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Un giovane regista indo americano, Raj Amit Kumar, ha lanciato una campagna contro la censura in India che ha bloccato l'uscita del suo film "Unfreedom" ('assenza di libertà') in cui si raccontano due storie parallele di una ragazza lesbica di New Delhi e di un terrorista islamico di New York. In un video su Youtube, l'artista rivolge un appello a firmare una petizione da inviare al primo ministro indiano Narendra Modi per chiedere che venga rispettata la libertà di pensiero e di espressione.
Il film, che uscirà nelle sale americane il 29 maggio, è stato censurato di recente dal Central Board of Certification (CBFC), l'autorità che autorizza il rilascio delle opere cinematografiche. In un primo tempo, l'ente aveva 'tagliato' alcune scene di sesso, poi di fronte al rifiuto del regista di accettare i tagli, ha deciso di censurare l'intera pellicola. "Noi registi siamo trattati come criminali - dice Kumar - perché ogni volta dobbiamo provare la nostra innocenza davanti a una commissione che decide che cosa un miliardo e passa di persone può guardare". Il regista è convinto che la libertà di pensiero e di espressione sia "il più importante dei diritti" e che "tutti dovrebbero battersi con ogni mezzo contro la censura". Il film, che è il suo primo lavoro, racconta la storia di una lesbica che si oppone al matrimonio combinato dai genitori e che scappa con la sua amante. Parallelamente, un fondamentalista islamico sequestra un mussulmano liberale per metterlo a tacere. Si tratta di due temi, la libertà sessuale e religiosa, che sono ancora tabù per la società indiana e per alcune frange radicali indù vicine al partito di governo del Bjp. La nuova polemica giunge dopo la censura del documentario "India's Daughter', della regista britannica Leslee Udwin, dedicato allo stupro della studentessa di New Delhi nel dicembre 2012 e che doveva essere trasmesso l'8 marzo, ma è stato oscurato a causa di un'intervista shock di uno dei violentatori realizzata nel carcere di Tihar.
Un giovane regista indo americano, Raj Amit Kumar, ha lanciato una campagna contro la censura in India che ha bloccato l'uscita del suo film "Unfreedom" ('assenza di libertà') in cui si raccontano due storie parallele di una ragazza lesbica di New Delhi e di un terrorista islamico di New York. In un video su Youtube, l'artista rivolge un appello a firmare una petizione da inviare al primo ministro indiano Narendra Modi per chiedere che venga rispettata la libertà di pensiero e di espressione.
Il film, che uscirà nelle sale americane il 29 maggio, è stato censurato di recente dal Central Board of Certification (CBFC), l'autorità che autorizza il rilascio delle opere cinematografiche. In un primo tempo, l'ente aveva 'tagliato' alcune scene di sesso, poi di fronte al rifiuto del regista di accettare i tagli, ha deciso di censurare l'intera pellicola. "Noi registi siamo trattati come criminali - dice Kumar - perché ogni volta dobbiamo provare la nostra innocenza davanti a una commissione che decide che cosa un miliardo e passa di persone può guardare". Il regista è convinto che la libertà di pensiero e di espressione sia "il più importante dei diritti" e che "tutti dovrebbero battersi con ogni mezzo contro la censura". Il film, che è il suo primo lavoro, racconta la storia di una lesbica che si oppone al matrimonio combinato dai genitori e che scappa con la sua amante. Parallelamente, un fondamentalista islamico sequestra un mussulmano liberale per metterlo a tacere. Si tratta di due temi, la libertà sessuale e religiosa, che sono ancora tabù per la società indiana e per alcune frange radicali indù vicine al partito di governo del Bjp. La nuova polemica giunge dopo la censura del documentario "India's Daughter', della regista britannica Leslee Udwin, dedicato allo stupro della studentessa di New Delhi nel dicembre 2012 e che doveva essere trasmesso l'8 marzo, ma è stato oscurato a causa di un'intervista shock di uno dei violentatori realizzata nel carcere di Tihar.