Un'osservazione shock dell'Alta Corte del Kerala, dove è in corso la battaglia legale per la liberazione dei marò e della petroliera Enrica Lexie, in cui si assimila l'uccisione dei due pescatori a "un atto di terrorismo" ha riacceso la tensione sul controverso caso giudiziario che da oltre un mese divide Italia e India. Riferendosi alle accuse contenute nella denuncia dei familiari dei pescatori Jelastine Valentine e Ajash Pink, il giudice P.S. Gopinathan ha detto che "le azioni dei due militari sono equivalenti a atti di terrorismo poiché hanno sparato contro il peschereccio senza alcun colpo di avvertimento e senza segnale di preavviso mentre i pescatori dormivano e in pieno giorno". Le parole, pronunciate nell'ambito della seduta di ieri dedicata a esaminare una petizione dell'armatore in cui si chiede il "rilascio" della nave ancorata al largo della baia di Kochi, sono state ampiamente riprese da tutti i giornali locali. Si tratta di "dichiarazioni pretestuose riportate dalla stampa indiana per alimentare un certo sensazionalismo contro i marò ", è stata la reazione di una fonte italiana che segue l'inchiesta. Non è infatti un mistero che fin dall'inizio del caso, i media indiani hanno sposato la tesi colpevolista che ha influenzato anche l'opinione pubblica. Il rifermento al "terrorismo" del giudice P.S. Gopinathan é scaturito da una discussione con l'avvocato dell'armatore, la "Fratelli D'Amato", dopo che quest'ultimo aveva negato l'applicabilità al caso della Enrica Lexie di una convenzione internazionale del 1988 sul terrorismo marittimo. Il trattato, noto come "Sua Act" (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation) è stato invocato dai legali dello Stato del Kerala e dei familiari dei pescatori per giustificare l'applicabilità della legge indiana in acque internazionali e su una nave battente bandiera italiana. Le osservazioni "orali" non hanno alcun valore, ma potrebbero forse essere viste come un'anticipazione del verdetto che l'Alta Corte del Kerala dovrà pronunciare (in una data non ancora fissata) sul ricorso italiano sulla giurisdizione, a cui é appesa la sorte dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti nel carcere di Trivandrum. Dal medesimo giudice P.S. Gopinathan dipende anche la partenza della Lexie bloccata davanti a Kochi in attesa della conclusione delle indagini. Nella seduta di ieri è emerso che il via libera potrebbe venire quando sarà terminata la perizia balistica sulle armi dei marò (forse la prossima settimana). La prossima udienza è fissata per martedì e, secondo fonti legali, potrebbe essere decisiva per la petroliera italiana e per il suo equipaggio composto da cinque italiani e 19 indiani, più i quattro militari dell'unità anti pirateria. Intanto l'agenzia indiana Tpi ha fatto sapere che a margine del vertice sulla Sicurezza nucleare che inizia lunedì a Seul é in agenda un incontro tra il premier Mario Monti e il primo ministro indiano Manmohan Singh. "Da entrambi le parti c'é l'esigenza di parlarsi per trovare una soluzione", hanno riferito fonti diplomatiche indiane. In una telefonata all'inizio del mese, Monti aveva ricordato al premier indiano che "ogni atteggiamento da parte indiana non pienamente in linea con il diritto internazionale rischierebbe di creare un pericoloso precedente in materia di missioni internazionali di pace e di contrasto alla pirateria"
sabato 24 marzo 2012
Enrica Lexie, ''atto di terrorismo'' secondo giudice Alta Corte Kerala
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