martedì 6 dicembre 2011

Pakistan, Lashkar-e-Jhangvi colpisce in Afghanistan nel giorno dell'Ashura

La strage anti-sciita di oggi a Kabul è stata rivendicata dalla Lashkar-e-Jhangvi-al-Alami, un'emanazione della Lashkar-e-Jhangvi (LeJ), uno dei più temibili gruppi della jihad pachistana nella lista nera dei terroristi del Pakistan e degli Stati Uniti. L'organizzazione, originaria della provincia centrale del Punjab, è considerata responsabile di una lunga serie di attentati, dall'omicidio di Benazir Bhutto fino all'ultima strage di 26 fedeli sciiti lo scorso settembre nella provincia sud occidentale del Baluchistan. Il nome significa "Milizia di Jhangvi" dal nome di Haq Nawaz Jhangvi, cofondandatore (ucciso nel 1990) di un'organizzazione islamica anti-sciita, Sipah-e-Sahaba Pakistan (Ssp). La LeJ è nata da una spaccatura con la Ssp dopo che uno dei leader, Riaz Basra, ha accusato i compagni di aver tradito la filosofia jihadista di Jhangvi. Dopo la morte di Basra nel 2002, sale alla ribalta Akram Lahori e poi, da ultimo, Malik Ishaq, liberato dopo 14 anni di prigione lo scorso luglio. I militanti, la maggior parte ex mujaheddin che hanno combattuto i sovietici in Afghanistan, aderiscono alla rigida scuola coranica sunnita dei Deobandi, a cui appartengono anche i talebani. Il principale obiettivo è la setta sciita, considerata eretica. Ma il gruppo è sospettato anche di altre spettacolari azioni in stile militare come quella contro la nazionale di cricket dello Sri Lanka a Lahore nel 2009 e l'assalto al quartiere generale militare di Rawalpindi. Nel 2007 la LeJ si è trasferita nei distretti tribali nord occidentali pashtun dove ha iniziato un'attività di addestramento di militanti e kamikaze sotto la guida di Hari Hussain. In Waziristan e lungo la fascia di confine ha iniziato a operare con i talebani del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) e i militanti uzbeki e arabi di Al Qaida. E' nata così una nuova fazione, la Lashkar-e-Jhangvi-al-Alami, che vanta tra le sue file "l'elite" dei jihadisti pachistani e stranieri. Nello stesso tempo gestisce anche basi in Afghanistan insieme ai talebani locali. La morte dei capi Qari Hussain e Qari Zafar in attacchi droni lo scorso anno non ha diminuito le capacità del gruppo che adesso opera liberamente anche in territorio afghano

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