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Dopo le proteste delle femministe e l'intervento di un tribunale, le studentesse dell'Università Musulmana di Aligarh, uno dei più famosi e prestigiosi atenei in India, hanno finalmente ottenuto il permesso di entrare nella biblioteca e di sedersi a fianco dei loro colleghi maschi. L'istituto, fondato 94 anni fa in epoca coloniale, ha infatti modificato un antiquato regolamento di oltre mezzo secolo fa che vietava alle ragazze non ancora laureate di frequentare la principale biblioteca, la storica Maulana Azad Library, famosa per la sua collezione di antichi manoscritti. "E' un momento storico per le donne di questo campus - ha detto una giovane che ieri è stata tra le prime ad avere varcato la soglia - e anche per il prestigio dell'università". La polemica era scoppiata circa un mese fa quando il vicerettore, Zameeruddin Shah, aveva detto che l'ingresso alle studentesse nella storica biblioteca centrale non era possibile perché le ragazze "avrebbero attirato un numero di ragazzi di quattro volte maggiore" e "non c'erano spazi sufficienti". Aveva poi invitato le ragazze a ordinare i libri online o a frequentare la biblioteca della 'sezione femminile' dell'ateneo. "Ci sono 4 mila ragazze iscritte al corso di laurea - si era difeso Shah - e i posti a sedere sono appena 1.300. Non è una discriminazione, ma solo un semplice problema di capacità". Da diversi anni le associazioni studentesche femminili chiedono di potersi iscrivere alla biblioteca e di usufruire della sala di lettura: domanda sempre respinta. A metà novembre un tribunale locale ha accolto un ricorso di un attivista, l'Alta Corte di Allahabad, nel popoloso stato dell'Uttar Pradesh, aveva criticato il divieto imposto dall' Università di Aligarh e ha chiesto alla direzione di rimuovere la restrizione in quanto "incostituzionale" perché basata su una discriminazione tra i sessi. La controversa presa di posizione aveva sollevato un'ondata di polemiche a livello nazionale e dure critiche anche da parte del governo di New Delhi. Il ministro delle Risorse Umane, la signora Smriti Irani, che è anche leader di un'associazione femminista del partito nazionalista induista Bjp, aveva scritto al vice rettore per denunciare il divieto come una 'violazione dei diritti umani" e un "insulto" alle donne.
Dopo le proteste delle femministe e l'intervento di un tribunale, le studentesse dell'Università Musulmana di Aligarh, uno dei più famosi e prestigiosi atenei in India, hanno finalmente ottenuto il permesso di entrare nella biblioteca e di sedersi a fianco dei loro colleghi maschi. L'istituto, fondato 94 anni fa in epoca coloniale, ha infatti modificato un antiquato regolamento di oltre mezzo secolo fa che vietava alle ragazze non ancora laureate di frequentare la principale biblioteca, la storica Maulana Azad Library, famosa per la sua collezione di antichi manoscritti. "E' un momento storico per le donne di questo campus - ha detto una giovane che ieri è stata tra le prime ad avere varcato la soglia - e anche per il prestigio dell'università". La polemica era scoppiata circa un mese fa quando il vicerettore, Zameeruddin Shah, aveva detto che l'ingresso alle studentesse nella storica biblioteca centrale non era possibile perché le ragazze "avrebbero attirato un numero di ragazzi di quattro volte maggiore" e "non c'erano spazi sufficienti". Aveva poi invitato le ragazze a ordinare i libri online o a frequentare la biblioteca della 'sezione femminile' dell'ateneo. "Ci sono 4 mila ragazze iscritte al corso di laurea - si era difeso Shah - e i posti a sedere sono appena 1.300. Non è una discriminazione, ma solo un semplice problema di capacità". Da diversi anni le associazioni studentesche femminili chiedono di potersi iscrivere alla biblioteca e di usufruire della sala di lettura: domanda sempre respinta. A metà novembre un tribunale locale ha accolto un ricorso di un attivista, l'Alta Corte di Allahabad, nel popoloso stato dell'Uttar Pradesh, aveva criticato il divieto imposto dall' Università di Aligarh e ha chiesto alla direzione di rimuovere la restrizione in quanto "incostituzionale" perché basata su una discriminazione tra i sessi. La controversa presa di posizione aveva sollevato un'ondata di polemiche a livello nazionale e dure critiche anche da parte del governo di New Delhi. Il ministro delle Risorse Umane, la signora Smriti Irani, che è anche leader di un'associazione femminista del partito nazionalista induista Bjp, aveva scritto al vice rettore per denunciare il divieto come una 'violazione dei diritti umani" e un "insulto" alle donne.
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