martedì 6 agosto 2013

Funzionaria pubblica sfida la ''mafia della sabbia'' di Greater Noida

Una giovane funzionaria pubblica che ha osato sfidare la potente ''mafia della sabbia'' e che per questo e' stata sospesa dal lavoro, e' diventata un'eroina in India, un Paese dove la corruzione e' dilagante. Durga Shakti Nagpal, una coraggiosa ispettrice amministrativa di 28 anni al suo primo impiego, non ha avuto paura a denunciare diverse cave abusive che prelevano sabbia e ghiaia dai fiumi alla periferia di New Delhi, dove il boom edilizio ha creato una forte domanda di materiali da costruzione e dove operano aziende senza scrupolo. Da quando, dieci mesi fa, ha avuto l'incarico di ispettrice amministrativa del distretto di Gautam Buddh Nagar, a Greater Noida (in Uttar Pradesh) ha denunciato una ventina di attivita' di estrazione clandestina nei fiumi Yamuna e Hindon e sequestrato 25 camion sorpresi a rubare di notte la sabbia dal greto dei fiumi. ''Le cave illegali sono un problema enorme e gli interessi in gioco sono enormi perche' ci sono grandi profitti'' aveva dichiarato l'ispettrice un po' di tempo fa avvertendo che ''queste attività causano seri problemi ambientali'' e ''che devono essere fermate''. Il suo zelo non è però stato forse apprezzato dal governo dell'Uttar Pradesh che ha favorito un rapido sviluppo edilizio nell'hinterland della capitale dove stanno sorgendo diverse ''città satellite'' lungo una nuova autostrada privata che collega New Delhi con Agra, la città del Taj Mahal, e che costeggia anche il neo autodromo di Formula Uno. La scorsa settimana Nagpal è stata sospesa per 10 mesi perchè, secondo la motivazione ufficiale, aveva ordinato la demolizione di una moschea creando tensioni interreligiose durante il Ramadan. La rimozione e' irreversibile come ha dichiarato oggi il ''chief minister'' dell'Uttar Pradesh, Akhilesh Yadav. La questione si e' trasformata in un acceso scontro politico tra il partito regionale Samajwadi Party, all'opposizione nel Parlamento nazionale, e il partito di Sonia Gandhi. La stessa Gandhi nei giorni scorsi aveva preso le difese di Nagpal e chiesto al premier Manmohan Singh di intervenire per fare luce nella vicenda. Le polemiche hanno pero' portato a qualche azione a difesa dei fiumi. Proprio oggi, il Tribunale verde nazionale, organismo creato nel 2010 per sveltire i processi ambientali, ha messo al bando tutte le imprese di estrazione di sabbia in India in attesa che richiedano un permesso ''verde'' alle autorità. La ''mafia della sabbia'' è considerata molto potente. Pochi giorni fa, sempre a Greater Noida, un attivista è stato ucciso da tre sicari perchè aveva denunciato l'ennesina cava abusiva sempre a Greater Noida. Il prelievo selvaggio di sabbia dal Gange e dai suoi affluenti preoccupa gli ambientalisti. Da circa 50 giorni un ex ingegnere di 82 anni, G.D. Aggarwal, sta facendo un digiuno di protesta contro le dighe in costruzione e lo sfruttamento del sacro Gange nello stato himalayano dell'Uttarkand, dove a metà giugno sono morte migliaia di persone in uno "tsunami". L'attivista, diventato un monaco con il nome di Swami Gyan Swaroop Sanand, e' stato trasferito a forza in un ospedale di New Delhi dove si trova in stato di arresto per tentato suicidio. Due anni fa, un altro religioso, Swami Nigamanand, che si batteva contro le cave illegali nella città sacra di Haridwar, è morto dopo uno sciopero della fame di diversi mesi, ma secondo i suoi sostenitori sarebbe stato avvelenato dalla "mafia della sabbia".

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