mercoledì 13 maggio 2015

Torna la paura, seconda scossa terremoto in Nepal e India

Su ANSA 


Diciassette giorni dopo è tornata a tremare la terra in Nepal, questa volta alle falde dell'Everest, con una prima scossa di magnitudo 7.4 sulla scala Richter e altri sei forti tremori nel giro di un'ora e mezza che hanno causato nuovi crolli a Kathmandu e estese frane nelle vallate dei trekking. Il bilancio delle vittime, ancora provvisorio, è di 60 morti e oltre mille feriti, che va ad aggiungersi al precedente conteggio di 8.159. In particolare, 42 sono le vittime in Nepal, a cui vanno aggiunti 17 decessi nei confinanti stati indiani del Bihar e dell'Uttar Pradesh dove nelle metropoli ci sono state scene di panico e almeno un morto anche in Tibet. La prima scossa è stata registrata alle 12.35 ora locale, anche questa volta nella tarda mattinata ed ha avuto come epicentro il villaggio di Namche Bazar, a circa 80 km a est di Kathmandu e a oltre 3.400 metri di altitudine. E' uno dei punti di sosta nel trekking verso il campo base dell'Everest, ma era semi deserto dopo le valanghe provocate dal sisma del 25 aprile che hanno ucciso 18 alpinisti e dopo la sospensione delle scalata sul tetto del mondo. I nuovi tremori hanno fatto crollare alcuni palazzi a Kathmandu dove sono morte quattro persone. Le altre vittime sono invece state causate dalle slavine nelle vallate al confine con il Tibet e in particolare nei distretti di Dolakha (19 morti) e Sindhupalchowk (cinque vittime). In queste aree, già devastate dal precedente sisma, si trovavano anche diversi team di soccorso nepalesi e internazionali per assistere il mezzo milione di senza tetto. Tra questi c'è anche l'ospedale da campo della Protezione Civile italiana che si trova al confine tra i distretti di Nuwakot e di Rasuwa, a circa quattro ore da Kathmandu. Contattato dall'ANSA il coordinatore Stefano Ciavela ha detto che l'equipe italiana formata da 39 operatori non ha subito danni e che le attività di soccorso continueranno regolarmente fino alla fine della settimana quando è stato deciso il rimpatrio. A Kathmandu sono stati momenti di terrore come documentato dalla televisione pubblica che stava trasmettendo in diretta i lavori del Parlamento. La telecamera che stava riprendendo l'intervento di un onorevole su un podio si è messa a sussultare violentemente. Sullo sfondo si vedono tutti i deputati fuggire verso l'uscita dell'emiciclo. Scene di caos anche in città che dopo la tragedia era tornata alla normalità. Migliaia di persone si sono riversate in strada, mentre l'elettricità è saltata per qualche ora rendendo difficili le comunicazioni telefoniche. "Si ballava come sul ponte di una nave" ha raccontato Erica Beuzer, operatrice della ong italiana Gvc, che lavora nella capitale nepalese. Un'altra cooperante, Chiara Mastrofini, ha detto detto che per diversi minuti tutta la città è rimasta paralizzata per la paura. "Tutti i negozi stanno chiudendo - ha aggiunto - e non ci sono più macchine in strada". Drammatico anche il racconto di Giuseppe Pedron, operatore di Caritas: "Al momento della scossa tutto lo staff di Caritas Nepal e noi dello staff internazionale stavamo lavorando alle operazioni di soccorso. L'allarme del generatore ci ha avvisato della scossa e siamo tutti corsi all'esterno. Ai piani superiori dell'ufficio alcuni computer e materiale sono caduti. In strada la popolazione atterrita prima e poi febbrilmente intenta a contattare le famiglie. La scossa e l'oscillazione sono stati decisamente forti". Attimi di tensione anche all'aeroporto internazionale che è stato chiuso per due ore dalle autorità come misura precauzionale e i passeggeri sono stati evacuati all'esterno. Per la sua potenza e anche profondità (18.5 km), maggiore del precedente (15 km), il sisma è stato avvertito fino a 1.800 km di distanza secondo R.K. Chadha, sismologo del National Geophysical Research Institute (NGRI) di Hyderabad, nel sud dell'India. Secondo l'esperto è "normale" la presenza di forti scosse di assestamento dopo un sisma di 7.8 di magnitudo.

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