lunedì 28 gennaio 2013

INTERVISTA/ Ben Jelloun: 'Primavera Araba non e' finita''

Jaipur, 28 gennaio

"La Primavera araba non è ancora terminata e continuerà per anni, purtroppo con lunga una scia di massacri". Lo ha detto lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun in un incontro con l'ANSA a margine del Festival della Letteratura di Jaipur, nello stato indiano nord occidentale del Rajasthan. Commentando le violenze in corso in Egitto nel secondo anniversario della rivolta, l'intellettuale autore della "Rivoluzione dei Gelsomini" e del 'Razzismo spiegato a mia figlia'' ha ricordato che "é una lotta per gli stessi principi che hanno innescato le primavere arabe e che sono quelli del rispetto del diritto e della giustizia. Gli islamici che sono al potere hanno dimostrato che non sono capaci di governare senza calpestare la dignità personale e senza il supporto della corruzione". Lo scrittore ritiene che "la democrazia non è ancora assimilata dalla popolazione" in Paesi come Egitto e Tunisia dove ora ci sono gli islamisti al potere. "Dobbiamo aspettare ancora qualche anno perché la primavera araba sia consolidata. Nel frattempo ci aspetta un lungo inverno con molti massacri, soprattutto in Siria dove c'é una tragedia quotidiana". Si scaglia poi contro le Nazioni Unite che accusa di "non essere utile a nulla" e "di essere soltanto una macchina mangiasoldi" incapace di fermare "i massacri quotidiani di un barbaro che si chiama Bashar al Assad". Ben Jelloun, che ha partecipato oggi a una tavolta rotonda sulla letteratura araba insieme all'egiziana Ahdaf Soueif (autrice di "Cairo, la mia città, la nostra rivoluzione") e alla anglo-palestinese Selma Dabbagh, si è anche schierato a fianco dell'intervento francese in Mali definendo "gangster" gli estremisti islamici. "E' assolutamente legittimo lottare contro queste bande di criminali e trafficanti di droga che sono finanziati e armati da alcuni Stati e lobby miliardarie. Bisogna fermarli prima che entrino ad Algeri" ha concluso.

domenica 27 gennaio 2013

LIBRI- Festival Letteratura Jaipur: i venziani che scoprirono l'America

Questo non e' stato pubblicato da ANSA:

La Venezia del XIV secolo e i suoi mercanti sono stati tra i temi del Festival della Letteratura di Jaipur, la rassegna letteraria nel nord del Rajasthan considerata come una delle piu' importanti dell'Asia che si chiude oggi.
A raccontare l'affascinante storia di due fratelli veneziani alla scoperta del Nuovo Mondo prima di Cristoforo Colombo, e' stato ieri sera lo scrittore e giornalista Andrea di Robilant con il suo terzo libro uscito in italiano lo scorso anno con il titolo ''Irresistibile Nord''.
Davanti a una folta platea, l'autore ha spiegato come l'avventuroso viaggio dei mercanti Nicolo' e Antonio Zen alla ricerca di merluzzi tra le misteriose terre del Nord si sia trasformato in una delle scoperte geografiche piu' clamorose dell'epoca. L'incontro e' stato sponsorizzato dall'Istituto di Cultura Italiana di New Delhi, mentre la presentazione e' stata curata da Carlo Pizzati, anche lui giornalista e scrittore e secondo italiano presente a Jaipur.
''Venezia e' un brand conosciuto nel mondo intero e questo spiega l'interesse del pubblico indiano'' ha detto Di Robilant all'ANSA ricordando come la citta' sulla laguna e' una destinazione turistica privilegiata dei ricchi indiani ''a tal punto che la scelgono anche per le feste di matrimonio''.
La fatica letteraria e storica dell'ex inviato della Repubblica e de La Stampa, che ha studiato e vissuto all'estero, e' l'unico libro italiano presentato a Jaipur. L'assenza di scrittori italiani alla rassegna, diventata un punto di riferimento a livello mondiale, offre l'occasione per qualche riflessione.
''C'e' una oggettiva barriera linguistica perche' non ci sono molte traduzioni in inglese, ma esiste anche un limite degli autori italiani a sostenere un dibattito in una lingua che non e' la loro'' spiega. Fino a due anni fa l'Italia era stata rappresentata da Roberto Calasso con il suo ''Ka'', tradotto in hindi nel 2005.
In effetti la kermesse di Jaipur ha quest'anno largamente ignorato temi europei. ''Questo festival e' straordinario perche' permette di confrontarsi con una scena letteraria veramente globale e su grandi questioni internazionali come i nuovi Paesi emergenti, il terrorismo e il buddismo - conclude - Non e' solo una rassegna letteraria, ma ci sono forti connotazioni politiche. E' un luogo dove si vuole ragionare e anche polemizzare''

giovedì 24 gennaio 2013

Via a Festival letteratura di Jaipur, il khumb mela della cultura

Jaipur, 24 gennaio

Fra le minacce contro gli autori pachistani e gli strali del Dalai Lama contro il materialismo e la corruzione, ha aperto i battenti stamani il Festival della Letteratura di Jaipur, una delle vetrine piu' famose in Asia per gli scrittori e bibliofili di tutto il mondo. Grazie alla capacita' di attirare decine di migliaia di appassionati di letteratura nella pittoresca cornice del Diggi Palace, un ex palazzo nobile della ''citta' rosa'' del Rajasthan, la rassegna e' stata definita come un ''Kumbh mela'' della letteratura mondiale. Proprio come il gigantesco happening religioso in corso sulle rive del Gange, il Kumbh mela, appunto - il festival di Jaipur e' un caleidoscopio di conferenze, dibattiti, letture di brani, incontri letterari e rilassanti serate musicali davanti ai braceri che stemperano il freddo del deserto. Il programma e' stato snocciolato all'inaugurazione dallo scrittore e storico britannico William Darlymple, famoso per le sue intriganti storie sugli imperatori mughal e ''mente'' del festival fin dalla sua nascita in sordina nel 2006. Quest'anno sono previsti 275 partecipanti, tra cui gli scrittori e giornalisti italiani Carlo Pizzato e Andrea di Robilant, e alcune ''star'' come la britannica Zoe Heller (''La donna dello Scandalo''), Howard Jocobson (''L'Enigma di Finkler'') e il marocchino Tahar Ben Jelloun (''La Rivoluzione dei Gelsomini''), tanto per citarne alcuni. Ma piu' che di letteratura, nel primo dei cinque giorni, si e' parlato di diritti dell'uomo, di religiosita' e di femminismo. Nei giorni scorsi il festival e' stato nel mirino sia dei fondamentalisti indu' che di quelli islamici. I primi ce l'avevano con il folto gruppo di scrittori pachistani, considerati ''non graditi'' dopo la recente crisi militare sui confini del Kashmir culminata con la decapitazione di un soldato indiano. I musulmani, invece, non perdonano ancora la lettura di alcuni brani del ''Versetti Satanici'', il libro scandalo di Salman Rushdie, recitati polemicamente da quattro scrittori indiani alla precedente edizione. Anche se gli organizzatori avevano dichiarato di ''non lasciarsi intimidire'' la tensione era pero' palpabile nel massiccio schieramento di sicurezza dispiegato dalle autorita' del Rajasthan all'ingresso dello storico palazzo-hotel. Il mattatore della giornata e' stato poi il Dalai Lama, in conversazione con Pico Iyer, autore di una biografia del leader spirituale (''La Strada Aperta'', 2008). Il Premio Nobel per la Pace si e' scagliato contro i numerosi ''vizi'' della nostra societa' come il materialismo, la corruzione dilagante e l'avidita', invitando a cercare ''la pace interiore''. Le tensioni pero' hanno fatto qualche vittima. Lo scrittore pachistano Mohammed Hanif (''Il Caso dei Manghi Esplosivi'') ha dato forfait al primo dibattito dedicato alle regioni tribali pashtun al confine tra Pakistan e Afghanistan. E lo stesso Rushdie, a New Delhi per un film ispirato al suo celebre romanzo ''I figli della Mezzanotte'', ha detto in una intervista che in India si profila una nuova ''emergenza culturale'' determinata dal fatto che scrittori, pittori e registi si stanno trasformando in facili obiettivi per settori estremisti.

martedì 15 gennaio 2013

Goa, bambina violentata da sconosciuto in bagno a scuola

Una bambina di sette anni e' stata violentata in un bagno della sua scuola a Goa, nell'India del Sud, scatenando la rabbia della popolazione contro le autorita' locali. E' l'ennesimo caso di abuso sessuale denunciato dalla stampa indiana sull'onda delle proteste sollevate dalla mortale aggressione a una ventitreenne di New Delhi, stuprata da un ''branco'' a bordo di un autobus la sera del 16 dicembre e deceduta dopo 13 giorni di agonia. Da allora si e' squarciato il velo su una raccapricciante galleria di orrori quotidiani contro le donne che prima non trovavano spazio su giornali e televisioni. E' come se l'India, con il suo miliardo e 200 milioni di abitanti e uno stupro ogni 22 minuti (uno al giorno a New Delhi), avesse scoperto improvvisamente i crimini sessuali. Quest'ultimo episodio, particolarmente scioccante perche' compiuto su una bambina di pochi anni e in un ambiente considerato protetto come la scuola, e' avvenuto nella citta' portuale di Vasco, vicino all'aeroporto di Goa, ex colonia portoghese oggi una delle mete turistiche piu' gettonate e affollata nella stagione invernale da turisti provenienti da tutto il mondo. Secondo la ricostruzione dei media locali, la scolaretta sarebbe stata attirata ieri con uno stratagemma durante la ricreazione nel bagno femminile situato vicino all'ufficio della direttrice, e poi violentata da un individuo sui 20 anni, presumibilmente entrato di nascosto nel complesso scolastico. La bambina e' stata trovata in cortile in stato di shock e in lacrime per i forti dolori al ventre. Due medici dell'ospedale cittadino hanno confermato la violenza sessuale. La polizia e' ora sulle tracce dello stupratore di cui si ha l'identikit grazie a informazioni fornite dalla piccola vittima. Dopo che si e' diffusa la notizia, centinaia di genitori inferociti si sono precipitati alla scuola Deepvihar High School e l'hanno praticamente messa sotto assedio. Le proteste si sono poi estese ad altre parti della cittadina dove e' stata anche organizzata una serrata dei commerciati. E' perfino arrivato sul posto il ''chief minister'' di Goa, Manohar Parrikar, che ha promesso ''di punire chiunque sia coinvolto in questo crimine''. Come conseguenza, in serata, la direttrice e' stata arrestata per omesso controllo e perche' ha denunciato il fatto in ritardo. Intanto a New Delhi continua il processo a porte chiuse contro il ''branco'' di cinque dei sei stupratori della studentessa di cui non e' mai stato rivelato il nome e che e' morta in seguito alle sevizie. Ieri c'e' stato un colpo di scena, quando l'avvocato difensore ha detto che uno dei suoi clienti e' minorenne (come il sesto accusato) e quindi non va giudicato insieme agli altri. Ma per molti si tratta di una manovra per ritardare i tempi. Il crimine, proprio per la sua efferatezza, ha prodotto una forte accelerazione dei processi per stupro. Proprio oggi un tribunale ''fast track'' (di rito veloce), istituito all'inizio dell'anno a New Delhi per giudicare i crimini sessuali, ha condannato a morte un uomo di 60 anni che nel 2010 violento' e uccise una bambina di tre anni durante il suo turno di guardia in una villa padronale alla periferia della capitale.

lunedì 14 gennaio 2013

Via a Maha Kumbh Mela ad Allahabad tra milioni di pellegrini

Circa 10 milioni di pellegrini induisti, tra cui decine di migliaia di asceti nudi coperti di cenere, hanno partecipato a un bagno rituale nel nord dell'India in occasione dell'inizio del ''Maha Kumbh Mela'', il maxi raduno religioso che si tiene ogni 12 anni alla confluenza di tre fiumi sacri. Gli organizzatori prevedono che durante i 55 giorni di durata della celebrazione di massa arriveranno nella citta' di Allahabad (Uttar Pradesh) circa 100 milioni di devoti superando il record di 60-70 milioni registrato nel 2001. Secondo la credenza religiosa indu', l'immersione in queste acque, in una particolare coincidenza astrale, purifica l'individuo dai suoi peccati commessi nelle sue vite precedenti. Considerato da molti come ''il piu' grande raduno umano al mondo'', e' diventato anche un'autentica attrazione turistica per via dei pittoreschi ''sadhu'' (gli asceti) che si incontrano soltanto in questa occasione. Il ''Maha Kumbh Mela'', letteralmente ''grande congregazione del Kumbh'', che e' la brocca contenente il nettare divino caduto sulla Terra durante una lotta tra le divinita', e' stato inaugurato poco prima dell'alba da una processione di 12 sette di ''sadhu'', compresi i misteriosi ''Naga'' che vivono in completo isolamento in grotte o foreste, con le lunghe trecce e il corpo nudo ricoperto di cenere. Ancora prima dell'alba, in un corteo festoso, con ghirlande di fiori, canti e suoni di conchiglia, si sono immersi nelle gelide acque del Gange nel punto (in sanscrito ''Sangam'') dove riceve l'affluente Yamuna (il fiume che attraversa Delhi) e l'''invisibile'' Saraswati, fiume mitologico secondo le Scritture induiste. L'evento e' stato seguito da televisioni e fotografi, tra cui decine di giornalisti stranieri, ospitati in una speciale tribuna stampa. Nella vasta area dedicata alle immersioni, che ha una dimensione di circa 20 chilometri quadrati, sono state sistemate decine di migliaia di tende, latrine e cisterne per l'acqua. Sono stati dispiegati circa 30 mila poliziotti per dirigere l'enorme folla nel compimento del rito sacro. Per l'occasione e' stata immessa acqua fresca a monte per ripulire il tratto di fiume, che presenta livelli di inquinamento record a causa di scarichi fognari e industriali. Per gli organizzatori, e' uno sforzo gigantesco di logistica per evitare le resse, purtroppo molto frequenti in questo tipo di eventi. Il quotidiano The Times of India denunciava oggi il ritardo nell'allestire le strutture di accoglienza e anche un'emergenza sanitaria dovuta all'acqua da bere contaminata.

martedì 8 gennaio 2013

MARO- INTERVISTA/Ministro degli Esteri promette a Italia di accelerare sentenza della Corte Suprema

Questa e' la mia intervista al ministro indiano degli Esteri Salman Khurshid per l'Ansa:


(dell'inviata Maria Grazia Coggiola) (ANSA) - KOCHI (INDIA), 08 GEN - Il ministro indiano degli Esteri, Salman Khurshid, ha promesso all'Italia una "rapida" sentenza della Corte Suprema sul caso dei marò e ha ringraziato il governo di Roma "per rispetto dei patti" presi prima di Natale quando Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati autorizzati a lasciare l'India per un permesso speciale di due settimane. In un'intervista all'ANSA da Kochi, in Kerala, il capo della diplomazia indiana ha sottolineato il comportamento "lodevole" dei due militari e della diplomazia italiana. "E' stata una prova importante che ha rafforzato la fiducia nel nostro sistema e in quello italiano" ha detto insistendo in particolare sul carattere "eccezionale" della licenza natalizia concessa dall'Alta Corte del Kerala. "Abbiamo apprezzato il fatto che il vostro ministero degli Esteri al più alto livello - ha precisato - ci abbia fornito una garanzia che poi è stata puntualmente rispettata". Il ministro, che prima del rimpasto di governo dello scorso ottobre era a capo del dicastero della Giustizia, ha partecipato insieme al primo ministro Manmohan Singh al convegno annuale della diaspora indiana che conta 25 milioni di emigrati, soprattutto keralesi nei Paesi del Golfo. Ma prima di ripartire per New Delhi, ha voluto assicurare che "farà tutto il possibile" per accelerare la vicenda giudiziaria. "Spero davvero che la sentenza della Corte Suprema arrivi molto presto così come è stato richiesto" ha dichiarato davanti a una tazza di té nella suite dell'hotel Le Meridien, a oltre dieci chilometri dalla borgata di Fort Kochi dove si trovano i marò in libertà vigilata dietro cauzione. "Capisco che in Italia c'é stata una forte pressione sul governo - ha riconosciuto a proposito del pressing di Roma per avere il verdetto del massimo organo giudiziario prima della pausa natalizia. "Ma questa è una sventurata circostanza che deve essere risolta attraverso una procedura legale. Sono ragionevolmente fiducioso che questa procedura sarà condotta in maniera veloce e corretta". Ha poi riconosciuto - ed è la prima volta che un'esponente del governo dell'India lo ammette - che "troppo tempo è passato" da quando il giudice Altamas Kabir si è riservato il giudizio lo scorso 4 settembre. "Stiamo cercando di fare tutto il possibile perché le procedure si svolgano nel modo più rapido possibile. E questo è quello che chiederemo alla Corte di fare". Khurshid è inoltre convinto che "l'opinione pubblica in Italia ha ora più fiducia nel sistema giudiziario indiano" dopo il sì alla licenza, un gesto, ha ribadito "che non ha precedenti". "Sono molto contento - ha aggiunto - che l'accordo abbia funzionato bene. Anche i due imputati coinvolti hanno agito in maniera molto apprezzabile". Il capo della diplomazia di New Delhi ha poi smentito il braccio di ferro tra governo centrale e il governo del Kerala guidato dal "chief minister" Oommen Chandy (dello stesso partito del Congresso). "Il giudizio sui reati è di competenza degli Stati e quindi è il Kerala che deve giudicare, ma non penso che esprimerà ulteriori opinioni, salvo quella che il processo sia rapido". "Il governo keralese era molto preoccupato - ricorda concludendo poi con una battuta che allude alle forti resistenze a livello locale - e di sicuro non è stato facile per Chandy autorizzare la partenza dei militari italianì".(ANSA)

lunedì 7 gennaio 2013

MARO'- Passeggiate e letture tra la calma di Fort Kochi

KOCHI (INDIA), 07 GEN - Passano lentamente le giornate nell'antica borgata di Fort Kochi, tra il caldo appiccicoso e i risciò a motore che assediano i turisti stranieri per portarli nei negozi di spezie. Arrivati quattro giorni fa dall'Italia, i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno ripreso i consueti ritmi di "prigionieri" in libertà dietro cauzione nel loro hotel chiuso da un alto muro bianco che sembra quasi una fortezza come suggerisce il suo nome, Eight Bastions. Le giornate dei due militari trascorrono tra esercizi in palestra, rare passeggiate nel circondario e sul lungomare, sempre scortati dallo staff della Difesa, e tante letture. All'ANSA Latorre ha confidato: "Per la prima volta nella mia vita ho scoperto il piacere della lettura". A cui va aggiunto, ovviamente, l'appuntamento mattutino quotidiano con la firma di presenza al Commissariato di Ernakulam, la caotica gemella di Kochi, al di là della laguna. E' probabile che l'attesissima sentenza della Corte Suprema sulla giurisdizione slitti ancora di qualche settimana. Da quanto ha appreso l'ANSA da fonti legali, l'avvocato Harish Salve, che rappresenta la Repubblica italiana, non sarà a New Delhi prima del 13 gennaio. Inoltre in questi giorni carichi di tensione per il brutale stupro a New Delhi, i giudici sono concentrati sui casi di violenze contro le donne. Il presidente della Corte Suprema, il giudice Altamas Kabir, che si deve pronunciare sulla petizione italiana, ha scritto ieri una lettera a tutti i tribunali d'appello sollecitandoli a creare delle corti di "fast track" per giudicare per direttissima gli stupratori. Dopo le pressioni esercitate prima di Natale, per ora il governo non intende prendere alcuna azione e quindi il "leit motiv" prevalente negli ambienti diplomatici è quello di una rassegnata attesa. Il clima tra i due Paesi, diventato rovente soltanto qualche settimana fa, sembra essersi disteso. Al coro di commenti positivi sulla vicenda, si è unito anche quello del ministro e scrittore Shashi Tharoor. "Entrambi i nostri Paesi sono mature democrazie e proprio per questo motivo sono convinto che si troverà una soluzione" ha detto a margine di una conferenza alla prima "Biennale di Kochi", una rassegna internazionale di arte contemporanea ispirata a quella veneziana allestita in storici edifici del commercio del pepe e delle altre spezie ai tempi di portoghesi e olandesi. Nella città portuale, una delle più popolari mete turistiche dell'India, è giunto oggi anche il primo ministro Manmohan Singh, accompagnato da diversi esponenti di governo, per inaugurare un convegno dedicato alla influente diaspora indiana nel mondo a cui partecipano oltre 2 mila delegati da circa 40 Paesi.

sabato 5 gennaio 2013

MARO', Kerala assicura processo rapido, parola del chief minister Chandy

KOCHI (INDIA), 06 GEN - C'é un deciso cambio di rotta in Kerala sulla vicenda dei marò, tornati venerdì in India dopo il permesso natalizio: i segnali arrivano dallo stesso leader dello stato meridionale Oommen Chandy. In una dichiarazione all'ANSA, durante una celebrazione a Kochi, il "chief minister" ha commentato come "molto positivo" il rientro di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e poi ha promesso "di fare il possibile per velocizzare il procedimento giudiziario". Il politico, che appartiene al partito di governo del Congresso e che ha sempre svolto uno ruolo di "falco" nella vicenda, si era opposto alla concessione della licenza richiesta dagli italiani all'Alta Corte del Kerala per paura che non rientrassero più. "Non c'é nulla di personale tra me e i militari o tra me e l'Italia - ha aggiunto -. Abbiamo sollevato il dubbio che non tornassero indietro e per questo abbiamo chiesto al governo di New Delhi di farsi garante del loro ritorno. Il ministro indiano degli Esteri si è quindi preso lui stesso la responsabilità di questa decisione". Chandi non si è però voluto esprimere sul verdetto in sospeso alla Corte Suprema di New Delhi sul ricorso italiano in merito alla giurisdizione territoriale che - si ipotizza - dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. Secondo il legale Vijaya Bhanu, che difende i marò in Kerala, "ci sono buone possibilità che possa essere favorevole" ma "ci vuole tempo per una pronuncia del genere data la complessità della materia che rappresenta un precedente nel diritto marittimo internazionale". A proposito dell'intricata vicenda giudiziaria, il quotidiano The New Indian Express, ricordava ieri che presso l'Alta Corte del Kerala giace ancora una petizione italiana "pendente" in cui si chiede la traduzione in italiano degli atti processuali per garantire i diritti dei due marò che non sanno l'inglese. I giudici si devono ancora pronunciare sulla richiesta e nel frattempo hanno ordinato lo stop del processo di primo grado per omicidio, che si tiene a Kollam. I due militari dovranno presentarsi davanti al giudice istruttore il prossimo 15 gennaio, ma sarà soltanto per la notifica del rinvio. Intanto la seconda giornata nel borgo di Fort Kochi, antico centro di commercio delle spezie, è passata tranquilla per i marò che solo raramente escono dal loro hotel se non per firmare al commissariato di polizia ogni mattina dalle 10 alle 11. L'albergo a cinque stelle in stile coloniale, chiamato Eight Bastion (gruppo Cgh Earth), si trova un po' isolato rispetto alle mete turistiche classiche che sono la chiesa di San Francesco, la prima costruita dai portoghesi (dove fu sepolto Vasco De Gama prima di essere trasferito a Lisbona) e le panoramiche "reti da pesca cinesi" sul lungomare. Domani nella città portuale, che è una delle mete favorite dal turismo straniero in India, arriveranno il primo ministro Manmohan Singh e il presidente della Repubblica Pranab Mukherjee per un'importante conferenza dedicata alla diaspora indiana.