Due marinai tedeschi sono stati arrestati e poi rilasciati dietro cauzione in India dopo che la loro nave e' stata coinvolta in un incidente in cui e' morto un pescatore. Il fatto, avvenuto davanti al Tamil Nadu, sulla costa orientale indiana, ricorda da vicino il caso dei due maro' detenuti con l'accusa di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori in Kerala mentre erano in servizio anti pirateria sulla petroliera italiana Enrica Lexie. I due uomini si trovano ora a Chennai e, secondo un portavoce del ministero tedesco degli Esteri, sono assistiti dalle autorita' consolari del loro Paese. La dinamica dell'incidente non e' ancora chiara, come precisa Berlino. Sono infatti in corso le indagini della polizia locale. I due sospetti sono il capitano Albrecht Wolsgang e il suo vice Stephen Hinksoth, responsabili del cargo Grietj, battente bandiera di Antigua e Barbuda. Secondo quanto ricostruito dalla stampa indiana, l'incidente risale al 18 marzo scorso, quando la nave si trovava a 10 miglia nautiche al largo Tamil Nadu, una distanza che rientra nelle acque territoriali indiane (il limite e' di 12 miglia). La nave e' stata accusata di aver urtato prima dell'alba un'imbarcazione di fibra in panne con tre pescatori a bordo. Uno, Anandan, di 45 anni, è caduto in mare ed e' morto. Il suo cadavere è stato ritrovato cinque giorni dopo. Anche un secondo pescatore e' finito in mare, ma e' stato recuperato dal compagno. Un giudice che ha esaminato ieri il dossier ha ordinato l'arresto dei due tedeschi in base alla Sezione 304 (a) del codice penale indiano (morte causata per negligenza), concedendo loro la libertà dietro cauzione. Nel caso dei maro', la polizia keralese aveva citato l'articolo 302 (omicidio) tra i capi di imputazione presentati al tribunale di Kollam che aveva istruito il caso (e che ora non e' piu' competente in base al verdetto della Corte Suprema del 18 gennaio). Subito dopo l'incidente, e' intervenuta la Guardia Costiera che ha bloccato il mercantile e fermato il capitano e il suo vice, entrambi di Monaco di Baviera. Ai due e' stato anche chiesto di consegnare il passaporto e di risiedere al club nautico di Chennai. Secondo la stampa indiana, ci sarebbero pero' dei dubbi sulla responsabilita' del cargo. L'imbarcazione dei pescatori non presenta segni di collisione. Ma una fonte del dipartimento della Marina mercantile sostiene che il Grietj ''era l'unico vascello in quel tratto di mare''. Altro particolare curioso e' che al momento dell'incidente i pescatori stavano riparando un guasto, come hanno raccontato i sopravvissuti. E' emerso anche che l'armatore ha offerto un risarcimento alla famiglia della vittima. Un gesto simile era stato compiuto anche dal governo italiano a favore della moglie del pescatore Jelastine e delle sorelle di Ajesh Pinky, oltre che del proprietario del peschereccio colpito, secondo le accuse, dai proiettili sparati dai maro'
mercoledì 27 marzo 2013
lunedì 25 marzo 2013
Pakistan, Musharraf ritorna nonostante minacce dei talebani
L'ex presidente e "uomo forte" di Islamabad, Pervez Musharraf, è pronto a sfidare le minacce dei talebani di "mandarlo all'inferno" se domani tornerà in Pakistan per partecipare alle elezioni parlamentari dell'11 maggio come ha annunciato. "I mujaheddin dell'Islam hanno preparato una squadra speciale. Ci sono kamikaze, cecchini, squadre d'assalto" ha detto un portavoce del principale gruppo armato islamico del Ttp (Tekrik-e-taleban Pakistan) in un video di sei minuti intitolato "Nishano par nigah Rakhna" ("tieni l'occhio sull'obiettivo") ricevuto dall'ANSA. Nonostante gli avvertimenti, l'ex generale golpista di 69 anni ha dichiarato oggi in un'intervista da Dubai di "non essere intimorito dalle minacce" e "di averci fatto l'abitudine negli ultimi dieci anni". Durante i suoi nove anni di potere, dopo il golpe bianco del 1999, Musharraf ha subito due attentati alla vita da cui è uscito illeso. Nel filmato del Ttp, il portavoce talebano Ihsanullah Ihsan e l'ex militare ed evaso Adnan Rashid accusano l'ex presidente di "aver trasformato il Paese in un campo di battaglia in nome dei dollari degli americani" aggiungendo di "non perdonarlo mai". Nel video si vedono dei kamikaze pronti a entrare in azione sotto la guida dello stesso Rashid, condannato all'impiccagione per un fallito attentato allo stesso Musharraf e rinchiuso nel braccio della morte nel carcere di Bannu da cui è scappato lo scorso anno insieme a centinaia di prigionieri grazie a una spettacolare azione dei talebani. Lo scorso primo marzo, l'ex "rais di Islamabad" aveva annunciato la decisione di ritornare in patria dopo quattro anni di esilio volontario per sostenere la Lega musulmana di tutto il Pakistan (Apml) partito da lui fondato. Ha però escluso una sua candidatura. L'ex militare è indagato in diverse inchieste giudiziarie, tra cui quella dell'assassinio della statista Benazir Bhutto nel 2007. A questo proposito il leader ha ricevuto assicurazioni dalle autorità giudiziarie che non sarà arrestato al suo arrivo a Karachi ma che beneficerà del regime di libertà provvisoria richiesta oggi dalla figlia a un tribunale. Per Human Rights Watch, tuttavia, "l'ex dittatore militare deve essere imprigionato per via dei numerosi abusi commessi quando era al potere" tra cui le leggi speciali del 2007 per soffocare la rivolta dei giudici della Corte Suprema. Oltre alla sua "bestia nera" Nawaz Sharif (ex premier che ha deposto), Musharraf avrà come rivale anche l'ex campione di cricket e latin lover Imran Khan, che proprio oggi a Lahore ha portato in piazza centomila manifestanti in una dimostrazione contro la corruzione.
sabato 23 marzo 2013
mercoledì 20 marzo 2013
Super star di Bollywood andra' in carcere per stragi Mumbai del 1993
Una delle piu' amate superstar di Bollywood, Sanjay Dutt, il ''gangster dal cuore tenero'' di molti film indiani, e' stato condannato oggi a cinque anni di carcere con l'accusa di coinvolgimento nelle stragi di Mumbai del 1993 attribuite alla jihad filo-pachistana. L'attore, che ha 57 anni e oltre 100 film al suo attivo, dovra' consegnarsi alla polizia entro quattro settimane secondo quanto stabilito dai giudici della Corte Suprema, che hanno confermato una precedente condanna riducendola pero' di un anno. Dutt era gia' stato in carcere 18 mesi e quindi dovra' scontare una rimanenza di pena di tre anni e mezzo. La celebrita', figlio d'arte e celebre per i ruoli da ''cattivo'' e da ''macho'', era stato trovato in possesso di un mitragliatore e di un fucile durante un raid della polizia nella sua villa di Mumbai dopo le 12 bombe a catena che devastarono il cuore finanziario della piu' grande metropoli indiana. Disse che le armi servivano per proteggere i genitori dai disordini scoppiati dopo la distruzione di una moschea nella citta' sacra di Ayodhya da parte dei radicali indu'. Fu assolto in primo grado ma condannato a sei anni nel 2006 da uno speciale tribunale antiterrorismo con altri 100 imputati. Passo' 18 mesi in carcere prima di ottenere la liberta' dietro cauzione. Nato dall'unione fra un politico indu' e un'attrice musulmana e con un passato di tossicodipendenza e alcolismo, Dutt e' uno dei piu' controversi personaggi del colorato mondo di Bollywood, ma anche il piu' amato per il suo destino di ''eroe maledetto''. I sospetti di appartenenza alle gang mafiose lo hanno accompagnato per tutta la carriera e gli hanno anche impedito di presentarsi alle ultime elezioni del 2009 per un partito regionale dell'Uttar Pradesh. La sorella e' una parlamentare e oggi e' scoppiata in lacrime alla notizia della sentenza. ''Ho gia' sofferto per 20 anni e sono stato in carcere per 18 mesi, ora vogliono che soffra di piu' e sono pronto a farlo'', ha detto aggiungendo di essere addolorato dal fatto che ''anche mia moglie e i miei tre figli saranno puniti''. L'attore ha poi promesso di completare il film che stava girando, ovvero il terzo sequel della serie di ''Munna Bhai'', uno dei suoi maggiori successi, storia di un temibile boss che diventa pacifista dopo apparizioni del Mahatma Gandhi. Con questa sentenza la Corte Suprema ha detto l'ultima parola sui sanguinosi attentati che causarono la morte di 257 persone, opera di un'alleanza fra la mafia di Mumbai e i gruppi estremisti islamici sospettati di essere legati a servizi segreti pachistani. In particolare, i giudici hanno confermato la pena di morte per il boss Yacub Memon, fratello del super ricercato ''Tiger'' Memon, che secondo i servizi segreti si nasconde a Karachi, in Pakistan.
venerdì 15 marzo 2013
martedì 12 marzo 2013
lunedì 4 marzo 2013
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