In questi giorni l'India si trova a dover combattere su due fronti: la guerriglia maoista sul versante orientale e l'insurrezione nel Kashmir sul fronte occidentale. I ribelli ''naxaliti'', nome col quale sono conosciuti i maoisti, hanno di nuovo sfidato il governo oggi con la proclamazione di uno sciopero generale dopo il massacro di ieri di 26 agenti paramilitari.
Nella vallata himalayana contesa tra India e Pakistan e' di nuovo esplosa la rabbia contro il governo di New Delhi e la repressione militare. Nell'ultimo mese, 11 giovani, tra cui un bambino di nove anni, sono stati uccisi dalle forze dell'ordine
che hanno risposto alle sassaiole con i fucili. Il coprifuoco e'
in vigore in sette citta', mentre rimane bloccato l'invio di sms. Proprio oggi, nei pressi della capitale estiva di Srinagar, e' iniziato un pellegrinaggio religioso hindu' a una grotta dove si venera il dio Shiva.
Secondo alcuni, le violenze sono state organizzare per ''scoraggiare'' le migliaia di fedeli induisti che nei prossimi due mesi arriveranno nella vallata musulmana scortati da un imponente sistema di sicurezza. Secondo il ministro degli
interni, Palaniappan Chidambaram, l'uomo ''forte'' del governo
di Manmohan Singh, la nuova rivolta kashmira e' stata ''fomentata da forze anti nazionali legate alla Lashkar-e-Taiba'' (Let) come ha detto stasera a giornalisti. A
sostegno della sua tesi ha anche aggiunto che la Let (organizzazione clandestina pachistana accusata dell'attentato di Mumbai del 2008) e' ''attiva'' in particolare nella citta' di Sopore, a nord di Srinagar, dove venerdi' scorso sono iniziate
le proteste in seguito all'uccisione di due sospetti militanti.
Sempre stasera il premier Singh ha tenuto un vertice dei responsabili della sicurezza per discutere dell'emergenza in Kashmir, da cui e' emerso un richiamo alle forze dell'ordine sull'uso eccessivo della forza contro i dimostranti.
Sul fronte dei maoisti, considerati dallo stesso Singh ''una
delle piu' gravi minacce alla sicurezza'', e' in atto un ''ripensamento'' dell'offensiva militare lanciata l'anno scorso con il pomposo nome di ''caccia verde'' (Green Hunt). Da allora centinaia di soldati sono caduti in imboscate tese dai ribelli, in particolare nello stato centrale del Chhattisgarh, popolato
da comunita' tribali e ricoperto da insidiose giungle. L'agguato di lunedi' contro un plotone che stava tornando da un pattugliamento nel distretto di Narayampur e' costato la vita a 26 agenti. Nello scontro sono morti anche 15 maoisti, secondo la
polizia. E' il terzo attacco in pochi mesi dopo il massacro lo scorso aprile di 76 soldati uccisi ''di sorpresa'' da centinaia di guerriglieri usciti dalle foreste. La facilita' di questi recenti attacchi ha sollevato molte polemiche
sull'impreparazione delle forze paramilitari e sulle strategie di lotta contro i maoisti che godono del pieno sostegno della popolazione locale risentita per lo sfruttamento delle ricche risorse minerarie da parte della grande industria.
mercoledì 30 giugno 2010
giovedì 24 giugno 2010
INDIA-PAKISTAN: INTESA SU ANTI TERRORISMO, RIPARTE DIALOGO
India e Pakistan hanno deciso di rafforzare la cooperazione in materia di anti terrorismo e di "impedire" che altri attentati possano bloccare di nuovo il
processo di pace come successo dopo le stragi di Mumbai del 2008. E' questo il principale risultato del colloquio avvenuto oggi a Islamabad tra il sottosegretario agli esteri indiano Nirupama Rao e il suo omologo pachistano Salman Bashir.
Si è trattato del primo round positivo di negoziati dopo l'ultimo tentativo di 4 mesi fa che non aveva portato nessun passo in avanti. I due diplomatici hanno anche preparato il terreno per l'incontro tra i due ministri degli esteri, S.M. Krishna e Shah Mehmud Qureshi previsto il prossimo 15 luglio e che dovrebbe segnare la ripresa dell'intero processo di pace. In una conferenza stampa congiunta, la prima dopo l'attacco di Mumbai, la Rao ha detto che "sono state discusse le modalità per ristabilire un clima di fiducia reciproca al fine di proseguire un serio e fruttuoso dialogo". Per il governo di New Delhi, che aveva congelato ogni rapporto chiedendo più severità contro i gruppi terroristi, si tratta di una svolta significativa che era già stata anticipata dal breve incontro tra i premier Manmohan Singh e Yousuf Raza Gilani a margine di un vertice regionale in Bhutan lo scorso aprile.
Sullo scottante argomento dell'integralismo islamico, Bashir ha detto "che non daremo ai terroristi l'occasione di dividere i nostri Paesi" e ha aggiunto di essere ottimista sui risultati positivi che potranno derivare dal vertice di luglio tra i due capi delle diplomazie.
processo di pace come successo dopo le stragi di Mumbai del 2008. E' questo il principale risultato del colloquio avvenuto oggi a Islamabad tra il sottosegretario agli esteri indiano Nirupama Rao e il suo omologo pachistano Salman Bashir.
Si è trattato del primo round positivo di negoziati dopo l'ultimo tentativo di 4 mesi fa che non aveva portato nessun passo in avanti. I due diplomatici hanno anche preparato il terreno per l'incontro tra i due ministri degli esteri, S.M. Krishna e Shah Mehmud Qureshi previsto il prossimo 15 luglio e che dovrebbe segnare la ripresa dell'intero processo di pace. In una conferenza stampa congiunta, la prima dopo l'attacco di Mumbai, la Rao ha detto che "sono state discusse le modalità per ristabilire un clima di fiducia reciproca al fine di proseguire un serio e fruttuoso dialogo". Per il governo di New Delhi, che aveva congelato ogni rapporto chiedendo più severità contro i gruppi terroristi, si tratta di una svolta significativa che era già stata anticipata dal breve incontro tra i premier Manmohan Singh e Yousuf Raza Gilani a margine di un vertice regionale in Bhutan lo scorso aprile.
Sullo scottante argomento dell'integralismo islamico, Bashir ha detto "che non daremo ai terroristi l'occasione di dividere i nostri Paesi" e ha aggiunto di essere ottimista sui risultati positivi che potranno derivare dal vertice di luglio tra i due capi delle diplomazie.
Sri Lanka sfida l'Onu, niente visto per la commissione d'indagine su crimini di guerra
Il governo srilankese non intende rilasciare i visti di ingresso ai tre esperti dell'Onu incaricati di far luce su quanto successo lo scorso anno nell'ultima fase dell'offensiva militare contro le Tigri Tamil. Lo ha detto il ministro degli esteri G.L. Peiris ai media locali. ''Non concederemo alcun permesso di entrata perche' pensiamo che non ne abbiamo bisogno'' ha detto. Il comitato presieduto dall'ex giudice indonesiano Marzuki Darusman, e' stato incaricato dal segretario generale Ban ki-Moon di verificare gli impegni presi dal governo sri lankese in merito alle denuncie di abusi contro i tamil. Ha quindi soltanto un ruolo consultivo e prevede indagini o interviste in loco.
Il governo del presidente Mahinda Rajapaksa si era duramente opposto a un intervento delle Nazioni Unite smentendo le accuse di violazioni dei diritti umani e nominando una propria commissione il mese scorso per verificare eventuali crimini commessi durante gli ultimi sette anni di guerra.
La decisione di Ban ki-Moon ha sucitato vivaci reazioni da parte delle leadership. Il primo ministro D.M. Jayaratna oggi ha detto che il governo non intende sottomettersi alla pressione internazionale specialmente da paesi ''delusi'' dalla fine della guerra in Sri Lanka, come riferito dal Daily Mirror. Parlando a una funzione militare, il premier ha -precisato che mentre il suo paese ha terminato una guerra con Ltte, altre nazioni stanno ancora lottando per sradicare il terrorismo.
Il conflitto etnico tamil-cingalese, durato tre decenni, ha causato circa 100 mila morti e devastato il nord e nord est dell'isola. Ma l'ultimo assalto contro i ribelli delle Tigri, asserragliati in pochi chilometri quadrati, sarebbe stato particolarmente cruento. Stime dell'Onu riferiscono di 7 mila civili morti nella fase finale della battaglia che ha causato un esodo della popolazione tamil ''rinchiusa'' in campi di internamento gestiti dai militari.
Il governo del presidente Mahinda Rajapaksa si era duramente opposto a un intervento delle Nazioni Unite smentendo le accuse di violazioni dei diritti umani e nominando una propria commissione il mese scorso per verificare eventuali crimini commessi durante gli ultimi sette anni di guerra.
La decisione di Ban ki-Moon ha sucitato vivaci reazioni da parte delle leadership. Il primo ministro D.M. Jayaratna oggi ha detto che il governo non intende sottomettersi alla pressione internazionale specialmente da paesi ''delusi'' dalla fine della guerra in Sri Lanka, come riferito dal Daily Mirror. Parlando a una funzione militare, il premier ha -precisato che mentre il suo paese ha terminato una guerra con Ltte, altre nazioni stanno ancora lottando per sradicare il terrorismo.
Il conflitto etnico tamil-cingalese, durato tre decenni, ha causato circa 100 mila morti e devastato il nord e nord est dell'isola. Ma l'ultimo assalto contro i ribelli delle Tigri, asserragliati in pochi chilometri quadrati, sarebbe stato particolarmente cruento. Stime dell'Onu riferiscono di 7 mila civili morti nella fase finale della battaglia che ha causato un esodo della popolazione tamil ''rinchiusa'' in campi di internamento gestiti dai militari.
martedì 22 giugno 2010
BANGLADESH: SCIOPERO DEL TESSILE, FABBRICHE RIAPRONO
Riapriranno domani 700 fabbriche tessili del distretto di Ashulia, alla periferia di Dacca, chiuse in seguito a una massiccia protesta organizzata ieri dai lavoratori per chiedere aumenti salariali.
La produzione, destinata alle grandi catene d'abbigliamento occidentali, era stata sospesa dopo uno sciopero sfociato ieri in atti vandalici e in violenti scontri con la polizia.
Secondo quanto riferisce 'The Daily Star' sulla sua edizione on line, la decisione di riaprire i cancelli e' stata presa dopo un incontro risolutore tra industriali, governo, sindacati e forze dell'ordine. ''Abbiamo deciso di riprendere la produzione dopo che il governo ci ha promesso di garantirci la sicurezza'' ha detto ai giornalisti Abdul Salam Murshedy, presidente della Associazione dei produttori e esportatori di abbigliamento del Bangladesh (Bgmea).
Gli industriali avevano minacciato la chiusura a tempo indeterminato delle fabbriche sollevando una rivolta da parte degli operai. Il distretto di Ashulia impiega centinaia di migliaia di lavoratori, soprattutto donne.
I rappresentanti della Bgmea hanno chiesto alle autorita' di identificare i capi della protesta e di espellere dai sindacati coloro che hanno saccheggiato gli impianti e vandalizzato diverse auto. Negli scontri di ieri circa 200 persone sono rimaste ferite.
Gli operai chiedono un aumento dello stipendio mensile minimo a 5000 taka (circa 70 dollari). Il ministro del lavoro Khandaker Mosharraf Hossain ha promesso di rivedere il tetto minimo garantito entro la fine di luglio.
Il polo industriale di Ashulia, a una trentina di chilometri a nord dalla capitale, e' uno dei principali centri della produzione tessile, un settore che impiega 3,5 milioni di addetti e che e' largamente dedicato all'esportazione.
La produzione, destinata alle grandi catene d'abbigliamento occidentali, era stata sospesa dopo uno sciopero sfociato ieri in atti vandalici e in violenti scontri con la polizia.
Secondo quanto riferisce 'The Daily Star' sulla sua edizione on line, la decisione di riaprire i cancelli e' stata presa dopo un incontro risolutore tra industriali, governo, sindacati e forze dell'ordine. ''Abbiamo deciso di riprendere la produzione dopo che il governo ci ha promesso di garantirci la sicurezza'' ha detto ai giornalisti Abdul Salam Murshedy, presidente della Associazione dei produttori e esportatori di abbigliamento del Bangladesh (Bgmea).
Gli industriali avevano minacciato la chiusura a tempo indeterminato delle fabbriche sollevando una rivolta da parte degli operai. Il distretto di Ashulia impiega centinaia di migliaia di lavoratori, soprattutto donne.
I rappresentanti della Bgmea hanno chiesto alle autorita' di identificare i capi della protesta e di espellere dai sindacati coloro che hanno saccheggiato gli impianti e vandalizzato diverse auto. Negli scontri di ieri circa 200 persone sono rimaste ferite.
Gli operai chiedono un aumento dello stipendio mensile minimo a 5000 taka (circa 70 dollari). Il ministro del lavoro Khandaker Mosharraf Hossain ha promesso di rivedere il tetto minimo garantito entro la fine di luglio.
Il polo industriale di Ashulia, a una trentina di chilometri a nord dalla capitale, e' uno dei principali centri della produzione tessile, un settore che impiega 3,5 milioni di addetti e che e' largamente dedicato all'esportazione.
martedì 8 giugno 2010
SRI LANKA: TIGRI TAMIL ANCORA ATTIVE, PREMIER
Il primo ministro srilankese D.M. Jayaratne ha detto oggi che il movimento separatista delle Tigri Tamil potrebbe rinascere grazie all'aiuto di sostenitori che vivono all'estero. E' quanto riportano i media locali citando alcune dichiarazioni del premier al parlamento di Colombo. ''Le associazioni estere dell'Esercito di liberazione delle Tigri tamil (Ltte) non hanno mai rinunciato al loro sogno di avere uno stato separato'' ha detto Jayaratne. Dopo la sconfitta militare dello scorso i ribelli ''si stanno di nuovo raggruppando'' ha continuato aggiungendo che ''nel mese di maggio 77 sospetti militanti Ltte sono stati catturati''. In particolare, i separatisti sarebbero attivi nel nord e nord est dell'isola dove migliaia di sfollati stanno ritornando nelle loro case dopo mesi di ''detenzione'' nei campi di accoglienza organizzati dai militari.
Le preoccupazioni del governo relative a una recrudescenza della guerriglia, ha indotto il parlamento a votare l'estensione di un altro mese dello stato di emergenza e delle leggi speciali antiterrorismo.
Intanto da stasera e' atteso in India il presidente Mahinda Rajapaksa per una visita ufficiale che sara' dedicata soprattutto a discutere della ricostruzione e dei diritti della minoranza tamil. Il suo arrivo e' stato preceduto da proteste di massa nello stato meridionale del Tamil Nadu dove la polizia ha arrestato centinaia di attivisti pro-tamil, tra cui il dirigente di un partito locale.
Le preoccupazioni del governo relative a una recrudescenza della guerriglia, ha indotto il parlamento a votare l'estensione di un altro mese dello stato di emergenza e delle leggi speciali antiterrorismo.
Intanto da stasera e' atteso in India il presidente Mahinda Rajapaksa per una visita ufficiale che sara' dedicata soprattutto a discutere della ricostruzione e dei diritti della minoranza tamil. Il suo arrivo e' stato preceduto da proteste di massa nello stato meridionale del Tamil Nadu dove la polizia ha arrestato centinaia di attivisti pro-tamil, tra cui il dirigente di un partito locale.
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