mercoledì 30 giugno 2010

INDIA: EMERGENZA PER DOPPIA CRISI, KASHMIR E MAOISTI

In questi giorni l'India si trova a dover combattere su due fronti: la guerriglia maoista sul versante orientale e l'insurrezione nel Kashmir sul fronte occidentale. I ribelli ''naxaliti'', nome col quale sono conosciuti i maoisti, hanno di nuovo sfidato il governo oggi con la proclamazione di uno sciopero generale dopo il massacro di ieri di 26 agenti paramilitari.
Nella vallata himalayana contesa tra India e Pakistan e' di nuovo esplosa la rabbia contro il governo di New Delhi e la repressione militare. Nell'ultimo mese, 11 giovani, tra cui un bambino di nove anni, sono stati uccisi dalle forze dell'ordine
che hanno risposto alle sassaiole con i fucili. Il coprifuoco e'
in vigore in sette citta', mentre rimane bloccato l'invio di sms. Proprio oggi, nei pressi della capitale estiva di Srinagar, e' iniziato un pellegrinaggio religioso hindu' a una grotta dove si venera il dio Shiva.
Secondo alcuni, le violenze sono state organizzare per ''scoraggiare'' le migliaia di fedeli induisti che nei prossimi due mesi arriveranno nella vallata musulmana scortati da un imponente sistema di sicurezza. Secondo il ministro degli
interni, Palaniappan Chidambaram, l'uomo ''forte'' del governo
di Manmohan Singh, la nuova rivolta kashmira e' stata ''fomentata da forze anti nazionali legate alla Lashkar-e-Taiba'' (Let) come ha detto stasera a giornalisti. A
sostegno della sua tesi ha anche aggiunto che la Let (organizzazione clandestina pachistana accusata dell'attentato di Mumbai del 2008) e' ''attiva'' in particolare nella citta' di Sopore, a nord di Srinagar, dove venerdi' scorso sono iniziate
le proteste in seguito all'uccisione di due sospetti militanti.
Sempre stasera il premier Singh ha tenuto un vertice dei responsabili della sicurezza per discutere dell'emergenza in Kashmir, da cui e' emerso un richiamo alle forze dell'ordine sull'uso eccessivo della forza contro i dimostranti.
Sul fronte dei maoisti, considerati dallo stesso Singh ''una
delle piu' gravi minacce alla sicurezza'', e' in atto un ''ripensamento'' dell'offensiva militare lanciata l'anno scorso con il pomposo nome di ''caccia verde'' (Green Hunt). Da allora centinaia di soldati sono caduti in imboscate tese dai ribelli, in particolare nello stato centrale del Chhattisgarh, popolato
da comunita' tribali e ricoperto da insidiose giungle. L'agguato di lunedi' contro un plotone che stava tornando da un pattugliamento nel distretto di Narayampur e' costato la vita a 26 agenti. Nello scontro sono morti anche 15 maoisti, secondo la
polizia. E' il terzo attacco in pochi mesi dopo il massacro lo scorso aprile di 76 soldati uccisi ''di sorpresa'' da centinaia di guerriglieri usciti dalle foreste. La facilita' di questi recenti attacchi ha sollevato molte polemiche
sull'impreparazione delle forze paramilitari e sulle strategie di lotta contro i maoisti che godono del pieno sostegno della popolazione locale risentita per lo sfruttamento delle ricche risorse minerarie da parte della grande industria.

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