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Ad un mese e mezzo dall'insediamento, il governo di Narendra Modi ha presentato la sua ricetta per rilanciare la crescita dell'India e portare quei "bei giorni" promessi dopo il trionfo elettorale della destra sul partito laico di Sonia Gandhi. La 'Modieconomics" è contenuta nella Finanziaria 2014-15 illustrata oggi dal ministro delle Finanze Arun Jaitley nel suo esordio in Parlamento e approvata dall'assemblea legislativa. L'obiettivo da inseguire "senza esitazione", come ha detto, è la ripresa economica dopo due anni di stagnazione, ma con un occhio attento al contenimento del deficit. E' quindi una manovra espansiva, ma non spendacciona che alla fine è riuscita ad accontentare tutti, dagli industriali fino ai pensionati che si ritrovano più soldi in tasca grazie all'innalzamento del livello di esenzione fiscale. In altre parole, il compito del neo governo del Bjp è di rimettere in piedi l'elefante indiano che, dopo una stagione in cui sembrava aver messo le ali, si era schiantato al suolo, tra il fuggi fuggi degli investitori stranieri. Il ministro delle Finanze si è posto come obiettivo nei prossimi tre anni di risalire a un pil del 7-8% con l'aiuto probabilmente della ripresa globale e, nello stesso periodo, di arrivare a una riduzione del deficit al 3% del Pil. Si tratta di un piano ambizioso come ha ammesso lo stesso ministro nel suo intervento durato due ore e un quarto. "E' una grande sfida quella che ho davanti - ha detto - perché dobbiamo rilanciare la produzione manifatturiera e i piani di opere pubbliche. Ma dobbiamo nello stesso tempo osservare una prudenza fiscale perché non possiamo spendere oltre i nostri mezzi". E' la classica quadratura del cerchio che l'India cerca con un miscela equilibrata di misure sul lato della spesa e su quello delle entrate. Alla vigilia, la stampa indiana aveva scritto che sarebbe stata una "medicina amara", ma in realtà poi l'austerity è molto annacquata. Jaitley ha annunciato stanziamenti per aiutare le start up, per costruire 100 "smart city", per la rete autostradale e per una miriade di progetti, dalla pulizia dei fiumi sacri fino a una televisione dedicata ai contadini. A questo proposito, l'attenzione all'agricoltura, la "Cenerentola" indiana, è doverosa quest'anno a causa dello scarso monsone che sta mettendo a rischio i raccolti. Lo Stato si è mostrato generoso anche con le Forze armate che avranno a disposizione un budget più ricco del 12% per la modernizzazione degli armamenti. Sempre per quando riguarda la Difesa è stato aumentata al 49% la quota massima di capitali stranieri ammessi nelle joint venture per la produzione di materiale bellico. La liberalizzazione ha anche toccato il settore delle assicurazioni, rimasto finora un 'intoccabile', dove la partecipazione di investimenti diretti dall'estero (Fdi) è salita al 49% anche in questo caso. Sul fronte delle entrate, la "Modieconomics" è un po' carente perché, come alcuni hanno fatto notare, non è ben chiara la strada per rimettere in sesto i conti. La riforma delle tasse e dei sussidi statali, che era una delle grandi incognite di questa Finanziaria, è stata rimandata. Il ministro delle Finanze ha invece preferito fare un regalo alla classe media aumentando la soglia di reddito imponibile e quindi dando una mano ai consumi. Una grossa somma arriverà da un maxi piano di privatizzazioni, che comprende anche quote delle banche pubbliche. Per concludere, l'esordio di Modi non ha convinto per nulla Standard & Poor's che lo scorso anno aveva minacciato di declassare a 'spazzatura' il debito indiano. L'agenzia di rating ha detto che il budget è "troppo cauto per quanto riguarda le riforme strutturali" e che quindi il giudizio per ora non cambia. Delusione anche alla Borsa di Mumbai che dopo un momento di esaltazione dopo il discorso di Jaitley ha chiuso in rosso.
Ad un mese e mezzo dall'insediamento, il governo di Narendra Modi ha presentato la sua ricetta per rilanciare la crescita dell'India e portare quei "bei giorni" promessi dopo il trionfo elettorale della destra sul partito laico di Sonia Gandhi. La 'Modieconomics" è contenuta nella Finanziaria 2014-15 illustrata oggi dal ministro delle Finanze Arun Jaitley nel suo esordio in Parlamento e approvata dall'assemblea legislativa. L'obiettivo da inseguire "senza esitazione", come ha detto, è la ripresa economica dopo due anni di stagnazione, ma con un occhio attento al contenimento del deficit. E' quindi una manovra espansiva, ma non spendacciona che alla fine è riuscita ad accontentare tutti, dagli industriali fino ai pensionati che si ritrovano più soldi in tasca grazie all'innalzamento del livello di esenzione fiscale. In altre parole, il compito del neo governo del Bjp è di rimettere in piedi l'elefante indiano che, dopo una stagione in cui sembrava aver messo le ali, si era schiantato al suolo, tra il fuggi fuggi degli investitori stranieri. Il ministro delle Finanze si è posto come obiettivo nei prossimi tre anni di risalire a un pil del 7-8% con l'aiuto probabilmente della ripresa globale e, nello stesso periodo, di arrivare a una riduzione del deficit al 3% del Pil. Si tratta di un piano ambizioso come ha ammesso lo stesso ministro nel suo intervento durato due ore e un quarto. "E' una grande sfida quella che ho davanti - ha detto - perché dobbiamo rilanciare la produzione manifatturiera e i piani di opere pubbliche. Ma dobbiamo nello stesso tempo osservare una prudenza fiscale perché non possiamo spendere oltre i nostri mezzi". E' la classica quadratura del cerchio che l'India cerca con un miscela equilibrata di misure sul lato della spesa e su quello delle entrate. Alla vigilia, la stampa indiana aveva scritto che sarebbe stata una "medicina amara", ma in realtà poi l'austerity è molto annacquata. Jaitley ha annunciato stanziamenti per aiutare le start up, per costruire 100 "smart city", per la rete autostradale e per una miriade di progetti, dalla pulizia dei fiumi sacri fino a una televisione dedicata ai contadini. A questo proposito, l'attenzione all'agricoltura, la "Cenerentola" indiana, è doverosa quest'anno a causa dello scarso monsone che sta mettendo a rischio i raccolti. Lo Stato si è mostrato generoso anche con le Forze armate che avranno a disposizione un budget più ricco del 12% per la modernizzazione degli armamenti. Sempre per quando riguarda la Difesa è stato aumentata al 49% la quota massima di capitali stranieri ammessi nelle joint venture per la produzione di materiale bellico. La liberalizzazione ha anche toccato il settore delle assicurazioni, rimasto finora un 'intoccabile', dove la partecipazione di investimenti diretti dall'estero (Fdi) è salita al 49% anche in questo caso. Sul fronte delle entrate, la "Modieconomics" è un po' carente perché, come alcuni hanno fatto notare, non è ben chiara la strada per rimettere in sesto i conti. La riforma delle tasse e dei sussidi statali, che era una delle grandi incognite di questa Finanziaria, è stata rimandata. Il ministro delle Finanze ha invece preferito fare un regalo alla classe media aumentando la soglia di reddito imponibile e quindi dando una mano ai consumi. Una grossa somma arriverà da un maxi piano di privatizzazioni, che comprende anche quote delle banche pubbliche. Per concludere, l'esordio di Modi non ha convinto per nulla Standard & Poor's che lo scorso anno aveva minacciato di declassare a 'spazzatura' il debito indiano. L'agenzia di rating ha detto che il budget è "troppo cauto per quanto riguarda le riforme strutturali" e che quindi il giudizio per ora non cambia. Delusione anche alla Borsa di Mumbai che dopo un momento di esaltazione dopo il discorso di Jaitley ha chiuso in rosso.
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