mercoledì 22 febbraio 2012

Pescatori uccisi in India, ore decisive per maro' a Kochi

L'Alta Corte del Kerala sorge in un impressionante palazzone rosa vicino al lungo mare di Ernaculam, la caotica gemella di Kochi, ma sulla terraferma. Nelle stanze si vedono gli impiegati chini dietro pile di faldoni, ma all'ingresso c'e' un chiosco elettronico 'touch screen' per il pubblico. E' qui che domani si decide la sorte della battaglia legale tra Italia e India sull' 'eccezione di giurisdizione', ovvero sull'applicabilita' del codice penale indiano per reati commessi ad oltre 12 miglia nautiche dalla costa, dove finisce la sovranita' territoriale. I legali di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno presentato oggi un ricorso in cui si contesta la legalita' della denuncia per duplice omicidio presentata dai familiari dei due pescatori uccisi il 15 febbraio. Il tribunale, che e' la massima istanza in Kerala, deve pronunciarsi sull'ammissibilita' del ricorso presentato dai due accusati e dalla Repubblica italiana. Dal suo studio ovattato in una stretta viuzza di Ernaculam, l'avvocato B.Raman Pillai e' abbastanza fiducioso. Se viene ammesso, ''la discussione non dovrebbe durare piu' di due settimane''. Ma la giornata di domani sara' anche decisiva per l'eventuale reclusione dei due fucilieri allo scadere dei tre giorni di fermo. Ci potrebbe essere anche l'ipotesi che la polizia chieda ancora un'estensione dei termini perche' la perquisizione della nave non e' ancora avvenuta. Intanto pero' si viene a sapere oggi dai giornalisti indiani che un diplomatico della Farnesina ha incontrato il capo del commissariato locale per chiedere ''una speciale sistemazione in carcere''. La difesa ha chiesto il trasferimento nella prigione centrale del capoluogo di Trivandrum, piu' al riparo dalle manifestazioni anti italiane che si sono viste martedi' a Kollam, dove vivevano i pescatori. Dopo il clamore mediatico dei giorni scorsi, le autorita' hanno chiuso il filo diretto con la stampa. Le bocche sono cucite davanti alla guest-house dove sono richiusi da domenica sera i maro', sulla lussureggiante isola di Wellingdon, dove sorge il porto di Kochi, tra cisterne di benzina, autoarticolati e hotel a cinque stelle. I poliziotti si rifiutano persino di dire che cosa mangiano i due italiani dopo che un giornale ha rivelato che il loro cibo viene portato direttamente dal vicino hotel Trident a un prezzo per pasto che e' equivalente a meta' salario di un povero pescatore. Inutile quindi chiedere a quale ora i due italiani potrebbero essere portati domani davanti al magistrato di Kollam, a 150 chilometri di distanza. Oggi c'e' stato anche un giallo a proposito di una presunta mediazione dell'influente Chiesa locale, che ha origine antichissime, risalenti addirittura all'apostolo San Tommaso. In una dichiarazione, rilasciata all'agenzia Fides, poi in parte smentita, il neo cardinale di Kochi, George Alencherry, si era offerto di fare da paciere dicendo di avere contattato anche i ministri cattolici del governo keralese. ''Non e' vero, ha soltanto auspicato che si trovi una giusta soluzione'', precisa Paul Thelakat, portavoce della chiesa di rito siro-malabarese, che dirige con le suore anche un bisettimanale e una grande tipografia. Un particolare non irrilevante, a questo proposito, e' che il 22% dei 32 milioni di keralesi e' cristiano, compresa una delle due vittime, e che proprio per questo era circolata la voce di un intervento del Vaticano.

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