venerdì 26 settembre 2014

Intervista/Parla il medico che ha salvato il maro' Massimiliano Latorre

Questo e' il testo originale di un'intervista pubblicata da Ansa con alcuni tagli.

NEW DELHI, 25 SET - "Ho soltanto fatto il mio dovere che era quello di prendere decisioni più in fretta possibile perché quando una persona viene colpita da un ictus profondo ogni secondo è prezioso".
   Lo racconta in un'intervista all'ANSA il dottor Rajeev Ranjan, giovane neurologo dell'ospedale Sir Ganga Ram di New Delhi, che ha salvato Massimiliano Latorre, il fuciliere di Marina trattenuto in India dal febbraio 2012 insieme al collega Salvatore Girone con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati.
   Il medico descrive i drammatici momenti della sera del 31 agosto quando il fuciliere si è presentato al pronto soccorso dell'ospedale dopo essere stato colpito da un attacco cerebrale mentre si trovava in compagnia della compagna Paola Moschetti nel suo alloggio all'interno dell'ambasciata d'Italia.
   Il nome di Ranjan è stato citato da Latorre in una lunga lettera pubblicata quattro giorni fa su Facebook in cui lo ringrazia per una iniezione che gli ha ha permesso di riprendersi. Inoltre lo chiama un "angelo custode" per come lo ha accudito negli otto giorni di degenza.
   "Ho curato Massimiliano come fosse stato mio fratello - dice il medico - e voglio che torni di nuovo a correre come prima. Sono sicuro che ce la farà".
   Quando è successo l'incidente, il dottor Ranjan era di turno serale al Sir Ganga Ram, uno dei policlinici più rinomati della capitale indiana dove lavora da 13 anni e dove si è specializzato in neurologia.
   "Quando mi hanno chiamato al telefonino per un'urgenza e l'ho visitato - racconta - era in stato confusionale, presentava difficoltà di movimento in una parte del corpo e aveva una diplopia (visione doppia). Per noi è una routine, sono i tipici sintomi di un attacco cerebrale".
   "Dopo aver consultato i colleghi, lo abbiamo quindi sottoposto prima a una Tac e poi alla risonanza magnetica  - continua  - da cui è risultata la presenza di un blocco del flusso di sangue nel cervello. Quando il sangue smette di fluire, il cervello non riceve l'ossigeno necessario e perciò muoiono le cellule cerebrali nella zona colpita".
   In questi casi è determinante la velocità di intervento del medico che in primo luogo pratica un trattamento in endovena che permette di dissolvere il trombo e poi, se non basta, si interviene con la chirurgia a rimuovere meccanicamente il grumo. "Queste decisioni - spiega ancora - devono essere prese subito perché ogni secondo è prezioso" .
    Il medico precisa che il recupero di Latorre è avvenuto dopo un paio di ore in cui ci sono state però delle "fluttuazioni" nella capacità del suo corpo di reagire ai diversi trattamenti.
   Le cure sono state somministrate in via eccezionale in una stanza del pronto soccorso "perché non c'è stato il tempo di trasferire il paziente nella sala di rianimazione".
   In quei momenti di massima agitazione, è stata importante anche la presenza della compagna Paola e di Salvatore Girone, rimasto ora da solo a New Delhi.
   Per il dottor Ranjan "è stato sorprendente vedere come le persone che erano intorno a lui si sono messe subito a disposizione per dare una mano". "Si sa - aggiunge - alla domenica il personale è ridotto, ma tutti quanti si sono prodigati per aiutare, chi a prendere le medicine, chi a trasferire il paziente nel laboratorio per gli esami".
   "E' davvero importante che ora sia con la famiglia - conclude - perché quella è la migliore medicina e mi piacerebbe anche rimanere in contatto con lui attraverso la mail. Tra l'altro a marzo sarò in Italia per una conferenza".
   Dal 13 settembre il fuciliere è tornato in Italia dopo che la Corte Suprema gli ha concesso un permesso di quattro mesi esonerandolo dagli obblighi della libertà provvisoria dietro cauzione.

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