I piccoli commercianti indiani sono scesi oggi sul sentiero di guerra contro la decisione del governo di autorizzare l'ingresso dei supermercati stranieri come l'americana Wal-Mart, considerati una minaccia per la sopravvivenza di milioni di negozi a gestione familiare e ambulanti. I partiti dell'opposizione insieme alle associazioni di categoria hanno organizzato una serrata nazionale e diverse manifestazioni contro il piano di liberalizzazione e l'aumento del 12% del prezzo del gasolio. L'adesione e' stata piu' forte nelle roccaforti della sinistra, come a Calcutta e nello stato del Gujarat guidato dagli indu-nazionalista del Bharatya Janata Party (Bjp), partito corteggiato dal gotha dell'industria indiana. Mentre e' stata piu' ''a macchia di leopardo'' nel resto del Paese. A New Delhi gli uffici e i trasporti pubblici sono rimasti aperti. Scarsissima la partecipazione popolare ai comizi. Molto piu' accese sono state invece le manifestazioni a Bangalore e Chennai dove la paralisi e stata completa con scuole e uffici chiusi. Sono stati bruciati anche dei pupazzi raffiguranti gli 'Fdi', gli Investimenti Esteri Diretti che il governo ha autorizzato fino a un tetto del 51% nella proprieta' di negozi multimarca. L'associazione nazionale dei commercianti Cait, la principale sigla della categoria, ha detto di aver raggiunto l'obiettivo di 50 milioni di negozianti in sciopero. Il piccolo commercio in India e' ancora composto per la stragrande maggioranza da ''kirana'', piccoli negozi di quartiere in cui si vende di tutto e che sono gestiti da una famiglia. Nonostante la presenza di grandi magazzini indiani, come quelli di Future Group o Reliance, non c'e' ancora una presenza diffusa di supermercati, soprattutto alimentari. Da diversi anni i colossi come l'americana Wal-Mart o la francese Carrefour bussano con insistenza alle porte del mercato indiano e dalla sua quota crescente di consumatori benestanti. Wal-Mart, in societa' con il re dei telefonini Bharti, ha gia' messo un piede ma solo nell'ingrosso. Finora il governo, guidato dal Congresso di Sonia Gandhi, un partito tradizionalmente pro- poveri ha resistito alle pressioni. Lo scorso dicembre aveva gia' introdotto la riforma per poi ritirarla dopo una settimana dopo un fuoco di critiche e la minaccia di un partito regionale di abbandonare la maggioranza, come e' avvenuto invece ora. ''Se arrivano le grandi catene straniere per noi e' la rovina, chiuderemo tutti come e' successo in altri Paesi dove sono arrivati i supermercati'' ha detto all'ANSA un commerciante di artigianato del Kashmir in Janpath, popolare strada dove si comprano i souvenir, ma oggi deserta. ''Non e' vero che la merce costera' meno, perche' gia' oggi i prezzi sono piu' alti negli shopping malls'' ha aggiunto. Il neo ministro delle Finanze P.Chidambaram ha escluso una marcia indietro e anche una crisi di governo (''abbiamo molti amici''). Ha poi accusato i sindacati di creare un danno economico. La Confindustria indiana (Cii) ha calcolato che la serrata abbia causato perdite per 2,25 miliardi di dollari, mentre la Borsa di Mumbai ha chiuso in ribasso dello 0,79%.
giovedì 20 settembre 2012
India, sciopero nazionale commercianti contro supermercati stranieri
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