martedì 8 aprile 2014

Elezioni 2014/ Domani seconda tappa in quattro stati del Nord Est

Su Ansa

Domani la gigantesca macchina elettorale indiana si rimette in modo nel Nord-Est per la seconda tappa delle legislative, mentre in Kerala, che va al voto giovedì, il leader della destra Narendra Modi è tornato a battere il chiodo dei marò nell'ennesimo attacco al partito rivale del Congresso. In un comizio nella città costiera di Kasargod, dove c'è una prevalenza di pescatori, il governatore del Gujarat si è di nuovo chiesto perché i due Fucilieri di Marina "non sono in prigione" chiamando in causa questa volta il premier Manmohan Sigh, il ministro della difesa A.K. Antony e il "chief minister" del Kerala Oommen Chandy. Per il Kerala oggi era l'ultimo giorno della campagna elettorale e ovviamente Modi non ha perso l'occasione di assestare un'ultima staffilata al Congresso che è al potere nello stato meridionale dove è avvenuto l'incidente del 15 febbraio 2012. La seconda delle nove giornate elettorali coinvolgerà domani oltre 11 milioni di aventi diritto al voto in sei circoscrizioni nei quattro Stati nord orientali dell'Arunachal Pradesh, Nagaland, Manipur e Meghalaya. Si tratta di regioni isolate popolate da gruppi tribali al confine con Bangladesh, Cina, Bhutan e Myammar, dove sono attivi diversi gruppi guerriglieri separatisti e per questo le operazioni si terranno con la protezione di un massiccio cordone di sicurezza. Il voto di un quinto stato, il piccolo Mizoram, era previsto domani, ma è slittato a venerdì a causa di uno sciopero di tre giorni di alcune associazioni che si battono per i diritti di una comunità di indigeni rifugiati nel vicino stato di Tripura. Intanto a New Delhi, dove stasera si è chiusa la campagna con gli ultimi appelli, è salita la tensione dopo che il leader del Partito dell'Uomo Comune (Aam Admi Party o Aap), Arvind Kejriwal, considerato un "Beppe Grillo indiano" per le sue battaglie contro la classe politica corrotta e i potentati economici, è stato schiaffeggiato a New Delhi da un conducente di un risciò a motore che si è sentito 'tradito' perché dopo appena 49 giorni l'Aap ha fatto cadere il governo a New Delhi dove aveva trionfato nelle amministrative di dicembre. Kejriwal, che era già stato aggredito in strada da un altro ex sostenitore quattro giorni fa, ha definito l'attacco "un complotto degli avversari". La giornata di giovedì, terza tappa, sarà un 'Super Thursday' con 91 circoscrizioni in lizza (sui 543 seggi della Camera bassa o Lok Sabha) tra cui le sette di New Delhi e le 20 del Kerala. Lo scontro si sposterà poi a Varanasi, la città santa sul Gange nota anche come Benares, che il 12 maggio chiuderà la maratona elettorale e che vede lo scontro "epico" tra Keriwal e Modi, entrambi candidati. Proprio oggi il Congresso ha scelto di schierare l'attivista Ayay Rai contro le due star politiche che hanno promesso una battaglia all'ultimo sangue. La battaglia elettorale per la conquista del 16esimo Parlamento indiano entra quindi nel vivo e il leader Modi, favorito nei sondaggi, non risparmierà certo altri colpi bassi contro il duo Sonia-Rahul Gandhi usando come argomento la questione dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. In Kerala l'attacco è stato molto prevedibile dato che la vicenda dell'Enrica Lexie è un tema ancora molto sensibile nello stato meridionale e facile da "cavalcare" per il politico indù nazionalista. Parlando dalla città di Kasargod, il leader del Bharatya janata party (Bjp) ha accusato il premier Manmohan Singh, il ministro della Difesa A.K. Antony (che è un keralese) e il governatore Oommen Chandy di "aver permesso ai due marines italiani che hanno ucciso due pescatori del Kerala e del Tamil Nadu di lasciare il Paese" riferendosi ai due permessi concessi dalla Corte Suprema nel dicembre 2012 e nel febbraio 2013. Ripetendo quanto aveva già detto in un precedente comizio, Modi si è chiesto: "possono dirmi questi tre leader in quale prigione indiana sono tenuti gli italiani?". Secondo il candidato della destra, il Congresso avrebbe riservato un trattamento privilegiato ai due italiani che dal 18 gennaio 2013 si trovano in libertà provvisoria dietro cauzione nell'ambasciata d'Italia a New Delhi su ordine della stessa Corte Suprema. Rispondendo agli strali del governatore del Gujarat, il ministro Antony aveva detto che Modi stava facendo "accuse prive di fondamento e questo prova che non ha le qualità per diventare primo ministro".

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