In un raro tentativo di autocritica nei confronti del passato coloniale, il premier britannico David Cameron ha reso omaggio alle vittime del ''massacro di Amritsar'' avvenuto quasi un secolo fa e considerato il simbolo dell'oppressione inglese in India. Nel terzo e ultimo giorno della sua visita ufficiale, il leader conservatore si e' recato nello stato nord occidentale del Punjab, popolato dalla comunita' dei sikh, per un gesto che e' stato visto come un tentativo di conquistare le simpatie della vasta diaspora indiana in Gran Bretagna. Cameron ha visitato il mausoleo di Jallianwala Bagh che commemora l'eccidio di centinaia di persone (non e' mai stato accertato il numero esatto) perpetrato dalle truppe britanniche nel 1919, ma ancora molto vivo nella memoria collettiva indiana. 'Questa e' una grave vergogna nella storia britannica e un fatto mostruoso come lo defini' giustamente all'epoca Winston Churchill'' ha scritto nel libro dei visitatori. Ha poi aggiunto che ''non dobbiamo mai dimenticare cosa e' successo qui. E nel ricordarlo promettiamo che il Regno Unito si battera' sempre per il diritto a protestare pacificamente''. Tuttavia, come ha sottolineato con qualche polemica la stampa indiana, il premier non si e' spinto fino al punto di presentare le scuse ufficiali per la strage che e' una delle peggiori compiute durante il dominio coloniale terminato nel 1947 quando l'India ha ottenuto l'indipendenza. Ma non lo aveva fatto neppure la regina Elisabetta quando nel 1997 poso una corona di fiori al memoriale situato nel centro di Amritsar, dove sorge il celebre ''tempio d'oro'' dei sikh. In quella occasione, il consorte, il principe Filippo, fece scoppiare una polemica affermando che le stime di vittime erano ''esagerate''. Fonti inglesi indicarono all'epoca 379 vittime, ma secondo gli indiani sono state oltre mille. Il massacro, che e' in tutti i manuali scolastici di storia, e' avvenuto in un giardino pubblico, il Jallianwala Bagh, dove si erano radunate migliaia di persone tra cui anziani e bambini per celebrare una festa religiosa sfidando il coprifuoco imposto nella citta' dopo una serie di rivolte degli indipendentisti. Giunte sul posto, le truppe britanniche aprirono il fuoco sulla folla inerme dopo aver bloccato le vie di uscita. Si racconta che in un pozzo furono trovati 120 cadaveri. Lo sterminio fu ordinato dal comandante locale, il generale di brigata Reginald Dyer, che e' uno dei personaggi del celebrato romanzo di Salman Rushdie ''I figli della Mezzanotte'' trasformato nel film epico di Deepa Mehta in arrivo in Italia a fine marzo. Il massacro e' stato rappresentato anche nel capolavoro ''Gandhi'' di Richard Attenborough sulla vita del Mahatma.
mercoledì 20 febbraio 2013
Massacro di Amritsar, premier David Cameron al mausoleso un secolo dopo
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