Su Il Giornale
New Delhi – Anche se gli sforzi sono ora concentrati a ovest, il Lingotto continua la sua espansione in India. Dopo due anni, il matrimonio tra Fiat e Tata Motors comincia a prendere forma grazie all’introduzione di nuovi modelli già collaudati in altri mercati emergenti. L’ultima aggiunta al catalogo è la Grande Punto, il fiore all’occhiello della rinascita di Fiat, che sbarca oggi nei concessionari indiani in versione benzina e diesel. Prodotta nello stabilimento comune di Ranjangaon, nel distretto industriale di Pune, sarà venduta ad un prezzo molto contenuto che parte da 400 mila rupie (circa 6 mila euro per la cilindrata 1.2) grazie ad una elevata quota di componenti fabbricati in loco che dovrebbe raggiungere quasi il 90% a fine anno. L’utilitaria disegnata da Giugiaro e che ha venduto 1 milione e 600 mila unità nel mondo, affiancherà la Linea lanciata 4 mesi fa e la vecchia Palio, che pur non essendo mai riuscita a sfondare in India, continua a essere prodotta e anche esportata.
“Il mercato dell’auto in India non è crollato come in Russia, ma si è mantenuto costante – spiega Silverio Bonfiglioli, responsabile del gruppo Fiat per i paesi emergenti, presente al lancio avvenuto ieri a New Delhi – Anche quest’anno si prevede un volume totale di circa 1 milione e 500 mila veicoli venduti”.
Secondo Rajeev Kapoor, il manager indiano a capo della joint venture paritetica, l’obiettivo della Grande Punto è di conquistare una quota 12% nel segmento delle hatchback che è particolarmente affollato per via dell’arrivo di nuovi modelli Hyundai, Maruti, Skoda e Honda. Il che significa una produzione di 2000-2500 vetture al mese di cui un 10% destinato all’esportazione per ora prevista solo in Sud Africa. Un traguardo possibile dato che, come spiega Bonfiglioli, “il segmento C+ (quello della berlina Linea) è leggermente calato, mentre quello delle piccole cilindrate è cresciuto grazie alla classe media che ha mantenuto un notevole potere di acquisto”. Nonostante il rallentamento della domanda, la Linea ha tuttavia ricevuto un’accoglienza positiva. Da febbraio sono state vendute in media circa 1200 unità al mese, “in linea con le nostre aspettative” aggiunge il manager del Lingotto che prevede anche un’ulteriore espansione dello stabilimento di Ranjangaon per raggiungere la piena capacità produttiva di 200 mila auto all’anno “possibilmente entro il 2015”.
Come è stato detto anche in passato, non si esclude che Fiat e Tata sviluppino insieme nuovi modelli. Ma è ancora troppo presto per lanciare altri progetti e ci sono ancora troppe incertezze all’orizzonte. “Siamo appena partiti – dice ancora - e in questa fase stiamo ancora lavorando per rafforzare la rete di vendita”. Sono saliti a un centinaio i concessionari comuni dove sono esposti i modelli Fiat e Tata Motors. In passato era stata proprio l’inadeguatezza dei punti vendita e del servizio di assistenza ad offuscare l’immagine del marchio torinese presente in India fin dalla metà degli Anni Sessanta come dimostrano le vecchie Fiat 1100 usate ancora oggi dalla maggioranza dei tassisti di Mumbai.
giovedì 18 giugno 2009
martedì 16 giugno 2009
Singh e Zardari riavviano dialogo dopo attentato di Mumbai
Ci voleva l’aria degli Urali per sciogliere il ghiaccio tra India e Pakistan, i due vecchi rivali asiatici, che si ritrovano ora a dover affrontare il comune nemico del terrorismo. Dopo l’attentato di Mumbai di novembre, attribuito a un gruppo estremista pachistano, il processo di pace già allora traballante si era interrotto del tutto. Ora, dopo le elezioni indiane che hanno riconfermato il governo di Manmohan Singh, sembra che il dialogo si sia ristabilito. In un incontro di mezzora a margine del vertice annuale dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai tenuto nella città russa di Yekaterinburgh, il premier Singh e il presidente Asif Ali Zardari hanno deciso di proseguire i negoziati. I due leader hanno anche fissato un nuovo incontro tra un mese al vertice dei Paesi Non Allineati previsto al Cairo. Come lo stesso Singh aveva annunciato nel suo discorso programmatico al Parlamento, New Delhi vuole quindi la pace, ma a una condizione precisa, ovvero “che il suolo pachistano non deve essere utilizzato come base per i terroristi e che Islamabad deve impegnarsi a smantellare i gruppi estremisti la Lashkar-e-Taiba. Il recente rilascio ordinato da un tribunale di Lahore del leader islamico Said Hafeez, considerato la mente delle stragi di Mumbai, aveva irritato il governo indiano che mai ora però punta sul rafforzamento della cooperazione regionale per affrontare la crisi economica globale e l’avanzata dell’integralismo islamico.
domenica 14 giugno 2009
Pakistan, esercito a caccia di Baitullah Mehsud
In onda su Radio Vaticana
Dopo i successi nella valle di Swat, l’offensiva delle truppe pachistane si sposta nelle regioni tribali del Waziristan, vicino al confine afghano, dove ci sarebbero le basi degli integralisti. Il governatore delle Province di Frontiera del Nord Ovest ha confermato che l’obiettivo è ora di eliminare Baitullah Mehsud, il leader talebano ritenuto responsabile dell’assassinio di Benazir Bhutto e di una lunga serie di attentati negli ultimi tempi, tra cui l’uccisione di un noto religioso moderato venerdì in una moschea di Lahore. Anche ieri una nuova esplosione causata da una bomba nascosta in un affollato mercato della città di Dera Ismail Khan, nel nord ovest, ha ucciso 9 persone.
La nuova campagna militare nel Sud del Waziristan potrebbe però rivelarsi più difficile del previsto, secono alcuni analisti, in quanto i militanti, tra cui ci sarebbero anche elementi di Al Qaeda, godono di un maggiore supporto tra la popolazione. Fin dallo scorso anno la regione montagnosa è stata presa di mira da diversi raid oltre confine delle forze statunitensi che proprio ieri hanno ripreso gli attacchi con aerei droni dopo una pausa di un mese. Almeno 5 presunti militanti estremisti a bordo di un’auto sarebbero stati uccisi da un missile.
Dopo i successi nella valle di Swat, l’offensiva delle truppe pachistane si sposta nelle regioni tribali del Waziristan, vicino al confine afghano, dove ci sarebbero le basi degli integralisti. Il governatore delle Province di Frontiera del Nord Ovest ha confermato che l’obiettivo è ora di eliminare Baitullah Mehsud, il leader talebano ritenuto responsabile dell’assassinio di Benazir Bhutto e di una lunga serie di attentati negli ultimi tempi, tra cui l’uccisione di un noto religioso moderato venerdì in una moschea di Lahore. Anche ieri una nuova esplosione causata da una bomba nascosta in un affollato mercato della città di Dera Ismail Khan, nel nord ovest, ha ucciso 9 persone.
La nuova campagna militare nel Sud del Waziristan potrebbe però rivelarsi più difficile del previsto, secono alcuni analisti, in quanto i militanti, tra cui ci sarebbero anche elementi di Al Qaeda, godono di un maggiore supporto tra la popolazione. Fin dallo scorso anno la regione montagnosa è stata presa di mira da diversi raid oltre confine delle forze statunitensi che proprio ieri hanno ripreso gli attacchi con aerei droni dopo una pausa di un mese. Almeno 5 presunti militanti estremisti a bordo di un’auto sarebbero stati uccisi da un missile.
venerdì 12 giugno 2009
Pakistan, Zardari deciso a eliminare i talebani
In onda su Radio Vaticana
“Proseguiremo questa guerra fino alla fine e la vinceremo” Sono le parole del presidente pachistano Asif Ali Zardari pronunciate in un discorso televisivo alla fine di un un’altra giornata di attentati costati la vita a sei persone tra cui un importante leader anti talebano. Rivolgendosi ai propri connazionali Zardari ha detto che “i talebani sono i nemici del popolo innocente. Vogliono terrorizzare la popolazione e prendere il controllo delle istituzioni del Paese”. La preghiera del venerdì di ieri è stata insanguinata da due attacchi suicidi, una a Nowshera nel nordovest dove un’autobomba ha fatto strage di fedeli che uscivano da una moschea e l’altro nella città orientale di Lahore, dove un kamikaze è entrato in una madrassa uccidendo un capo religioso che aveva emesso una fatwa contro i talebani. In una telefonata un portavoce di Baitullah Mehsud, il leader dei talebani pachistani, ha rivendicato i due attacchi di ieri e anche quello gravissimo di martedi scorso contro l’hotel Pearl Continental di Peshawar.
Queste azioni terroristiche coincidono con l’avanzata delle truppe Pachistan nella valle di Swat e con l’avvio di una nuova campagna militare nel sud del Waziristan, vicino al confine afgano, dove ci sono le basi dei talebani di Mehsud.
“Proseguiremo questa guerra fino alla fine e la vinceremo” Sono le parole del presidente pachistano Asif Ali Zardari pronunciate in un discorso televisivo alla fine di un un’altra giornata di attentati costati la vita a sei persone tra cui un importante leader anti talebano. Rivolgendosi ai propri connazionali Zardari ha detto che “i talebani sono i nemici del popolo innocente. Vogliono terrorizzare la popolazione e prendere il controllo delle istituzioni del Paese”. La preghiera del venerdì di ieri è stata insanguinata da due attacchi suicidi, una a Nowshera nel nordovest dove un’autobomba ha fatto strage di fedeli che uscivano da una moschea e l’altro nella città orientale di Lahore, dove un kamikaze è entrato in una madrassa uccidendo un capo religioso che aveva emesso una fatwa contro i talebani. In una telefonata un portavoce di Baitullah Mehsud, il leader dei talebani pachistani, ha rivendicato i due attacchi di ieri e anche quello gravissimo di martedi scorso contro l’hotel Pearl Continental di Peshawar.
Queste azioni terroristiche coincidono con l’avanzata delle truppe Pachistan nella valle di Swat e con l’avvio di una nuova campagna militare nel sud del Waziristan, vicino al confine afgano, dove ci sono le basi dei talebani di Mehsud.
mercoledì 10 giugno 2009
India-Usa, inizia missione dell'inviato William Burns
Su Apcom
Il sottosegretario di stato americano agli affari politici William Burns è da oggi a Nuova Delhi per una missione tesa a riallacciare i legami politici e anche commerciali con l’India. E’ il primo incontro importante tra l’amministrazione di Barak Obama e il governo di Manmohan Singh riconfermato nelle elezioni legislative di aprile-maggio. Il diplomatico statunitense, accompagnato dal vice Robert Blake, responsabile per l’Asia meridionale e centrale, dovrà anche preparare la visita del segretario di stato Hillary Clinton prevista per luglio.
Secondo indiscrezioni la missione di Burns sarà incentrata sui rapporti con il Pakistan, l’alleato chiave degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo islamico. Dopo le stragi di Mumbai dello scorso 26 novembre, il processo di pace indo-pachistano si è interrotto. In un discorso in Parlamento, ieri, il primo ministro Singh ha rilanciato il dialogo a condizione che Islamabad si impegni a eliminare i gruppi integralisti che operano sul suo territorio. La recente scarcerazione ordinata da un tribunale di Lahore di Hafeez Said, leader del gruppo islamico Lashkar-e.Taiba, ritenuto responsabile per gli attacchi agli hotel di Mumbai, ha irritato il governo indiano che non mancherà di sollevare la questione nei colloqui con Burns.
Mentre per l’ex presidente Bush, l’India era una pedina importante nella strategia di “contenimento” della Cina, per Obama non è ancora chiaro quale sarà il ruolo di Nuova Delhi nella nuova strategia di politica estera, soprattutto per quello che riguarda Afghanistan, Pakistan e Iran. La Casa Bianca vorrebbe facilitare il dialogo per la soluzione del nodo Kashmir, ma il governo indiano rifiuta ogni mediazione di terzi sulla decennale disputa territoriale. Un altro punto di attrito potrebbe essere l’accordo nucleare siglato da Bush lo scorso anno e che permette l’esportazione di centrali atomiche e tecnologia in India. La lobby non proliferazione dei democratici di Obama vorrebbe che Nuova Delhi aderisca al Comprehensive Test Ban Treaty rinunciando così alla possibilità di condurre nuovi test atomici dopo quelli del 1974 e 1998.
Il sottosegretario di stato americano agli affari politici William Burns è da oggi a Nuova Delhi per una missione tesa a riallacciare i legami politici e anche commerciali con l’India. E’ il primo incontro importante tra l’amministrazione di Barak Obama e il governo di Manmohan Singh riconfermato nelle elezioni legislative di aprile-maggio. Il diplomatico statunitense, accompagnato dal vice Robert Blake, responsabile per l’Asia meridionale e centrale, dovrà anche preparare la visita del segretario di stato Hillary Clinton prevista per luglio.
Secondo indiscrezioni la missione di Burns sarà incentrata sui rapporti con il Pakistan, l’alleato chiave degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo islamico. Dopo le stragi di Mumbai dello scorso 26 novembre, il processo di pace indo-pachistano si è interrotto. In un discorso in Parlamento, ieri, il primo ministro Singh ha rilanciato il dialogo a condizione che Islamabad si impegni a eliminare i gruppi integralisti che operano sul suo territorio. La recente scarcerazione ordinata da un tribunale di Lahore di Hafeez Said, leader del gruppo islamico Lashkar-e.Taiba, ritenuto responsabile per gli attacchi agli hotel di Mumbai, ha irritato il governo indiano che non mancherà di sollevare la questione nei colloqui con Burns.
Mentre per l’ex presidente Bush, l’India era una pedina importante nella strategia di “contenimento” della Cina, per Obama non è ancora chiaro quale sarà il ruolo di Nuova Delhi nella nuova strategia di politica estera, soprattutto per quello che riguarda Afghanistan, Pakistan e Iran. La Casa Bianca vorrebbe facilitare il dialogo per la soluzione del nodo Kashmir, ma il governo indiano rifiuta ogni mediazione di terzi sulla decennale disputa territoriale. Un altro punto di attrito potrebbe essere l’accordo nucleare siglato da Bush lo scorso anno e che permette l’esportazione di centrali atomiche e tecnologia in India. La lobby non proliferazione dei democratici di Obama vorrebbe che Nuova Delhi aderisca al Comprehensive Test Ban Treaty rinunciando così alla possibilità di condurre nuovi test atomici dopo quelli del 1974 e 1998.
martedì 9 giugno 2009
Peshawar, autobomba contro PC hotel
Un altro attacco suicida ha scosso il nord ovest del Pakistan dove è in corso l’offensiva dell’esercito contro i talebani della valle di Swat. Questa volta gli attentatori hanno preso di mira un obiettivo importante e simbolico, l’hotel Pearl Continental frequentato da stranieri e dall’elite che sorge in una zona protetta di Peshawar.
Secondo la ricostruzione della polizia, tre uomini avrebbero sfondato ieri sera i posti di blocco a bordo di un furgone e sparando all’impazzato si sarebbero fatti largo fino ad arrivare nel parcheggio dove è avvenuta l’esplosione. Sul veicolo c’erano almeno 500 chili di dinamite. La deflagrazione è stata udita a diversi km di distanza e ha fatto crollare parte dell’edificio a 4 piani. Tra le vittime ci sono due stranieri tra cui un dipendente dell’Onu di nazionalità serba appartenente a un team di emergenza dell’Alto Commissariato per i rifugiati.
Si tratta del settimo attacco a Peshawar in meno di due mesi e avrebbe delle somiglianze con quello dell’Hotel Marriot di Islamabad distrutto lo scorso settembre da un camion imbottito di esplosivo.
Secondo la ricostruzione della polizia, tre uomini avrebbero sfondato ieri sera i posti di blocco a bordo di un furgone e sparando all’impazzato si sarebbero fatti largo fino ad arrivare nel parcheggio dove è avvenuta l’esplosione. Sul veicolo c’erano almeno 500 chili di dinamite. La deflagrazione è stata udita a diversi km di distanza e ha fatto crollare parte dell’edificio a 4 piani. Tra le vittime ci sono due stranieri tra cui un dipendente dell’Onu di nazionalità serba appartenente a un team di emergenza dell’Alto Commissariato per i rifugiati.
Si tratta del settimo attacco a Peshawar in meno di due mesi e avrebbe delle somiglianze con quello dell’Hotel Marriot di Islamabad distrutto lo scorso settembre da un camion imbottito di esplosivo.
lunedì 8 giugno 2009
Pratibha Patil elenca le priorità del governo Sing bis
Coinvolgimento delle donne nella vita politica, lotta alla povertá, tolleranza zero verso il terrorismo e riforme economiche per attrarre investimenti dall'estero per contrastare il rallentamento della crescita. Sono questi i punti principali dell'agenda politica che il governo bis di Manmohan Singh dovrá affrontare nei prossimi cinque anni. Nel tradizionale discorso davanti ai due rami del Parlamento riunito stamattina a Nuova Delhi, la presidente della Repubblica, Pratibha Patil, ha tracciato una sorta di "road map" per permettere all'India di colmare il divario tra ricchi e poveri, ma anche per sostenere la crescita dell'8,5% registrata negli ultimi cinque anni prima dello shock finanziario mondiale. Nell'anno fiscale 2008-2009 che si é concluso a marzo l'espansione si é fermata al 6,7% e per il prossimo anno é prevista un'ulteriore riduzione. Tra le prioritá fissate dalla presidente Patil nel suo discorso - concordato con la coalizione di maggioranza - c'é "l'intervento nell'economia attravero una combinazione di politiche settoriali e macroeconomiche per controbilanciare gli effetti della recesione globale". L'attenzione del governo sará sui settori piú colpiti: le piccole e medio imprese, le esportazioni, il tessile, i veicoli commerciali, le infrastrutture e l'edilizia. Una delle misure da prendere sará quella di finanziare opere pubbliche attraverso partnership statali-private. Ma questi investimenti pubblici devono essere compatibili "con una strategia a medio termine di prudenza fiscale". La ricetta "keynesiana" potrebbe infatti portare ad ingigantire il deficit statale che ora é al livello record di 6,7% del prodotto nazionale lordo. Sempre sul piano economico il governo di Singh - un economista liberale che negli anni Novanta ha introdotto le prime riforme - intende anche incoraggiare gli investimenti stranieri "attraverso politiche appropriate". Molti settori, tra cui il bancario e l'assicurativo, sono ancora protetti e arretrati.
Dopo la nomina, avvenuta ieri per consenso, di Meira Kumar, una parlamentare della vasta comunitá degli 'intoccabili" alla presidenza del Lok Sabha (la Camera dei Deputati) - voluta da Sonia Gandhi, la leader del Congresso - sembra che le donne saranno chiamate a giovcare un ruolo centrale nel futuro dell'India. Una delle prioritá dei primi 100 giorni sará quella di approvare una serie di leggi da tempo nel cassetto e mirare ad aumentare le "quote rosa" negli organi legislativi centrali e locali. Tra queste c'é il Woman Reservation Bill, che stabilisce una quota del 30% di donne in Parlamento e nelle assemblee legislative locali. Un'altra decisione del governo sará di far approvare un emendamento costituzionale per assicurare una presenza del 50% di donne nei consigli di villaggio (i panchayats), il primo ingranaggio del comlesso sistema democatico indiano.
Il rafforzamento del ruolo delle donne va di pari passo con altri programmi nazionali per l'alfabetizzazione e lo sviluppo del settore agricolo, la "cenerentola" dell'India che impiega ancora oltre il 60 per cento della popolazione e che é anche quella piú misera. Tra questi ci sono anche 40 milioni di famiglie al di sotto della povertá. Tra le proposte del governo a favore dei poveri c'é di presentare una nuova legge, il National Food Security Act, per assicurare cibo per tutti. Come promesso dal Congresso nel suo manifesto elettorale, le famiglie povere avranno diritto a 25 chili di riso al mese al prezzo sovvenzionato di 3 rupie (un euro é circa 65 rupie al cambio attuale).
Infine da sottolineare la nuova politica di "tolleranza zero" verso il terrorismo, che non é solo quello di matrice islamica che ha colpito Mumbai con le stragi del 26 novembre, ma anche la militanza maoista attiva nelle regioni del nord est. Per coordinare i servizi segreti l'anno scorso era stata istituita una sorta di "Fbi" che peró deve essere ancora resa operativa.
Sul fronte della politica estera infine, l'India cercherá di rilanciare il processo di pace con il Pakistan ma questo dipenderá "dalla sinceritá" dell'impegno del governo di Islamabad di "combattere i gruppi che lanciano attacchi all'India dal territorio pachistano". La strage di Mumbai era stata attribuita ad un gruppo estremista pachistano il cui leader Said Hafeez é stato liberato qualche giorno fa da un tribunale di Lahore per mancanza di prove nonostante il voluminoso dossier di indizi consegnato dagli investigatori indiani al governo pachistano.
Dopo la nomina, avvenuta ieri per consenso, di Meira Kumar, una parlamentare della vasta comunitá degli 'intoccabili" alla presidenza del Lok Sabha (la Camera dei Deputati) - voluta da Sonia Gandhi, la leader del Congresso - sembra che le donne saranno chiamate a giovcare un ruolo centrale nel futuro dell'India. Una delle prioritá dei primi 100 giorni sará quella di approvare una serie di leggi da tempo nel cassetto e mirare ad aumentare le "quote rosa" negli organi legislativi centrali e locali. Tra queste c'é il Woman Reservation Bill, che stabilisce una quota del 30% di donne in Parlamento e nelle assemblee legislative locali. Un'altra decisione del governo sará di far approvare un emendamento costituzionale per assicurare una presenza del 50% di donne nei consigli di villaggio (i panchayats), il primo ingranaggio del comlesso sistema democatico indiano.
Il rafforzamento del ruolo delle donne va di pari passo con altri programmi nazionali per l'alfabetizzazione e lo sviluppo del settore agricolo, la "cenerentola" dell'India che impiega ancora oltre il 60 per cento della popolazione e che é anche quella piú misera. Tra questi ci sono anche 40 milioni di famiglie al di sotto della povertá. Tra le proposte del governo a favore dei poveri c'é di presentare una nuova legge, il National Food Security Act, per assicurare cibo per tutti. Come promesso dal Congresso nel suo manifesto elettorale, le famiglie povere avranno diritto a 25 chili di riso al mese al prezzo sovvenzionato di 3 rupie (un euro é circa 65 rupie al cambio attuale).
Infine da sottolineare la nuova politica di "tolleranza zero" verso il terrorismo, che non é solo quello di matrice islamica che ha colpito Mumbai con le stragi del 26 novembre, ma anche la militanza maoista attiva nelle regioni del nord est. Per coordinare i servizi segreti l'anno scorso era stata istituita una sorta di "Fbi" che peró deve essere ancora resa operativa.
Sul fronte della politica estera infine, l'India cercherá di rilanciare il processo di pace con il Pakistan ma questo dipenderá "dalla sinceritá" dell'impegno del governo di Islamabad di "combattere i gruppi che lanciano attacchi all'India dal territorio pachistano". La strage di Mumbai era stata attribuita ad un gruppo estremista pachistano il cui leader Said Hafeez é stato liberato qualche giorno fa da un tribunale di Lahore per mancanza di prove nonostante il voluminoso dossier di indizi consegnato dagli investigatori indiani al governo pachistano.
martedì 2 giugno 2009
India, Fiat lancia la Grande Punto
Su Apcom
La Grande Punto debutta in India a partire dalla metà di giugno. Come previsto dal programma di espansione dell’alleanza Fiat-Tata, la nuova vettura sarà prodotta nel grande stabilimento comune di Ranjangaon, nello stato del Maharashtra, dove sono già fabbricate le “world car” Palio e Linea. L’esordio della Linea era avvenuto lo scorso gennaio.
Con il lancio della Grande Punto, in versione benzina e diesel, Fiat intende rafforzare la sua presenza nel segmento “hatchback” in competizione con Maruti Suzuki Ritz, Hunday i20, Skoda Fabia e della prossima Honda Jazz.
In un comunicato, la joint venture guidata da Rajiv Kapoor precisa di voler aumentare entro la fine dell’anno fino all’85% la quota di componenti prodotti localmente. La vettura sarà disponibile nella rete di concessionari Tata-Fiat che sono ora un centinaio.
Il prezzo sarà annunciato nella cerimonia del lancio prevista a Nuova Delhi il 19 giugno. In previsione a breve termine c’è il debutto di due altri modelli, Bravo e Fiat 500, che non saranno però prodotti localmente.
La Grande Punto debutta in India a partire dalla metà di giugno. Come previsto dal programma di espansione dell’alleanza Fiat-Tata, la nuova vettura sarà prodotta nel grande stabilimento comune di Ranjangaon, nello stato del Maharashtra, dove sono già fabbricate le “world car” Palio e Linea. L’esordio della Linea era avvenuto lo scorso gennaio.
Con il lancio della Grande Punto, in versione benzina e diesel, Fiat intende rafforzare la sua presenza nel segmento “hatchback” in competizione con Maruti Suzuki Ritz, Hunday i20, Skoda Fabia e della prossima Honda Jazz.
In un comunicato, la joint venture guidata da Rajiv Kapoor precisa di voler aumentare entro la fine dell’anno fino all’85% la quota di componenti prodotti localmente. La vettura sarà disponibile nella rete di concessionari Tata-Fiat che sono ora un centinaio.
Il prezzo sarà annunciato nella cerimonia del lancio prevista a Nuova Delhi il 19 giugno. In previsione a breve termine c’è il debutto di due altri modelli, Bravo e Fiat 500, che non saranno però prodotti localmente.
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