Un tribunale ha incriminato oggi l'ex generale e presidente pachistano Pervez Musharraf per l'assassinio della leader dell'opposizione Benazir Bhutto, riaprendo cosi' una delle tante ferite del Paese che per la maggior parte della sua storia e' stato sotto il giogo della dittatura militare. L'ex ''uomo forte'' di Islamabad, che ha appena compiuto 70 anni e che da aprile si trova agli arresti domiciliari, e' stato incriminato da una corte speciale antiterrorismo insieme ad altri sei imputati, tra cui due poliziotti, per i reati di omicidio, complotto e favoreggiamento nella strage del 27 dicembre 2007 nella quale fu uccisa la leader dell'opposizione. Nell'udienza, che si e' tenuta a porte chiuse, Musharraf ha respinto le accuse definendole ''inventate'' e ''con fini politici''. Il processo e' stato aggiornato al 27 agosto. L'ex generale era salito al potere con un golpe ''bianco'' nel 1999 dopo aver esautorato l'allora premier Nawaz Sharif, ritornato al potere lo scorso maggio dopo aver sconfitto lo storico partito della famiglia Bhutto. I commentatori pachistani sottolineano che e' la prima volta che un capo dell'esercito viene processato in Pakistan e che cio' e' stato possibile con l'uscita di scena di Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir, salito al potere dopo la sua uccisione. Ma altri ricordano che Musharraf si era inimicato il potere giudiziario quando nel 2007 aveva tentato di mettere il bavaglio alla potente Corte Suprema a lui ostile. Secondo la tesi dell'accusa, basata anche sulla testimonianza del giornalista americano Mark Segal, l'ex presidente non avrebbe garantito adeguata protezione alla leader impegnata nella campagna elettorale dopo il ritorno dall'esilio. La Bhutto fu assassinata al termine di un comizio in un parco di Rawalpindi mentre era su una jeep scoperta. Fu colpita da proiettili sparati da un uomo che poi si fece esplodere uccidendo 24 persone. Le indagini avevano portato all'incriminazione di alcuni responsabili della polizia locale e, in seguito, lo stesso Musharraf aveva rivelato che l'assassinio era stato ordinato dai talebani. Ma una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite, voluta da Zardari nel 2009, aveva accusato l'allora governo di Musharraf di gravi carenze nell'assicurare la sicurezza alla sua rivale politica. Nell'ottobre del 2007, dopo il suo trionfale arrivo a Karachi, macchiato da un sanguinoso attentato che aveva causato oltre 130 morti, la Bhutto, leader del Partito popolare pachistano (Ppp) aveva rivelato ai giornalisti di essere nel mirino dei talebani, Al Qaida e di altri gruppi estremisti e di aver avvertito il governo di queste minacce. Musharraf, a capo di un nuovo partito, era tornato lo scorso marzo dopo quattro anni trascorsi tra Londra e Dubai. Aveva detto di ''voler salvare il Paese''. Ma probabilmente ha fatto male i suoi conti e ben presto sono iniziati i guai giudiziari. Un mese dopo e' stato messo agli arresti domiciliari nella sua villa fuori Islamabad. Si trova attualmente sotto processo per l'esautorazione dei giudici della Corte Suprema durante le leggi di emergenza da lui imposte nel 2007 e per l'assassinio di un leader separatista del Baluchistan nel 2006.
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