Forse pochi avrebbero immaginato che la ''citta' di tende'' allestita esattamente 100 anni fa dagli inglesi per l'incoronazione di Giorgio V sarebbe diventata la moderna New Delhi, una delle piu' grandi citta' al mondo e capitale della terza economia asiatica. Oggi la ''nuova'' Delhi voluta dai britannici compie un secolo di vita tra le mille contraddizioni di una megalopoli a meta' strada tra Terzo Mondo e citta' modello. Dai 230 mila abitanti del 1911, superstiti dall'impero dei Mughal (quelli del Taj Mahal), in un secolo e' schizzata a 25 milioni e passa, se si includono i poli hi-tech di Gurgaon e Noida. Uno sviluppo enorme accompagnato da gigantesche sfide, dal fiume cloaca della Jamuna alla cronica mancanza di elettricita', dall'emergenza stupri alle fetide baraccopoli, come quella devastata la scorsa notte da un incendio. In questi giorni, la stampa locale ha dedicato diverse pagine celebrative con foto storiche della coppia reale e dei maharaja accampati sui terreni dove appena 36 anni dopo si sarebbe insediato il primo governo di Jawaharlal Nehru. Ma le autorita' comunali hanno celebrato in tono minore l'evento limitandosi a un libro sulle ''sette New Delhi'' (le volte che e' stata fondata dai diversi invasori). Previste anche mostre fotografiche sullo storico ''durbar'' durato una settimana e diventato all'epoca una sorta di ''vetrina tecnologica''. Per l'occasione gli inglesi portarono il primo telefono, che da allora fu disponibile negli uffici postali. Nonostante la crescita tumultuosa e l'emergere dei nuovi ricchi, New Delhi rimane ancora nel cuore dello scrittore inglese William Dalrymple, autore di ''City of Djinns'', 2001, (uscito in italiano come ''Delhi''), uno dei libri che raccontano meglio le diverse anime della capitale. ''Sono ancora innamorato di Delhi - ha detto all'ANSA - che rimane una delle piu' belle citta' del mondo proprio grazie al progetto dell'architetto Edwin Lutyens con i suoi boulevard verdi e lo spettacolare Rashtratpati Bhavan'', oggi il palazzo presidenziale ispirato a una ''grandeur'' che dagli ex colonizzatori e' diventata quella della neo potenza indiana.
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