lunedì 25 aprile 2011
Reportage - Puttaparthi piange il Sathya Sai Baba
Una fiumana colorata di fedeli, sotto un sole cocente e a piedi scalzi, ha invaso oggi la città di Puttaparthi, un sonnacchioso borgo agricolo dell'India meridionale che deve il suo bizzaro nome a dei termitai, e che è diventato famoso nel mondo grazie al Sathya Sai Baba, il guru della "vibhuti" (la cenere sacra che riusciva a materializzare) scomparso ieri all'età di 85 anni dopo una lunga malattia. Secondo la polizia "alcune centinaia di migliaia" di devoti hanno finora reso omaggio al feretro del santone collocato in una bara di vetro e circondato dai suoi "fedelissimi" in tunica bianca, solo uomini perché le donne non sono ammesse nella prima cerchia di devoti. La veglia funebre, che continuerà no stop fino a domani pomeriggio, si è svolta per ora senza particolari incidenti, a parte alcuni tafferugli ieri sera quando è stata aperta la grande Kulwant Hall per l'ultimo 'darshan' (adorazione). I responsabili della Fondazione Sri Sathya Sai Baba, che gestisce un patrimonio di svariati miliardi di euro in ospedali, scuole, terreni e perfino un aeroporto, hanno schierato 5 mila 'seva' (volontari) che con un fazzoletto blu da boy scout regolano il flusso separato tra donne e uomini. A formare le code chilometriche, "rifocillate" con acqua e biscotti, c'é un'umanità variegata e soprattutto interclassista. La regola è che non ci sono "privilegiati" per l'accesso, tutti devono pazientemente aspettare il loro turno. Shilpa, 28 anni, dipendente del colosso informatico Infosys di Bangalore, è in coda da un'ora e mezzo. "La sua scomparsa non è importante - dice - perché il baba mi parla e mi dà ogni giorno le risposte che cerco, spesso attraverso altre persone". Dietro di lei c'é una tedesca, che si fa chiamare Shanti (pace) e che "si occupa di cani randagi" da circa dieci anni a Puttaparthi. Per lei il Sai Baba era "come un figlio" e non riesce a parlarne senza che le venga un groppo alla gola. Nell'ashram di nuova costruzione, che si chiama Prasanthi Nilayam (dimora della pace suprema) vivono centinaia di fedeli che nei mesi di alta stagione, come novembre e dicembre, diventano migliaia. "Adesso è Pasqua e non ci sono molti stranieri" dice Nelso, 56 anni, italoargentino giunto qui sei mesi fa per guarire da un tumore ("le cure qui sono completamente gratuite"). "Ero nello stesso ospedale quando il baba è morto ieri mattina - spiega - e ho visto una scena che mi ha spezzato il cuore. I 'seva' (i volontari della fondazione) e la polizia si sono azzuffati per portare via il corpo". Racconta poi di avere avuto un'esperienza mistica e che "il guru devastato dalla malattia gli è apparso in sogno". Tra i vialetti ricoperti di fiori e ben curati, troviamo anche Nicola, pensionato romano che ammette senza alcun imbarazzo "di essere in India perché in Italia è difficile vivere con la pensione minima". "Con cinque euro al giorno qui vivo abbastanza decentemente e in più ho cure mediche gratis. Per me il Sai Baba è questo" dice. Intanto sono emersi in serata altri particolari sulla sepoltura che avverrà mercoledì mattina. Il Sai Baba sarà tumulato in un 'samadhi', una tomba, nella stessa mega-sala in cui si trova ora la sua salma. Per permettere i preparativi, la veglia si concluderà a fine pomeriggio di domani, dopo la visita del premier Manmohan Singh e della leader del Congresso Sonia Gandhi: un incubo dal punto di vista della sicurezza, garantita da 6 mila poliziotti.
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