Divisioni interne ai maoisti dell'Orissa e anche incertezze su come gestire il primo sequestro di stranieri hanno contrassegnato gli ultimi frenetici giorni caratterizzati da un'escalation della violenza che ha portato prima al deragliamento dei negoziati e poi alla liberazione di Colangelo. Intervistato dalla televisione Ndtv, che ha avuto un ruolo cruciale nel rilascio, il leader dei ribelli Sabyasachi Panda ha parlato di ''gesto di buona volonta'''. I media indiani avevano ipotizzato che l'italiano non fosse in buone condizioni di salute, cosa che non si e' rivelata vera. In realta', i retroscena del rilascio di Colangelo evidenziano una lotta intestina tra le diverse fazioni dei 'naxaliti', come sono chiamati i maoisti indiani. Il rapimento dei due italiani, il primo sequestro di stranieri nella storia del gruppo ribelle, e' stata un'iniziativa personale di Sabyasachi Panda, un leader di ''rango intermedio'' secondo gli esperti, ma che ambisce a contare di piu' nella rigida gerarchia maoista e soprattutto che mal sopporto la dominanza di guerriglieri provenienti dal vicino Andhra Pradesh, che appartengono all'etnia dei 'telugu' e hanno anche un'altra lingua, distinta da quelli degli 'orya' del vicino Orissa. Non e' un caso che mentre i negoziatori di Panda chiedevano un ''cessate il fuoco'' durante le trattative in corso a Bhubenaswar, i maoisti dell'Andhra Pradesh scatenavano un putiferio. Tre giorni fa hanno ucciso un funzionario della polizia e ieri hanno alzato il tiro catturando il parlamentare Jhina Hikaka, di 34 anni, appartenente alla comunita' tribale e dello stesso partito del 'chief minister' dell'Orissa Naveen Patnaik. ''Questi incidenti mostrano che Panda non ha il supporto dei suoi compagni che si oppongono alle sue attivita' e alla sua intenzione di salire nella gerarchia'', ha riferito una fonte della polizia. Non e' un mistero che Panda punta a entrare nel politburo del Communist Party of India (Maoist), come e' chiamata l'organizzazione clandestina dei maoisti indiani. Secondo il professor Ajai Sahni, esperto di controterrorismo e direttore dell'Institute for Conflict Management, un think-tank di New Delhi, Panda controlla soltanto altri tre distretti oltre Kandhamal, cioe' Ganjam e parte di Gajpati e Rayagada''. Oltre queste aree ci sono delle fazioni rivali con cui e' spesso in disaccordo. L'isolamento del capo ribelle, considerato un ''moderato'', e' gia' emerso in diverse occasioni, l'ultima delle quali il sequestro dei due italiani. La frattura interna si e' aperta con la decisione di Panda nel 2008 di uccidere il santone indu' Laxmanananda Sarawati. L'assassinio fu poi messo in connessione con la minoranza cristiana e scateno' dopo poche settimane orribili pogrom contro chiese, scuole e orfanotrofi cristiani di Kandhamal. Stavolta il rilascio di almeno uno dei due italiani (il ''gesto di buona volonta''') deve essere apparso agli occhi di Panda il male minore per evitare ulteriori spaccature e favorire una distensione con le autorita' dell'Orissa, puntando sull'altro ostaggio ancora nelle sue mani - Bosusco - per cercare di riannodare il filo delle trattative.
domenica 25 marzo 2012
sabato 24 marzo 2012
Enrica Lexie, ''atto di terrorismo'' secondo giudice Alta Corte Kerala
Un'osservazione shock dell'Alta Corte del Kerala, dove è in corso la battaglia legale per la liberazione dei marò e della petroliera Enrica Lexie, in cui si assimila l'uccisione dei due pescatori a "un atto di terrorismo" ha riacceso la tensione sul controverso caso giudiziario che da oltre un mese divide Italia e India. Riferendosi alle accuse contenute nella denuncia dei familiari dei pescatori Jelastine Valentine e Ajash Pink, il giudice P.S. Gopinathan ha detto che "le azioni dei due militari sono equivalenti a atti di terrorismo poiché hanno sparato contro il peschereccio senza alcun colpo di avvertimento e senza segnale di preavviso mentre i pescatori dormivano e in pieno giorno". Le parole, pronunciate nell'ambito della seduta di ieri dedicata a esaminare una petizione dell'armatore in cui si chiede il "rilascio" della nave ancorata al largo della baia di Kochi, sono state ampiamente riprese da tutti i giornali locali. Si tratta di "dichiarazioni pretestuose riportate dalla stampa indiana per alimentare un certo sensazionalismo contro i marò ", è stata la reazione di una fonte italiana che segue l'inchiesta. Non è infatti un mistero che fin dall'inizio del caso, i media indiani hanno sposato la tesi colpevolista che ha influenzato anche l'opinione pubblica. Il rifermento al "terrorismo" del giudice P.S. Gopinathan é scaturito da una discussione con l'avvocato dell'armatore, la "Fratelli D'Amato", dopo che quest'ultimo aveva negato l'applicabilità al caso della Enrica Lexie di una convenzione internazionale del 1988 sul terrorismo marittimo. Il trattato, noto come "Sua Act" (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation) è stato invocato dai legali dello Stato del Kerala e dei familiari dei pescatori per giustificare l'applicabilità della legge indiana in acque internazionali e su una nave battente bandiera italiana. Le osservazioni "orali" non hanno alcun valore, ma potrebbero forse essere viste come un'anticipazione del verdetto che l'Alta Corte del Kerala dovrà pronunciare (in una data non ancora fissata) sul ricorso italiano sulla giurisdizione, a cui é appesa la sorte dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti nel carcere di Trivandrum. Dal medesimo giudice P.S. Gopinathan dipende anche la partenza della Lexie bloccata davanti a Kochi in attesa della conclusione delle indagini. Nella seduta di ieri è emerso che il via libera potrebbe venire quando sarà terminata la perizia balistica sulle armi dei marò (forse la prossima settimana). La prossima udienza è fissata per martedì e, secondo fonti legali, potrebbe essere decisiva per la petroliera italiana e per il suo equipaggio composto da cinque italiani e 19 indiani, più i quattro militari dell'unità anti pirateria. Intanto l'agenzia indiana Tpi ha fatto sapere che a margine del vertice sulla Sicurezza nucleare che inizia lunedì a Seul é in agenda un incontro tra il premier Mario Monti e il primo ministro indiano Manmohan Singh. "Da entrambi le parti c'é l'esigenza di parlarsi per trovare una soluzione", hanno riferito fonti diplomatiche indiane. In una telefonata all'inizio del mese, Monti aveva ricordato al premier indiano che "ogni atteggiamento da parte indiana non pienamente in linea con il diritto internazionale rischierebbe di creare un pericoloso precedente in materia di missioni internazionali di pace e di contrasto alla pirateria"
mercoledì 21 marzo 2012
Enrica Lexie, Congresso vince elezioni a Piravom, si distende clima in Kerala
Con il trionfo elettorale del partito al governo in Kerala, e' svanito oggi uno dei principali ostacoli alla soluzione della vicenda dei due maro' arrestati nel sud dell'India con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Il voto suppletivo di Piravom, centro agricolo nei pressi di Kochi, era cruciale per la sopravvivenza della maggioranza parlamentare che si era ridotta a un solo voto di differenza con i comunisti. Scampato pericolo di un terremoto politico quindi e anche respiro di sollievo per il team italiano in Kerala. ''E' una notizia positiva che speriamo spiani la strada'', ha detto il direttore generale della Farnesina, Andrea Perugini, che nei prossimi giorni vedra' il ''chief minister'' del Kerala, Oommen Chandy, per sollevare di nuovo la richiesta di un trasferimento fuori dal carcere di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La ''cella'' separata nel penitenziario di Trivandrum dove si trovano dal 5 marzo continua infatti a essere considerata ''inappropriata''. A questo proposito oggi e' arrivata l'ennesima doccia fredda. Il magistrato di Kollam, competente per il caso, ha respinto la richiesta di installare un televisore nella camera. Nonostante il rifiuto, i due militari ''hanno mostrato come di consueto una grande dignita' nell'affrontare la situazione'', ha raccontato Perugini che ogni giorno si reca alla prigione nelle ore di visita concesse ai maro'. Durante questi incontri, i due fucilieri telefonano alle famiglie In Italia. Il diplomatico, che e' in costante contatto per diverse volte al giorno con il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura, ha detto che continuera' la sua permanenza in Kerala ''per assicurare ai maro' la vicinanza delle istituzioni italiane e anche per mostrare alle istituzioni locali la priorita' di questo caso''. Da ricordare poi che nel laboratorio della polizia scientifica a Trivandrum e' in corso la perizia balistica sulle armi sequestrate sulla Enrica Lexie. A questo proposito, oggi, il giudice di Kollam ha respinto una ''petizione cautelativa'' in cui gli italiani rilevavano che alcuni procedimenti avvenuti durante la prima settimana di prove, quando erano presenti i due esperti del Ros, non sono stati conformi a standard internazionali. Intanto stamattina a Piravom, centinaia di sostenitori del Congresso, guidato dall'italo-indiana Sonia Gandhi, hanno celebrato la vittoria avvenuta con un netto margine di 12 mila voti. La vittoria del candidato del Congresso, Anoop Jacob, permettera' al 'chief minister' di riguadagnare il seggio perso a ottobre con la morte del padre e di ristabilire il rapporto di 72 a 67 (un comunista si e' dimesso di recente) nell'assemblea legislativa. Secondo alcuni commentatori, a contribuire a questo successo e' stata anche la ''fermezza'' mostrata con l'arresto dei due maro' e la custodia della petroliera ancora ancorata nella baia di Kochi in attesa di una via libera della polizia e dell'Alta Corte del Kerala, che venerdi' terra' un'altra seduta per esaminare una petizione dell'armatore.
martedì 20 marzo 2012
Enrica Lexie, riscorso giurisdizione, forse una settimana il verdetto
Il ricorso presentato dall'Italia sull'applicabilità delle leggi indiane al caso dei due marò è giunto in dirittura di arrivo oggi all'Alta Corte del Kerala, il massimo organo giudiziario dello stato meridionale indiano che ha sede a Kochi. Dopo oltre due ore di dibattito, il giudice ha chiuso il procedimento senza però indicare alcuna data per la decisione. Ma fonti legali hanno riferito che si potrebbe pronunciare tra circa una settimana. Per il team legale della difesa, che lavora da oltre un mese alla causa alla "mini unità di crisi" montata all'hotel Trident, è giunto quindi il momento della verità. Se il ricorso sarà accolto, automaticamente decade la denuncia per duplice omicidio a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che dovranno quindi essere trasferiti in Italia per essere giudicati in base alle leggi italiane. Se invece sarà rigettata, gli italiani giocheranno la carta dell'appello presso la stessa Corte o addirittura alla Corte Suprema a New Delhi. Mentre a Kochi si chiudeva il sipario sulla complessa causa, a 200 chilometri di distanza, nel capoluogo di Trivandrum, i due marò "celebravano" un mese di detenzione. Il direttore centrale per l'Asia della Farnesina, Andrea Perugini, oggi ha trascorso due ore con loro nella loro speciale camera all'interno del penitenziario di Poojappura. "Come sempre li ho trovati sereni e tranquilli", ha riferito all'ANSA il diplomatico. Domani il magistrato di Kollam deciderà se concedere loro il permesso di avere una televisione, possibilmente collegata a dei canali italiani. Sul fronte della petroliera, che si trova ancora nella baia di Kochi con a bordo l'equipaggio (5 italiani e 19 indiani) più quattro marò, si erano create delle aspettative su una partenza a breve. Ma il giudice dell'Alta Corte del Kerala (lo stesso che si dovrà pronunciare sul ricorso) ha aggiornato a venerdì la seduta prevista oggi che non si è tenuta per mancanza di tempo. Stamattina la conferma del via libera da parte dal ministero indiano della Navigazione, a conclusione di una sua inchiesta sulla cosiddetta "scatola nera", aveva suscitato molte speranze sul rilascio della nave. Ma si dovrà ancora attendere il nulla osta della polizia. Domani ci sarà anche lo spoglio delle schede nel collegio elettorale di Piravom, dove sabato si è votato per un seggio parlamentare vacante. L'attesissimo verdetto potrebbero distendere il clima politico e consentire più spazi di manovra alla diplomazia.
giovedì 1 marzo 2012
Enrica Lexie, altri quattro giorni di fermo per maro'
Ancora quattro giorni di fermo di polizia per i due maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, mentre continua il braccio di ferro sull'accesso degli esperti italiani alla perizia balistica fondamentale per accertare la verita' sull'uccisione di due pescatori indiani lo scorso 15 febbraio al largo delle coste dello stato meridionale indiano del Kerala. Come ha sintetizzato il sottosegretario agli Esteri italiano Staffan de Mistura, la giornata e' stata ''convulsa'' e segnata da ''alti e bassi'', ma si e' chiusa con buoni risultati. Di sicuro, la notizia che i due militari abbiano evitato la carcerazione e' considerata molto importante e anche un segnale positivo per la continuazione delle indagini in un clima di collaborazione con gli investigatori. I due maro', trasferiti oggi al tribunale di Kollam, a tre ore di auto da Kochi, trascorreranno la notte nel circolo della polizia della stessa cittadina. Si tratta di una sistemazione ''altrettanto dignitosa e sicura'' di quella precedente vicino al porto di Kochi, dove erano stati rinchiusi lo scorso 19 febbraio dopo essere sbarcati dalla petroliera Enrica Lexie. Nell'ottica di rispettare il loro speciale status, i legali degli italiani hanno chiesto inoltre che non siano trasferiti in prigione dopo il 5 marzo, data di scadenza della custodia giudiziaria, ma ''in un altro posto che non sia un centro di detenzione'', come ha riferito l'avvocato B.Raman Pillai che rappresenta gli italiani e che oggi ha accompagnato i due maro' davanti al magistrato per il prolungamento del fermo. Sempre oggi, nello stesso tribunale a Kollam, nel caldo afoso di un'aula in cui sedeva il giudice Gopakumar, e' continuata la battaglia iniziata ieri sulla perizia sulle armi prelevate dalla petroliera e che deve essere effettuata in un laboratorio della polizia scientifica a Trivandrum. Su questa 'prova regina' c'e' grandissima suspense. Oggi l'Italia ha presentato una nuova domanda per permettere l'accesso dei due carabinieri del Cis, Paolo Fratini e Luca Flebus, a tutte le fasi dei test e non solo all'apertura delle casse e dei test di tiro. Il problema da risolvere, si e' appreso, e' legato al fatto che la polizia scientifica e' autonoma rispetto alla polizia dello Stato del Kerala, e che il regolamento riguardante le perizie che si svolgono nel laboratorio scientifico di Trivandrum non autorizza presenze esterne, neppure di agenti indiani e quindi tantomeno di stranieri. Domani il giudice dovrebbe pronunciarsi sulle modalita' e sul numero di esperti. Non ci sono invece novita' di rilievo sul fronte dell'altro importante ricorso dell'Italia all'Alta Corte del Kerala, teso a dimostrare che l'incidente e' avvenuto al di fuori delle acque territoriali dove non si applica la legge indiana ma il diritto internazionale. Il tribunale, che si trova a Kochi, ha chiesto ai legali italiani di produrre altri documenti a corredo della loro richiesta e ha rinviato l'esame a domani. ''Si tratta di una decisione complicata - ha osservato De Mistura in serata - che obbliga l'Alta Corte a procedere con prudenza ed a chiedere chiarimenti''. Per quanto ci riguarda, ''continuiamo a batterci perche' i nostri maro' non solo siano trattati in modo degno ma anche conforme al loro stato di militari in servizio che facevano il loro dovere nel difendere una nave che loro ritenevano attaccata da pirati e sulla quale lavoravano anche 19 marinai indiani'', ha precisato il sottosegretario che sta seguendo da Kochi tutti gli sviluppi della complessa vicenda.
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