giovedì 14 maggio 2015

Pakistan: strage sull'autobus degli ismaeiliti, 45 morti

Su ANSA

 ISLAMABAD, 13 MAG - Ancora una volta una minoranza religiosa è stata vittima di un'orrenda carneficina in Pakistan, dove 45 sciiti sono stati massacrati in pieno giorno a bordo di un autobus nella metropoli di Karachi. Un gruppo di uomini armati, alcuni dei quali camuffati da poliziotti, sono saliti sul veicolo appartenente alla piccola setta degli ismaeliti e ha 'giustiziato' i passeggeri uno per uno con un colpo alla testa. Solo alcune delle circa 60 persone a bordo sono riuscite a scampare al brutale massacro. La strage, una delle più gravi dopo quella di gennaio contro una moschea sciita nella provincia del Sindh costata la vita a 55 persone, è stata rivendicata dall'Isis con un volantino trovato dalla polizia sul posto. Il messaggio scritto in urdu, di cui l'ANSA ha preso visione, spiega che l'attacco "è stato compiuto per vendetta". Ma i media locali ipotizzano che dietro ci potrebbe essere anche il gruppo Jandullah ('Soldati di Dio'), autore in passato di molte altre azioni violente contro la minoranza sciita. Il movimento, che si è staccato dai talebani del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp) lo scorso anno, si era schierato con il Califfato. La dinamica dell'attacco indica che è stato pianificato con precisione e compiuto da uomini ben addestrati. Secondo un rapporto preliminare della polizia del Sindh, un gruppo di 12 assalitori (ma altre fonti riportano sei) ha intercettato verso le 9.40 ora locale nell'area di Safoora Chowrangi l'autobus di colore rosa appartenente a una comunità ismaelita e usato ogni giorno per portare al lavoro i residenti del quartiere di Rozana Scheme 33. Il conducente ha cercato di accelerare quando ha sentito i primi spari, ma i militanti sono riusciti a fermare il mezzo e a salire a bordo. Con delle pistole calibro 9 hanno sparato alla testa e al collo dei passeggeri. Poi, ha raccontato un poliziotto, "hanno controllato che non ci fosse più nessuno da colpire". Alcune foto pubblicate dai media pachistani mostrano il veicolo con delle chiazze di sangue sui sedili e sulle fiancate. Dei testimoni hanno poi riferito che gli assalitori sono scappati a bordo di motociclette, mentre un sopravvissuto si è messo al volante e ha guidato per sette chilometri fino all'ospedale più vicino. La piccola comunità ismaelita, che già in passato era stata nel mirino di fondamentalisti sunniti, è sotto shock. Il leader spirituale della setta, il magnate e filantropo Karim Agha Khan, ha detto che l'attacco "è una violenza senza alcuna ragione di essere contro una comunità pacifica". La strage è stata condannata anche dal segretario generale dell'Onu Ban Ki moon e da diversi leader, tra cui il premier indiano Narendra Modi. A causa del massacro, il capo dell'esercito, il generale Raheel Sharif, ha annullato una visita in Sri Lanka e si è precipitato a Karachi per seguire le indagini. In una telefonata con l'Agha Khan ha promesso "di trovare i responsabili a ogni costo". Negli ultimi due anni la violenza nella città portuale era diminuita grazie al dispiegamento di reparti paramilitari. In serata Geo tv riferiva che le forze dei Rangers avevano condotto una serie di retate nell'area dell'attacco e arrestato 18 persone. Con l'emergere dell'Isis e di nuovi gruppi islamici locali come Jandullah sono aumentati gli attacchi contro gli sciiti a Karachi, Quetta e anche nelle aree del nord ovest, dove ci sono le roccaforti dei talebani. Si stima che negli ultimi due anni, circa mille appartenenti a questa minoranza sono stati uccisi in attentati di gruppi militanti sunniti che considerano queste sette come 'eretiche'.(ANSA).

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