medio’’ nel gergo del colosso americano per le condizioni di sicurezza e di lavoro.
    Al piano di sotto, nel reparto confezioni, decine di operaie stipate con in un alveare, stanno cucendo dei boxer di cotone a strisce per WalMart. E’ una catena di montaggio, dall’elastico fino all’etichetta. Molte sembrano giovanissime.

Ingresso degli operai in una fabbrica di jeans - Distretto tessile di Ashulia
Dopo la sciagura del 24 aprile, su pressione degli importatori europei e americani, il governo di Dacca sta disperatamente cercando di salvare l’immagine di un settore chiave che vale 20 miliardi di dollari. ‘’Ho partecipato ieri ad un incontro della Bgmea – spiega ancora il manager che e’ un ex ufficiale della Marina – e ora stiamo costruendo un data base dei lavoratori’’. Sembra incredibile, ma le cinque aziende tessili ospitate nel centro commerciale del Rana Plaza, non avevano un registro degli addetti .
   Sul luogo del ‘palazzo della morte’, lungo una trafficatissima strada, c’e’ ora un pantano di acqua fetida da cui spuntano le sagome accartocciate di automobili parcheggiate nel garage. Dalle macerie di questo stabile abusivo, di proprieta’ dell’uomo politico Sohel Rana, sono emersi 1127 cadaveri, ma molti sono ancora senza nome. Davanti a delle transenne gialle, c’e’ un gruppo di donne che chiedono risarcimenti e mostrano le foto dei loro familiari al giornalista di turno. Al municipio di Savar e’ stata aperta una ‘’control room’’ per raccogliere tutti i reclami e compilare una lista ufficiale di dispersi.
Indumenti in attesa del controllo di qualita' - Fabbrica Landmark - Distretto tessile di Ashulia
   Nelle corsie dell’ospedale Enam Medical College and Hospital, i letti sono pieni di superstiti con arti amputati. Lavany, infermiera di 22 anni, era in servizio alla Phantom Tak, al quinto piano. E’ stata tirata fuori dopo 36 ore, ma e’ stata necessaria la recisione dell'intero braccio sinistro rimasto sotto una trave di cemento. Ha ricevuto un risarcimento dal primo ministro, la signora Sheikh Hasina, di 10 mila taka, circa 100 euro piu’ due mesi di stipendio.
   Il caso della Phantom, gestita da un imprenditore ‘’illuminato’’ in partner con uno spagnolo, e’ davvero singolare. L’azienda occupava il quinto e sesto piano del Rana Plaza e lavorava anche per italiani, tra cui Benetton il gruppo Berto (Manifattura Corona). E’ stata la Campagna Abiti Puliti a denunciare la presenza delle etichette tra i detriti.
   ‘’Sono stata all’inaugurazione del laboratorio della Phantom di due anni fa – racconta Giovanna Berto che 14 anni fa, insieme al marito Giuseppe, ha lasciato l’Italia per aprire una tessitura nella Export Processing Zone di Dacca, che e’ diventata una fabbrica modello per il rispetto dell’ambiente e dell’efficienza energetica grazie a un ingegnoso sistema di recupero del C02 inventato dallo stesso Berto.
    ‘’Sono stata meravigliata dalla qualita’ delle loro macchine, le misure antincendio e l’ergonomia delle postazioni di lavoro – aggiunge – Ed e’ per quello che Manifattura Corona (che ora appartiene alla figlia Francesca) era uno dei clienti’’. Nel laboratorio sono morte anche delle ragazze diplomate alla Novara Techical School, l’istituto professionale del Pime che e’ sostenuto dai Berto. ‘’L’atteggiamento aggressivo della Campagna Abiti Puliti, che ci ha contattati lo stesso giorno della tragedia, e’ completamente ingiustificato – dice –. Abbiamo risarcito le persone che lavoravano per noi e continueremo a sostenere i missionari. Credo ancora che aziende come la Phantom possano essere un esempio per questo Paese’’.

giovedì 29 agosto 2013

Crisi: Ratan Tata, ''India ha perso fiducia del mondo''

''L'India ha perso la fiducia del mondo'' e ''il governo se ne e' accorto in ritardo''. Lo ha detto in un'intervista Ratan Tata, ex presidente dell'omonimo gruppo, a proposito della svalutazione della rupia che ha toccato ieri un nuovo minimo sul dollaro e della ''fuga'' degli investitori stranieri. Il magnate, considerato come 'l'Agnelli indiano', ha duramente criticato il governo dell'economista Manmohan Singh per ''mancanza di leadership'' e per aver ceduto a ''poteri forti'' che spesso hanno influenzato le politiche economiche. ''Il governo ha varato delle manovre che sono state poi spesso manipolate o cambiate da poteri forti'', ha spiegato in una lunga intervista alla televisione Cnn-Ibn, la prima da quando e' andato in pensione alla fine dell'anno. Ha poi aggiunto che ''bisognerebbe agire per il bene del Paese e non per l'interesse di pochi''. Da alcuni anni Tata si e' schierato a fianco del leader della destra nazionalista Narendra Modi, 'chief minister' del Gujarat e indicato come candidato al posto di primo ministro nelle elezioni politiche della prossima primavera.

martedì 20 agosto 2013

Pakistan/Pervez Musharraf incriminato per omicidio di Benazir Bhutto

Un tribunale ha incriminato oggi l'ex generale e presidente pachistano Pervez Musharraf per l'assassinio della leader dell'opposizione Benazir Bhutto, riaprendo cosi' una delle tante ferite del Paese che per la maggior parte della sua storia e' stato sotto il giogo della dittatura militare. L'ex ''uomo forte'' di Islamabad, che ha appena compiuto 70 anni e che da aprile si trova agli arresti domiciliari, e' stato incriminato da una corte speciale antiterrorismo insieme ad altri sei imputati, tra cui due poliziotti, per i reati di omicidio, complotto e favoreggiamento nella strage del 27 dicembre 2007 nella quale fu uccisa la leader dell'opposizione. Nell'udienza, che si e' tenuta a porte chiuse, Musharraf ha respinto le accuse definendole ''inventate'' e ''con fini politici''. Il processo e' stato aggiornato al 27 agosto. L'ex generale era salito al potere con un golpe ''bianco'' nel 1999 dopo aver esautorato l'allora premier Nawaz Sharif, ritornato al potere lo scorso maggio dopo aver sconfitto lo storico partito della famiglia Bhutto. I commentatori pachistani sottolineano che e' la prima volta che un capo dell'esercito viene processato in Pakistan e che cio' e' stato possibile con l'uscita di scena di Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir, salito al potere dopo la sua uccisione. Ma altri ricordano che Musharraf si era inimicato il potere giudiziario quando nel 2007 aveva tentato di mettere il bavaglio alla potente Corte Suprema a lui ostile. Secondo la tesi dell'accusa, basata anche sulla testimonianza del giornalista americano Mark Segal, l'ex presidente non avrebbe garantito adeguata protezione alla leader impegnata nella campagna elettorale dopo il ritorno dall'esilio. La Bhutto fu assassinata al termine di un comizio in un parco di Rawalpindi mentre era su una jeep scoperta. Fu colpita da proiettili sparati da un uomo che poi si fece esplodere uccidendo 24 persone. Le indagini avevano portato all'incriminazione di alcuni responsabili della polizia locale e, in seguito, lo stesso Musharraf aveva rivelato che l'assassinio era stato ordinato dai talebani. Ma una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite, voluta da Zardari nel 2009, aveva accusato l'allora governo di Musharraf di gravi carenze nell'assicurare la sicurezza alla sua rivale politica. Nell'ottobre del 2007, dopo il suo trionfale arrivo a Karachi, macchiato da un sanguinoso attentato che aveva causato oltre 130 morti, la Bhutto, leader del Partito popolare pachistano (Ppp) aveva rivelato ai giornalisti di essere nel mirino dei talebani, Al Qaida e di altri gruppi estremisti e di aver avvertito il governo di queste minacce. Musharraf, a capo di un nuovo partito, era tornato lo scorso marzo dopo quattro anni trascorsi tra Londra e Dubai. Aveva detto di ''voler salvare il Paese''. Ma probabilmente ha fatto male i suoi conti e ben presto sono iniziati i guai giudiziari. Un mese dopo e' stato messo agli arresti domiciliari nella sua villa fuori Islamabad. Si trova attualmente sotto processo per l'esautorazione dei giudici della Corte Suprema durante le leggi di emergenza da lui imposte nel 2007 e per l'assassinio di un leader separatista del Baluchistan nel 2006.

lunedì 19 agosto 2013

Bihar, treno travolge e uccide 35 fedeli indu' in stazione

Un treno in corsa ha travolto e massacrato una folla di pellegrini indù diretta a un tempio dell'India settentrionale causando almeno 35 morti e diverse decine di feriti. La sciagura, avvenuta in una piccola stazione del Bihar, uno degli stati più arretrati del Paese asiatico, ha scatenato la rabbia dei passeggeri che hanno linciato il macchinista, appiccato il fuoco a delle carrozze e danneggiato lo scalo ferroviario. Soltanto dopo diverse ore di violenze e dopo un accorato appello dello stesso premier Manmohan Singh è ritornata la calma e le autorità hanno potuto effettuare un sopralluogo sul posto che dista circa 170 chilometri dal capoluogo di Patna. I corpi delle vittime, tra cui ci sono diverse donne e bambini, sono stati orribilmente dilaniati nell'impatto con il treno a tal punto da non essere più riconoscibili. Molti dei feriti si trovano in fin di vita all'ospedale e si teme che il bilancio possa aumentare con il passare delle ore. Tra l'altro, i soccorsi sono stati difficili a causa delle strade danneggiate dalle recenti inondazioni. La tragedia e' avvenuta dopo le 8 del mattino (4.30 in Italia) nella stazione di Dhamara Ghat, nel distretto di Khagaria. Centinaia di fedeli del dio Krishna, chiamati "kanwarias", erano appena scesi da un treno locale e stavano attraversando in massa i binari, un'abitudine purtroppo frequente in India a causa della mancanza di passerelle pedonali e anche delle più elementari norme di sicurezza. Non si sono accorti che stava per arrivare a forte velocità un treno diretto, il Saharsa-Patna Rajyarani Express, che li ha presi in pieno. In una conferenza stampa a New Delhi, un responsabile delle Ferrovie indiane, una delle più grandi aziende pubbliche del mondo che trasporta circa 20 milioni di passeggeri al giorno, ha detto che il convoglio viaggiava intorno agli 80 all'ora e che aveva il semaforo verde per transitare nella stazione dove non era prevista una fermata. Quando ha visto la gente sui binari, il macchinista ha azionato il freno di emergenza, ma era ormai troppo tardi e il convoglio si è arrestato soltanto dopo qualche centinaia di metri. Subito dopo l'incidente una folla infuriata ha assaltato la locomotiva e ha selvaggiamente picchiato i due macchinisti. Non é ancora chiaro se uno di loro ha perso la vita. L'agenzia di stampa Pti ha riferito che i due uomini sono riusciti a scappare dopo l'aggressione. La folla, imbestialita, ha poi incendiato un paio di vagoni, ma non si registrano altre vittime. E' stata ordinata un'inchiesta interna per accertare le cause dell'accaduto. Sembra che la colpa sia stata dei fedeli che hanno commesso una grave imprudenza attraversando i binari, ma ci potrebbe anche essere una mancanza delle Ferrovie che non ha ordinato al treno di rallentare la corsa pur sapendo che la stazione era affollata per una importante festività religiosa che si tiene nell'ultimo lunedì del mese sacro indù di Shravan

mercoledì 14 agosto 2013

Eplode sottomarino a Mumbai, morti 18 marinai

In un momento in cui sta cercando di rafforzare la presenza nell'oceano Indiano, la Marina indiana ha subito oggi un duro contraccolpo con la perdita di un sommergibile distrutto da un'esplosione che ha causato la morte di 18 marinai e listato a lutto le celebrazioni del Giorno dell'Indipendenza di domani. L'incidente e' avvenuto dopo la mezzanotte in un porto a Mumbai dove si trovava il sottomarino di fabbricazione russa Ins Sindhurakshak acquistato 25 anni fa, ma ammodernato di recente con la dotazione di un nuovo sistema di missili da crociera. Il ministro indiano della Difesa, A.K. Antony, ha parlato di una "scioccante tragedia" e ha offerto le condoglianze alle famiglie delle vittime, tra cui ci sono tre ufficiali. I sommozzatori non hanno però abbandonato le speranze di trovare superstiti e sono ancora al lavoro nel tentativo di entrare nei comparti stagni dove potrebbero essere intrappolati i marinai dopo l'affondamento dell'unita'. Tuttavia il comandante della Marina, l'ammiraglio D.K Joshi, giunto sul posto, ha detto ai giornalisti che "bisogna prepararsi al peggio". Secondo una prima ricostruzione dell'accaduto, ci sarebbero state due esplosioni in rapida successione all'interno dell'unita navale che era carica di armamenti, carburante e ossigeno liquido. Quasi nello stesso momento é scoppiato l'incendio. Le televisioni hanno mostrato le immagini del sottomarino trasformato in una palla di fuoco. Gli scoppi hanno aperto una breccia dello scafo causando l'affondamento. "Non possiamo escludere l'ipotesi del sabotaggio - ha dichiarato l'ammiraglio Joshi - anche se al momento non ci sono elementi a supporto di questa ipotesi". Soltanto quando sarà tirato fuori dall'acqua, si potrà forse risalire alle cause delle misteriose deflagrazioni. Il sommergibile fa parte di una commessa di dieci unità acquistate tra il 1986 e il 2000 dalla Russia, uno dei principali fornitori di armamenti dell'India. Dopo un incendio nel 2010, che aveva provocato la morte di un marinaio, era stato inviato nei cantieri navali Zviezdotchka di Severodvinsk (Russia settentrionale) per interventi di manutenzione e ammodernamento. Secondo i media indiani si tratta di uno dei più gravi incidenti che ha colpito la Marina indiana impegnata a colmare il grande divario militare nei confronti della potenza cinese e a contrastare la crescente influenza di Pechino nell'oceano Indiano, che sta preoccupando anche gli Stati Uniti. Appena due giorni fa era stata messa in acqua la portaerei Ins Vikrant, la prima disegnata e costruita dall'India, con una solenne cerimonia in un cantiere navale di Kochi (in Kerala). La scorsa settimana, la Marina indiana aveva messo a segno un altro importante primato con l'attivazione del sistema di propulsione del primo sottomarino nucleare Arihant, una pedina cruciale nella strategia di espansione nell'oceano Indiano.

martedì 6 agosto 2013

Funzionaria pubblica sfida la ''mafia della sabbia'' di Greater Noida

Una giovane funzionaria pubblica che ha osato sfidare la potente ''mafia della sabbia'' e che per questo e' stata sospesa dal lavoro, e' diventata un'eroina in India, un Paese dove la corruzione e' dilagante. Durga Shakti Nagpal, una coraggiosa ispettrice amministrativa di 28 anni al suo primo impiego, non ha avuto paura a denunciare diverse cave abusive che prelevano sabbia e ghiaia dai fiumi alla periferia di New Delhi, dove il boom edilizio ha creato una forte domanda di materiali da costruzione e dove operano aziende senza scrupolo. Da quando, dieci mesi fa, ha avuto l'incarico di ispettrice amministrativa del distretto di Gautam Buddh Nagar, a Greater Noida (in Uttar Pradesh) ha denunciato una ventina di attivita' di estrazione clandestina nei fiumi Yamuna e Hindon e sequestrato 25 camion sorpresi a rubare di notte la sabbia dal greto dei fiumi. ''Le cave illegali sono un problema enorme e gli interessi in gioco sono enormi perche' ci sono grandi profitti'' aveva dichiarato l'ispettrice un po' di tempo fa avvertendo che ''queste attività causano seri problemi ambientali'' e ''che devono essere fermate''. Il suo zelo non è però stato forse apprezzato dal governo dell'Uttar Pradesh che ha favorito un rapido sviluppo edilizio nell'hinterland della capitale dove stanno sorgendo diverse ''città satellite'' lungo una nuova autostrada privata che collega New Delhi con Agra, la città del Taj Mahal, e che costeggia anche il neo autodromo di Formula Uno. La scorsa settimana Nagpal è stata sospesa per 10 mesi perchè, secondo la motivazione ufficiale, aveva ordinato la demolizione di una moschea creando tensioni interreligiose durante il Ramadan. La rimozione e' irreversibile come ha dichiarato oggi il ''chief minister'' dell'Uttar Pradesh, Akhilesh Yadav. La questione si e' trasformata in un acceso scontro politico tra il partito regionale Samajwadi Party, all'opposizione nel Parlamento nazionale, e il partito di Sonia Gandhi. La stessa Gandhi nei giorni scorsi aveva preso le difese di Nagpal e chiesto al premier Manmohan Singh di intervenire per fare luce nella vicenda. Le polemiche hanno pero' portato a qualche azione a difesa dei fiumi. Proprio oggi, il Tribunale verde nazionale, organismo creato nel 2010 per sveltire i processi ambientali, ha messo al bando tutte le imprese di estrazione di sabbia in India in attesa che richiedano un permesso ''verde'' alle autorità. La ''mafia della sabbia'' è considerata molto potente. Pochi giorni fa, sempre a Greater Noida, un attivista è stato ucciso da tre sicari perchè aveva denunciato l'ennesina cava abusiva sempre a Greater Noida. Il prelievo selvaggio di sabbia dal Gange e dai suoi affluenti preoccupa gli ambientalisti. Da circa 50 giorni un ex ingegnere di 82 anni, G.D. Aggarwal, sta facendo un digiuno di protesta contro le dighe in costruzione e lo sfruttamento del sacro Gange nello stato himalayano dell'Uttarkand, dove a metà giugno sono morte migliaia di persone in uno "tsunami". L'attivista, diventato un monaco con il nome di Swami Gyan Swaroop Sanand, e' stato trasferito a forza in un ospedale di New Delhi dove si trova in stato di arresto per tentato suicidio. Due anni fa, un altro religioso, Swami Nigamanand, che si batteva contro le cave illegali nella città sacra di Haridwar, è morto dopo uno sciopero della fame di diversi mesi, ma secondo i suoi sostenitori sarebbe stato avvelenato dalla "mafia della sabbia".

martedì 30 luglio 2013

Pakistan, programma di Geo TV ''regala'' bebe' a coppie senza figli

Pubblicato su ANSA

Un noto presentatore televisivo pachistano e' al centro di una polemica per aver ''regalato'' un neonato abbandonato nella spazzatura a una coppia senza figli durante una popolare trasmissione d'intrattenimento durante il mese sacro del Ramadan. Amir Liaqat, 41 anni, ex politico e ex ministro per gli Affari religiosi, e' considerato una sorta di ''Pippo Baudo'' nel Paese asiatico di 180 milioni di abitanti e ogni sua apparizione televisiva fa schizzare l'audience alle stelle. Ma nella puntata di una settimana fa, andata in onda sul Geo Tv, una delle piu' seguite emittenti private, ha forse esagerato con il sensazionalismo, anche se in nome di una buona causa. Durante un programma-contenitore che si chiama Amaan Ramzan (''Ramadan di pace'') e che va in onda tutti i pomeriggi con talk-show e quiz a premi, Liquat ha mostrato ai telespettatori una neonata su uno scintillante cuscino rosso spiegando che era stata abbandonata in una discarica e che grazie a una organizzazione non governativa aveva trovato nuovi genitori. Il bebe' era stato portato in studio da Muhammad Ramzan Chhipa, un attivista che e' a capo di un'associazione che porta lo stesso nome e che ha un programma per l'affidamento di orfani. La bambina, a cui il presentatore ha messo il nome di Zainab, e' stata poi ''regalata' a una coppia sterile da diversi anni. Secondo il quotidiano The News, che ha raccontato la puntata, il momento della ''consegna'' e' stato molto commovente e molti dei presenti in studio ''avevano le lacrime agli occhi'' dopo aver visto la felicita' della coppia di genitori per la piccolina. Liaquat, noto anche come ''tele-evangelista islamico'', ha poi rivolto un appello ai genitori ''che non possono mantenere i figli'' perche' ''non li buttino nei cassonetti ma li affidino a dei centri di adozione''. Nel website della ong e' spiegato in dettaglio il programma ''Chhipa Palna" (le culle di Chhipa) che prevede di affidare i neonati a coppie senza figli ''in occasioni speciali'', come il Ramadan dove e' tradizione fare dei regali. Non e' escluso che altri neonati siano consegnati in ''diretta'' in altre puntate. Parte della trasmissione e' sempre dedicata a beneficienza o a collette a favore di persone sofferenti o vittime di incidenti. La star televisiva, che e' anche un idolo delle donne per la sua bella presenza, non e' nuovo a controversie del genere. Nel 2008 fu accusato di incitare odio contro la minoranza religiosa degli Ahmadi, mentre due anni fa un filmato ''dietro lo quinte'' lo sorprendeva in atteggiamenti poco ortodossi. La sua carriera di parlamentare si e' incrinata nel 2005 quando si e' scoperto che aveva presentato una laurea falsa. Ma secondo alcuni commentatori, il suo ultimo scoop televisivo della consegna in diretta dei trovatelli a coppie senza figli fa parte di una buona causa in un Paese che non ha leggi sull'adozione e dove l'abbandono o l'eliminazione di neonati e' molto frequente soprattutto quando si tratta di difendere l'onore della famiglia.

Orissa, Citaristi ritira le accuse dopo scuse dei ''servitori'' del tempio di Jagannath

]La ballerina di danza classica indiana Ileana Citaristi ha ritirato le accuse contro alcuni religiosi indu' che l'avevano picchiata durante una processione dopo che questi ultimi si sono scusati per l'incidente. Lo ha detto oggi all'ANSA. ''I responsabili del tempio di Puri e uno dei due ''servitori'' che mi avevano percossa sono venuti domenica a casa mia a Bhubaneswar per presentare le loro scuse. - ha detto -. Ho quindi deciso di risolvere amichevolmente la causa legale''. ''Hanno ammesso il loro sbaglio sottolineando che per loro ero come una figlia'' ha aggiunto Citaristi, che vive e lavora nello stato orientale dell'Orissa da oltre 30 anni. L'artista, che e' figlia dell'ex cassiere della Democrazia Cristiana, era stata malmenata il 21 luglio da alcuni religiosi dopo che si era rifiutata di pagare una somma di denaro per salire su un carro di una divinita' nella citta' sacra di Puri durante la festivita' di Lord Jagannath.

domenica 21 luglio 2013

INTERVISTA/Danzatrice Ileana Citaristi percossa a Pune, ''volevano soldi''

Pubblicato su Ansa

 ''Per fortuna non ho subito ferite, ma sono stata percossa alla testa e spinta violentemente. Sono scioccata da tanta violenza da parte di religiosi in un luogo sacro''. Lo ha detto oggi all'ANSA la danzatrice Ileana Citaristi raccontando l'incidente di cui e' stata vittima durante un famoso festival sacro a Puri, nello stato indiano orientale dell'Orissa. L'artista, figlia dell'ex cassiere della Dc Severino Citaristi, abita in India da 32 anni ed e' diventata un'acclamata ballerina, oltre che studiosa di Odissi e altre antiche danze classiche indiane. ''Ieri mattina sono andata a Puri con un mio allievo per la festa religiosa di Lord Jagannath - racconta - e quando sono salita su un carro dove e' esposta la statua della divinita', due preti mi hanno chiesto mille rupie (equivalente a circa 12 euro, ndr). Mi sono rifiutata di pagare questa somma che mi e' sembrata esorbitante rispetto alle normali offerte dei devoti. Inoltre non era richiesta in quel frangente in cui si rendeva un semplice omaggio alla divinita'''. Di fronte al rifiuto della Citaristi, che parla la lingua Oriya, i due ''sacerdoti'' si sono infuriati e hanno reagito in modo violento. ''Mi hanno messo le mani addosso spingendomi giu' dal carro - spiega - e siccome io opponevo resistenza mi hanno colpito con dei pugni alla testa per tre volte in mezzo a tutta la folla. Urlavano che ero straniera e che non potevo essere li'. Purtroppo la polizia era piu' in basso a gestire la coda di fedeli che aspettava di salire sui carri e quindi non ho potuto chiedere aiuto a nessuno''. Era la prima volta che l'artista partecipava al Ratha Yatra (''sfilata di carri''), che e' terminato ieri con l'esposizione dei carri sacri davanti al famoso tempio medioevale dedicato a Jagannath (''Signore dell'Universo''). Il luogo sacro e' chiuso a non-indu' e non-indiani. L'annuale processione chiamata Ratha Yatra e' l'unica occasione in cui le divinita' sono portate all'esterno ed esposte al pubblico. ''Non penso sia un questione di xenofobia - aggiunge - ma soltanto di avidita'. Quando vedono una straniera, ne approfittano perche' hanno la prospettiva di ottenere piu' soldi''. L'incidente ha sollevato molto clamore e oggi appare sulle prime pagine dei maggiori quotidiani. Dopo l'aggressione, Citaristi si e' subito recata dai responsabili del tempio per denunciare l'accaduto. ''Spero che prendano provvedimenti - conclude - e che insegnino a questi religiosi un po' piu' di educazione''

REPORTAGE/ Il nuovo Food Security Act, riso per oltre 800 milioni di indiani

In onda sulla Radio Svizzera Italiana
Ascolta qui  (17:40)

sabato 20 luglio 2013

Sei ergastoli per stupro turista svizzera in Madhya Pradesh

Pubblicato su Ansa

Dopo appena quattro mesi con una sentenza lampo, un tribunale indiano ha oggi condannato all'ergastolo sei uomini per lo stupro di gruppo di una campeggiatrice svizzera di 39 anni che era insieme al compagno in un tour in bicicletta dell'India. La severa pena è stata inflitta in base alla nuova legge anti-stupro varata dopo le furiose proteste popolari sollevate dalla morte di una studentessa di New Delhi, orribilmente violentata su un autobus a fine dicembre. Ma nonostante l'inasprimento delle pene, non si è fermata la violenza contro le donne che quasi ogni giorno continua a tenere banco sui giornali indiani. L'ultimo caso scioccante venuto alla luce oggi è quello di quattro studentesse cristiane prelevate da un "branco" di 25 giovani ubriachi nel loro collegio e brutalmente violentate in un bosco dello stato orientale del Jharkhand. "Il tribunale ha inflitto il massimo della pena come richiesto e non possiamo che dirci soddisfatti", ha detto il legale, Rajendra Tiwari, contattato telefonicamente dall'ANSA per commentare il verdetto di 32 pagine e che era atteso per oggi pomeriggio. Tutti i sei imputati, che hanno un'età compresa dai 20 ai 30 anni, sono stati ritenuto colpevoli dal tribunale speciale del distretto tribale dove si è tenuto il processo per direttissima. I giovani appartengono a una particolare etnia tribale dedita al brigantaggio che popola la zona boschiva dove la coppia elvetica aveva piantato la tenda per passare la notte (per poi pedalare in direzione di Agra, la città del celebre mausoleo del Taj Mahal). Oltre al reato di stupro, sono infatti stati condannati anche in base a una legge sul brigantaggio e al possesso illegale di armi. Per immobilizzare l'amico della vittima avevano infatti usato la minaccia delle armi. La drammatica vicenda della turista svizzera aveva offuscato l'immagine dell'India come un Paese "sicuro" e accogliente per le donne straniere che viaggiano da sole. Tra l'altro sempre a marzo, un altro caso, quello di una britannica che è saltata dalla finestra di un hotel per fuggire a un sospetto stupratore, aveva creato nuovo scalpore. Il governo di Berna aveva insistito perché i responsabili, arrestati pochi giorni dopo, fossero consegnati alla giustizia in tempi rapidi. Lo scorso 25 maggio rappresentanti della capitale elvetica erano tornati in India per testimoniare al processo. Ma la donna, ancora sotto shock, non aveva voluto tornare in Madhya Pradesh. E' stata sentita dai giudici attraverso una videoconferenza dall'ambasciata elvetica di New Delhi.

venerdì 19 luglio 2013

Pakistan, ''jirga'' vieta lo shopping a donne non accompagnate da famiglia

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di Tahir Ali
Un consiglio di anziani ('jirgà) nel nord ovest del Pakistan ha proibito alle donne di andare a fare shopping "da sole" perché è considerato "un comportamento volgare" soprattutto nel mese sacro del Ramadan. La decisione è stata presa da una comunità tribale del distretto di Karak, nella provincia di Khyber Pakhtunkwa dove è molto forte la presenza di gruppi fondamentalisti. In una riunione, convocata oggi da un'associazione islamica chiamata Khattak Ittehad, gli anziani hanno decretato che "soltanto le donne accompagnate da un familiare, per esempio il marito, un fratello, un figlio o il padre, sono autorizzate ad andare al bazar". Le donne che escono di casa da sole "compiono un atto contro le norme della società pashtun e anche contro l'Islam" hanno sentenziato. Tra i partecipanti alla jirga c'erano Hafiz Abne Aminm, leader locale del partito islamico della Jamait Ulema, e Islam e Maulana Mir Zaqeem che è a capo della Khattak Ittehad. "La decisione è stata presa perché riteniamo che le donne non accompagnate siano un motivo di indecenza per la nostra società - ha detto quest'ultimo e anche perché gruppi di donne da sole sono state coinvolte in furti e rapine". La 'jirga' ha invitato la polizia e l'amministrazione locale a mettere in atto il divieto. E poi ha chiesto ai commercianti di "non vendere la merce" a donne non accompagnate da uomini della propria famiglia. La controversa iniziativa ha scatenato la reazione delle femministe pachistane. "E' chiaramente un'ingiustizia nei confronti delle donne - ha detto all'ANSA l'attivista Samar Minullah aggiungendo che "purtroppo queste discriminazioni sono molto comuni nelle regioni a maggioranza pashtun e quindi in tutta la provincia di Khyber e Pakhtunkhwa". Ma sottolinea che di recente "ci sono stati segnali positivi che indicano l'inizio di una presa di coscienza delle donne". Per esempio, la vicenda di Malala Yousufzai, la ragazza coraggio che ha sfidato i talebani, "sta ispirando molte donne delle aree tribali". Un altro segno sul cammino dell'emancipazione è la presenza per la prima volta di tre donne candidate alle elezioni di maggio provenienti dal distretto tribale di Bajuar e da quello di Tank, dove sono attivi i gruppi talebani. Un'altra candidata, Aisha Gulalai, è diventata la prima donna del Sud Waziristan a entrare nell'assemblea legislativa nazionale per il partito dell'ex campione di cricket Imran Khan. Tuttavia ci sono molte ancora molte resistenze e "il caso di Karak è l'esempio lampante che non c'é ancora nessun progresso per la libertà delle donne" ha commentato Gulnaz Beghum, una delle poche attiviste che si batte per i diritti femminili a Peshawar. Nelle aree controllate dai talebani ovviamente vige un severissimo codice morale. Una settimana fa, nel Sud Waziristan, un gruppo talebano appartenente alla tribù del Mullah Nazir (ucciso da un drone Usa a gennaio) ha messo il bando i "pantaloni attillati" sia per gli uomini che per le donne durante il mese di Ramadan. In un volantino, distribuito dopo la convocazione di una "shura", ha minacciato una multa salata per i sarti e i negozi di abbigliamento che non rispetteranno il divieto.

mercoledì 17 luglio 2013

India, tragedia in Bihar, 23 bambini avvelenati alla mensa scolastica

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NEW DELHI, 17 LUG - Avvelenati da un insetticida finito nei pasti della mensa della loro scuola: almeno 23 bambini sono morti intossicati nel giro di 24 ore, in un bilancio ancora provvisorio, dopo aver mangiato in una mensa scolastica dello stato del Bihar, nel nord-est dell'India, mentre un'altra trentina è ancora all'ospedale, fra cui alcuni in gravi condizioni. Una tragedia che a scatenato la rabbia di genitori e residenti, che sono scesi in piazza scagliandosi contro la polizia e distruggendone una postazione e alcune auto. Le cause dell'intossicazione che ha colpito circa 50 allievi dai 4 ai 12 anni nel villaggio di Dharmasati Gandaman, nel distretto di Saran, sono ancora sconosciute. Ma si ipotizza che potrebbe essere stato un insetticida o un pesticida mescolato nel cibo. I bambini sono stati colpito da conati di vomito e forti convulsioni dopo il pranzo cucinato a scuola. Alcuni sono morti dopo atroci sofferenze prima di arrivare dall'ospedale. Un padre in lacrime ha raccontato a una tv privata che il figlio "è tornato a casa piangendo in preda a forti dolori allo stomaco". I medici hanno somministrato un antidoto all'atropina, sostanza usata contro i veleni, ma per molti non c'è stato nulla da fare. La cuoca, ricoverata anch'essa con gli stessi sintomi di avvelenamento, ha detto ai giornalisti di aver sentito un "forte odore cattivo" nell'olio di senape usato per friggere. Il pasto, di riso e lenticchie, fa parte di un programma nazionale di assistenza alimentare chiamato "Mid-day Meal Scheme" e che ha l'obiettivo di combattere la malnutrizione che colpisce ben il 47% dei bambini indiani. La polizia ha aperto un'inchiesta per accertare le cause, mentre le autorità del Bihar, uno degli stati più arretrati dell'India, ha annunciato un risarcimento di 200 mila rupie (circa 2.500 euro) ai familiari. Ma il ministro dell'Istruzione P.K. Shahi insinua il sospetto che l'avvelenamento dei bambini avesse lo scopo di gettare discredito sul governo locale. Ha poi affermato che il marito della direttrice della scuola "è vicino a un leader politico". Subito dopo la tragedia alcuni partiti hanno inscenato manifestazioni di protesta contro il "chief minister" Nitish Kumar, un leader emergente nel panorama politico indiano, chiedendo la sua testa. Incidenti del genere sono abbastanza frequenti nelle scuole indiane a causa delle precarie condizioni igieniche delle cucine, di prodotto avariati e soprattutto della mancanza di controlli. Proprio oggi, nel distretto di Madhubani, sempre in Bihar, una cinquantina di scolari sono finiti all'ospedale con un forte mal di pancia dopo aver mangiato a scuola. E' stato poi scoperto che nelle pentole del loro pasto gratuito c'erano delle lucertole morte.

lunedì 15 luglio 2013

Maro', ''molte opzioni'' per interrogare testimoni italiani

"Ci sono molte opzioni sul tavolo" a proposito dell'interrogatorio dei quattro compagni dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. trattenuti in India da oltre 16 mesi per l'uccisione di due pescatori. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri Syed Akbaruddin rispondendo a una domanda dell'ANSA a proposito della possibilità di inviare gli inquirenti indiani in Italia. "Questa è una delle opzioni - ha spiegato - ma ce ne sono diverse altre sul tavolo. Prenderemo una decisione una volta che sarà individuata quale di queste opzioni è compatibile dal punto di vista legale e che sarà ritenuta appropriata dalle autorità investigative". La polizia speciale Nia (National Investigation Authority) aveva richiesto un'audizione in India degli altri quattro fucilieri del team anti pirateria della petroliera Enrica Lexie.

Bangladesh, leader islamico condannato a 90 anni di carcere per crimini di guerra

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La condanna a 90 anni di carcere di un anziano leader islamico per crimini di guerra ha sollevato una nuova ondata di violenze e tensioni in Bangladesh, Paese asiatico nato nel 1971 da una sanguinosa guerra con il Pakistan e che solo da un paio di anni ha riaperto questo doloroso capitolo della sua storia. Il 90enne Ghulam Azam, sulla sedia a rotelle, è stato giudicato colpevole di cinque reati, tra cui omicidio e tortura, da un tribunale speciale chiamato "Tribunale Internazionale dei Crimini" e creato nel 2010 dalla premier Sheik Hasina. Gli è stata risparmiata la pena capitale "per via della sua avanzata età" come hanno spiegato i giudici. Le accuse a suo carico sono basate su oltre 60 massacri documentati sulla stampa dell'epoca. L'accusa lo ha paragonato ad Adolf Hitler, ma lui ha respinto la condanna come "politicamente motivata". La sentenza, contenuta in 243 pagine, è stata accolta con rabbia dal principale partito islamico della Jamat-e-Islami, che lo stesso Azam aveva guidato dal 1969 al 2000 fino al ritiro dalla vita politica. Per protesta, il gruppo ha annunciato per domani uno sciopero nazionale. I disordini erano già scoppiati stamane a Dacca e in diverse città con violenti scontri con la polizia e attacchi vandalici a diversi veicoli in strada. Si sono registrati diversi feriti, tra cui anche dei giornalisti. Sono scesi in strada nella capitale anche i gruppi spontanei del "movimento di piazza Shahbag" che lo scorso febbraio protestarono contro la mancata condanna a morte di Abdul Quader Mollah, un altro leader accusato di gravissimi abusi e mandato all'ergastolo. Quella di Azam è la quinta condanna del tribunale speciale di un appartenente alla Jamaat-e-Islami, che all'epoca si era schierato con il Pakistan contro il movimento indipendentista bengalese. Lo stesso Azam si era opposto alla scissione del Bangladesh dal Pakistan perché contrario a una "divisione tra mussulmani". Secondo stime ufficiali del governo di Dacca, nei nove mesi di durata della guerra morirono circa 3 milioni di persone, mentre circa 10 milioni di persone fuggirono in India.

India, addio al telegramma tra nostalgia e proteste

Dopo 163 anni l'India ha detto addio al telegramma e migliaia di indiani nostalgici hanno affollato gli uffici postali per inviare a parenti e amici un ultimo souvenir di questo ormai obsoleto sistema di comunicazione. Oltre 20 mila telegrammi sono stati spediti ieri a New Delhi e in tutto il Paese prima della chiusura definitiva degli sportelli dedicati a questo servizio. L'ultimo messaggio, poco prima della mezzanotte, e' stato spedito a Rahul Gandhi, il delfino e figlio della leader Sonia Gandhi, da un sostenitore che gli ha augurato "felicità e successo" per la sua carriera politica. La decisione di mettere in soffitta il vecchio e obsoleto telegrafo ha suscitato un grande interesse in India e un'ondata di amarcord nei giornali che hanno pubblicato oggi foto di vecchi strumenti ormai da museo e di anziani impiegati delle Poste commossi fino alla lacrime. Circa un mese fa, la compagnia telefonica pubblica Bsnl che gestiva il servizio, aveva annunciato la sospensione a causa delle forti perdite. Negli anni Ottanta, quando il telegramma era il mezzo di comunicazione piu' popolare e economico, il traffico annuo era di 75 milioni di messaggi. Ma con l'invasione dei telefonini, giunti al traguardo di 900 milioni e di internet (120 milioni di connessioni), era ormai caduto in disuso. Ma non per i sindacati dell'azienda telefonica che hanno duramente protestato contro la decisione. "Il telegramma e' ancora molto utilizzato soprattutto nelle zone rurali", si legge in un comunicato. Erano stati inglesi a introdurre il telegrafo nel 1850, pochi anni dopo l'esperimento del suo inventore Samuel Morse negli Stati Uniti. L'allora Compagnia britannica delle Indie Orientali lo ha usato la prima volta per mettere in comunicazione i suoi uffici di Calcutta con il porto Diamond Harbour, distante una cinquantina di chilometri. Sembra inoltre che abbia avuto un ruolo determinante per la vittoria militare dei britannici nell'ammutinamento del 1857, noto anche come prima guerra di indipendenza indiana.

domenica 14 luglio 2013

Bhutan al voto, trionfa opposizione nel regno himalayano

Il partito al governo in Bhutan, il piccolo regno stretto tra India e Cina dove è nato l'Indice di felicità lorda, ha subito una secca sconfitta nelle elezioni di ieri per il rinnovo dei 47 membri del Parlamento. L'opposizione del Partito democratico del Popolo (Pdp) ha conquistato 32 seggi contro i 15 del rivale Partito per la pace e la prosperità (Druk Phuensum Tshogpa o Dpt) che aveva vinto le elezioni nel 2008, le prime dopo l'abolizione della monarchia assoluta. I dati finali dello spoglio sono stati resi pubblici sul website della Commissione elettorale bhutanese. Secondo gli analisti, si tratta di un risultato a sorpresa influenzato dal malumore popolare dovuto alla crisi nelle relazioni con l'India, potente e tradizionale alleato del regno himalayano di circa 700 mila abitanti. L'opposizione aveva criticato le "aperture" del Dpt alla Cina, poi smentite, e le "false promesse" del cosiddetto 'Indice della Felicita' nazionale'' diventato famoso in tutto il mondo come modello di sviluppo sostenibile. Nel primo round elettorale di maggio che ha preceduto il ballottaggio di ieri, il Dpt aveva conquistato il primo posto. L'affluenza alle urne è stata del 66% e si è svolta in maniera pacifica e ordinata sotto il controllo di osservatori provenienti dall'India e dall'Unione Europea.

sabato 13 luglio 2013

Morto Ottavio Quattrocchi, addio ai misteri dello scandalo Bofors

E' morto a Milano l'uomo d'affari italiano Ottavio Quattrocchi, amico di Sonia Gandhi e coinvolto in un famoso scandalo per corruzione in India. La notizia della morte, avvenuta ieri, è trapelata solo oggi, è stata confermata dalla famiglia ed è stata ripresa stasera con grande risalto dalle televisioni indiana che l'hanno trattata come una "breaking news" Quattrocchi, 72 anni, era accusato dagli inquirenti indiani per lo scandalo dei cannoni svedesi Bofors del 1986 che ha portato alle dimissioni del premier Rajiv Gandhi, marito dell'italo-indiana che guida ora il partito del Congresso. L'India aveva invano tentato di chiedere l'estradizione di Quattrocchi prima alla Malaysia e poi all'Argentina nel 2002, dove era stato arrestato durante una vacanza. Secondo la polizia indiana, l'uomo d'affari italiano, che lavorava per la Snam Progetti a New Delhi, avrebbe "facilitato" la conclusione di un grosso contratto con la svedese Bofors grazie alle sue amicizie personali con i Gandhi: un teorema che non è mai stato provato. Lo scandalo coinvolse anche la moglie Maria e altri uomini di affari indiani. Nel 2011 un tribunale di New Delhi decise che la polizia criminale Cbi poteva chiudere il caso in quanto non era possibile ottenere l'estradizione dall'Italia.

venerdì 12 luglio 2013

Maro', forse inchiesta Nia si chiude ad agosto, poi processo

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NEW DELHI, 12 LUG - Pur con i tempi dell'elefante indiano, la vicenda dei maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India da oltre 16 mesi, sembra aver trovato il bandolo della matassa. ''Tutto indica una volonta' di chiudere l'inchiesta in agosto'' ha detto oggi l'inviato della Presidenza del Consiglio Staffan de Mistura a conclusione della sua missione a New Delhi, la terza dopo la sua nomina decisa agli inizi di maggio. Il diplomatico non se l'e' sentita pero' di azzardare una previsione sulla conclusione del processo. ''I tempi non saranno lunghi, ma è necessario agire con calma e seguendo una strategia chiara che porterà a una soluzione che, come mi è stato detto da parte indiana, sarà equa e rapida'' ha aggiunto commentando l'esito dell'incontro di oggi con il ministro degli Esteri Salman Khurshid. Sullo stesso tono e' intervenuto oggi anche il Segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Garofoli, che dopo aver incontrato alcuni familiari di Massimiliano Latorre, ha ribadito "l'impegno dell'esecutivo a proseguire e intensificare ulteriormente, con determinazione e fiducia, le azioni intraprese per riportare i due militari presto a casa". In pratica e' rimasto soltanto lo scoglio dell'audizione dei quattro fucilieri del team anti pirateria in servizio sulla petroliera Enrica Lexie il 15 febbraio 2012 per completare le indagini e avviare il processo davanti a un 'tribunale ad hoc' composto da un solo giudice e gia' costituito a New Delhi. ''Sono sicuro che troveremo una formula alternativa seguendo alcune procedure formali" ha spiegato De Mistura senza entrare nei particolari, ma sottolineando la ''fermezza'' di Roma contraria a portare in India i quattro testimoni come richiesto dagli inquirenti. E' con sorpresa che solo oggi si e' appreso che Latorre e Girone sono stati sentiti due giorni fa dalla polizia della Nia (National Investigation Agency). L'interrogatorio, che e' stato ''corretto e appropriato'', secondo le parole dell'inviato, e' avvenuto nel piu' completo riserbo, tanto che e' completamente sfuggito alla stampa indiana. Un particolare che e' considerato positivo dopo le ''drammatizzazioni'' dei mesi scorsi. In realta', mercoledi' nel giorno stesso dell'audizione, il premier Enrico Letta ne aveva parlato alla Camera rispondendo ad una interrogazione di Giorgia Meloni (Fdi). ''Tutti i testi indiani sono stati interrogati. E' stato interrogato il comandante della nave ed il suo vice lo sara' fra poco'' aveva detto aggiungendo poi che era stata resa anche la testimonianza di Latorre e Girone ''i cui dettagli sono stati concordati con il collegio di difesa indiano in coordinamento con i nostri avvocati dello stato''. I due maro' hanno dichiarato che ''essi operavano sulla Enrica Lexie come agenti dello Stato nell'ambito di quanto previsto dalla legislazione italiana e dal diritto internazionale consuetudinario e pattizio vigente''. Letta ha poi annunciato che l'Italia sollevera' nuovamente davanti al tribunale ad hoc la questione della giurisdizione, una opzione prevista dalla sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio che aveva sottratto la competenza allo stato del Kerala sull'incidente avvenuto in acque internazionali.

mercoledì 10 luglio 2013

Bollywood, star Shah Rukh Khan ha figlio da madre ''in affitto''

La superstar Shah Rukh Khan, uno dei più celebri e amati attori di Bollywood, ha annunciato la nascita del terzo figlio con il ricorso alla maternità surrogata o "in affitto". Lo riportano oggi i media indiani con grande risalto. Dopo giorni di suspense, Khan e la moglie Gauri hanno confermato le voci della stampa che circolavano da tempo sul loro terzo figlio, chiamato AbRam, venuto alla luce prematuramente, ma ora fuori pericolo. "Nostro figlio è nato da una madre surrogata - si legge in un comunicato - e intendo mantenere il più stretto riserbo su questo aspetto". L'attore ha poi messo a tacere le polemiche dei giorni scorsi smentendo categoricamente di aver "scelto" il sesso del nascituro, una pratica che è proibita in India ma che è diffusa tra le coppie che vogliono avere figli maschi. Da diversi anni, l'India è diventata una meta importante per coloro che cercano a basso prezzo una "madre" adottiva per i nove mesi della gravidanza, una prassi che è vietata in molti Paesi perché solleva problemi etici e giuridici.

martedì 9 luglio 2013

Pakistan, rapporto segreto su Bin Laden svela fallimento servizi segreti

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A distanza di oltre due anni dall'uccisione di Osama Bib Laden, lo spettro del capo di Al Qaida ricompare in un rapporto segreto di una commissione pachistana d'inchiesta creata dopo il clamoroso blitz americano del 2 maggio 2011 nel covo di Abbottabad. Il documento di oltre 330 pagine è basato sull'interrogatorio di circa 200 testimoni, tra cui quello delle tre vedove dello sceicco saudita e dei vertici dei servizi segreti. La versione integrale è stata pubblicata sul sito di Al Jazeera dopo uno scoop del quotidiano pachistano The Dawn. Tra le chicche emerse dai racconti delle donne sopravvissute al raid, c'è quella di una multa per eccesso di velocità presa quando era appena fuggito dall'Afghanistan. Lo sceicco era nella valle di Swat ed era in auto con uno dei suoi fedelissimi, il "corriere" pachistano Ibrahim Saeed Ahmed, detto Al Kuwaiti (perché i suoi genitori erano emigrati in Kuwait). Nel racconto alla commissione, Maryam (moglie di Ibrahim) rivela che non aveva capito chi era "quell'arabo alto e senza barba" e che il consorte aveva subito pagato l'ammenda dopo essere stato fermato dalla polizia. Un altro dettaglio riguarda la vita di Bin Laden come padre e nonno, attento all'istruzione della nidiata di figli e nipoti che abitavano con lui. "OBL (Osama Bin Laden) si occupava personalmente dell'istruzione religiosa dei bambini - si legge - e li sorvegliava quando giocavano". Tra le attività c'era quella di coltivare degli ortaggi "con la messa in palio di semplici premi per chi otteneva il miglior prodotto". I bambini non potevano uscire dal complesso e non potevano giocare con i figli dei due 'corrieri' che abitavano in una parte separata della villa. Un'altra curiosità è che indossava un cappello da cow-boy quando usciva in giardino per la paura di essere intercettato dai satelliti spia. Ma il suo guardaroba era estremamente povero: appena sei "shalwar kamiz" (completo tradizionale pachistano), tre per l'estate e tre per l'inverno. Il resto del rapporto è dedicato a esaminare nel dettaglio la clamorosa "incompetenza" dei vari organismi statali e delle varie intelligence, tra cui il potente servizio segreto militare Isi, che non si è mai accorto della presenza di Bin Laden nella città guarnigione di Islamabad. La commissione d'inchiesta, presieduta dal giudice Javed Iqbal, si chiede come è possibile che il 'corriere' Ibrahim abbia potuto comprare un terreno e costruire una casa (con terzo piano abusivo) con documenti falsi. Il rapporto solleva poi altri quesiti, per esempio sul network di complici legati a Ibrahim e di suo fratello (entrambi uccisi nel blitz Usa) che erano gli unici ad avere accesso a Bin Laden e che lo hanno assistito per diversi anni. Non sono mai stati localizzati, per esempio, gli altri covi a Quetta, Peshawar, Wana, Swat e Karachi usati prima del 2005 dal capo di Al Qaida e dalla sua famiglia e menzionati dalla giovane moglie Amal "detenuta" insieme alle altre per cinque mesi dai servizi pachistani. Sono pesanti interrogativi che probabilmente spiegano perché il governo di Islamabad non abbia voluto rendere pubblico il documento consegnato alla fine dello scorso anno e che solo ora, con un nuovo esecutivo, sia riaffiorato sulla stampa locale

sabato 6 luglio 2013

Pakistan, 700 mila bambini non vaccinati, islamici contro campagne anti polio

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In Pakistan c'é il rischio di una ripresa della poliomielite, un terribile flagello che sopravvive solo in tre Paesi al mondo, a causa delle minacce dei talebani contro le vaccinazioni e della loro fobia anti americana. Quasi 700 mila bambini non sono stati vaccinati nell'ultima operazione sanitaria degli inizi di luglio. Nonostante gli sforzi del governo di Islamabad, delle Nazioni Unite e di benefattori come la Fondazione di Bill e Melinda Gates, la somministrazione dei vaccini anti polio nelle zone più a rischio di contagio, come quelle lungo la frontiera con l'Afghanistan, è in forte ritardo. Oggi un quotidiano, citando cifre governative, ha rivelato che i volontari non sono riusciti a raggiungere il 40% dei bambini che dovevano essere immunizzati dal primo al 3 luglio in 90 distretti. I volontari non hanno infatti accesso ad alcuni dei distretti tribali pashtun considerati altamente pericolosi per il rischio di attacchi, l'ostilità della popolazione e anche le offensive militari di Islamabad. Intere aree come il Nord e Sud Waziristan, dove ci sono le roccaforti dei talebani e di altri gruppi islamici, sono 'off limits' per gli operatori anche se scortati dall'esercito. Dall'inizio dell'anno si stima che 24 volontari siano stati uccisi. L'ultimo incidente è del 16 giugno nel nord-ovest quando uomini armati hanno assassinato due infermieri impegnati in vaccinazioni "porta a porta" in un remoto villaggio del distretto di Swabi. A fine maggio un team era stato attaccato vicino a Peshawar e una donna aveva perso la vita. E a dicembre, cinque volontarie sono state uccise a Karachi e a Peshawar in azioni coordinate. Questo stillicidio di sangue ha causato frequenti sospensioni delle campagne e la difficoltà di reperire i volontari. L'epidemia nel frattempo è dilagata. A metà giugno, un caso di infezione di un neonato di 15 mesi (mai vaccinato) nel distretto di Khyber, ha portato a 17 i nuovi contagi registrati nel 2013. Ben sei di questi provengono da questa regione, dove sorge il famoso valico con l'Afghanistan, e che è inaccessibile agli operatori sanitari per la nutrita presenza dei gruppi islamici. Altra preoccupazione è in Nord Waziristan dove a maggio era stato segnalato un contagio da Poliovirus P1 in un piccolo di nove mesi. Nel 2012 il Pakistan, l'unica nazione ancora colpita oltre all'Afghanistan e alla Nigeria, aveva registrato 58 infezioni, in diminuzione rispetto ai 198 dell'anno prima. Il decremento aveva riacceso le speranze di debellare presto il virus come è successo in India, dove da oltre due anni non sono stati segnalati nuovi casi. Lo scorso anno, i talebani del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) e altri gruppi attivi in Waziristan avevano proibito le vaccinazioni perché "anti islamiche" e anche perché ritenute dei tentativi di spionaggio della Cia. E' ancora vivo nei territori tribali il ricordo del medico pachistano Shakeel Afridi, condannato a 33 anni di carcere, arruolato dall'intelligence Usa per prelevare il dna della famiglia di Osama bin Laden e identificare così il suo covo nella città-guarnigione di Abbottabad, dove è poi stato ucciso nel maggio 2011. E' inoltre diffusa un'assurda credenza secondo la quale i vaccini avrebbero conseguenze sulla fertilità maschile. Ma ci sono voci di dissenso tra i fondamentalisti. Qualche giorno fa, una importante congregazione religiosa di leader spirituali che si chiama Sunni Ittehad Council ha emesso una 'fatwa' (decreto) a favore delle campagne anti polio in cui si dice che i vaccini "non sono sostanze proibite" dal Coranò

Maro', peschereccio St.Antony esiste ancora, ma e' in pessime condizioni

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Foto ANSA - Il peschereccio nel porto di Neemdakara - Kollam

NEW DELHI, 5 LUG - Il peschereccio St. Antony, che contiene degli indizi chiave nell'inchiesta contro i maro', e' ancora nel porto di Neendakara, nello stato indiano meridionale del Kerala, ma e' in pessime condizioni a tal punto che molti fori dei proiettili non sono piu' visibili. Da quanto ha appreso l'ANSA da una fonte sul posto, l'imbarcazione e' stata tirata fuori dall'acqua e si trova sull'arenile a circa 50 metri dalla stazione della polizia del porticciolo dove la sera del 15 febbraio 2012 era arrivata con i due pescatori morti dopo l'incidente con la petroliera Enrica Lexie. Come mostrano alcune immagini in possesso dell'ANSA, lo scafo e' gravemente deteriorato dalle intemperie e dalla pioggia monsonica. Alcune indiscrezioni circolate di recente in Italia indicavano che il relitto era stato distrutto. La barca e' una prova fondamentale per le nuove indagini condotte dalla polizia anti terrorismo della Nia e poi per il processo del ''tribunale ad hoc'' che dovra' giudicare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il peschereccio si trova sotto la custodia della Guardia costiera insieme ad altre barche sequestrate. ''Per avvicinarsi occorre chiedere un permesso - spiega Aneesh Das, reporter dell'edizione locale del quotidiano Indian Express - mentre la cabina e' chiusa da un lucchetto''. Il tettuccio esterno, dove (fino a un anno fa) era visibile il passaggio di un proiettile, e' ancora intatto. Nel giugno dello scorso anno, dopo l'arrivo del monsone estivo, la stampa locale aveva rivelato che il St.Antony stava per affondare nel porticciolo situato nei pressi della citta' di Kollam, chiuso durante la stagione della pioggia. ''La barca, che era gia' molto malmessa prima dell'incidente, si era riempita di acqua - ricorda Aneesh che era stato uno dei giornalisti dello scoop - e quando la polizia aveva cercato di tirarla fuori, la prua si era insabbiata. Dopo alcuni sforzi inconcludenti, gli agenti avevano chiesto l'aiuto del proprietario Freddie Bosco. Sono state chiamate delle persone competenti che erano riusciti a sollevare lo scafo e a portarlo sulla riva dove si trova ora''. Il peschereccio era stato dissequestrato il 10 maggio del 2012 in seguito a una petizione di Freddie che voleva tornare a lavorare in mare. Un tribunale locale chiamato ''chief judicial magistrate court'' di Kollam gli aveva permesso di usare l'imbarcazione ma a condizione che non fossero manomesse le preziose prove, cioe' i segni dell'impatto dei proiettili. ''Intimorito dalle condizioni imposte dei giudici e anche perche' il motore non funzionava piu' - racconta ancora il giornalista - Freddie aveva preso le reti e altro materiale a bordo e aveva abbandonato la barca'. Sembra poi che ''nessuno voleva lavorare piu' su quel peschereccio dopo quello che era successo''. Da allora il pescatore e' tornato nel suo villaggio, nei pressi di Kanyakumari, nello stato del Tamil Nadu. Secondo Aneesh (che lo ha sentito al telefono di recente) vorrebbe comprare una nuova barca, ma non ha abbastanza soldi nonostante il risarcimento di 25 mila euro ottenuto dal governo italiano. Parte di questo denaro sarebbe infatti stati speso per pagare gli avvocati. Anche gli altri otto compagni di pesca sopravvissuti, Kinserian L, Martin D, Hilari S, Franics P, Clement Y, Johnson B, Muthappan T and Michael Antony, si trovano in Tamil Nadu e da allora non si sono piu' avventurati in alto mare. ''Freddie mi ha detto che pescano all'amo lungo la costa e che guadagnano molto poco'' conclude il reporter indiano.

mercoledì 3 luglio 2013

Maro', India auspica ''soluzione al piu' presto'', ma rimane stallo su interrogatori testi chiave

L'India auspica che il caso dei marò trattenuti a New Delhi "si risolva al più presto" per evitare che si ripercuota sulle relazioni bilaterali tra New Delhi e Roma. Rispondendo a una domanda dell'ANSA oggi durante un incontro con i giornalisti, il portavoce del ministero degli Esteri ha commentato il ritardo nell'inchiesta sui due fucilieri accusati dell'omicidio di due pescatori il 15 febbraio 2012. Dall'avvio delle indagini della polizia antiterrorismo della Nia (National Investigation Agency) sono trascorsi 90 giorni, ma non ci sono ancora indicazioni su quando inizierà il processo del 'tribunale ad hoc' costituito in base alla sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio. Gli investigatori devono infatti completare gli interrogatori dei testimoni italiani, in particolare dei quattro commilitoni del team anti pirateria che erano a bordo della petroliera Enrica Lexie con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Da quanto si è appreso ci sarebbe un disaccordo fra India e Italia sul luogo e sulle modalità dell'interrogatorio che sta causando ritardi nella chiusura delle indagini. Interpellato a proposito, il portavoce Syed Akbaruddin ha detto che spetta al governo italiano "facilitare" la messa a disposizione dei testimoni "che fra l'altro sono anche impiegati dello Stato". "Noi possiamo soltanto fare una richiesta" ha aggiunto. Akbaruddin ha poi ribadito la disponibilità di Delhi a "lavorare con l'Italia per cercare di raggiungere una soluzione compatibilmente con il nostro sistema giudiziario". La scadenza dei tre mesi per la presentazione dei capi di accusa è una prassi prevista dal Codice di procedura penale indiano, ma non è chiaro se si applica anche alla nuova inchiesta condotta dagli investigatori della Nia. Durante una udienza della Corte Suprema lo scorso 16 aprile, l'avvocato dello Stato indiano aveva promesso ai giudici una rapida inchiesta in 60 giorni di tempo. Lo stallo nelle indagini è stato riconosciuto anche dall'inviato del governo Staffan de Mistura durante la sua ultima missione a New Delhi. "Ci sono stati dei ritardi nell'inchiesta - ha indicato - causati da discussioni necessarie per definire le modalità dell'utilizzazione dei testimoni". Fra questi i quattro marò (Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte) che le autorità indiane vorrebbero ascoltare a New Delhi. Una ipotesi che però non piace al governo italiano. "Non posso entrare nei particolari di questo perché stiamo ancora discutendo - aveva spiegato De Mistura - ma certo ci sembra che un loro interrogatorio possa essere fatto anche in Italia".

domenica 30 giugno 2013

India, Facebook censura foto asceta gianista nudo

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Dopo le Femen e le mamme che allattano, Facebook se la prende con i monaci giainisti dell'India che vivono nudi secondo i precetti della loro antica religione. Il popolare sito internet ha bloccato l'account di un giovane di 23 anni che aveva pubblicato sulla sua pagina la fotografia "senza veli" di un famoso asceta, Muni Shri Punyanandi, con la scusa che era "oscena" e "offensiva", probabilmente scambiandola per materiale pornografico. L'accesso è stato poi ripristinato una volta chiarito l'equivoco, ma la decisione di Facebook ha scatenato un coro di proteste della comunità religiosa che conta circa 10 milioni di fedeli nel mondo e che si ispira a una forma estrema di non violenza e di assoluto rispetto per tutte le forme viventi. "Circa 12 ore dopo aver caricato le foto ho ricevuto un messaggio da Facebook che mi informava che il mio account era stato bloccato e mi chiedeva di rimuovere le immagini di nudi", ha detto Anshul Jain Rara, che abita nello stato orientale del Chhattisgarh, intervistato da un quotidiano indiano. Lui e la sua famiglia sono devoti del monaco che appartiene alla setta dei Digambara ('vestiti di cielò in sanscrito), la più radicale delle due correnti del giainismo, contraria al possesso di qualsiasi oggetto, compresi gli indumenti. Dopo aver saputo della censura, alcuni rappresentanti sono andati su tutte le furie e hanno accusato il social network di "ignoranza" e di "totale incomprensione" delle pratiche giainiste. Un dirigente locale dell'associazione religiosa Digambar Jain Mahasabha ha chiesto pubbliche scuse e ha perfino minacciato azioni legali. Ma per ora non ci sono state reazioni da parte del sito di Mark Zuckerberg già nella bufera per aver oscurato la pagina del gruppo femminista Femen, le foto di mamme a seno nudo e quelle di mastectomie. Il giainismo è una delle tre religioni indiane insieme all'induismo e al buddhismo. Il suo fondatore Mahavir è contemporaneo del Buddha. I monaci della setta Digambara vivono nudi (solo gli uomini) e indossano una mascherina per evitare di ingoiare microrganismi. Spesso si vedono camminare scalzi nelle vie cittadine circondati da seguaci. L'unico loro possesso è una brocca d'acqua e un piumino per respingere gli insetti, e ricevono il cibo direttamente in mano e dormono per terra. Il loro è un ascetismo "estremo", come lo è la loro dieta strettamente vegetariana. Anche una setta di santoni indù, i Naga Sadhu, vivono nudi e coperti di cenere, ma sono visibili soltanto in occasione di celebrazioni come il Khumb Mela. La nudità dei monaci giainisti spesso crea problemi di ordine pubblico. Anche se la società indiana è largamente tollerante in materia di pratiche religiose, si sono verificati diversi incidenti. Spesso è necessaria la scorta della polizia quando attraversano i centri urbani nel loro continuo peregrinare. E' successo a Bangalore, il polo informatico indiano, che è un punto di passaggio obbligato per gli asceti diretti a Shravanabelgola, il santuario giainista più famoso nel sud dell'India. In alcuni casi, il centralino delle forze dell'ordine è stato inondato di chiamate di cittadini allarmati dopo aver visto "uomini nudi" camminare in strada.

martedì 30 aprile 2013

L'India festeggia i 100 anni di Bollywood

L'India festeggia in questi giorni i 100 anni del cinema di Bollywood, la piu' grande industria cinematografica del mondo. Con i suoi mille film all'anno, sei milioni di persone impiegate, le popolari colonne sonore e le superstar adorate come delle divinita' induiste, il grande schermo ha un'enorme influenza sulla societa' indiana. Ed e' diventato ora anche uno strumento di diplomazia 'soft power' del gigante asiatico nelle relazioni internazionali.
Il centenario ricorre il 3 maggio, quando nel 1913 a Mumbai fu presentato per la prima volta un film muto prodotto da D.G. Phalke, noto come 'il padre del cinema indiano'. Allora non c'era ancora Bollywood, un nomignolo che indica il cinema hindi di Mumbai (antica Bombay) e che e' emerso solo negli anni Settanta, quando la produzione cinematografica indiana ha superato quella di Hollywood. La pellicola d'esordio si intitola 'Raja Harishchandra' e racconta la leggenda di un re descritta in uno dei libri sacri dell'induismo. Fu presentata al cinema Coronation dell'allora Bombay e fu un grande successo. Negli anni successivi furono lanciati diversi film muti, in particolare a Madras (attuale Chennai), la patria del cinema in lingua tamil famosa come 'Tollywood'.
Sono diversi gli appuntamenti organizzati dal ministero delle Comunicazioni per le celebrazioni dell'importante anniversario, iniziate gia' un anno fa e che culmineranno venerdi' con la consegna di un'onorificenza del presidente della Repubblica all'attore Pran, 'antieroe' dell'epoca d'oro di Bollywood. In questi giorni a New Delhi e' in corso un festival nel quale sono stati proiettati alcuni capolavori classici, come il film muto del 1929 'The Trow of Dice' del regista tedesco Franz Osten, che e' la prima collaborazione indo-europea, accanto a recenti successi come la saga 'Gangs of Wasseypur' del ribelle e idolo giovanile Anurag Kashyap. Nella sua lunga e fortunata storia, il cinema indiano ha dovuto fare i conti con la presenza della censura, soprattutto per quanto riguarda le scene 'ose'' e quelle che rischiano di alimentare tensione tra le comunita' religiose.
Una sezione del festival, 'Cut-Uncut', e' stata dedicata alle versioni inedite di pellicole famose finite sotto la scure delle autorita' di vigilanza. Il primo bacio 'censurato' risale al 1933, nel film 'Karma' con Himanshu Rai e Devika Rani. Ancora oggi le scene di sesso sono al bando e se ci sono labbra che si sfiorano il film e' classificato 'per adulti'. Bollywood sara', inoltre, 'special guest' al 66/o festival di Cannes (15-26 maggio) con quattro cortometraggi ('Mumbai Talkies') dedicati al centenario.
Tra le iniziative in India c'e' anche l'apertura di un Museo Nazionale del Cinema, che sara' ospitato in un edificio storico, il Gulhan Mahal di Mumbai dove ci sara' un'esposizione di attrezzature d'epoca e di cartelloni. Un'anteprima del materiale e' in mostra nel foyer del festival di New Delhi insieme a pannelli multimediali che ripercorrono le varie tappe della storia del cinema indiano, dal primo spettacolo dei fratelli Lumiere a Mumbai nel 1896 e al primo film sonoro 'Alam Ara' del 1931, fino al primo successo di botteghino, 'Kismet', nel 1945, in piena seconda guerra mondiale, con la star Ashok Kumar. E' l'inizio della tradizione bollywoodiana 'masala' fatta di 'cattivi', dell'immancabile dramma dell'eroina che rimane incinta e degli intermezzi musicali con i balletti.