lunedì 11 aprile 2016

Strage in Kerala per un incendio al tempio, 110 morti Esplode deposito illegale fuochi d'artificio. Altri 400 feriti


Su Ansa
Un fuoco di artificio che come una stella cadente cade su un magazzino pieno di altri giochi pirotecnici e lo fa esplodere, poi un rogo pauroso e una pioggia di detriti sulla folla che cerca di scappare al buio in una gigantesca ressa mortale. E' finita in una carneficina una notte di festa in un tempio induista del Kerala, nell'India del sud, dove sono morte 110 persone e altre 384 sono rimaste ferite secondo gli ultimi aggiornamenti. La notte scorsa c'erano 15mila fedeli al Puttingal Devi Temple, vicino a Kollam, a 70 km dal capoluogo di Trivandrum, per assistere ad una competizione di giochi pirotecnici. Uno spettacolo seguitissimo nella zona che si tiene ogni anno in occasione di una festa religiosa. Per ironia della sorte, è una celebrazione dedicata a Kali, la dea della distruzione. La gravità della tragedia sarebbe dovuta a incredibili leggerezze da parte degli organizzatori che hanno realizzato lo spettacolo pirotecnico nonostante l'assenza di un'autorizzazione. Secondo le autorità keralesi, non avevano avuto il permesso di tenere l'evento e tanto meno di immagazzinare una vasta quantità di materiale esplosivo in un deposito all'interno del complesso sacro a contatto con il pubblico. Da una prima ricostruzione, la potente deflagrazione, che si è udita a un chilometro di distanza è stata causata da un fuoco di artificio che è caduto sul magazzino dove c'erano circa 150 kg tra petardi e altri giochi pirotecnici. E' stata una scena apocalittica. L'esplosione ha causato l'interruzione della corrente e la folla non sapeva dove scappare. Diversi sono stati calpestati nella fuga, ma molti sono stati colpiti dai pezzi del magazzino che è crollato avvolto dalle fiamme. Sono stati trovati circa 40 corpi completamente carbonizzati a tal punto da non essere identificabili. I sopravvissuti hanno raccontato che la maggior parte della gente non ha avuto il tempo di scappare dai petardi che esplodevano e dall'enorme rogo che si è sviluppato dal deposito. Per il Kerala, "lo Stato che appartiene a Dio" come recita uno slogan turistico che esalta le sue bellezze naturalistiche, è stata una delle peggiori tragedie. Il premier Narendra Modi, arrivato da New Delhi con un team di medici specializzati, ha detto "che non ci sono parole per descrivere la catastrofe". Anche il vicepresidente del Congresso Rahul Gandhi e il collega di partito e 'chief minister' Oommen Chandy (noto in Italia per la vicenda dei marò) hanno fatto un sopralluogo e si sono recati a visitare i feriti e a confortare le vittime. La tragedia è successa in piena campagna elettorale in vista delle elezioni di metà maggio per il rinnovo dell'assemblea legislativa. Come vuole la prassi, per ogni vittima è stato stanziato un risarcimento che ammonta a 1,2 milioni di rupie (oltre 15mila euro) tra quello concesso dallo Stato centrale e quello delle autorità keralesi. Il 'chief minister' Chandy ha inoltre annunciato una commissione di inchiesta che dovrà riferire entro sei mesi. Intanto la polizia punta il dito contro gli organizzatori dello spettacolo pirotecnico che non avevano avuto i permessi. Si tratta di una società composta da padre e figlio. Entrambi sono all'ospedale. Alcuni responsabili del tempio sarebbero invece scappati dopo la tragedia, secondo l'agenzia di stampa Ians. La polizia ha aperto un'inchiesta contro di loro.

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