L'India è entrata oggi ufficialmente nella corsa per la conquista di Marte con il lancio di una sonda spaziale che, se tutto procede bene nei prossimi nove mesi, dovrebbe entrare nell'orbita del Pianeta Rosso a caccia di metano e altre preziose risorse. Il successo della prima fase della missione, cioè la messa nell'orbita terrestre della navicella Mangalayan (in sanscrito 'veicolo per Marte'), è stato accolto con entusiasmo e orgoglio, ma anche qualche perplessità da parte di chi vede l'ambizioso programma spaziale di New Delhi come uno spreco di risorse pubbliche in un Paese dove un terzo della popolazione è al di sotto della soglia della povertà. La leader italo-indiana Sonia Gandhi, che guida il partito di maggioranza, l'ha definita una "straordinaria impresa scientifica" e una "giornata storica" per l'India. Messaggi di giubilo sono arrivati anche dal primo ministro Manmohan Singh, che nell'agosto del 2012 aveva annunciato l'impresa, e dal presidente della Repubblica Pranab Mukherjee. Al coro di congratulazioni si è unito perfino il leader dell'opposizione Narendra Modi, che molti danno per favorito nella elezioni politiche previste la prossima primavera. Non è poi mancata la voce orgogliosa del 'padre' del programma missilistico ed ex presidente, lo scienziato musulmano Abdul Kalam, secondo il quale "oggi è iniziato con successo un viaggio di 400 milioni di chilometri" che metterà l'India sullo stesso piano di Usa, Russia e Europa che hanno esplorato Marte. La messa nell'orbita terrestre della sonda, con un lancio definito 'da manuale' del razzo Polar Satellite Launch Vehicle nel suo venticinquesimo anno di attività, è però solo la prima e più facile fase dell'impresa. Il momento cruciale per gli scienziati indiani sarà il primo dicembre, quando è previsto che Mangalayan attivi dei propulsori per uscire dall'orbita terrestre e iniziare il suo lungo cammino. "La più grande sfida sarà quella di guidare la navicella verso Marte", ha ammesso K Radhakrishnan, presidente del Centro di ricerca spaziale Isro, che è il tempio dell'alta tecnologia indiana. Per il successo della missione lo scienziato e la moglie si sono recati domenica in un famoso tempio a Tirupati, a circa un'ora di auto dalla base spaziale di Sriharikota, per chiedere il "favore" del dio Vishnu', il sovrano dell'universo, a cui hanno "offerto" un razzo in miniatura. Tra l'altro, per una curiosa coincidenza, il via alla missione è avvenuto di martedì, il giorno di Marte ("mangal", in sanscrito). La missione indiana è stata definita la più 'low cost' tra le imprese spaziali per i costi contenuti, circa 55 milioni di dollari, grazie al risparmio sui materiali e sulla manodopera. Un giornale indiano calcolava oggi che la spesa è un sesto di quella che la Nasa ha in programma per il 18 novembre.
martedì 5 novembre 2013
Imprese spaziali - India lancia un razzo verso Marte
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