giovedì 9 aprile 2015

Pakistan: scarcerato 'ideologo' strage Mumbai, India protesta

 Su ANSA
Il Pakistan ha scarcerato oggi un leader islamico, Zakiur Rehman Lakhvi, considerato dall'India come il 'macellaio di Mumbai' per il suo coinvolgimento nelle stragi del novembre 2008 nella metropoli indiana, in cui morirono 166 persone, tra cui anche un italiano. Il 55enne comandante della Lashkar-e-Taiba (Armata dei Puri o LeT), uno dei gruppi armati più attivi in Pakistan, ha lasciato la prigione di Rawalpindi dopo che un tribunale di Lahore ieri ha disposto la liberazione per insufficienza di prove. La notizia ha mandato su tutte le furie New Delhi che da anni chiede che Lakhvi e altri sette sospetti siano processati. Il governo indiano ha contattato in serata il ministero degli Esteri pachistano per esprimere la sua 'grave preoccupazione'. Il ministro degli Interni, Rajnath Singh, ha definito come "increscioso e deludente" la decisione di liberare il leader della LeT. Per ora il premier Narendra Modi, impegnato in una visita a Parigi, prima tappa di un lungo tour che comprende Francia, Germania e Canada, non si è pronunciato. Un commento è invece arrivato dal presidente francese Francois Hollande secondo il quale la scarcerazione "non è una buona notizia per il mondo". C'è il rischio che la decisione della giustizia pachistana possa creare una nuova crisi tra le due potenze nucleari che dopo le tensioni sul confine del Kashmir dello scorso anno hanno nuovamente sospeso i negoziati di pace. In realtà, i giudici gli avevano concesso a Lakhvi la libertà provvisoria il 10 dicembre, ma le autorità locali della provincia del Punjab avevano deciso di trattenerlo in carcere per ragioni di ordine pubblico. Il 14 marzo era stato arrestato nuovamente, ma la detenzione è stata impugnata dai suoi legali presso l'Alta Corte di Lahore che l'ha dichiarata illegittima. Il militante era stato catturato in un raid delle forze di sicurezza una settimana dopo il grave attentato definito come 'l'11 settembre indiano'. Secondo gli inquirenti indiani, Lakhvi sarebbe stato l'ideatore e l'organizzatore dell'assalto compiuto da un commando di 10 terroristi giunti via mare da Karachi. Nei tre giorni dell'assedio i militanti sarebbero stati in collegamento con telefonini satellitari con i vertici della LeT. Uno degli assalitori, catturato vivo e poi condannato a morte (e impiccato nel 2012), avrebbe anche confessato il coinvolgimento del gruppo jihadista pachistano. Alla dura reazione di New Delhi, Islamabad ha risposto che "il caso dell'attacco di Mumbai è all'attenzione della giustizia pachistana" e che "i ritardi della magistratura indiana nel cooperare nell'inchiesta ha complicato la vicenda e indebolito l'accusa". Il portavoce governativo indiano Syed Akbaruddin ha accusato il Pakistan di usare due pesi e due misure relativamente al terrorismo, riferendosi al pugno di ferro contro i militanti islamici deciso dal presidente Nawaz Sharif dopo la strage alla scuola militare di Peshawar. (ANSA)

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