mercoledì 30 marzo 2011
India-Pakistan, vittoria dei ''blu'' e della pace
In un clima effervescente e di delirio collettivo, India e Pakistan si sono sfidati oggi a colpi di cricket e di diplomazia in uno stadio dello stato nord occidentale del Punjab davanti ai due primi ministri, al gotha dell'industria indiana e a una carrellata di star di Bollywood. Il duello sul campo e' stato vinto dagli ''uomini in blu'' della nazionale indiana che entra cosi' nella finale del mondiale che si terra' a Mumbai contro lo Sri Lanka sabato prossimo. Ma a vincere questo duello, che ha svuotato le citta' e tenuto un miliardo di persone con il fiato sospeso per oltre 8 ore, e' stato il processo di pace. La diplomazia del cricket, rilanciata da New Delhi con l'invito al premier pachistano a seguire insieme il match, ha dato un nuovo impulso ai negoziati tra le due potenze nucleari asiatiche che avevano congelato i rapporti dopo le stragi di Mumbai di due anni fa. In una pausa del lungo match, i due primi ministri, l'indiano Manmohan Singh e il pachistano Raza Yousuf Gilani, hanno tenuto delle discussioni ''estremamente positive'' e ''incoraggianti'' per la ripresa dei negoziati in calendario nei prossimi mesi, secondo le parole di una portavoce. Questo nuovo capitolo nelle relazioni dei due Paesi sara' ricordato come ''spirito di Mohali'' dal nome dello stadio dove si e' svolto l'incontro e trasformato in una fortezza per la paura di attentati terroristici. Nonostante le apprensioni della vigilia e le enormi misure di sicurezza, compresa una no fly zone e lo schieramento di 2 mila teste di cuoio, non si sono registrati incidenti. I due capi di governo hanno tenuto un ''vertice'', definito ''informale'', durante una cena organizzata prima della fine del match e a cui hanno partecipato le due delegazioni composte da diversi ministri e da personalita' politiche, tra cui la presidente del Congresso Sonia Gandhi. Sono stati discussi ''svariati argomenti'', ha detto la portavoce Nirupama Rao in una conferenza stampa, precisando che lo scopo e' ''la normalizzazione dei rapporti''. Dopo l'attacco di Mumbai, il governo di New Delhi aveva tenuto una linea ''dura'' sulla richiesta di processare i responsabili dell'assedio agli hotel costato la vita a 166 persone. Il disgelo e' arrivato all'inizio dell'anno e poi, grazie all'euforia sportiva, e' stato confermato nel primo round di negoziati dell'altro ieri a New Delhi, quando Islamabad ha acconsentito a cooperare con gli investigatori indiani e a istituire un telefono rosso sull'antiterrorismo. L'incontro sportivo, definito la ''madre di tutte le sfide'', ha creato un'enorme euforia e un clima di delirio collettivo. A New Delhi, come nelle altre metropoli indiane, si sono svuotate le strade e i mercati per tutto il pomeriggio e parte della serata. Secondo un sondaggio sei indiani su dieci oggi hanno disertato il posto di lavoro. Oltre un miliardo di telespettatori hanno visto la partita a casa o in strada, dove si sono formati fitti capannelli davanti alle televisioni di negozi o posti di ristoro.
venerdì 25 marzo 2011
INDIA-PAKISTAN: DIPLOMAZIA CRICKET, SINGH INVITA ZARDARI
L'India ha invitato il presidente pachistano Asif Zardari e il primo ministro Yusuf
Raza Gilani ad assistere alla semifinale di cricket tra India e Pakistan che si terrà mercoledì prossimo nello stato settentrionale del Punjab dove è in corso il campionato mondiale. La sfida tra le due nazionali di cricket suscita di solito un enorme entusiasmo ed è seguita da milioni di tifosi del subcontinente indiano.
La decisione, che la stampa locale ha già definito come "diplomazia del cricket" , potrebbe significare il completo disgelo tra i due paesi asiatici che dopo l'attentato di Mumbai del 2008 hanno interrotto il processo di pace.
In base a un comunicato diffuso dal Ministero degli Esteri, il premier Manmohan Singh ha inviato stasera una lettera alle massime cariche del governo pachistano invitandole a partecipare all'evento sportivo. "C'é una grande euforia su questa partita" scrive Singh a Zardari. "E' mio grande piacere invitarla a Mohali per assistere all'incontro insieme a me e a milioni di sportivi dei nostri due paesi". Per ora da Islamabad non è ancora giunta risposta.
Nel frattempo, come altro segno di distensione , New Delhi ha deciso di facilitare il rilascio dei visti di ingresso per i tifosi pachistani in occasione delle semifinali e anche della finale del campionato mondiale prevista a Mumbai il 2 aprile.
Raza Gilani ad assistere alla semifinale di cricket tra India e Pakistan che si terrà mercoledì prossimo nello stato settentrionale del Punjab dove è in corso il campionato mondiale. La sfida tra le due nazionali di cricket suscita di solito un enorme entusiasmo ed è seguita da milioni di tifosi del subcontinente indiano.
La decisione, che la stampa locale ha già definito come "diplomazia del cricket" , potrebbe significare il completo disgelo tra i due paesi asiatici che dopo l'attentato di Mumbai del 2008 hanno interrotto il processo di pace.
In base a un comunicato diffuso dal Ministero degli Esteri, il premier Manmohan Singh ha inviato stasera una lettera alle massime cariche del governo pachistano invitandole a partecipare all'evento sportivo. "C'é una grande euforia su questa partita" scrive Singh a Zardari. "E' mio grande piacere invitarla a Mohali per assistere all'incontro insieme a me e a milioni di sportivi dei nostri due paesi". Per ora da Islamabad non è ancora giunta risposta.
Nel frattempo, come altro segno di distensione , New Delhi ha deciso di facilitare il rilascio dei visti di ingresso per i tifosi pachistani in occasione delle semifinali e anche della finale del campionato mondiale prevista a Mumbai il 2 aprile.
mercoledì 23 marzo 2011
Turbante rimosso a Malpensa, India fa la voce grossa con Italia
L'India ha presentato oggi una dura protesta contro l'Italia per il trattamento riservato a un indiano di fede Sikh costretto a rimuovere il turbante durante un controllo a Malpensa per due volte in una settimana. Il ministero degli Esteri ha convocato oggi per la seconda volta l'ambasciatore d'Italia per esprimere ''grande disappunto per il gravissimo incidente'' occorso all'allenatore di golf Amritinder Singh il 15 marzo e poi nuovamente ieri nello stesso scalo milanese. Il rappresentante della Farnesina a New Delhi, Giacomo SanFelice di Monteforte, ha offerto le sue ''profonde scuse'' rassicurando che il caso sara' sottoposto alle autorita' italiane al massimo livello e che e' in corso un'inchiesta su quanto accaduto nello scalo milanese dove ogni giorno transitano decine di Sikh provenienti dallo stato agricolo del Punjab. Dopo il colloquio col sottosegretario Vivek Katju negli uffici del ministero noto come ''South Block'', l'ambasciatore ha definito ''molto preoccupante'' la vicenda. Il caso e' ''all'esame delle massime autorita' a Roma e a Milano'' ha detto ai giornalisti indiani ribadendo quanto riferito ai suoi interlocutori. L'incidente, che sembrava essere chiarito dopo il primo ''passo'' diplomatico della scorsa settimana, e' stato duramente condannato stamattina dal ministro degli Esteri S.M. Khrishna con una dichiarazione al parlamento dove il caso e' stato sollevato dall'opposizione indu' nazionalista. ''Un insulto a un Sikh e' un insulto alla nazione'' ha detto il capo della diplomazia indiana preannunciando la protesta ufficiale con Roma sulla ''ripetuta umiliazione''. Secondo quanto denunciato dallo sportivo, gli agenti italiani avrebbero ieri nuovamente chiesto di sfilare il copricapo di stoffa per sottoporlo allo screening prima dell'imbarco. Scoppiata la polemica, la Sea, la societa' che gestisce lo scalo milanese, aveva precisato che in accordo con la comunita' Sikh in Italia era stata stabilita una procedura che permette al passeggero di rimuovere il copricapo in un stanza apposita munita di specchio. Non e' chiaro se la prassi e' stata rispettata con l'allenatore Singh che accompagnava il campione di golf Jeev Milkha (anche lui un sikh ma senza turbante) a un torneo europeo. ''Nessuna umiliazione, ma solo rispetto delle misure di sicurezza'' aveva riferito un portavoce Sea. Per Singh, si e' trattato pero' di ''un insulto personale'' e che ''e' stato come spogliarsi in pubblico''. Singh - in dichiarazioni al Times of India - ha denunciato che il secondo controllo si e' svolto in un'atmosfera ''ostile''. ''Era evidente - ha detto - che ci fosse un po' di cattiveria e vendetta nel ripetere l'episodio. Sembrava fossero in attesa di un mio ritorno all'aeroporto di Milano per riservarmi questo trattamento''. L'allenatore di golf ha anche detto che dopo la prima volta aveva ricevuto una lettera di scuse dalla Federazione Italiana Golf. Non e' la prima volta che il turbante diventa oggetto di un incidente diplomatico. Lo scorso dicembre, l'ambasciatore indiano alle Nazioni Unite, Hardeep Puri, si era infuriato con gli agenti di un aeroporto del Texas che volevano ''toccare'' il suo copricapo per un controllo anti esplosivi. La comunita' dei Sikh, di cui fa parte anche lo stesso primo ministro Manmohan Singh, gode di grande rispetto in India a tal punto che il turbante e' considerato un simbolo nazionale, oltre che religioso. Non sorprende quindi l'iniziativa del governo di New Delhi, riferita oggi da un quotidiano, di presentare una risoluzione all'Assemblea generale dell'Onu per proteggere la privacy di chi indossa simboli religiosi come turbante o burqa.
venerdì 18 marzo 2011
Nord Waziristan, drone Usa fa strage di 40 persone
Oltre 40 persone, tra cui molti civili, sono state uccise oggi da una raffica di missili lanciati con un aereo drone americano contro una ''jirga'' (un consiglio di pace) in Nord Waziristan, la regione tribale pachistana considerata cruciale nella lotta contro i talebani e i terroristi islamici. Il raid, il piu' sanguinoso degli ultimi quattro anni, rischia di creare una nuova tensione tra Pakistan e Stati Uniti dopo la controversa vicenda giudiziaria dell'agente segreto Raymond Davis liberato ieri dopo oltre un mese di pressioni da parte di Washington. In serata, il comandante dell'esercito pachistano, il generale Ashfaq Parvez Kayani, ha duramente condannato l'azione e la ''perdita di vite innocenti''. Tra le vittime dell'attacco, il settimo negli ultimi nove giorni e il ventitreesimo dall'inizio dell'anno, ci sono diversi membri di una comunita' tribale che erano riuniti in un edificio pubblico. Alcuni fonti riferiscono di sei anziani uccisi e anche di alcuni bambini. ''E' deplorevole che una jirga pacifica di cittadini, tra cui anziani della comunita' locale, sia obiettivo di un attacco indiscriminato senza alcun rispetto per le vite umane'' si legge in un duro comunicato diffuso stasera dal servizio stampa militare Ispr, secondo il quale ''questi atti di violenza condotti senza rispetto dei diritti umani allontanano il nostro fine comune che e' quello di eliminare il terrorismo''. Come e' prassi, non ci sono conferme ufficiali del bilancio dei morti o della loro identita'. Da una prima ricostruzione sembra che i missili, da quattro a sei, abbiano colpito intenzionalmente il luogo dove si svolgeva la ''jirga'' convocata per risolvere una disputa tra famiglie sulla vendita di una miniera. Ma potrebbe essere anche stato un errore. Il massacro ha sollevato anche la reazione del governatore della provincia pashtun di Khyber-Pakhtukhwa, Syed Masood Kausar, che ha duramente criticato gli Stati Uniti per ''violare la sovranita' territoriale del Pakistan''. In passato, piu' volte, il governo di Islamabad aveva rivolto proteste ufficiali contro l'uso dei droni. Tuttavia, come aveva confermato una indiscrezione di WikiLeaks, ci sarebbe una tacito accordo e anche una cooperazione tra le intelligence dei due paesi sulla caccia ai militanti nel nord ovest. Le notizie sull'accaduto sono molto frammentarie. L'area interessata e' quella di Datta Khel controllata dal comandante talebano Hafiz Gul Bahadur, attivo in Afghanistan. La zona, nota come Nawai Adda , si trova a 25 chilometri dal capoluogo di Miranshah. Alcune fonti sostengono che l'obiettivo del drone era in realta' un veicolo sospetto che si trovava vicino all'edificio dove era in corso la riunione. Secondo quanto riporta Geo Tv, tra gli anziani si trovava anche un militante talebano, identificato come Sharabat Khan. Il particolare e' stato pero' smentito da testimoni locali. Da circa una settimana, le missioni degli aerei spia si sono concentrate nell'area di Datta Khel, dove probabilmente hanno trovato rifugio talebani scampati all'offensiva lanciata dalle forze governative nel Sud Waziristan e nelle altre regioni tribali di confine. Il Nord Waziristan e' rimasta l'unica zona interamente controllata dai militanti e dove il governo di Islamabad non e' ancora intervenuto militarmente nonostante le ripetute pressioni della Casa Bianca. Dopo l'arrivo al potere di Barak Obama, gli Usa hanno fatto largo uso dell'arma dei droni per colpire gli insorti nelle loro retrovie. Il ricorso agli aerei spia ha pero' provocato sentimenti anti americani da parte della popolazione locale e critiche dei difensori dei diritti umani. Alcuni ritengono che le autorita' pachistane impongano una censura stampa sul numero di civili uccisi.
mercoledì 9 marzo 2011
Pakistan, kamikaze a un funerale, 37 morti a Peshawar
Per la seconda volta in due giorni i talebani sono di nuovo entrati in azione oggi in
Pakistan con un attentato suicida contro una milizia pro governativa durante un corteo funebre nei pressi di Peshawar, il capoluogo della provincia nord occidentale di Khyber-Pakhtunkwa.
Gravissimo il bilancio della strage che secondo gli ultimi aggiornamenti è di 37 morti e una cinquantina di feriti. A questo tragico conteggio vanno aggiunte oggi le cinque vittime di una mina esplosa al passaggio di un pulmino carico di passeggeri su una strada a Dera Bugti, il distretto del Baluchistan e roccaforte dei gruppi separatisti attivi nella provincia ricca di risorse minerarie.
L'attentato suicida di oggi è avvenuto a 24 ore di distanza dall'esplosione di un'autobomba in una stazione di rifornimento del gas a Faisalabad, la terza città pachistana, dove sono morte 32 persone e ferite oltre cento.
Entrambe le azioni sono state rivendicate dal principale movimento talebano Tehreek-e-Taleban Pakistan (Ttp), attivo nelle zone del confine afghano e ritenuto responsabile delle maggiori stragi e uccisioni di personalità politiche compiute
negli ultimi anni nel Paese.
L'attacco di oggi è stato condotto da un kamikaze che si è mescolato tra i partecipanti di un funerale nel villaggio di Adezai, a una ventina di chilometri a sud di Peshawar. Le esequie erano quelle della moglie di un comandante locale di uno
dei "comitati di pace", le milizie tribali che combattono i talebani a fianco dell'esercito di Islamabad. Un superstite, Mohammad Eman, ha raccontato alla tv GeoNews che "erano appena iniziate le preghiere rituali quando un ragazzo si è fatto
largo tra i presenti e poi si è fatto esplodere davanti all'imam". La deflagrazione è stata potente e ha dilaniato i corpi delle vittime, molte delle quali non sono risultano più riconoscibili.
In una telefonata ai giornalisti, un portavoce dei talebani si è assunto la paternità della strage e ha annunciato nuove vendette contro le "lashkar" (le milizie tribali) che "oseranno attaccarci".
In un comunicato, il presidente Asif Ali Zardari ha parlato di "vile attentato terroristico", assicurando che esso non frenerà "la volontà della nazione di sconfiggere il terrorismo". Anche il premier Yusuf Raza Gilani ha manifestato la determinazione del governo, che "non si lascerà demoralizzare da questi attentati", di "sradicare il terrorismo da ogni angolo del Paese".
Intanto, nell'ambito delle indagini sulla strage di ieri a Faisalabad, la polizia ha arrestato tre sospetti e ha precisato che l'obiettivo dell'autobomba era un ufficio dei servizi segreti che sorge vicino alla stazione del gas, ma che l'alto livello di sicurezza ha impedito l'azione. Oggi, nel centro vicino a Lahore, caratterizzato da una forte presenza della minoranza cristiana, i negozi hanno proclamato una serrata generale per lutto.
Pakistan con un attentato suicida contro una milizia pro governativa durante un corteo funebre nei pressi di Peshawar, il capoluogo della provincia nord occidentale di Khyber-Pakhtunkwa.
Gravissimo il bilancio della strage che secondo gli ultimi aggiornamenti è di 37 morti e una cinquantina di feriti. A questo tragico conteggio vanno aggiunte oggi le cinque vittime di una mina esplosa al passaggio di un pulmino carico di passeggeri su una strada a Dera Bugti, il distretto del Baluchistan e roccaforte dei gruppi separatisti attivi nella provincia ricca di risorse minerarie.
L'attentato suicida di oggi è avvenuto a 24 ore di distanza dall'esplosione di un'autobomba in una stazione di rifornimento del gas a Faisalabad, la terza città pachistana, dove sono morte 32 persone e ferite oltre cento.
Entrambe le azioni sono state rivendicate dal principale movimento talebano Tehreek-e-Taleban Pakistan (Ttp), attivo nelle zone del confine afghano e ritenuto responsabile delle maggiori stragi e uccisioni di personalità politiche compiute
negli ultimi anni nel Paese.
L'attacco di oggi è stato condotto da un kamikaze che si è mescolato tra i partecipanti di un funerale nel villaggio di Adezai, a una ventina di chilometri a sud di Peshawar. Le esequie erano quelle della moglie di un comandante locale di uno
dei "comitati di pace", le milizie tribali che combattono i talebani a fianco dell'esercito di Islamabad. Un superstite, Mohammad Eman, ha raccontato alla tv GeoNews che "erano appena iniziate le preghiere rituali quando un ragazzo si è fatto
largo tra i presenti e poi si è fatto esplodere davanti all'imam". La deflagrazione è stata potente e ha dilaniato i corpi delle vittime, molte delle quali non sono risultano più riconoscibili.
In una telefonata ai giornalisti, un portavoce dei talebani si è assunto la paternità della strage e ha annunciato nuove vendette contro le "lashkar" (le milizie tribali) che "oseranno attaccarci".
In un comunicato, il presidente Asif Ali Zardari ha parlato di "vile attentato terroristico", assicurando che esso non frenerà "la volontà della nazione di sconfiggere il terrorismo". Anche il premier Yusuf Raza Gilani ha manifestato la determinazione del governo, che "non si lascerà demoralizzare da questi attentati", di "sradicare il terrorismo da ogni angolo del Paese".
Intanto, nell'ambito delle indagini sulla strage di ieri a Faisalabad, la polizia ha arrestato tre sospetti e ha precisato che l'obiettivo dell'autobomba era un ufficio dei servizi segreti che sorge vicino alla stazione del gas, ma che l'alto livello di sicurezza ha impedito l'azione. Oggi, nel centro vicino a Lahore, caratterizzato da una forte presenza della minoranza cristiana, i negozi hanno proclamato una serrata generale per lutto.
Muhammad Yunus deve andare in pensione secondo l'Alta Corte del Bangadesh
L’economista Muhammad Yunus ha perso un altro round nella battaglia per restare a capo della banca Grameen da lui creata una trentina di anni fa. L’alta Corte del Bangladesh ha respinto un ricorso contro l’esonoro per raggiunti limiti di eta’ e altre violazioni in merito alla sua nomina a direttore esecutivo. La scorsa settimana il governo, che possiede il 25% della banca, lo aveva esautorato in modo sbrigativo facendogli capire che era giunto il momento di andare in pensione. Ma il settantenne ‘’banchiere dei poveri, aveva puntato i piedi e deciso di passare alle vie legali.
I giudici hanno detto che la rimozione dall’incarico e’ ‘’perfettamente legittima’’ perche’ la carica che gli e’ stata rinnovata nel 1990 non puo’ eseree mantenuta da chi ha superato I 60 anni di eta’. La sentenza non e’ pero’ definitiva e i legali stanno ora preparando l’appello.
Subito dopo il verdetto, i suoi simpatizzanti sono scesi in strada a Dacca con dimostrazioni di salidarieta’ e striscioni sul grattacielo dove ha sede la Grameen. Inoltre, a Washington, la segretaria di stato americana Hillary Clinton, ha espresso preoccupazione per la vicenda del banchiere che doveva incontrare proprio ieri.
Yunus, che nel 2006 ha vinto il premio NOBEL per la Pace, gode di un largo seguito internazionale, ma di recente la sua immagine e’ stata oscurata da un’accusa di malversazione e altri guai giudiziari che secondo i suoi sostenitori fanno parte di una campagna di diffamazione orchestrata dall’entourage della premier Sheik Hasina, che di recente lo aveva accusato secondo le sue parole di ‘’succhiare il sangue dei poveri’’ e che non gli aveva mai perdonato il tentativo, 4 anni fa, di fondare un proprio partito.
I giudici hanno detto che la rimozione dall’incarico e’ ‘’perfettamente legittima’’ perche’ la carica che gli e’ stata rinnovata nel 1990 non puo’ eseree mantenuta da chi ha superato I 60 anni di eta’. La sentenza non e’ pero’ definitiva e i legali stanno ora preparando l’appello.
Subito dopo il verdetto, i suoi simpatizzanti sono scesi in strada a Dacca con dimostrazioni di salidarieta’ e striscioni sul grattacielo dove ha sede la Grameen. Inoltre, a Washington, la segretaria di stato americana Hillary Clinton, ha espresso preoccupazione per la vicenda del banchiere che doveva incontrare proprio ieri.
Yunus, che nel 2006 ha vinto il premio NOBEL per la Pace, gode di un largo seguito internazionale, ma di recente la sua immagine e’ stata oscurata da un’accusa di malversazione e altri guai giudiziari che secondo i suoi sostenitori fanno parte di una campagna di diffamazione orchestrata dall’entourage della premier Sheik Hasina, che di recente lo aveva accusato secondo le sue parole di ‘’succhiare il sangue dei poveri’’ e che non gli aveva mai perdonato il tentativo, 4 anni fa, di fondare un proprio partito.
martedì 8 marzo 2011
India, maxi evasore con 8 miliardi di dollari in Svizzera
Il fisco indiano ha arrestato un sospetto super evasore accusato di avere esportato illegalmente 8 miliardi di dollari nelle banche svizzere. Lo riportano oggi i media locali precisando che l'uomo e' stato incarcerato ieri sera a Pune, nello stato del Maharashtra dopo sei ore di interrogatorio. L'uomo, che si chiama Hasan Ali Khan e che possiede un allevamento di cavalli da corsa, si trova ora in ospedale a causa di un malore. Gli ufficiali del fisco indiano hanno perquisito diversi uffici e sue proprieta' alla ricerca dell'origine dell'enorme somma di fondi neri. Tra le ipotesi c'e' quella di presunti legami di Khan con il commercio internazionale di armi. La vicenda era gia' salita in passato alla ribalta delle cronache indiane come simbolo dell'enorme evasione fiscale che esiste nel paese.
Si stima che in Svizzera e nei paradisi fiscali ci siano circa 500 miliardi di dollari di cittadini indiani frutto di evasione fiscale, corruzione e criminalita'. La scorsa settimana, la Corte Suprema aveva accusato il governo di non fare nulla per rimpatriare i capitali portati all'estero. I giudici avevano duramente bacchettato l'esecutivo e dato un ultimatum, che scade oggi, per riferire delle azioni prese contro il riciclaggio. Khan e' stato arrestato con l'accusa di esportazione illegale di capitali e riciclaggio di denaro sporco.
Secondo l'avvocato sarebbe pero' ''vittima di una vendetta politica e ''capro espiatorio'' per il governo sotto pressione dopo il richiamo del massimo organo giudiziario.
Si stima che in Svizzera e nei paradisi fiscali ci siano circa 500 miliardi di dollari di cittadini indiani frutto di evasione fiscale, corruzione e criminalita'. La scorsa settimana, la Corte Suprema aveva accusato il governo di non fare nulla per rimpatriare i capitali portati all'estero. I giudici avevano duramente bacchettato l'esecutivo e dato un ultimatum, che scade oggi, per riferire delle azioni prese contro il riciclaggio. Khan e' stato arrestato con l'accusa di esportazione illegale di capitali e riciclaggio di denaro sporco.
Secondo l'avvocato sarebbe pero' ''vittima di una vendetta politica e ''capro espiatorio'' per il governo sotto pressione dopo il richiamo del massimo organo giudiziario.
Pakistan, altra strage in Punjab, 32 morti
Un'autobomba parcheggiata in una stazione di rifornimento del gas ha fatto strage oggi di 32 persone a Faisalabad, terza citta' pachistana e importante centro industriale della provincia centrale del Punjab, caratterizzata da una forte presenza di cristiani. L'attentato e' stato rivendicato dal principale gruppo militante talebano con una telefonata a una agenzia di stampa internazionale, in cui si diceva che l'obiettivo era una sede dei servizi segreti dell'Isi che sorge nelle vicinanze e che non e' stata danneggiata.
La deflagrazione, di vaste proporzioni in quanto ha causato l'esplosione di alcune bombole del gas, ha provocato il ferimento di altre 125 persone, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. La stazione di servizio, tre edifici circostanti, tra cui gli uffici della compagnia di bandiera Pia e decine di auto parcheggiate sono andate distrutte. I soccorritori hanno lavorato a lungo per estrarre vittime e superstiti dalle macerie. Da quanto si e' appreso, l'esplosivo era nascosto in un'auto e il detonatore e' stato azionato a distanza. Parlando a una televisione locale, il commissario della polizia di Faisalabad, Tahir Husain, ha escluso la presenza di un kamikaze.
Secondo un portavoce del gruppo Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp), la principale sigla attiva nel nord ovest, l'attentato e' stato compiuto per vendetta contro l'uccisione di militanti del movimento da parte delle forze di sicurezza lo scorso anno nella stessa Faisalabad. Poche ore dopo la strage, alcuni missili lanciato da un aereo drone americano hanno ucciso almeno cinque sospetti militanti islamici nel Sud Waziristan, alla frontiera con Afghanistan.
L'ultimo attacco terroristico (questo non rivendicato dai talebani) risale a venerdi' scorso. Una bomba piazzata in una affollata moschea nei pressi di un mausoleo sufi a Nowshera (provincia dii Khyber-Paktunkwa, vicino a Peshawar) aveva massacrato 11 fedeli che erano in coda per ricevere un pasto.
Secondo alcune stime, in Pakistan circa 4 mila persone sono morte in attacchi esplosivi, attentati suicidi e atti di terrorismo dei talebani pachistani o dei gruppi legati ad Al Qaeda dal luglio 2007, ovvero dopo l'assedio alla Moschea Rossa di Islamabad che segno' l'inizio della campagna del governo contro i gruppi estremisti islamici del paese.
La deflagrazione, di vaste proporzioni in quanto ha causato l'esplosione di alcune bombole del gas, ha provocato il ferimento di altre 125 persone, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. La stazione di servizio, tre edifici circostanti, tra cui gli uffici della compagnia di bandiera Pia e decine di auto parcheggiate sono andate distrutte. I soccorritori hanno lavorato a lungo per estrarre vittime e superstiti dalle macerie. Da quanto si e' appreso, l'esplosivo era nascosto in un'auto e il detonatore e' stato azionato a distanza. Parlando a una televisione locale, il commissario della polizia di Faisalabad, Tahir Husain, ha escluso la presenza di un kamikaze.
Secondo un portavoce del gruppo Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp), la principale sigla attiva nel nord ovest, l'attentato e' stato compiuto per vendetta contro l'uccisione di militanti del movimento da parte delle forze di sicurezza lo scorso anno nella stessa Faisalabad. Poche ore dopo la strage, alcuni missili lanciato da un aereo drone americano hanno ucciso almeno cinque sospetti militanti islamici nel Sud Waziristan, alla frontiera con Afghanistan.
L'ultimo attacco terroristico (questo non rivendicato dai talebani) risale a venerdi' scorso. Una bomba piazzata in una affollata moschea nei pressi di un mausoleo sufi a Nowshera (provincia dii Khyber-Paktunkwa, vicino a Peshawar) aveva massacrato 11 fedeli che erano in coda per ricevere un pasto.
Secondo alcune stime, in Pakistan circa 4 mila persone sono morte in attacchi esplosivi, attentati suicidi e atti di terrorismo dei talebani pachistani o dei gruppi legati ad Al Qaeda dal luglio 2007, ovvero dopo l'assedio alla Moschea Rossa di Islamabad che segno' l'inizio della campagna del governo contro i gruppi estremisti islamici del paese.
sabato 5 marzo 2011
Pakistan, strage in santuario sufi a Nowshera
Dieci fedeli musulmani, tra cui un bambino, sono stati uccisi oggi in un attentato esplosivo nei pressi di una moschea della citta' di Nowshera, vicino a Peshawar, nel nord ovest del Pakistan. Le vittime appartengono alla comunita' dei sufi, considerata eretica dalla maggioranza sunnita e spesso presa di mira dai gruppi islamici estremisti attivi nelle aree di frontiera con l'Afghanistan. La strage e' avvenuta in un luogo sacro nei pressi della tomba medioevale di un noto santo sufi dove si era radunata una larga folla per ricevere il tradizionale pasto offerto dopo la preghiera musulmana del venerdi'. Il santuario e' quello di Akhun Punjo Baba, risalente al XVI secolo, nell'area di Akbarpura. Da quanto si e' appreso dalla polizia, l'ordigno era nascosto nella mensa comune ed e' stato azionato a distanza. In quel momento vi erano un centinaio di persone in coda per mangiare. Tra i feriti alcuni sarebbero in gravi condizioni. Finora non e' giunta rivendicazione dell'attentato che e' avvenuto due giorni dopo la morte di 15 persone nel distretto tribale di Hangu, sempre nel nord ovest, provocata da una bomba esplosa al passaggio di un veicolo della polizia. Il presidente Asif Ali Zardari ha fortemente condannato l'attacco alla moschea come ''un orrendo atto di violenza'' e promettendo dure azioni contro i responsabili, da lui definiti ''nemici dell'Islam''.
venerdì 4 marzo 2011
Balletto di Bollyood a nozze William-Kate
Il principe William e la futura sposa Kate Middleton hanno scelto un tocco di Bollywood per il loro matrimonio che si terrà a Londra il 29 aprile e che è considerato come l'appuntamento dell'anno per celebrità e teste coronate di tutto il mondo. Secondo quanto rivela l'agenzia indiana ti, il coreografo e ballerino Sandip Soparrkar è stato ingaggiato per esibirsi in un balletto in stile indiano al ricevimento che si terrà a Buckhingham Palace con 600 invitati selezionatissimi.
"Gli organizzatori vogliono una combinazione di motivi di Bollywood e di valzer inglese" ha detto una fonte aggiungendo che i colorati e scatenati musical indiani "sono molto in voga nel Regno Unito grazie alla diaspora indiana" e che gli sposi "vogliono qualcosa di divertente al termine della reception". Soparrkar, che lavora insieme alla moglie e modella, Jesse Randhawa, è diventato famoso per la coreografia di alcuni recenti successi di Bollywood, ma è stato anche ingaggiato dalle star di Hollywood e cantanti come Madonna e Britney Spears.
La sua scuola è stata la prima a introdurre in India l'insegnamento dei balli latini. L'agenzia indiana aggiunge che qualche anno fa aveva incontrato il principe Carlo, un frequente visitatore e appassionato dell'India, sul set di un film storico, "Mangal Pandey", dedicato a una famosa ribellione anti britannica del 1857.
"Gli organizzatori vogliono una combinazione di motivi di Bollywood e di valzer inglese" ha detto una fonte aggiungendo che i colorati e scatenati musical indiani "sono molto in voga nel Regno Unito grazie alla diaspora indiana" e che gli sposi "vogliono qualcosa di divertente al termine della reception". Soparrkar, che lavora insieme alla moglie e modella, Jesse Randhawa, è diventato famoso per la coreografia di alcuni recenti successi di Bollywood, ma è stato anche ingaggiato dalle star di Hollywood e cantanti come Madonna e Britney Spears.
La sua scuola è stata la prima a introdurre in India l'insegnamento dei balli latini. L'agenzia indiana aggiunge che qualche anno fa aveva incontrato il principe Carlo, un frequente visitatore e appassionato dell'India, sul set di un film storico, "Mangal Pandey", dedicato a una famosa ribellione anti britannica del 1857.
mercoledì 2 marzo 2011
India-Ue, sieropositivi protestano contro blocco farmaci low cost
Oltre 2 mila sieropositivi indiani e asiatici hanno marciato oggi a New Delhi per
protestare contro le restrizioni sul commercio dei farmaci che
l'Unione Europea vorrebbe introdurre nell'accordo di libero
scambio con l'India in discussione a Bruxelles. La
manifestazione è stata organizzata da Medici Senza Frontiere
(Msf) e da altre associazioni che rappresentano i malati di Aids
e di cancro.
I dimostranti chiedono al governo di New Delhi che non ceda
alle pressioni dell'Unione Europea di accettare alcune
disposizioni in materia di proprietà intellettuale che, secondo
loro, impediranno a milioni di persone in India e nei paesi in
via di sviluppo (che comprano i farmaci indiani) di avere
accesso a medicinali salva vita low cost.
Secondo una bozza dell'accordo, che dovrebbe concludersi
entro l'anno, Bruxelles chiede "l'esclusività dei dati" (Data
Exclusivity), che limiterebbe la competizione tra produttori di
farmaci generici, permettendo delle situazioni di monopolio.
"Sarebbe un madornale errore introdurre questa regola in
India e spero davvero che il governo non cederà" ha detto
all'ANSA il relatore speciale dell'Onu sui diritti alla salute,
Anand Grover, a una conferenza stampa a New Delhi. Ha poi
aggiunto che tre ministeri indiani si sono già espressi contro
la misura "che colpirebbe anche i vaccini e i farmaci non
brevettati, che sono noti da migliaia di anni" ha aggiunto.
L'India è fonte dell'80% dei farmaci anti-retrovirali
acquistati dai donatori e dalle agenzie delle Nazioni Unite per
i loro programmi mondiali. Un esempio è Msf, che fa affidamento
ai farmaci a basso costo prodotti in India per curare 160 mila
sieropositivi nei paesi in via di sviluppo.
protestare contro le restrizioni sul commercio dei farmaci che
l'Unione Europea vorrebbe introdurre nell'accordo di libero
scambio con l'India in discussione a Bruxelles. La
manifestazione è stata organizzata da Medici Senza Frontiere
(Msf) e da altre associazioni che rappresentano i malati di Aids
e di cancro.
I dimostranti chiedono al governo di New Delhi che non ceda
alle pressioni dell'Unione Europea di accettare alcune
disposizioni in materia di proprietà intellettuale che, secondo
loro, impediranno a milioni di persone in India e nei paesi in
via di sviluppo (che comprano i farmaci indiani) di avere
accesso a medicinali salva vita low cost.
Secondo una bozza dell'accordo, che dovrebbe concludersi
entro l'anno, Bruxelles chiede "l'esclusività dei dati" (Data
Exclusivity), che limiterebbe la competizione tra produttori di
farmaci generici, permettendo delle situazioni di monopolio.
"Sarebbe un madornale errore introdurre questa regola in
India e spero davvero che il governo non cederà" ha detto
all'ANSA il relatore speciale dell'Onu sui diritti alla salute,
Anand Grover, a una conferenza stampa a New Delhi. Ha poi
aggiunto che tre ministeri indiani si sono già espressi contro
la misura "che colpirebbe anche i vaccini e i farmaci non
brevettati, che sono noti da migliaia di anni" ha aggiunto.
L'India è fonte dell'80% dei farmaci anti-retrovirali
acquistati dai donatori e dalle agenzie delle Nazioni Unite per
i loro programmi mondiali. Un esempio è Msf, che fa affidamento
ai farmaci a basso costo prodotti in India per curare 160 mila
sieropositivi nei paesi in via di sviluppo.
Oltre 2 mila sieropositivi indiani e asiatici hanno marciato oggi a New Delhi per protestare contro le restrizioni sul commercio dei farmaci che l'Unione Europea vorrebbe introdurre nell'accordo di libero scambio con l'India in discussione a Bruxelles.
La manifestazione e' stata organizzata da Medici Senza Frontiere (Msf) e da altre associazioni che rappresentano i malati di Aids e di cancro. I dimostranti chiedono al governo di New Delhi che non ceda alle pressioni dell'Unione Europea di accettare alcune disposizioni in materia di proprieta' intellettuale che, secondo loro, impediranno a milioni di persone in India e nei paesi in via di sviluppo (che comprano i farmaci indiani) di avere accesso a medicinali salva vita low cost.
Secondo una bozza dell'accordo, che dovrebbe concludersi entro l'anno, Bruxelles chiede ''l'esclusivita' dei dati'' (Data Exclusivity), che limiterebbe la competizione tra produttori di farmaci generici, permettendo delle situazioni di monopolio. ''Sarebbe un madornale errore introdurre questa regola in India e spero davvero che il governo non cedera''' ha detto all'ANSA il relatore speciale dell'Onu sui diritti alla salute, Anand Grover, a una conferenza stampa a New Delhi. Ha poi aggiunto che tre ministeri indiani si sono gia' espressi contro la misura ''che colpirebbe anche i vaccini e i farmaci non brevettati, che sono noti da migliaia di anni'' ha aggiunto.
L'India e' fonte dell'80% dei farmaci anti-retrovirali acquistati dai donatori e dalle agenzie delle Nazioni Unite per i loro programmi mondiali. Un esempio e' Msf, che fa affidamento ai farmaci a basso costo prodotti in India per curare 160 mila sieropositivi nei paesi in via di sviluppo.
Greemin Bank, silurato Muhammed Yunus ma lui resiste
E' ormai scontro tra il governo del Bangladesh e Muhammad Yunus, il "banchiere dei poveri" e inventore del microcredito. La Banca centrale di Dacca lo ha oggi estromesso dalla direzione della Banca Grameen da lui fondata, ma poche ore dopo un comunicato dell'istituto finanziario ha messo in dubbio la legittimità della decisione e precisato che "il professore e Premio Nobel Muhammad Yunus può mantenere il suo incarico". Secondo le autorità bengalesi, l'economista, che ha 70 anni, ha raggiunto i limiti di età prevista dai regolamenti bancari.
Il braccio di ferro giunge al culmine di una serie di guai giudiziari in cui è incappato Yunus a causa di presunte irregolarità commesse dalla sua banca. In realtà - secondo i suoi sostenitori, tra cui c'é l'ex presidente irlandese Mary Robinson - sarebbe vittima di una campagna di discredito voluta dal primo ministro bengalese, la signora Sheik Hasina, per una rivalità politica nel 2007 all'epoca del regime militare quando Yunus cercò di fondare un partito anti corruzione. Di recente é stata anche messa in dubbio l'efficacia del rivoluzionario modello dei micro finanziamenti praticato dalla Grameen e poi diffusosi in tutto il mondo, tanto da vincere il Premio Nobel per la pace nel 2006.
A quanto si è appreso dai media locali, la decisione di "silurare" Yunus è stata presa oggi a Dacca dal presidente della Banca centrale, Khondaker Muwammel Huq, che ha chiesto al governo (che possiede il 25% della Banca) di esonerarlo dall'incarico di direttore esecutivo "perché ha superato abbondantemente i limiti di età" che è di 60 anni per gli incarichi nelle istituzioni finanziarie. Lo scorso gennaio, il ministro delle Finanze A.M.A. Muhit gli aveva già chiesto di andare in pensione ottenendo in risposta un secco rifiuto.
La rimozione è stata però contestata dalla stessa Grameen che oggi, in un comunicato, ha assicurato di "avere sempre adempiuto correttamente a tutte le leggi che regolano" il funzionamento del sistema bancario e di rispettare anche le leggi riguardanti la nomina del direttore esecutivo". Secondo i consulenti legali dell'istituto, il premio Nobel può quindi stare al suo posto. Yunus stesso aveva precisato di essere stato eletto nel 2000 per volontà del consiglio di amministrazione composto dagli stessi beneficiari della banca. Si preannuncia una battaglia legale che si aggiunge a quelle in corso tra cui ci sono un processo per diffamazione per un'intervista rilasciata nel 2007, una denuncia di produrre con la Danone uno yogurt "dannoso per la salute" e un altro procedimento giudiziario per non avere rimborsato un prestito. A cui va aggiunto un documentario realizzato all'inizio di dicembre dal giornalista danese Tom Heinemann che insinuò sospetti di irregolarità nella gestione della banca, riguardanti doni finanziari della Norvegia e di altri Paesi, provocando reazioni contrastanti ed inchieste da parte dei governi di Oslo e di Dacca.
Il braccio di ferro giunge al culmine di una serie di guai giudiziari in cui è incappato Yunus a causa di presunte irregolarità commesse dalla sua banca. In realtà - secondo i suoi sostenitori, tra cui c'é l'ex presidente irlandese Mary Robinson - sarebbe vittima di una campagna di discredito voluta dal primo ministro bengalese, la signora Sheik Hasina, per una rivalità politica nel 2007 all'epoca del regime militare quando Yunus cercò di fondare un partito anti corruzione. Di recente é stata anche messa in dubbio l'efficacia del rivoluzionario modello dei micro finanziamenti praticato dalla Grameen e poi diffusosi in tutto il mondo, tanto da vincere il Premio Nobel per la pace nel 2006.
A quanto si è appreso dai media locali, la decisione di "silurare" Yunus è stata presa oggi a Dacca dal presidente della Banca centrale, Khondaker Muwammel Huq, che ha chiesto al governo (che possiede il 25% della Banca) di esonerarlo dall'incarico di direttore esecutivo "perché ha superato abbondantemente i limiti di età" che è di 60 anni per gli incarichi nelle istituzioni finanziarie. Lo scorso gennaio, il ministro delle Finanze A.M.A. Muhit gli aveva già chiesto di andare in pensione ottenendo in risposta un secco rifiuto.
La rimozione è stata però contestata dalla stessa Grameen che oggi, in un comunicato, ha assicurato di "avere sempre adempiuto correttamente a tutte le leggi che regolano" il funzionamento del sistema bancario e di rispettare anche le leggi riguardanti la nomina del direttore esecutivo". Secondo i consulenti legali dell'istituto, il premio Nobel può quindi stare al suo posto. Yunus stesso aveva precisato di essere stato eletto nel 2000 per volontà del consiglio di amministrazione composto dagli stessi beneficiari della banca. Si preannuncia una battaglia legale che si aggiunge a quelle in corso tra cui ci sono un processo per diffamazione per un'intervista rilasciata nel 2007, una denuncia di produrre con la Danone uno yogurt "dannoso per la salute" e un altro procedimento giudiziario per non avere rimborsato un prestito. A cui va aggiunto un documentario realizzato all'inizio di dicembre dal giornalista danese Tom Heinemann che insinuò sospetti di irregolarità nella gestione della banca, riguardanti doni finanziari della Norvegia e di altri Paesi, provocando reazioni contrastanti ed inchieste da parte dei governi di Oslo e di Dacca.
martedì 1 marzo 2011
Godhra, 11 condanne a morte per strage treni di pellegrini hindu
Un tribunale speciale dello stato nord orientale Indiana del Gujarat ha condannato alla pena di morte 11 musulmani per aver dato alle fiamme un treno di
pellegrini indu' nella citta' di Godhra nove anni fa.
Nell'attentato morirono 59 persone. Altri 20 imputati sono stati
condannati all'ergastolo. Lo riferisce la televisione Cnn-Ibn.
Il 22 febbraio scorso, dopo un processo durato due anni, i
giudici della corte speciale di Ahmedabad avevano ritenuto
colpevoli di strage premeditata 31 persone, mentre altre 63
erano state assolte. Oggi e' stata decisa la pena.
La carrozza del treno Sabarmati Express, con a bordo un
gruppo di radicali indu' provenienti dalla citta' sacra di
Ayodhya (in Uttar Pradesh), era stato bloccata in una stazione
il 27 febbraio 2002 e data alle fiamme da una folla inferocita
di musulmani. Secondo la tesi della pubblica accusa, accolta dal
tribunale, l'assalto era stato pianificato la sera prima e
alcune taniche di benzina erano state portate sui binari con
l'intenzione di incendiare il treno. L'attacco scateno' una
sanguinosa e brutale vendetta contro la minoranza musulmana in
Gujarat, culminata con il massacro di 2 mila persone sotto gli
occhi indifferenti del governo locale
pellegrini indu' nella citta' di Godhra nove anni fa.
Nell'attentato morirono 59 persone. Altri 20 imputati sono stati
condannati all'ergastolo. Lo riferisce la televisione Cnn-Ibn.
Il 22 febbraio scorso, dopo un processo durato due anni, i
giudici della corte speciale di Ahmedabad avevano ritenuto
colpevoli di strage premeditata 31 persone, mentre altre 63
erano state assolte. Oggi e' stata decisa la pena.
La carrozza del treno Sabarmati Express, con a bordo un
gruppo di radicali indu' provenienti dalla citta' sacra di
Ayodhya (in Uttar Pradesh), era stato bloccata in una stazione
il 27 febbraio 2002 e data alle fiamme da una folla inferocita
di musulmani. Secondo la tesi della pubblica accusa, accolta dal
tribunale, l'assalto era stato pianificato la sera prima e
alcune taniche di benzina erano state portate sui binari con
l'intenzione di incendiare il treno. L'attacco scateno' una
sanguinosa e brutale vendetta contro la minoranza musulmana in
Gujarat, culminata con il massacro di 2 mila persone sotto gli
occhi indifferenti del governo locale
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