martedì 7 aprile 2015

Marò/ Italia chiede altri tre mesi di permesso per Massimiliano Latorre

Su ANSA
A pochi giorni dalla scadenza dei tre mesi di convalescenza concessi al marò Massimiliano Latorre, l'Italia ha deciso di chiedere una nuova proroga del permesso sanitario, verosimilmente di tre mesi secondo indiscrezioni della stampa indiana. La richiesta sarà presentata giovedì prossimo alla Corte Suprema indiana. Stamane i giudici della terza sezione hanno accettato un'istanza avanzata del legale Soli Sorabjee di mettere in calendario un'udienza nella quale sarà presentata la richiesta di proroga. Il pubblico ministero indiano (P.L. Narasimha) non ha opposto alcuna obiezione. In aula era presente il neo ambasciatore d'Italia a New Delhi, Lorenzo Angeloni, che come il suo predecessore Daniele Mancini sta seguendo da vicino tutte le tappe della complessa vicenda giudiziaria. La durata del nuovo permesso che sarà richiesto ai giudici, rivela l'agenzia di stampa indiana Ians, sarebbe di altri tre mesi. La richiesta è corroborata da una documentazione medica composta, in particolare, da referti dei sanitari dell'Ospedale militare di Taranto secondo cui "Latorre deve continuare una intensa terapia riabilitativa nel suo ambiente familiare al fine di facilitarne un completo recupero". Il 14 gennaio scorso la Corte Suprema aveva concesso a Latorre di stare altri tre mesi in Italia per proseguire il trattamento terapeutico previsto dopo l'ictus che lo aveva colpito a fine agosto. L'estensione era stata sostenuta dallo stesso governo indiano. In quella occasione, i legali del marò avevano consegnato una nuova garanzia scritta firmata dall'ambasciatore Mancini in cui l'Italia si era impegnata a rispettare la scadenza dei tre mesi per il rientro di Latorre. Il militare, che insieme al collega Salvatore Girone si trova in libertà provvisoria dietro cauzione con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani, era stato ricoverato il 31 agosto in seguito a un ictus cerebrale. I suoi legali avevano poi chiesto alla Corte Suprema l'autorizzazione a rientrare in Italia per la convalescenza. Il 12 settembre i giudici avevano quindi autorizzato Latorre "ad andare in Italia per cure mediche, riabilitazione e proseguimento della convalescenza per un periodo di quattro mesi" a partire dal giorno della sua partenza. E' difficile azzardare previsioni, ma è ipotizzabile che il funzionamento del canale diplomatico italo-indiano, la cui esistenza è stata confermata di recente anche da New Delhi, faciliterà il buon esito della richiesta di rinnovo del permesso per il militare pugliese. Se invece dai giudici dovesse arrivare un 'niet' - ma questo scenario è davvero poco probabile - si aprirebbe una nuova crisi che pregiudicherebbe il lavoro negoziale fatto finora con l'esecutivo di Narendra Modi. Qualche giorno fa, i parlamentari e responsabili della consulta sicurezza di Forza Italia, Maurizio Gasparri e Elio Vito, hanno chiesto che Latorre non rientri in India. E oggi Gasparri ha rinnovato l'appello, accusando il governo Renzi "di essere incapace e in ginocchio davanti all'India". Non solo, lo stesso parlamentare azzurro ha annunciato la richiesta domani in Commissione di chiarimenti sul ruolo del sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti e delle "mortificazioni che sta subendo in un presunto negoziato che starebbe conducendo con l'India". Stando alle ultime informazioni disponibili, che sono poche, dato il riserbo assoluto di Roma, gli esperti legali del governo indiano sono ancora al lavoro per esaminare la "proposta" italiana presentata lo scorso anno e trovare una via di uscita all'aggrovigliata vicenda giudiziaria entrata in un vicolo cieco dopo le nuove indagini affidate alla polizia antiterrorismo Nia. Una proroga del permesso a Latorre, e quindi il congelamento dello status quo, permetterebbero di avere ulteriore tempo per eventuali negoziati extragiudiziari. Nel frattempo il ricorso alla Corte Suprema sulla competenza della polizia Nia ad indagare sul caso non è ancora stato calendarizzato e per ora non ci sono indicazioni di quando potrebbe accadere. E finché il massimo organo giudiziario non si pronuncia, l'avvio del processo presso il 'tribunale ad hoc' (prossima udienza il 1ø luglio) è di fatto bloccato. Una situazione kafkiana dato che la polizia Nia non ha ancora presentato neppure i capi di accusa.

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