Il procedimento avviato oggi dalla Corte Suprema presieduta dal battagliero giudice Iftikar Mohammed Chaudry si presenta come una nuova spina nel fianco per il presidente Asif Ali Zardari e anche per la stabilità politica del Pakistan, principale alleato degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo islamico. Nei prossimi mesi i giudici del massimo organo giudiziario si pronunceranno sulla legittimità dell’amnistia concessa nel 2007 dall’ex generale Musharraf a Benazir Bhutto e suo marito oltre che ad altri 8000 politici coinvolti in vicende di corruzione. Il provvedimento, nota come “Accordo di riconciliazione nazionale” è scaduto a fine novembre e a nulla sono serviti i tentativi di Zardari di farlo approvare dal parlamento. Il presidente appare sempre più indebolito, anche se continua a godere del pieno sostegno degli Stati Uniti. Alcune settimane fa Zardari aveva deciso di cedere il controllo dell’arsenale nucleare al premier Yusuf Raza Gilani, sembra su pressione dell’esercito che mal sopporta la crescente ingerenza americana.
L’udienza della Corte Suprema è coincisa con nuovo attentato a Peshawar. Un kamikaze, a bordo di un risciò, si è fatto esplodere all’entrata di un tribunale della città uccidendo sul colpo tre poliziotti e due avvocati. Da quando è iniziata l’offensiva militare contro i talebani nel Sud del Waziristan, il capoluogo delle zone di frontiera nord occidentale è stato al centro di diversi attentati in cui hanno perso la vita oltre 270 persone.
lunedì 7 dicembre 2009
giovedì 3 dicembre 2009
Bhopal, 25 anni di veleni
“25 anni di vergogna” così scrive oggi Times of India a proposito della catastrofe di Bhopal, uno dei più grandi incidenti industriali della storia moderna ma anche uno dei più dimenticati. La nube tossica che nella notte tra il 2 e 3 dicembre 1984 avvelenò decine di migliaia di persone non ha mai smesso di uccidere. Ancora oggi tracce del potente veleno, l’isocianato di metile, si annidano nei corpi dei sopravissuti e dei loro figli. Ogni giorno negli ospedali di Bhopal arrivano 6 mila pazienti contaminati dal gas. Ma quello che è più scandaloso è che il sito della Union Carbide, la fabbrica americana di pesticidi, non è mai stato smantellato e bonificato, nonostante le promesse reiterate anche quest’anno dal premier Manmohan Singh in occasione dell’anniversario. Si è scoperto che i rifiuti tossici depositato intorno all’impianto, che ora appartiene allo stato del Madhya Pradesh , continuano ad avvelenare suolo e falde acquifere. Campioni di acqua prelevati nei dintorni hanno mostrato una massiccia presenza di sostanze nocive. La tragedia di Bhopal ha anche messo in luce le falle della giustizia indiana. L’alta corte del Madya Pradesh ha respinto la richiesta di nuovi risarcimenti per i malati, che negli anni sono saliti a oltre mezzo milione. Ieri sera a Bhopal le associazioni delle vittime hanno organizzato marce di protesta cantando slogan contro il governo e contro la società Union Carbide, che dal 2001 è entrata a far parte del colosso Dow Chemical, chiudendo per sempre il sipario sulla sua tragica eredità indiana.
Iscriviti a:
Post (Atom)