giovedì 21 febbraio 2008

Slow Food in India contro la cultura dei McDonalds

L’anno scorso oltre mille contadini si sono suicidati nella regione di Vidarbha, il distretto indiano del cotone, perché schiacciati dai debiti contratti per comprare costose sementi importate, fertilizzanti e pesticidi. Nella nuova India emergente che cresce al ritmo di oltre l’8% all’anno questa è una strage che non ha voce, ma non si può dimenticare che il 60% della popolazione indiana vive ancora dei prodotti della terra. “La soluzione passa attraverso il rafforzamento del ruolo della cucina territoriale e del rifiuto della cultura dell’hamburger” dice Carlo Petrini, fondatore del movimento eco-gastronomico “Slow Food” che si trova in India in questi giorni per lanciare una nuova offensiva anti McDonald. “Stiamo aprendo un secondo punto vendita Slow Food a Nuova Delhi e ne abbiamo inaugurato uno a Mumbai. In India gestiamo ora 50 comunità contadine legate al network di Terra Madre” spiega Petrini che ha da circa due anni lavora a fianco della leader degli ecologisti Vandana Shiva. La popolare attivista no-global, attraverso l’associazione Navdanya, è impegnata in una campagna nazionale per introdurre l’agricoltura organica nella zona di Vidarbha. L’India è sulla strada di una gravissima crisi agricola a causa “della distruzione della biodiversità, l’introduzione di monoculture, il monopolio delle sementi da parte delle multinazionali, la dipendenza crescente dai prodotti chimici e la diminuzione di suolo fertile” è l’allarme lanciato da Shiva che promuove anche il principio “dalla terra alla tavola” per avvicinare agricoltori e consumatori. “C’è un enorme lavoro di sensibilizzazione da fare qui in India, soprattutto con la nuova classe di consumatori ricchi e con le nuove generazioni che non devono perdere i sapori della ricca tradizione gastronomica indiana. Il modello McDonald che sta avanzando anche qui in India porta un messaggio culturale totalmente sbagliato e sta creando anche una vera e propria pandemia causata dall’aumento di diabete e di obesità infantile”.

India soddisfatta di come sono andate le elezioni in Pakistan

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L’India è soddisfatta di come si sono svolte le elezioni in Pakistan e spera di riprendere il processo di pace avviato quattro anni fa dopo una crisi diplomatica che portò i due Paesi asiatici rivali sull’orlo di un confronto nucleare. “Il governo indiano si rallegra del fatto che gli elettori pachistani abbiano avuto la possibilità esprimersi in modo trasparente e democratico sul loro futuro” ha detto un portavoce del Ministero degli Esteri aggiungendo che l’India è pronta a riprendere il dialogo con il governo che sarà “legalmente costituito” a Islamabad. Nuova Delhi spera inoltre che i due Paesi possano risolvere le loro controversie in un’atmosfera libera da “violenze e atti terroristici”.
Il territorio conteso del Kashmir è il principale nodo della disputa e rimane ancora irrisolto, nonostante di recente sarebbe stato aperto un “canale segreto” tra le due diplomazie. I negoziati, giunti a un quarto round dedicato alle misure di distensione nucleare, si erano interrotti con il precipitare della crisi in Pakistan culminata con lo stato di emergenza dichiarato da Pervez Musharraf lo scorso 6 novembre. Ma il dialogo si era “raffreddato” già nell’estate del 2006 con la strage sui treni pendolari di Mumbai attribuita dal governo indiano a gruppi della jihad pachistana.
In un commento il quotidiano “The Hindu” sottolineava in particolare il coraggio degli elettori “nel votare contro la dittatura militare e contro l’estremismo religioso”. Un’eventuale alleanza tra i due vincitori, il Partito Popolare Pachistano di Ali Zardari e il partito dell’ex premier Nawaz Sharif, entrambe forze laiche e appoggiate dagli Stati Uniti, “non lascerebbe molto spazio ai partiti islamici” e quindi potrebbe essere più favorevole ad eventuali aperture diplomatiche nei confronti dell’India.

martedì 19 febbraio 2008

Rajput in rivolta contro film di Bollywood su love story tra Akpar e principessa indù

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A quattro giorni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche, continuano le proteste contro il colossal del regista Ashutosh Gowarikar dedicato alla storia d’amore tra l’imperatore mughal Akbar e una principessa Rajput. Secondo alcuni gruppi indu-nazionalisti del Rajasthan, il matrimonio del sovrano mussulmano con una donna indù non solo non avrebbe “evidenza storica”, ma getterebbe anche discredito su una delle caste nobiliari più orgogliose del nord-ovest dell’India. “Una principessa Rajput avrebbe preferito il suicidio piuttosto che finire nelle mani dei Mughals” ha detto Bhairon Singh Chauhan, esponente delle frange radicali indù che in questi giorni hanno organizzato manifestazioni di protesta in Rajasthan e nel vicino stato del Madhya Pradesh contro la pellicola intitolata “Jodhaa Akbar”.
Dopo aver ricevuto delle minacce di morte da un’organizzazione chiamata Rajput Karni Sena, i gestori delle sale cinematografiche in Rajasthan hanno rimosso il film dalla programmazione. Ma ora la comunità dei Rajput chiede un bando a livello nazionale e minaccia di scendere in piazza. Durante il finesettimana alcuni vandali hanno frantumato la vetrina con la locandina del film in cartellone in una multisala nel polo tecnologico di Gurgaon, vicino a Nuova Delhi.
Nonostante la lunghezza, 3 ore e 20 minuti compresi i balletti, il film (che è uno dei più costosi nella storia di Bollywood) ha fatto il pienone di pubblico durante la premiere del 15 febbraio in India e, in contemporanea, in 26 Paesi.
Il personaggio della principessa Jodhaa è interpretato dalla superstar Aishwarya Rai, ex miss Mondo. E’ il suo primo film dopo il matrimonio con il popolare attore Amitabh Bachchan. Secondo gli storiografi, all’epoca dei mughal esisteva una principessa Jodhaa, ma era la moglie di uno dei figli di Akbar, il futuro imperatore Jehangir (padre di Shah Jahan, il famoso sovrano che ha fatto costruire il Taj Mahal). Akbar, noto per le sue idee liberali e per aver promosso l’integrazione con la popolazione locale, avrebbe in realtà sposato la figlia del raja di Amber (come una delle sue 35 mogli).
Nelle intenzioni del regista Gowarikar, famoso per un altro colossal epico, “Lagaan” realizzato nel 2001, il film intende evidenziare il superamento di barriere culturali e religiose all’epoca dei sovrani mughal che regnarono sul nord dell’India per circa quattro secoli.
Non è la prima volta che Bollywood fa polemica perché offende i sentimenti di una comunità o setta religiosa. Circa due anni fa a Nuova Delhi ci furono anche degli attentati esplosivi in alcune sale cinematografiche dove si proiettava un film contestato dalla comunità religiosa dei sikh. Lo stesso film “Codice da Vinci” è stato censurato in alcuni stati indiani perché considerato offensivo per i cattolici. Di recente si sono verificati diversi episodi di intolleranza religiosa che hanno colpito in particolare la tennista Sania Mirza e la scrittrice bengalese in esilio Taslima Nasreen, che si trova sotto scorta in una località segreta vicino a Nuova Delhi per le minacce degli integralisti mussulmani. Nelle ultime settimane c’è stata poi una recrudescenza di episodi di razzismo contro immigrati del nord a Mumbai da parte di un piccolo gruppo indu-nazionalista che proclama la purezza dei “marathi”, gli abitanti dello stato del Maharashtra. “Abbiamo i nervi scoperti” è il titolo di un editoriale di oggi sul quotidiano “The Indian Express” che esorta a “fare un esame di coscienza sulla crescente intolleranza e sul polverone che solleva. Dobbiamo riflettere sui motivi per cui un pittore, uno scrittore, un regista o un semplice lavoratore può scatenare delle assurde battaglie sull’identità”.

lunedì 18 febbraio 2008

Afghanistan, la Nato teme nuovi attentati suicidi nei prossimi mesi

In onda su Radio Vaticana

Secondo la Nato nei prossimi mesi ci sarà un’escalation degli attentati suicidi da parte dei talebani dopo le sanguinosi stragi di ieri e domenica nel sud dell’Afghanistan al confine pachistano. L’allarme è stato lanciato dal generale John Craddock, comandante dell’alleanza atlantica per l’Europa, secondo il quale i ribelli starebbero per perdere il controllo del territorio e non sarebbero più in grado di lanciare attacchi convenzionali.
L’autobomba di ieri, guidata da un kamikaze, ha preso di mira un convoglio di truppe canadesi in un mercato della città di Spin Boldak, nella provincia di Kandahar. Nell’esplosione sarebbero morti almeno 35 civili e feriti alcuni soldati. Proprio ieri a Kandahar, roccaforte degli estremisti, si sono tenuti i funerali delle circa cento vittime del massacro di domenica quando un attentatore suicida si è fatto esplodere durante uno spettacolo di combattimento tra cani. I talebani hanno smentito la responsabilità dell’attentato che è il più sanguinoso mai perpetrato in Afghanistan, mentre hanno rivendicato l’attacco ai militari canadesi di ieri.

Afghanistan, la Nato teme nuovi attentati suicidi nei prossimi mesi

In onda su Radio Vaticana

Secondo la Nato nei prossimi mesi ci sarà un’escalation degli attentati suicidi da parte dei talebani dopo le sanguinosi stragi di ieri e domenica nel sud dell’Afghanistan al confine pachistano. L’allarme è stato lanciato dal generale John Craddock, comandante dell’alleanza atlantica per l’Europa, secondo il quale i ribelli starebbero per perdere il controllo del territorio e non sarebbero più in grado di lanciare attacchi convenzionali.
L’autobomba di ieri, guidata da un kamikaze, ha preso di mira un convoglio di truppe canadesi in un mercato della città di Spin Boldak, nella provincia di Kandahar. Nell’esplosione sarebbero morti almeno 35 civili e feriti alcuni soldati. Proprio ieri a Kandahar, roccaforte degli estremisti, si sono tenuti i funerali delle circa cento vittime del massacro di domenica quando un attentatore suicida si è fatto esplodere durante uno spettacolo di combattimento tra cani. I talebani hanno smentito la responsabilità dell’attentato che è il più sanguinoso mai perpetrato in Afghanistan, mentre hanno rivendicato l’attacco ai militari canadesi di ieri.

sabato 16 febbraio 2008

DEFEXPO 2008, Fincantieri pronta alla firma per commessa nave tanker

Su Apcom
Dovrebbe essere firmato tra qualche settimana il contratto tra Fincantieri e la Marina indiana per la costruzione di una nave militare rifornitrice di squadra progettata per rispondere a un criterio “ecologico”. A dichiararlo è il direttore del gruppo cantieristico Enrico Bonetti presente a Defexpo 2008, il salone biennale inaugurato oggi a Nuova Delhi dal ministro della difesa A.K. Anthony . “Sarà la prima nave di questo tipo – ha spiegato - ad avere un doppio scafo e quindi ad essere conforme alle normative di sicurezza dell’International Maritime Organization”. Il progetto prevede un doppio scafo che permette di proteggere le cisterne di carburante ed evitare i rischi di inquinamento marino in caso di avaria. Sarà costruita nei cantieri liguri e avrà un dislocamento di circa 27 mila tonnellate. Il valore della commessa, che era stata vinta un anno fa, sarà annunciato al momento della firma del contratto che dovrebbe avvenire entro febbraio.
Fincantieri ha già costruito una nave oceanografica “Sagar Nidhi”per il National Institute of Ocean Technology di Chennai che è stata consegnata lo scorso dicembre. Il gruppo, che l’anno scorso ha aperto un ufficio di rappresentanza a Delhi, è impegnato nella progettazione dei sistemi di propulsione della nuova portaerei indiana della classe Vikrant in costruzione nei cantieri civili di Cochin. I lavori però stanno accumulando notevole ritardo.
Alcune novità sono state presentate anche dal gruppo Finmeccanica presente al salone con il direttore centrale commerciale Filippo Bagnato e che nell’anno fiscale 2005-2006 ha realizzato un giro d’affari in India di 280 milioni di euro. Dall’inizio di quest’anno Finmeccanica ha deciso di potenziare la sua sede di Nuova Delhi in vista di una possibile espansione delle attività soprattutto nel settore elicotteristico e dei sistemi di sicurezza. La controllata Agusta Westland sarebbe in pole position per aggiudicarsi una commessa dell’aeronautica indiana per 12 elicotteri AW101 dal valore di circa 400 milioni di euro da riservare al trasporto dei vip. Si tratta dello stesso modello scelto due anni fa dalla Marina americana per la flotta della Casa Bianca. L’aggiudicazione dovrebbe avvenire nei prossimi 12 mesi. Agusta Westland è in corsa anche per la nuova maxi commessa di 312 elicotteri da combattimento che è stata rilanciata dal governo indiano di recente dopo la “cancellazione”, lo scorso dicembre, di un ordine aggiudicato al consorzio europeo Eurocopter (Eads) dal valore di 600 milioni di dollari a causa di sospetta corruzione.

giovedì 14 febbraio 2008

Taslima Nasreen ottiene visto di sei mesi, ma dovrà rimanere nascosta

Su Apcom

“Se il governo deporta Taslima Nasreen o la tiene come una reclusa, sarà una vergogna per tutti noi. Chiediamo che le venga concessa la cittadinanza indiana, come ha chiesto, e che possa vivere e lavorare liberamente in India”. E’ l’accorato testo della petizione inviata al primo ministro Manmohan Singh da un gruppo di intellettuali indiani solidali con Taslima Nasreen, la scrittrice bengalese in esilio minacciata dagli integralisti indiani e attualmente “nascosta” in una località segreta vicino a Nuova Delhi. Tra i firmatari ci sono la scrittrice e pacifista Arundhati Roy, il regista Girish Karnad, il sociologo Ashish Nandi e la scrittrice bengalese Mahashweta Devi.
Costretta oltre due mesi fa a lasciare la sua casa Calcutta, dove risiedeva da tre anni, Taslima aveva detto di sentirsi “come in prigione” e più volte aveva espresso il desiderio di tornare in Bengala Occidentale. Nel suo rifugio, alla periferia di Nuova Delhi, è sotto scorta e non può incontrare nessuno.
Ieri il ministero degli esteri indiano le ha assicurato l’estensione per altri sei mesi del visto, che era in scadenza il 17 febbraio, “ma le restrizioni sui suoi movimenti rimangono in vigore” e non potrà ritornare a Calcutta, dove la sua presenza è stata dichiarata “non gradita” dal partito comunista che guida lo stato nord-orientale del Bengala Occidentale e che teme nuovi disordini da parte della minoranza mussulmana.

mercoledì 13 febbraio 2008

India, rimangono solo 1400 tigri secondo nuovo censimento del governo

Quello che si temeva è stato confermato ieri da un nuovo censimento del governo. In India sopravvivono solo 1411 tigri secondo l’ultimo rapporto del National Tiger Conversation Authority condotto in 23 riserve nazionali che sorgono in 17 stati. Il declino è allarmante: 60% circa negli ultimi dieci anni. Nel 1997 ne erano infatti state censite 3508. Secondo alcuni esperti, il numero di tigri potrebbe essere ancora più basso tenuto conto degli errori di approssimazione delle stime. Nel censimento del 2002 risultavano “ancora” 3500 esemplari, ma la stima non sarebbe stata corretta a causa della manipolazione di alcuni dati e dagli errori dovuti alla rudimentale tecnica di conteggio basata sulle orme dei felini. Ora si sono impiegate tecnologie più sofisticate ed è forse per questo che è emersa la “verità” sulle tigri “scomparse” come denunciano da tempo i giornali indiani.
La situazione è preoccupante perché si tratta del fallimento della politica di conservazione della Tigre del Bengala avviata nel 1972 dall’allora premier Rajiv Gandhi dopo che in India erano rimasti solo 1800 felini.
Le grandi riserve, come quelle di Corbett e di Rathambore, popolari mete turistiche, sono nate allora in base al “Tiger Project” dedicato a salvare i felini dall’estinzione dopo decenni di battute di caccia dei maharaja e dei britannici.
Adesso c’è di nuovo lo stesso rischio a causa del bracconaggio e contrabbando di pelli e ossa diretto soprattutto verso la Cina, ma anche della sovrappolazione e l’urbanizzazione che minacciano sempre più l’habitat naturale dei felini.

martedì 12 febbraio 2008

Indian people you like? Gioie e dolori della vita a New Delhi

SUL NUMERO DI FEBBRAIO DEL MENSILE "MAXIM"


“Indian people you like?”. Dopo aver lasciato sull'asfalto un largo sputo color arancione, il guidatore dell'autorisciò si dà una grattatina ai genitali e poi ti assesta la domanda di rito: "Ti piace la gente dell'India?". Magari è uno di quei giorni di maggio a 45 gradi, a casa manca la corrente elettrica e sei bloccato in un ingorgo da matrimonio tra una banda musicale e un calesse ricoperto di fiori. Per cortesia rispondi di sì e lui tutto contento dondola la testa in segno di soddisfazione lasciandoti con un dubbio atroce. E' sarcasmo o solo un approccio amichevole con quel poco d'inglese che conosce?
L'India è "misteriosa", ma solo dopo qualche anno ti accorgi del reale significato di questa consumata definizione. Per un occidentale è uno shock culturale, visivo e anche olfattivo appena sbarca all'aeroporto di New Delhi. L'immagine predominante sui giornali italiani di un’India che sta diventando una potenza economica oggi stride ancora di più con la realtà della gente che dorme sui marciapiedi, con il degrado del centro storico, con le immense baraccopoli della periferia e con le condizioni pietose di vacche e cani randagi che condividono la strada con i mendicanti. L'India è ancora questa nonostante le “speranze” legate all’8 o 9% di crescita economica che per ora ha arricchito solo una minuscola percentuale del miliardo e 100 milioni di abitanti. Nella capitale New Delhi, megalopoli da 15 milioni di persone, le contraddizioni sono ancora più evidenti, anche se negli ultimi due o tre anni il panorama urbano è radicalmente cambiato con l'arrivo della metropolitana, dei mezzi pubblici a metano, delle boutique di marca e dei primi disco- bar. Ma i cambiamenti hanno interessato solo il Sud di Delhi, dove ci sono i palazzi del potere, eredità del periodo coloniale, le ambasciate e i quartieri della "middle class" sorti dopo l'indipendenza dal dominio britannico. La stragrande maggioranza degli stranieri vive in questa parte fatta di lunghi boulevard, rotatorie con fontane illuminate, grandi parchi per il jogging mattutino e hotel a cinque stelle dove comprare la baguette calda di forno. A circa mezzora di auto, oltrepassata Connaught Place, la grande piazza circolare che fa da spartiacque tra lusso e miseria, c'è la vera India, quella alla Rudyard Kipling, con i mercati all'ingrosso delle spezie di Chandni Chowk, il Forte Rosso degli imperatori mughal, la grande moschea e i negozi di profumi, argento e pietre preziose. Quella dei templi profumati di incenso e legno di sandalo e degli elefanti in coda ai semafori. Insomma tutto quello che un turista, che sta allo Sheraton a 300 euro a notte, si aspetta di trovare. Se invece si sta nella bolgia psichedelica di Paharganj, la strada degli hippies e dei saccopelisti, vicino alla stazione, dove si spendono 300 rupie (6 euro) per una stanza, la percezione è ancora diversa perché qui non c'è alcun segno della modernizzazione che invece sta avanzando nella parte post coloniale. C'è qualcosa di schizofrenico in queste due Delhi che si ignorano e che continuano ad allontanarsi sempre più.
Tra gli italiani che risiedono in pianta stabile a Delhi, circa 200, solo un'anziana studiosa di indologia, un po' eccentrica, abita nei quartieri popolari della vecchia città, dove gli affitti sono un decimo o anche più rispetto a quello che si paga a Golf Link, Jorbagh, Defence Colony o Vasant Vihar, per citare alcune zone "bene" della capitale. Il mercato immobiliare indiano è in piena bolla speculativa. New Delhi è diventata tra le città più care al mondo per le locazioni commerciali. Il paradosso è rappresentato dal Khan Market, mercatino di quartiere dalle facciate scrostate e marciapiedi dissestati, dove gli affitti dei negozi sono cari come sulla Quinta Strada a Manhattan. E' la meta preferita degli stranieri. Al sabato pomeriggio è difficile trovare un tavolo libero al Barista o al Coffee Day, le due più grandi catene di coffee shop, che ancora oggi sono l'unico posto pulito e confortevole dove fare una colazione veloce o incontrare un amico. A detta di molti italiani, al Barista, che tra l'altro è passato alla Lavazza, si beve il migliore cappuccino servito alla temperatura giusta e perfino con la schiuma decorata. Ma è riservato all'elite perché costa più di un euro. In un "fast food" locale come Nirula con la stessa cifra si fa un pasto abbondante.Anche se il costo della vita è aumentato, vivere in India è ancora molto conveniente per chi ha euro in tasca. Alcuni prezzi fanno perfino sorridere. La riparazione di uno scooter per esempio non costa più di 30 rupie (circa mezzo euro), una multa per divieto di sosta è di 100 rupie (2 euro) e il biglietto della metropolitana è dalle 10 alle 20 rupie. Però poi si va a mangiare a La Piazza, il migliore ristorante italiano, all'hotel Hayatt, e si sborsa a testa l'equivalente di un mese di stipendio di un operaio indiano. I beni importati, come il vino o l'olio di oliva che le signore dell’alta borghesia usano per lucidare la capigliatura, sono ancora molto costosi per via dei dazi e tasse doganali. Uno dei vantaggi indiscussi della vita degli espatriati c'è invece la possibilità di avere una schiera di cuochi, baby-sitter, domestici, valletti, autisti, giardinieri e perfino guardie private armate per poche centinaia di euro al mese. E' una fortuna perché significa la liberazione dalla schiavitù dei lavori casalinghi, ma può essere anche un incubo se si pretende troppo. Con pochissime eccezioni, quasi tutti hanno del personale di servizio in casa, spesso residente nei cosiddetti “servant quarters”, alloggi riservati alla servitù, nel retro di ogni casa signorile. Esiste un immenso florilegio di aneddoti divertenti sulle gioie e dolori della servitù. L’uso della ramazza o spazzolone, sconosciuti ai domestici indiani che usano scopini e passano lo straccio accovacciati per terra, è uno dei temi più dibattuti nelle conversazioni salottiere. I nuovi arrivati sono di solito scioccati dalla scarsa igiene della cucina, un ambiente che nelle case indiane è riservato esclusivamente ai cuochi e camerieri. L’ostinazione di noi occidentali a voler scrostare l’unto dai fornelli e consumare i pasti in cucina è vista come un’abitudine orripilante, quasi come quella dell’uso della carta igienica invece del bidè. L’idea di igiene che hanno gli asiatici provoca a volte dei veri e propri scontri di civiltà. Ci sono stranieri, che anche dopo molti anni, continuano ad essere ossessionati dal rischio di vermi intestinali o di epatiti a tal punto che non mangiano mai cibi non cotti e bevono solo acqua Evian, spesso venduta in farmacia. Il famigerato “Delhi Belly”, il mal di pancia che colpisce il turista neofita, è sempre in agguato soprattutto quando si combina con gli altrettanti famigerati “colpi di caldo”. Da fine aprile a luglio il nord dell’India si trasforma in una fornace. L’abbonamento ad una piscina di un hotel o di una palestra è uno degli antidoti migliori per sfuggire alla calura. E’ decisamente uno degli aspetti piacevoli della vita nella capitale dove non ci sono molti svaghi per il tempo libero.

A differenza della godereccia e bollywoodiana Mumbai (come è stata ribattezzata Bombay), New Delhi non offre molti divertimenti. La vita notturna è limitata ad una decina di locali, concentrati nei soliti hotel e, solo da pochi anni, nei nuovi centri commerciali che stanno per sorgere come funghi a Gurgaon o a Noida, i due poli del terziario avanzato. In quest’ultimo c’è l’Elevate Club, la più grande discoteca, a due piani, con arredo minimalista-rococò e frequentata dai giovanissimi rampolli dell’alta società che si possono permettere gli oltre 20 euro di ingresso. Ma non immaginatevi serate sex,drug and rock’nroll. Solo da poco le ragazze indiane hanno iniziato a indossare la minigonna, quando vanno a ballare, di nascosto ai genitori. La società indiana è molto puritana e tradizionalista in materia di sesso, nonostante il Kamasutra sia stato scritto qui. Delhi non diventerà mai Bangkok, per fortuna. Citando un diplomatico: “Questo è l’unico posto in cui le mogli tornano in Europa per tre mesi durante il monsone estivo lasciando i mariti soli in città”. Nessun rischio di perdizione.

Pakistan, due tecnici nucleari presi in ostaggio al confine afghano

Su Radio Svizzera Italiana

Non si hanno ancora notizie sulla sorte dell’ambasciatore pachistano Tariq Azizzuddin scomparso lunedì lungo la strada da Peshawar a Kabul. La sua auto sarebbe stata fermata da uno dei gruppi tribali che controllano il valico di frontiera del Khyber Pass. Mentre il presidente afghano Karzai ha ammesso che si tratta di un rapimento, le autorità di Islamabad per ora non confermano. Si teme che i sequestratori possano usare il diplomatico come merce di scambio per il rilascio del comandante talebano Mansur Dadullah, ferito e catturato dalla polizia pachistana in Baluchistan. Sempre lunedì nella stessa zona di confine, nei pressi del distretto di Dera Ismail Khan, sono stati rapiti due tecnici dell’Agenzia Atomica Pakistana impegnati in un’ispezione di routine delle ricche risorse minerarie del posto. Secondo testimoni, sono stati presi in ostaggio da un commando di uomini armati a visto coperto. Il sequestro dei due esperti potrebbe sollevare nuove paure sui rischi di proliferazione dell’arsenale nucleare pachistano. L’attenzione è però ora concentrata sulle elezioni di lunedì. I partiti dell’opposizione, ma anche l’associazione Human Right Watch hanno accusato la Commissione Elettorale di essere parziale e di non aver preso in considerazione 1500 ricorsi contro irregolarità e brogli.

Difesa, tutti i big a Delhi per la grande abbuffata di Defexpo

Con una previsione di spesa di ben 30 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni nel settore della difesa, l’India è oggi uno dei Paesi più “corteggiati” dall’industria mondiale degli armamenti. Non è quindi una sorpresa che al salone Defexpo 2008, che si apre sabato a Nuova Delhi, partecipino 273 aziende straniere provenienti da una trentina di Paesi, tra cui l’Italia rappresentata da 21 società, tra cui Finmeccanica, Fincantieri e Alenia Aeronautica. Per la prima il numero di esibitori stranieri ha superato quello degli indiani. La rassegna, una delle più grandi in Asia, vedrà anche la presenza dei ministri della difesa di sei Paesi, Afghanistan, Bielorussia, Ghana, Mozambico, Namibia e Nigeria. Come è stato preannunciato oggi, durante la conferenza stampa di presentazione, ci sarà anche il lancio di 91 prodotti. Per quanto riguarda il “Made in Italy” si tratta di due velivoli speciali di Alenia e della nuova portaelicotteri di Fincantieri.L’India è il quarto Paese al mondo che spende di più nella difesa e per le forniture militari è legata in particolare alla Russia con cui ha una relazione speciale sin dai tempi della Guerra Fredda. I progetti di cooperazione indo-russa ammontano attualmente a 14 milioni di dollari. Mosca inoltre ha di recente rinnovato l’intesa di coproduzione per una seconda versione dei missili supersonici BrahMos, che dal 2006 sono utilizzati dalla marina indiana. In cantiere ci sono alcune importanti commesse che potrebbero essere annunciate durante i quattro giorni della kermesse. Tra queste ci sarebbe un mega contratto con la statunitense Boeing per 8 aerei da ricognizione. Un mese fa è stato siglato l’accordo di fornitura di sei aerei da trasporto Hercules della Lokcheed Martin per un valore di un miliardo di dollari. Gli americani sono in lizza anche per la maxi fornitura di 126 cacciabombardieri che continui rinvii dovrebbe essere aggiudicata forse a marzo. Ma ci sono state in passato anche brutte sorprese. A dicembre il ministero della difesa annullò per presunte irregolarità un appalto di 600 milioni di dollari per sei elicotteri “Eurocopter”, unità del consorzio europeo Eads, sollevando le critiche del governo francese. Il governo di Delhi ha però assicurato che varerà presto un nuovo bando di appalto per un numero ancora maggiore di elicotteri da combattimento.

Stato di emergenza a Timor Est, ancora grave Ramos Horta

Si trova ancora in gravi ma stabili condizioni il presidente Josè Ramos-Hortas secondo quanto hanno detto stamattina i medici dell’ospedale australiano dove è ricoverato. Il premio nobel per la pace era stato ferito da una pallottola all'addome sparata da un commando di ribelli che hanno assaltato ieri all’alba la sua abitazione a Dili. E’ stato sottoposto ad un intervento chirurgico e si troverebbe in coma farmacologico. Sarà probabilmente necessaria un'altra operazione.
Intanto a Timor Est il vicepresidente Vicente Guterres, che ha assunto provvisoriamente i poteri, ha proclamato lo stato di emergenza per le prossime 48 ore. E’ entrato in vigore un coprifuoco. Per ora la situazione rimane calma. Oggi dovrebbero arrivare nella capitale anche circa 120 soldati australiani di un’unità di intervento rapido appoggiata da una fregata. Dagli Stati Uniti e anche dal Consiglio di sicurezza dell’Onu è arrivata una dura condanna a quello che il primo ministro Xanana Gusmao, anche lui scampato a un attentato ieri, ha definito un tentato golpe orchestrato dalla fazione ribelle dell’esercito guidata dell’ex ufficiale Alfredo Reinado, rimasto ucciso nello scontro a fuoco con le guardie del corpo di Ramos-Horta.

lunedì 11 febbraio 2008

Cresce tensione in Pakistan dopo cattura del comandante talebano Mansur Dadullah

Su Radio Svizzera Italiana

Ad una settimana dalle elezioni, sale la tensione nelle province di frontiera del nord ovest del Pakistan, mentre si intensificano gli sforzi dell’esercito contro i militanti talebani. E’ di poche ore fa la notizia che l’ambasciatore pachistano a Kabul, Tariq Azizuddin, sarebbe scomparso insieme all’autista e ad una guardia del corpo mentre attraversava il Kyber Pass, una zona particolarmente pericolosa per la presenza di numerosi gruppi tribali. Potrebbe essere stato sequestrato, ma non ci sono conferme da parte delle autorità di Islamabad che proprio oggi hanno inferto un duro colpo all’organizzazione dei talebani. Uno dei presunti comandanti, Mansur Dadullah è stato catturato nella zona di confine del Baluchistan. Sarebbe stato gravemente ferito durante lo scontro armato con la polizia, ma ci sarebbero molte versioni dei fatti. Il suo nome è noto perché si tratta del fratello del mullah Dadullah, uno dei gerarchi, ucciso nel maggio scorso in Afghanistan in un raid della Nato. Era noto anche per essere stato uno dei 5 militanti rilasciati dalla polizia afghana circa un anno fa in cambio della liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo sequestrato per 2 settimane dai talebani. Continua intanto la violenza contro i candidati alle elezioni di lunedi. Dopo la strage di 25 persone ad un comizio due giorni fa, un’autobomba nel nord del Waziristan ha ucciso un politico indipendente moderato insieme ad una decina di suoi simpatizzanti.

Prostituzione, adolescenti a Pune e Mumbai costrette a prendere ormoni

Su Apcom

Ragazze adolescenti obbligate ad assumere ormoni per accelerare la crescita di seni e organi genitali ed introdurle più in fretta nel mondo della prostituzione. E’ la scioccante denuncia di un’organizzazione non governativa indiana che ha raccolto le testimonianze di decine di minorenni impiegate nei bordelli di Mumbai e a Pune.
Secondo i volontari di “Rescue Fundation”, una ong di Mumbai, le bambine-prostitute sarebbero state sottoposte ad una cura ormonale a base di estrogeni e testosterone, per “aumentare in modo abnorme seni e organi genitali” come scrive il quotidiano “The Indian Express” e anche per “invecchiare” e sfuggire così ai controlli anti-minorenni della polizia.
I volontari della ong in diversi blitz hanno “sequestrato” circa 100 ragazze adolescenti in particolare dal distretto a luce rossa di Pune, uno dei principali poli industriali hi-tech che sorge vicino a Mumbai. Con l’emergere di una classe medio-alta di professionisti, di recente si è registrata una forte espansione del racket della prostituzione nell’area di Pune. Alcune delle ragazze sono indiane, altre provengono da Nepal e Bangladesh. In una delle testimonianze riportate dal giornale, una ragazza di Mumbai racconta il suo ingresso nel giro delle lucciole avvenuto quando aveva 14 anni: “Per nove mesi mi hanno fatto delle iniezioni e obbligata a prendere delle pillole. Il mio peso è passato da 40 a 60 chili e mi sono aumentati i fianchi e il seno. Anche la mia voce è cambiata, è diventata profonda, come quella di un uomo”. Secondo i medici, alcuni preparati ormonali, ufficialmente vietati in India, ma disponibili al mercato nero, sono dannosi per la salute e possono essere anche letali.

Il primo ministro Viktor Zubkov arriva in India per limare i contrasti su difesa e nucleare

Su Apcom

Accompagnato da una nutrita delegazione di 150 uomini d’affari, il primo ministro russo Viktor Zubkov arriva domani a Nuova Delhi per una visita di tre giorni dedicata a limare i contrasti che di recente hanno caratterizzato le relazioni tra India e Russia, due tradizionali alleati della Guerra Fredda. Durante la sua prima missione indiana, Zubkov cercherà di espandere la cooperazione in materia di energia e di difesa. La Russia rimane il principale fornitore militare di Nuova Delhi, ma di recente è scoppiata una controversia sulla consegna della vecchia portaerei russa Admiral Gorskhov che l’India ha acquistato tre anni fa “chiavi in mano”. Per la modernizzazione e l’aggiunta di 16 cacciabombardieri supersonici MIG, i russi hanno chiesto 1,2 miliardi di dollari in più e rimandato di alcuni anni la data per la consegna creando non poco malcontento negli ambienti diplomatici e militari indiani.
Un altro punto caldo in agenda dei colloqui tra Zubkov e Manmohan Singh sarà la questione del nucleare. Il controverso accordo indo-americano sulla cooperazione in materia di energia atomica, che permette all’India di superare il regime pluridecennale di sanzioni, è in stallo. Deve ancora avere il via libera dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e del Nuclear Suppliers Group. In passato Mosca ha collaborato alla costruzione di alcune centrali indiane. Un importante accordo per due nuovi reattori nel sito meridionale di Kudankulam doveva essere firmato durante la visita di Singh a Mosca, lo scorso novembre e, secondo alcune indiscrezioni, difficilmente sarà siglato anche questa volta. Con le presidenziali di marzo ormai alle porte, la leadership russa sembra particolarmente cauta ad avanzare nuove aperture soprattutto quando Zubkov è indicato come possibile successore di Vladimir Putin.
Altri motivi di irritazione sarebbero sul fronte dell’interscambio dove è stato fissato l’obiettivo di arrivare a 20 miliardi di dollari nel 2015 dai 4 miliardi attuali. Dopo la scoperta di un parassita in una consegna di semi di sesamo Mosca ha parzialmente bloccato le importazioni di alcuni prodotti agricoli indiani.
Prima di partire, il primo ministro ha dichiarato in un’intervista che l’India è un “amico fidato” e ha ricordato la positiva esperienza dell’intesa tra la compagnia petrolifera CNGC-Videsh e Rosneft per lo sfruttamento del giacimento metanifero siberiano di Sakhalin I.
Zubkov inaugura domani con una cerimonia al Purana Qila di Delhi “l’Anno della Russia in India” e poi, mercoledì, andrà a visitare il Taj Mahal nella cittadina di Agra.

domenica 10 febbraio 2008

Tentato golpe a Timor Est, grave ma stabile il presidente Ramos-Horta

Su Radio Vaticana


Il premier australiano Kevin Rudd ha detto che invierà altre truppe e agenti di polizia a Timor Est in risposta al tentato assassinio del presidente Ramos-Horta e del primo ministro Gusmao. Il Premio nobel per la pace è stato ferito allo stomaco da una pallottola sparata da un commando armato ribelle che ha attaccato la sua abitazione di Dili poco prima dell’alba. Ramos-Horta è stato portato nella città australiana di Darwin per essere sottoposto ad un intervento chirurgico. Secondo le ultime notizie, “le sue condizioni sono gravi, ma stabili”.
Anche Gusmao è scampato ad simile agguato organizzato quasi simultaneamente ad un convoglio di auto dove viaggiava. In una conferenza stampa, convocata subito dopo, detto ha detto che la situazione è sotto controllo. Ha parlato di tentato golpe da parte dalla fazione dei militari ribelli guidata da Alfredo Reinado, che è stato ucciso dalle guardie del corpo di Ramos-Horta subito dopo il tentativo di assassinare il presidente. Reinado era ricercato per le violenze che nel 2006 avevano sconvolto il giovane stato.

Nuovo attentato in Pakistan ad una settimana dal voto

Su Radio Svizzera Italiana

L’ennesimo attentato suicida che sabato ha ucciso 25 persone ad un comizio nella città di Charsadda, nel nord ovest, solleva un pesante quesito sulla legittimità delle elezioni di lunedì prossimo. L’attacco, diretto contro un partito pashtun moderato, è avvenuto nello stesso luogo dove a dicembre l’ex ministro degli interni Aftab Sherpao era scampato ad una strage. L’ondata di violenza degli ultimi mesi, da quando Musharraf è stato rieletto presidente, sarebbe parte di una strategia dei fondamentalisti di destabilizzare il Paese e impedire che forze democratiche come il partito della leader assassinata Benazir Bhutto salgano al potere. Nelle province al confine afghano, dove i partiti islamici hanno il controllo politico, la posta in gioco è alta. Secondo gli americani il super ricercato Mullah Omar avrebbe trovato rifugio a Quetta, in Baluchistan. In queste aree, economicamente arretrate, sta avvenendo una talebanizzazione della società come dimostrano recenti attacchi contro barbieri e negozi di musica.
Ad una settimana dal cruciale voto, un sondaggio di un organizzazione americana, indica come favorito il Partito Popolare Pachistano, che ha ripreso la campagna elettorale dopo i 40 giorni di lutto, seguito dal partito dell’ex premier Nawaz Sharif.

venerdì 8 febbraio 2008

Carlo Rubbia a Delhi: bisogna investire di più nella ricerca sull'energia nucleare e solare


“Anche se per ipotesi decidessimo in questo istante di bloccare le emissioni di CO2, avremo comunque conseguenze devastanti nei prossimi decenni a causa dell’innalzamento del livello degli oceani”. Dalla platea del Delhi Sustainable Development Summit, il forum internazionale sul clima in corso nella capitale indiana, il fisico Carlo Rubbia ha lanciato un nuovo appello ai politici e ai governi perché finanzino massicci piani di investimenti per ricerche nel settore dell’energia nucleare e dell’energia solare. “Come è stato nel caso della farmaceutica o dell’elettronica, bisogna mobilitare ingenti risorse per finanziare la ricerca in fonti di energia rinnovabile – ha detto il premio nobel e direttore del Cern di Ginevra - Ma deve partire da una precisa volontà politica”. E soprattutto “occorre ascoltare la voce degli scienziati e non solo quella dell’industria”.
E’ un forte richiamo quello di Rubbia che è però molto cauto quando parla di revival del nucleare, un tema che è di primo piano in un Paese come l’India che sta cercando di uscire da tre decenni di isolamento di “pariah atomico”. “Il nucleare può essere una soluzione ma solo se si accettano alcuni rischi connessi, come il rischio di proliferazione e lo stoccaggio delle scorie radioattive”. In più va ricordato che c’è anche una scarsità di uranio naturale che “ha causato in questi anni un esplosivo aumento del suo prezzo”.
La ricerca di nuovi e più efficienti reattori è ancora troppo indietro. “Ci sono dei progressi nello sviluppo di nuove tecnologie – ha detto Rubbia, intervenuto in un panel insieme ad un altro premio nobel, il chimico californiano Sherwood Rowland – ma sono ancora ad un livello inadeguato rispetto alla loro importanza fondamentale per il pianeta: lo sviluppo di nuove tecnologie solari come il CSP (Concentrated Solar Power) sta ricevendo un forte impulso in Spagna e le nuove tecnologie nucleari basate sul torio naturale sono attualmente allo studio in diversi Paesi e in particolare in India”. Gli scienziati indiani sono impegnati in un progetto di reattore al torio, un elemento di cui l’India è particolarmente ricca. “Queste non sono soluzioni fantascientifiche – ha aggiunto Rubbia. “Queste opzioni alternative devono essere comprese e appoggiate dai decision makers, ovvero dalla classe politica e dalla comunità finanziaria, poiché solo loro hanno il reale potere di controllare la maggior parte dell’energia entro la data prefissata del 2050”.
Secondo Rubbia, le previsioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change sulle conseguenze del cambiamento climatico sono troppo ottimistiche e sarebbero già superate dalla sorprendente accelerazione dello scioglimento dei ghiacci nell’Artico. Secondo i dati dei satelliti Nasa, nel 2007 la Groenlandia ha visto un aumento del 15% nella riduzione dei ghiacci rispetto al record registrato nel 2005.

Racket trapianti, arrestato in Nepal il "re dei reni"

Due settimane dopo la scoperta del traffico illegale di reni, Amit Kumar, il “dottor Horror” è stato arrestato ieri sera in un hotel nel Sud del Nepal. Il medico, che non sarebbe neppure laureato, ma avrebbe solo una specializzazione in medicina ayurvedica, era ricercato dall’Interpol insieme a suo fratello per i reati di trapianto illegale di organi, truffa e associazione criminale. E’ stato trovato in possesso di un ingente somma di denaro, tra cui 135 mila dollari in liquidi.
A segnalare la sua presenza in un lussuoso resort di Sauraha, punto di accesso del parco nazionale di Chitwan, famoso per i suoi rinoceronti, sarebbe stato lo staff dell’hotel, secondo quanto riportano fonti di stampa indiane. Arrivato in compagnia di un complice, avrebbe chiesto una copia di un quotidiano nepalese che aveva in prima pagina un articolo sul racket che coinvolgerebbe medici, ospedali e donatori in India e anche in Nepal. Dopo aver ritagliato il pezzo con la sua foto, avrebbe restituito il giornale insospettendo il personale della reception che lo avrebbe identificato e chiamato la polizia. E’ stato trasferito nella capitale Kathmandu. India e Nepal hanno un trattato di estradizione. Kumar era ricercato anche in Canada, dove si pensava fosse fuggito dopo il blitz del 24 gennaio nella sua clinica di Gurgaon, polo informatico di Nuova Delhi, dove avvenivano i trapianti dei reni prelevati da poveri immigrati.

giovedì 7 febbraio 2008

Delhi Sustainable Development Summit, conciliare la crescita con l'ambiente è possibile

Su Apcom

Nei prossimi 20 anni bisognerà investire 20 trilioni di dollari in tecnologie “pulite” per riuscire a ridurre del 50% l’attuale livello di emissione nell’atmosfera dei gas responsabili dell’effetto serra. Metà di questi investimenti dovranno essere destinati ai Paesi in Via di Sviluppo. Se non si interverrà in tempo gli effetti saranno catastrofici per “decine di milioni di abitanti di città a rischio come Shangai, Dacca e Calcutta” ha detto R.K. Pachauri, lo scienziato indiano che presiede il Comitato Intergovernativo sul cambiamento Climatico dell’Onu, co-vincitore del Nobel per la Pace 2007. Nella sua veste di direttore del Teri (The Energy Resources Institute, il centro ricerche della Tata), Pachaury ha aperto stamattina il Delhi Sustainable Development Summit, un forum internazionale di tre giorni dove i governi, le multinazionali e la società civile discutono del dilemma tra sviluppo e ambiente. I prossimi due anni, da ora alla prossima conferenza Onu sul clima di Copenaghen, saranno cruciali per trovare delle soluzioni di lungo termine secondo il principio stabilito lo scorso dicembre a Bali sulle “responsabilità comuni, ma differenziate”.
Dalla platea del summit, i leader delle nazioni scandinave, “capofila” nella lotta antinquinamento, ovvero Norvegia, Finlandia, Danimarca e Islanda, hanno lanciato un appello a superare i contrasti tra Nord e Sud e ad arrivare il più in fretta possibile a un accordo post Kyoto. Hanno anche detto che tocca ai Paesi industrializzati trasferire le tecnologie pulite ai Paesi emergenti e a finanziare le opere di mitigazione e adattamento alle conseguenze del cambiamento del clima. “Non siamo obbligati a scegliere tra sviluppo e ambiente, possiamo avere entrambi – ha detto il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg che ha ricordato anche l’esempio dato dall’Unione Europea di tagliare le emissioni del 20% entro il 2020. Le economie scandinave sono la dimostrazione che è possibile “crescere” senza aumentare il consumo di energia come ha sottolineato il premier danese Anders Fogh Rasmussen.
Le esigenze di un gigante demografico come l’India, che deve crescere al ritmo dell’8-9% per sradicare la povertà, sono però molto diverse. Il primo ministro indiano Manmohan Singh, nel suo discorso di apertura, ha assicurato l’impegno dell’India (che come tasso di emissione procapite è tra i Paesi che inquinano di meno) a intervenire, ma ha anche ribadito la necessità di garantire un adeguato livello di sviluppo della popolazione indiana.
A far sentire la sua voce, di “vittima” degli effetti devastanti del riscaldamento terrestre, è stato invece il presidente delle Maldive, Maumoon Abdul Gayoom, premiato dal Teri per essere stato uno dei primi a denunciare i rischi dell’innalzamento del livello degli oceani. L’arcipelago rischia di “affondare” e il processo di erosione degli atolli e barriere coralline è già iniziato. “Non bisogna perdere più tempo” ha avvertito Gayoom, che è al potere da 26 anni e che solo di recente ha promesso di avviare un processo di riforme democratiche.

mercoledì 6 febbraio 2008

Pakistan. cessate il fuoco con il leader talebano Baitullah Mehsud?

In onda su Radio Svizzera Italiana

Dopo i violenti combattimenti di questi mesi, ci potrebbe essere un allentamento della tensione nelle zone di confine del nord ovest del Pakistan. Un portavoce del leader talebano Baitullah Mehsud ha detto che saranno sospesi a tempo indeterminato gli attacchi contro obiettivi dell’esercito in Waziristan e nella valle di Swat. Secondo gli integralisti l’offensiva delle forze pachistane si sarebbe allentata. Un ministro del governo provvisorio di Islamabad ha confermato la tregua aggiungendo che presto sarà convocata una jirga, un consiglio degli anziani, per avviare i contatti con i ribelli di Mehsud, ritenuto tra l’altro responsabile dell’assassinio di Benazir Bhutto. L’annuncio potrebbe essere un tentativo di conciliazione in vista delle elezioni del 18 febbraio e che vedono il partito di Musharraf in difficoltà. La campagna militare nelle remote province del nord ovest, voluta dalla Casa Bianca, ha anche creato un forte malcontento nell’esercito. I militanti talebani hanno però escluso che la decisione sia frutto di trattative segrete con il governo. Per una curiosa coincidenza, poche ore dopo il cessate il fuoco, il generale Javed Sultan, responsabile delle operazioni anti talebani, è morto insieme ad altri otto ufficiali in un incidente di elicottero mentre sorvolava il sud del Waziristan per una ricognizione.

A Rishikesh tra le rovine dell'ashram di Maharishi 40 anni dopo i Beatles


Il famoso ashram di Maharishi Mahesh Yogi a Rishikesh giace oggi in completo oblio. Da quando il guru dei Beatles lasciò l’India sembra per problemi con il fisco, il suo monastero per “ricchi e famosi” che sorgeva sulla sponda orientale del Gange, è stato progressivamente abbandonato. Da ormai anni non si tengono più corsi di Meditazione Trascendentale a Rishikesh, città sacra alle pendici dell’Himalaya e nota per essere la capitale mondiale dello yoga. Secondo alcuni, la proprietà sarebbe stata rilevata dal governo indiano e non è chiaro quale sia il suo futuro.
Una decina di canzoni racchiuse nel doppio album “The White Album” sono state composte proprio qui, tra questi bungalow di cemento, ora ricoperti di erbacce, da John Lennon e Paul McCartney, insieme all’amico e cantautore Donovan Leitch. “Why Don’t We Do It On The Road” sarebbe stata scritta guardando due scimmie copulare. “Dear Prudence” si ispira alla sorella dell’attrice americana Mia Farrow, anche lei presente nello stesso periodo e in cerca di conforto spirituale dopo la separazione da Frank Sinatra. E poi “The Continuing Story of Bungalow Bill” dedicata all’incredibile personaggio di Richard Cooke III che, appena arrivato a Rishikesh, organizzò una battuta di caccia alla tigre. L’episodio, con tanto di foto dell’animale morto, è ricordato anche da sua madre, Nancy Cooke de Herrera, un’aristocratica viaggiatrice e seguace di Maharishi che ha raccontato la sua esperienza in un libro, “All You Need Is Love. An Eyewitness Account of When Spirituality Spread from the East to the West” (2005), dove ci sono alcuni capitoli dedicati a Beatles e anche al loro dissidio con il guru.
Dopo poche settimane, infatti, l’entusiasmo della band - che all’epoca era al massimo della popolarità - per Maharishi si trasformò in una cocente delusione. Nessuno di loro riuscì a terminare il corso di meditazione di tre mesi. Il motivo della brusca partenza di George Harrison e della la moglie Patty seguita da quella di John e Paul, sarebbe stato il comportamento poco “spirituale” di Maharishi. Il guru avrebbe fatto delle “avances” sessuali ad una donna del gruppo. Ma forse i Beatles si erano semplicemente accorti che il loro maestro, che avevano conosciuto a Londra, li aveva sapientemente sfruttati a suo favore. Dopo la loro permanenza a Rishikesh, la fama di Maharishi e la sua tecnica di Meditazione Trascendentale (“TM” secondo un marchio registrato con copyright) è letteralmente esplosa.
Sorprende però che anche Rishikesh abbia tagliato ormai ogni legame con i Beatles. Quando si interroga la gente del posto, si avverte perfino un certo fastidio che forse è lo stesso di 40 anni fa, quando le star arrivarono con l’elicottero seguiti dai paparazzi da tutto il mondo a turbare le placide acque del Gange. Anche se i cancelli oggi sono chiusi, l’ashram di Maharishi è ancora meta di pellegrinaggio di nostalgici della “beat generation”. I grappoli di bungalow a forma di trullo che servivano come spartane abitazioni sono ora inghiottite da una fitta vegetazione. Nell’edificio principale, dove probabilmente si tenevano i corsi di meditazione di gruppo, i muri sono coperti di scritte con il carboncino, alcune criptiche come: “We are all Beatles, this is a family business”, ovvero “Siamo tutti Beatles, questo è un affare di famiglia”. Impossibile trovare qualche testimone “sopravissuto” tra i negozianti o i traghettatori sul Gange. Forse è passato troppo tempo o forse davvero Rishikesh vuole dimenticare i Beatles. Il soggetto rimane comunque affascinante tanto che una delle più brave registe indiane, Mira Nair, famosa per il film “Moonson Wedding”, ha annunciato l’intenzione di girare un documentario sulla loro permanenza basandosi su testimonianze e fotografie come quelle scattate dal regista canadese Paul Saltzman che trovandosi all’epoca nell’ashram ebbe la fortuna di essere accolto nella ristretta cerchia di amici della band.

Mumbai, Raj Tackeray lancia la caccia ai "terroni" del nord

Su Apcom

Rimane tesa la situazione a Mumbai dopo l’ondata di violenze contro gli immigrati del Nord scatenata da un partito dell’estrema destra indù guidato da Raj Tackeray, un controverso politico che non ha mai fatto mistero della sua ammirazione per Hitler. Negli ultimi tre giorni, nel capoluogo dello stato centrale del Maharashtra, si sono verificati numerosi incidenti che hanno coinvolto i simpatizzanti del partito nazionalista Maharastra Navnirman Sena, che predica una sorta di “superiorità della razza” dei Marathi, gli abitanti originari del Maharashtra. Sono stati attaccati tassisti e ambulanti di origine settentrionale. Lunedì scorso alcuni attivisti avrebbero anche lanciato delle bottiglie contro la villa della superstar di Bollywood, Amitabh Bachchan, sulla spiaggia di Juhu. Il trentanovenne politico Raj Tackeray - nipote ribelle di Bal Tackeray, fondatore dello Shiv Sena (l’armata di Shiva), partito nazionalista che è da oltre 15 anni al potere a Mumbai – aveva accusato l’attore di essere diventato famoso grazie a Mumbai, ma di “essere rimasto fedele” all’Uttar Pradesh (UP), che è il suo stato di origine. Le due dichiarazioni hanno anche sollevato la rabbia dei partiti rivali, tra cui il partito socialista settentrionale di Amar Singh, che hanno inscenato proteste a Mumbai e in UP. In diverse parti del Paese i manifestanti hanno bruciato l’effige di Raj Tackeray che è stato criticato anche da alcuni esponenti dello stesso partito indu nazionalista Bjp, che guida l’opposizione e che è ideologicamente vicino allo Shiv Sena.
Ieri la polizia ha arrestato alcuni esponenti del Maharastra Navnirman Sena e anche il portavoce locale del rivale Congresso che stava organizzando una marcia di protesta contro l’abitazione di Tackeray, il quale nel frattempo è stato denunciato. Ma, come mostrava una foto sul quotidiano “The Indian Express”, il discusso leader si trovava ieri niente meno che alle nozze della figlia del Commissario della Polizia di Mumbai.
Gli incidenti hanno riaperto delle vecchie ferite perché non è la prima volta che nella cosmopolita Mumbai (ex Bombay) scoppia la tensione tra i Marathi e gli “immigrati” che costituiscono il 26% dei 17 milioni secondo alcune stime. Ogni giorno la metropoli attira migliaia di poveri lavoratori dal Nord dell’India, soprattutto dai popolosi e arretrati Uttar Pradesh e Bihar, la pianura gangetica dove si parla “hindi” e dove è concentrata buona parte della popolazione indiana.

lunedì 4 febbraio 2008

Salim Baba, il cinemawalla di Calcutta che va agli Oscar (ma lui non lo sa)

Su Apcom

Da quando il documentario sulla sua vita ha avuto una nomination agli Oscar, Mohammed Salim, il “cinema walla”, è diventato improvvisamente una star delle baraccopoli di Calcutta. Peccato però che non sappia nemmeno cosa è un Oscar e che sia abbastanza risentito contro quegli “americani” che lo hanno filmato per una settimana e poi gli hanno chiesto di firmare una lettera che lo legava a loro “in esclusiva”. Cosa che si è rifiutato di fare, come ha detto al quotidiano “The Hindustan Times” che gli ha dato in anteprima la notizia della nomination del cortometraggio documentario dal titolo “Salim Baba” realizzato dal regista americano Tim Sternberg e da Francisco Bello.
La pellicola in concorso, girata nel 2006, ha come protagonista questo cinquantaduenne padre di sei figli che fa di mestiere il “cinema walla”, ovvero il cineoperatore ambulante. Con un proiettore a manovella del 1897, che farebbe impazzire i collezionisti, montato su un rudimentale carretto, tiene ogni sera spettacoli nei vicoli del suo quartiere facendosi pagare una rupia a spettatore. Adulti e bambini si radunano intorno per vedere su un minischermo degli spezzoni di famosi film di Bollywood che compra “a chili” sui mercatini di Calcutta dove si vendono gli scarti di celluloide. Tagliandoli con un rasoio “ricicla” i fotogrammi superstiti e li inserisce nel proiettore, un modello giapponese, che apparteneva a suo padre. A imparare il mestiere ora c’è suo figlio più giovane Arshad.
Non stupisce che la storia abbia affascinato il regista Sternberg e anche conquistato i favori della giuria dell’Academy Awards che lo ha scelto insieme ad altri tre nel concorso dei cortometraggi documentari insieme a La Corona, Sari’s Mother e Freeheld. In un’epoca dominata dalla televisione e da internet, il personaggio di Salim sembra uscito da una favola di Dickens. Invece è solo uscito da una baraccopoli della città di Madre Teresa.

Sri Lanka, un altro attentato sfida il presidente Mahinda Rajapakse

In onda su Radio Vaticana

Un ennesimo attentato a un bus ieri pomeriggio ha insanguinato i festeggiamenti per il 60 esimo anniversario dell’indipendenza dello Sri Lanka. Nel nord est dell’isola vicino al centro storico di Anuradhapura sono morti 13 passeggeri che viaggiavano su un bus investito dall’esplosione di una bomba. L’attacco è avvenuto poche ore dopo le dure parole di sfida contro i ribelli tamil pronunciate dal presidente Mahinda Rajapkse al termine della tradizionale parata militare sul lungo mare di Colombo. “Le nostre forze armate hanno ottenuto vittorie che non avevano mai visto prima – ha detto riferendosi alle offensive militari che hanno permesso di riprendere il controllo nei territori tamil del nord est. Ha poi aggiunto che: “I terroristi sono di fronte a una sconfitta che non avevano mai subito prima”.
Le celebrazioni per il giorno dell’indipendenza dal dominio britannico hanno visto un massiccio dispiegamento di forze di sicurezza nella capitale. Dopo gli attentati del finesettimana ala stazione ferroviaria di Colombo e ad un bus di pellegrini a Dambulla, il principale gestore di telefonia aveva sospeso il servizio per mezza giornata durante i festeggiamenti.

New Delhi, aumenta traffico e inquinamento. E non è ancora arrivata la Tata Nano

In diretta su radio Svizzera Italiana - Rubrica Orizzonti


Ogni giorno nelle strade di New Delhi ci sono mille veicoli in più. Nelle ore di punta la capitale si trasforma in un groviglio di lamiere, l’aria è diventata irrespirabile e gli incidenti in aumento. Che cosa succederò quando arriverà la Tata Nano? Lo chiediamo a ….

Lugano: buongiorno…la mini car da 1800 euro sarà quindi una minaccia ecologica per le metropoli indiane?
Delhi: è quello che si teme, anche se Ratan Tata, il patron del colosso industriale, ha assicurato che la Nano inquina meno che una moto grazie alla marmitta catalittica. Però consuma il doppio e ha un ingombro maggiore. A Delhi circolano oltre 5 milioni di veicoli al giorno su un tracciato urbano ancora molto arretrato. Negli ultimi anni la viabilità è migliorata grazie a nuovi cavalcavia e svincoli, ma sono già diventati inadeguati a sostenere l’impressionante aumento della circolazione. Faccio un esempio, la scorsa settimana è stata aperta un’autostrada di 27 chilometri che collega la capitale al polo informatico di Gurgaon passando per l’aeroporto. Dopo poche ore, per l’assalto degli automobilisti e anche la mancanza di segnaletica, il casello è andato in tilt e si è formato un maxi intasamento. Penso che nonostante gli sforzi, una metropoli come Nuova Delhi è ancora del tutto inadeguata a gestire milioni di veicoli al giorno.

Lugano: come si affronta il problema dell’inquinamento?
Delhi: nel 2002 la Corte Suprema obbligò i mezzi pubblici a convertirsi al metano, che qui chiamano CNG. In tempi tutto sommato brevi, tutti gli autobus, i taxi e gli autorisciò sono passati all’alimentazione a gas. La qualità dell’aria è migliorata e Delhi è diventata una città modello. Adesso però, con il caro benzina, sono aumentate enormemente le auto a diesel, che sono le più inquinanti. Non ci sono dati precisi sulla qualità dell’aria perché non ci sono delle centraline di rilevamento sofisticate, ma durante i mesi invernali c’è stato un netto aumento di malattie respiratorie e di allergie che secondo i medici sarebbero legati ai veleni che respiriamo. Perfino la leader del Congresso, Sonia Gandhi, è stata ricoverata per un attacco asmatico. Purtroppo la salute pubblica non è sempre una priorità per l’amministrazione locale a meno che non intervenga il potere giudiziario. Per esempio adesso la Corte Suprema sta esaminando un ricorso per vietare l’ingresso in città ai veicoli a diesel.

Lugano: lo sviluppo di trasporti pubblici di massa potrebbe essere una soluzione?
Delhi: sì certo, anche se non piacerebbe molto a Mr. Tata che, come Ford, vuole regalare agli indiani il sogno delle quattro ruote. Per il 2010 Delhi completerà la metropolitana, che già ora ha portato enormi benefici alla circolazione nel centro storico. Ma non si fa nulla per convincere la gente a non usare l’auto. Anzi la maggior parte dei 15 milioni di abitanti di Delhi non vede l’ora di averne una. E come ha detto Ratan Tata non si può negare il diritto alla mobilità privata della popolazione indiana.

domenica 3 febbraio 2008

Sri Lanka compie 60 anni tra la paura di attentati delle Tigri Tamil

Su radio Svizzera Italiana

Migliaia di poliziotti e forze paramilitari sono schierati dall’alba a Colombo, e in particolare sul lungomare di Galle Face, dove si tiene la tradizionale parata militare davanti al presidente Mahinda Rajapajse e ai vertici dello stato. L’aviazione e la marina militare sono in stato di allerta e per precauzione le compagnie telefoniche hanno sospeso il servizio di messaggistica. Le celebrazioni per il 60esimo anniversario dell’indipendenza sono state segnate da un’escalation degli attacchi dei ribelli durante il finesettimana. Una donna kamikaze, secondo la polizia, ieri ha ucciso 14 passeggeri alla stazione principale di Colombo. Poche ore prima una granata ha ferito un gruppo di visitatori allo zoo, meta domenicale preferita. Sabato invece un altro attentato ha colpito un bus di pellegrini nella città di Dambulla, nel centro dell’isola, causando 20 morti. Le autorità di Colombo puntano il dito contro le Tigri Tamil che già in passato avevano lanciato una serie di attacchi e sabotaggi alla vigilia del giorno dell’indipendenza.
A 60 anni dalla liberazione dal dominio britannico, l’ex Ceylon è di nuovo ripiombata nel conflitto tra cingalesi e tamil. Saltati gli accordi di pace del 2002, non c’è ora più nessun tentativo della comunità internazionale di fermare la violenza che ha provocato 5000 morti negli ultimi due anni e migliaia di profughi nel nord dove è concentrata la minoranza tamil.

sabato 2 febbraio 2008

La Leather Fair di Chennai parla italiano

Su Apcom
L’Italia è protagonista all’India International Leather Fair, la fiera del pellame, inaugurata ieri a Chennai, nello stato meridionale del Tamil Nadu. Alla rassegna annuale, che è la più importante del settore in India, partecipano quest’anno 55 aziende italiane produttrici di macchinari per calzature e accessori in pelle raggruppate in uno spazio espositivo organizzato dall’Assomac (Associazione dei Costruttori macchine per calzature, pelletteria e conceria) e dall’Ice (Istituto del Commercio Estero).
L’India, che ha il più grande numero di animali da allevamento al mondo, è un importante polo per la lavorazione della pelle che è concentrata nei distretti di Chennai, Agra, Calcutta (concerie) e Kanpur (selleria). Nel 2008 si prevede che le esportazioni di scarpe, borse e accessori superino i 3 miliardi di dollari, nonostante il caro rupia che in questo momento sta penalizzando l’export indiano.
“Per noi l’India è il secondo mercato più importante dopo la Cina per quanto riguarda l’esportazione di macchinari per la lavorazione del pellame – spiega Mario Pucci, che si occupa delle attività internazionali di Assomac –ed è il primo mercato per le macchine per le calzature”. Il 60% circa dei macchinari utilizzati in India sono importati dall’Italia. In particolare il settore del calzaturiero indiano sta conoscendo un vero e proprio boom “per via dello spostamento in atto della filiera produttiva dalla Cina all’India – spiega, citando come esempio il colosso Nike che starebbe spostando alcune linee di calzature sportive in India. Le ragioni principali sono due: “la prima è il crescente costo della mano d’opera cinese e la seconda è il rischio che i prodotti vengano copiati”.
Stanno crescendo anche gli investimenti italiani in India in un settore che sta diventando sempre più sofisticato grazie all’impiego delle tecnologie informatiche. Nel distretto di Chennai, dove ci sono le aziende più tecnologicamente avanzate, sono sorte 4 concerie in joint venture con aziende italiane. Il marchio francese Luis Vuitton (LVMH) sta impiantando una fabbrica di calzature a Pondicherry, ex colonia francese.
Alla fiera, che si chiude lunedì, è stato anche annunciata l’apertura di una nuova filiale indiana della Comelz Spa, storico gruppo di Vigevano che produce tecnologia per calzature e che è tra i leader italiani. “Abbiamo già individuato una sede a Chennai che sarà dedicata al marketing, vendita e assistenza tecnica” spiega Mario Sangiorgi che quattro anni fa ha aperto un’analoga filiale in Brasile.

venerdì 1 febbraio 2008

Sri Lanka, altro attentato con un bus a Dambulla

Su Radio Vaticana


Un altro attentato nel centro dello Sri Lanka ha fatto salire la tensione nell’isola che lunedì si prepara a festeggiare i 60 anni dell’indipendenza dal dominio britannico. Stamattina verso le sette, ora locale, una forte esplosione ha colpito un affollato autobus di linea che si trovava in sosta nella città di Dambulla, sulla strada verso il sito archeologico di Arunadhapura. Le vittime sarebbero diverse decine secondo un bilancio che continua a crescere di ora in ora. Le autorità di Colombo hanno puntato il dito contro le Tigri Tamil. Ieri l’esercito cingalese aveva attaccato il fronte dei ribelli nella penisola di Jaffna distruggendo alcune postazioni. Da quando circa un mese fa, il governo ha ufficialmente rotto la tregua con i separatisti siglata nel 2002 grazie alla mediazione norvegese, c’è stata un’escalation degli scontri e degli attacchi. Circa due settimane fa, un altro attentato contro un bus nel nord ovest aveva ucciso 18 persone, tra cui molti bambini.