Mancano ancora diverse settimane all'arrivo del monsone in India, ma il governo di Manmohan Singh sembra annaspare sempre piu' sotto una pioggia di scandali, malcontento popolare e il progressivo declino della dinastia dei Gandhi. La coalizione guidata dal Congresso, detta United Progressive Alliance (Upa) e salita al potere otto anni fa, e' sempre piu' fragile e incapace di portare avanti le riforme di cui il Paese ha bisogno per soddisfare le sue ambizioni di potenza mondiale emergente. La crescita e' in frenata al 7,6% per il 2012-2013 a causa della crisi in Usa e Ue, ma anche di croniche strozzature, come i ritardi nello sviluppo di opere pubbliche, l'arretratezza dell'agricoltura e la corruzione dilagante. Il vento degli ''indignados'' e dell'antipolitica che spira in tutto il mondo, e' arrivato anche nel Paese del Mahatma Gandhi, il pioniere delle rivoluzioni non violente. Non a caso, uno dei picconatori del governo bis di Singh sarebbe il pacifista Anna Hazare, detto il 'nuovo Gandhi', a capo di un movimento nazionale anti corrotti ora sfruttato dall'opposizione di destra per la sua riscossa nelle elezioni del 2014.
Dagli scranni del Parlamento di New Delhi, paralizzato da continue proteste dei partiti di minoranza, gli indu' nazionalisti del Bharatya Janata Party (Bjp) chiedono le elezioni anticipate. Mentre gli alleati di Sonia, come la bengalese Mamata Banerjee, sono sempre piu' insofferenti .
La situazione e' precipitata dopo la debacle elettorale di febbraio-marzo in quattro stati, tra cui il popoloso Uttar Pradesh, dove si sono infranti i sogni del delfino Rahul Gandhi di ereditare il bastone di comando dal 79enne Singh, un ''tecnico'' di fede sikh. Il partito ha perso il 7% dei consensi nello stato e non e' riuscito a sfondare nel ricco Punjab, dove si concentra la minoranza dei sikh. Neppure l'intervento di Priyanka Vadra, sorella di Rahul, con marito e bambini, nella campagna elettorale e' riuscita a evitare l'umiliazione di una sconfitta negli stessi collegi elettorali della famiglia a Amethi e Rae Bareli.
Curiosamente la parabola discendente dell'Upa sarebbe coincisa con la malattia di Sonia Gandhi, rimasta top secret, anche se per molti di tratta di un tumore, che l'ha tenuta per molto tempo al di fuori della scena e confinata ancora di piu' nella privacy della sua residenza al numero 10 di Janpath. Anche se la Gandhi continua a tenere le redini del partito, sembra apparire sempre piu' fragile come si e' visto dall'assenza a un pranzo con il presidente pachistano Asif Ali Zardari e il figlio Bilawal Bhutto, esponenti di un'altra prestigiosa e influente dinastia asiatica.
Dopo la riconferma nel 2009, la coalizione Upa e' stata travolta da continui scandali per corruzione. Prima la tangentopoli e i flop dei Giochi del Commnwealth di New Delhi dell'ottobre 2010 e poi il colossale ''affaire'' della svendita delle licenze di telefonia mobile di seconda generazione che ha portato in carcere un ministro di un partito alleato del Tamil Nadu. L'ultimo caso riguarda la denuncia del capo dell'esercito generale V.K. Singh di presunte mazzette per una fornitura di camion militari.
Il prossimo banco di prova sara' a luglio quando scade il settennato della presidente della Repubblica Pratibha Patil, una fedelissima di Sonia e non e' sicuro che il Congresso riuscira' a imporre una propria scelta.
Intanto c'e' chi guarda gia' a un'alternativa: il controverso leader Narendra Modi, falco del Bjp, dal passato macchiato da pogrom anti mussulmani, ma con un pedigree perfetto in tema di sviluppo economico dello stato settentrionale del Gujarat che guida da dieci anni. Coccolato dagli industriali, tra cui lo stesso Ratan Tata, Modi e' finito su una recente copertina del settimanale Time con il titolo emblematico ''Modi significa business, ma puo' guidare l'India?''.