martedì 14 aprile 2015

Cinema: censurato Unfreedom, storia di lesbiche e di terroristi

 Su ANSA
 Un giovane regista indo americano, Raj Amit Kumar, ha lanciato una campagna contro la censura in India che ha bloccato l'uscita del suo film "Unfreedom" ('assenza di libertà') in cui si raccontano due storie parallele di una ragazza lesbica di New Delhi e di un terrorista islamico di New York. In un video su Youtube, l'artista rivolge un appello a firmare una petizione da inviare al primo ministro indiano Narendra Modi per chiedere che venga rispettata la libertà di pensiero e di espressione.

Il film, che uscirà nelle sale americane il 29 maggio, è stato censurato di recente dal Central Board of Certification (CBFC), l'autorità che autorizza il rilascio delle opere cinematografiche. In un primo tempo, l'ente aveva 'tagliato' alcune scene di sesso, poi di fronte al rifiuto del regista di accettare i tagli, ha deciso di censurare l'intera pellicola. "Noi registi siamo trattati come criminali - dice Kumar - perché ogni volta dobbiamo provare la nostra innocenza davanti a una commissione che decide che cosa un miliardo e passa di persone può guardare". Il regista è convinto che la libertà di pensiero e di espressione sia "il più importante dei diritti" e che "tutti dovrebbero battersi con ogni mezzo contro la censura". Il film, che è il suo primo lavoro, racconta la storia di una lesbica che si oppone al matrimonio combinato dai genitori e che scappa con la sua amante. Parallelamente, un fondamentalista islamico sequestra un mussulmano liberale per metterlo a tacere. Si tratta di due temi, la libertà sessuale e religiosa, che sono ancora tabù per la società indiana e per alcune frange radicali indù vicine al partito di governo del Bjp. La nuova polemica giunge dopo la censura del documentario "India's Daughter', della regista britannica Leslee Udwin, dedicato allo stupro della studentessa di New Delhi nel dicembre 2012 e che doveva essere trasmesso l'8 marzo, ma è stato oscurato a causa di un'intervista shock di uno dei violentatori realizzata nel carcere di Tihar.

giovedì 9 aprile 2015

Pakistan: scarcerato 'ideologo' strage Mumbai, India protesta

 Su ANSA
Il Pakistan ha scarcerato oggi un leader islamico, Zakiur Rehman Lakhvi, considerato dall'India come il 'macellaio di Mumbai' per il suo coinvolgimento nelle stragi del novembre 2008 nella metropoli indiana, in cui morirono 166 persone, tra cui anche un italiano. Il 55enne comandante della Lashkar-e-Taiba (Armata dei Puri o LeT), uno dei gruppi armati più attivi in Pakistan, ha lasciato la prigione di Rawalpindi dopo che un tribunale di Lahore ieri ha disposto la liberazione per insufficienza di prove. La notizia ha mandato su tutte le furie New Delhi che da anni chiede che Lakhvi e altri sette sospetti siano processati. Il governo indiano ha contattato in serata il ministero degli Esteri pachistano per esprimere la sua 'grave preoccupazione'. Il ministro degli Interni, Rajnath Singh, ha definito come "increscioso e deludente" la decisione di liberare il leader della LeT. Per ora il premier Narendra Modi, impegnato in una visita a Parigi, prima tappa di un lungo tour che comprende Francia, Germania e Canada, non si è pronunciato. Un commento è invece arrivato dal presidente francese Francois Hollande secondo il quale la scarcerazione "non è una buona notizia per il mondo". C'è il rischio che la decisione della giustizia pachistana possa creare una nuova crisi tra le due potenze nucleari che dopo le tensioni sul confine del Kashmir dello scorso anno hanno nuovamente sospeso i negoziati di pace. In realtà, i giudici gli avevano concesso a Lakhvi la libertà provvisoria il 10 dicembre, ma le autorità locali della provincia del Punjab avevano deciso di trattenerlo in carcere per ragioni di ordine pubblico. Il 14 marzo era stato arrestato nuovamente, ma la detenzione è stata impugnata dai suoi legali presso l'Alta Corte di Lahore che l'ha dichiarata illegittima. Il militante era stato catturato in un raid delle forze di sicurezza una settimana dopo il grave attentato definito come 'l'11 settembre indiano'. Secondo gli inquirenti indiani, Lakhvi sarebbe stato l'ideatore e l'organizzatore dell'assalto compiuto da un commando di 10 terroristi giunti via mare da Karachi. Nei tre giorni dell'assedio i militanti sarebbero stati in collegamento con telefonini satellitari con i vertici della LeT. Uno degli assalitori, catturato vivo e poi condannato a morte (e impiccato nel 2012), avrebbe anche confessato il coinvolgimento del gruppo jihadista pachistano. Alla dura reazione di New Delhi, Islamabad ha risposto che "il caso dell'attacco di Mumbai è all'attenzione della giustizia pachistana" e che "i ritardi della magistratura indiana nel cooperare nell'inchiesta ha complicato la vicenda e indebolito l'accusa". Il portavoce governativo indiano Syed Akbaruddin ha accusato il Pakistan di usare due pesi e due misure relativamente al terrorismo, riferendosi al pugno di ferro contro i militanti islamici deciso dal presidente Nawaz Sharif dopo la strage alla scuola militare di Peshawar. (ANSA)

martedì 7 aprile 2015

Marò/ Italia chiede altri tre mesi di permesso per Massimiliano Latorre

Su ANSA
A pochi giorni dalla scadenza dei tre mesi di convalescenza concessi al marò Massimiliano Latorre, l'Italia ha deciso di chiedere una nuova proroga del permesso sanitario, verosimilmente di tre mesi secondo indiscrezioni della stampa indiana. La richiesta sarà presentata giovedì prossimo alla Corte Suprema indiana. Stamane i giudici della terza sezione hanno accettato un'istanza avanzata del legale Soli Sorabjee di mettere in calendario un'udienza nella quale sarà presentata la richiesta di proroga. Il pubblico ministero indiano (P.L. Narasimha) non ha opposto alcuna obiezione. In aula era presente il neo ambasciatore d'Italia a New Delhi, Lorenzo Angeloni, che come il suo predecessore Daniele Mancini sta seguendo da vicino tutte le tappe della complessa vicenda giudiziaria. La durata del nuovo permesso che sarà richiesto ai giudici, rivela l'agenzia di stampa indiana Ians, sarebbe di altri tre mesi. La richiesta è corroborata da una documentazione medica composta, in particolare, da referti dei sanitari dell'Ospedale militare di Taranto secondo cui "Latorre deve continuare una intensa terapia riabilitativa nel suo ambiente familiare al fine di facilitarne un completo recupero". Il 14 gennaio scorso la Corte Suprema aveva concesso a Latorre di stare altri tre mesi in Italia per proseguire il trattamento terapeutico previsto dopo l'ictus che lo aveva colpito a fine agosto. L'estensione era stata sostenuta dallo stesso governo indiano. In quella occasione, i legali del marò avevano consegnato una nuova garanzia scritta firmata dall'ambasciatore Mancini in cui l'Italia si era impegnata a rispettare la scadenza dei tre mesi per il rientro di Latorre. Il militare, che insieme al collega Salvatore Girone si trova in libertà provvisoria dietro cauzione con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani, era stato ricoverato il 31 agosto in seguito a un ictus cerebrale. I suoi legali avevano poi chiesto alla Corte Suprema l'autorizzazione a rientrare in Italia per la convalescenza. Il 12 settembre i giudici avevano quindi autorizzato Latorre "ad andare in Italia per cure mediche, riabilitazione e proseguimento della convalescenza per un periodo di quattro mesi" a partire dal giorno della sua partenza. E' difficile azzardare previsioni, ma è ipotizzabile che il funzionamento del canale diplomatico italo-indiano, la cui esistenza è stata confermata di recente anche da New Delhi, faciliterà il buon esito della richiesta di rinnovo del permesso per il militare pugliese. Se invece dai giudici dovesse arrivare un 'niet' - ma questo scenario è davvero poco probabile - si aprirebbe una nuova crisi che pregiudicherebbe il lavoro negoziale fatto finora con l'esecutivo di Narendra Modi. Qualche giorno fa, i parlamentari e responsabili della consulta sicurezza di Forza Italia, Maurizio Gasparri e Elio Vito, hanno chiesto che Latorre non rientri in India. E oggi Gasparri ha rinnovato l'appello, accusando il governo Renzi "di essere incapace e in ginocchio davanti all'India". Non solo, lo stesso parlamentare azzurro ha annunciato la richiesta domani in Commissione di chiarimenti sul ruolo del sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti e delle "mortificazioni che sta subendo in un presunto negoziato che starebbe conducendo con l'India". Stando alle ultime informazioni disponibili, che sono poche, dato il riserbo assoluto di Roma, gli esperti legali del governo indiano sono ancora al lavoro per esaminare la "proposta" italiana presentata lo scorso anno e trovare una via di uscita all'aggrovigliata vicenda giudiziaria entrata in un vicolo cieco dopo le nuove indagini affidate alla polizia antiterrorismo Nia. Una proroga del permesso a Latorre, e quindi il congelamento dello status quo, permetterebbero di avere ulteriore tempo per eventuali negoziati extragiudiziari. Nel frattempo il ricorso alla Corte Suprema sulla competenza della polizia Nia ad indagare sul caso non è ancora stato calendarizzato e per ora non ci sono indicazioni di quando potrebbe accadere. E finché il massimo organo giudiziario non si pronuncia, l'avvio del processo presso il 'tribunale ad hoc' (prossima udienza il 1ø luglio) è di fatto bloccato. Una situazione kafkiana dato che la polizia Nia non ha ancora presentato neppure i capi di accusa.