domenica 24 maggio 2015

Governo Modi compie un anno: pagella appena sufficiente

Su ANSA

Dopodomani 26 maggio il governo di Narendra Modi, il carismatico leader della destra indiana e 'uomo forte' di New Delhi, festeggia il suo primo anno di vita, ma la sua pagella è appena sufficiente. Un anno fa quando l'ex governatore del Gujarat è salito al potere dopo aver sconfitto il Congresso dell'italo-indiana Sonia Gandhi, lo definirono il più potente premier indiano dopo la 'dama di ferro' Indira Gandhi grazie alla maggioranza che il suo partito, il Bharatiya Janata Party (Bjp), aveva conquistato alla Camera bassa (ma non al Senato). All'aspirante classe media che lo ha votato in massa e agli industriali che lo hanno sponsorizzato, 'NaMo' ha promesso in un famoso tweet che "verranno dei bei giorni" ("Acce din ane wale", in hindi). Ma dopo un anno il futuro non sembra così roseo, o meglio presenta luci e ombre. Sul fronte economico, l'India si sta risollevando dopo due anni di forte declino. Nel 2014-2015 ha registrato una crescita del 7,4% secondo una nuova misurazione del Pil (contro il 6,9% dell'anno precedente). La 'bestia nera' dell'inflazione è scesa al 5,9% dal 10%, grazie soprattutto al petrolio meno caro. Ma è calato l'import-export e la rupia ha perso valore a causa della scarsa fiducia mostrata dagli investitori istituzionali, come banche e fondi pensioni e di un 'autogol' del ministro delle Finanze che ha annunciato una nuova tassa sulle transazioni finanziarie per poi fare marcia indietro. Anche gli industriali lo hanno criticato per non aver ancora rimosso tutte le lungaggini burocratiche e gli ostacoli che scoraggiano gli investimenti produttivi. Il problema più grosso di Modi, secondo molti analisti politici, è l'accentramento del potere sul suo ufficio a tal punto da rendere irrilevanti altri ministeri come quello degli Esteri. A parte il suo braccio destro e stratega elettorale Amit Shah, messo a capo del Bjp, i collaboratori del 64enne politico sono quasi tutti degli 'yes men'. E così spesso è incappato in clamorosi 'faux pas' per la sua immagine pubblica, come quello di aver indossato un pacchiano abito con le sue iniziali ricamate per ricevere il presidente Barack Obama oppure di farsi fotografare mentre tira di arco in Mongolia come un semplice turista. Alcuni hanno storto il naso per questo suo 'super presenzialismo' in politica estera, culminato con il selfie con il cinese Li Keqiang, che lo ha portato a ignorare scottanti temi interni come la questione contadina, l'eterna 'Cenerentola indiana'. Oltre il 50% della popolazione indiana continua a essere occupata in un'agricoltura che è di mera sussistenza e dipendente delle piogge monsoniche. La mega campagna "Make in India", il cavallo (o meglio il leone, visto che è il simbolo) di battaglia di Modi per accelerare l'industrializzazione del Paese, sembra per ora più uno slogan che un piano concreto per creare fabbriche e posti di lavoro per milioni di indiani. Come anche ha destato qualche perplessità il 'pugno di ferro' del governo contro le organizzazioni non governative, come Greenpeace India, che rischia la chiusura dopo il blocco dei fondi.

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